giuliano

giovedì 12 marzo 2020

PER QUANTO DETTO (9)



















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Esiste un collegamento tra il collasso degli ecosistemi, le difficoltà nell’ottenimento di un vero sviluppo sostenibile e l’aumento della possibilità di diffusione di malattie epidemiche nella popolazione umana?

I Proceedings of the National  Academic of Science of the United States of America hanno di recente ospitato un paper dal titolo “Sustainable development and account for pandemic risk” in cui tale correlazione veniva considerata in relazione a una serie di recenti epidemie che nel XXI secolo hanno avuto grande diffusione: ebola in Africa occidentale, le ben note Sars e H1N1, il virus Zika che aveva le zanzare come vettore o la Mers, per arrivare all’attuale coronavirus che ha contagiato decine di migliaia di persone in tutto il mondo negli ultimi mesi. Malattie definite Emerging infectious diseases (malattie infettive emergenti, Eid).




Il paper, sviluppato sotto il coordinamento del dipartimento di Biologia e biotecnologie “Charles Darwin” dell’Università La Sapienza di Roma, sostiene la tesi che l’attività umana e il suo influsso sulla natura abbia prodotto come deleteria conseguenza del degrado ambientale l‘alterazione della capacità degli ecosistemi di assorbire o contenere gli agenti patogeni e virali e un aumento degli scambi animale-uomo che facilita contagi prima imprevedibili. Questo legame è stato, secondo l’ampio team di ricercatori che ne è autore, sottovalutato o addirittura negletto in tutti i discorsi sullo sviluppo sostenibile.




“Poca attenzione”, si legge, è stata posta allo studio delle “interazioni tra cambiamento ambientale e Eid, nonostante la crescente evidenza di nessi causali tra i due fenomeni. Circa il 70% degli Eid ha origine negli animali, in larga parte selvaggi”, e la rimozione dei filtri tra ambiente urbano in continua crescita e la natura in ritirata, unitamente all’aumento del peso demografico dei Paesi in via di sviluppo, crea una situazione complessa. Ad esempio, è stato dimostrato che “l’emergenza del virus Nipah in Malesia nel 1998 è stata legata causalmente all’aumento dell’allevamento suino ai margini delle foreste tropicali popolate da colonie di pipistrelli frugivori”. I pipistrelli sono tra gli animali sospettati, assieme a serpenti e pangolini, di aver veicolato in Cina l’attuale epidemia di coronavirus, mentre sempre sui di loro aleggia il sospetto di aver trasmesso all’uomo la Sars (attraverso un contatto alimentare) e l’Ebola (per la vicinanza alle aree abitate dalla popolazione urbanizzata).




La conservazione degli ecosistemi terrestri, citato nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite tra gli obiettivi primari per lo sviluppo sostenibile (Goal 15), può risultare funzionale, dunque, a portarne a compimento un altro, quello della riduzione del rischio pandemico su scala globale.

Una risposta politica che sappia prendere consapevolezza di questi temi è fondamentale per prevenire la nascita di pericolosi fenomeni epidemici di tipo virulento, capaci di diffondersi su scala globale per l’interconnessione delle catene del valore economiche e commerciali. Negli ultimi anni, scrive Valori,




“mentre è crescente l’interesse politico nelle interazioni tra i cambiamenti climatici globali e la salute umana, a cominciare da mortalità e morbilità da fenomeni meteorologici estremi per arrivare all’asma correlato all’inquinamento, le interazioni tra cambiamento ambientale e insorgenza di malattie infettive risultano trascurate. Sottovalutate, forse, nonostante le ampie prove che suggerirebbero di agire in modo contrario”.

I governi dovranno, sul lungo periodo, costruire modelli di simulazione che interiorizzino il rischio-salute come conseguenza indiretta degli interventi volti a modificare l’ecosistema attraverso la movimentazione di grandi masse di esseri umani ed attività economica.




Dalla deforestazione all’allevamento di massa, dall’espansione degli slum delle megalopoli del Terzo Mondo alla costruzione di hub commerciali e portuali, ogni manovra che erode spazio all’ambiente naturale porta con sé il rischio della trasmissione di nuove patologie. Conseguenze di uno “sviluppo insostenibile” che fa pagare un conto salato e sempre crescente. La Sars (2003), l’influenza H1N1 (2009) e l’Ebola dell’Africa occidentale (2013-2016) hanno causato, ciascuna, un danno economico di oltre 10 miliardi di dollari.

Il coronavirus, partito dalla metropoli globalizzata di Wuhan, centrale nel contesto economico dell’Impero di Mezzo, ha secondo Bloomberg causato in poche settimane un impatto di oltre 160 miliardi di dollari.




Una misura di prevenzione utile, in futuro, potrebbe essere di tipo ambientale: e sarà questa la scommessa chiave per governi come quello cinese e Paesi in via di sviluppo che dovranno mediare le esigenze della crescita economica con la tutela della salute pubblica nel lungo periodo. Una sfida difficile, ma che vale la pena affrontare.
 
Mentre il Coronavirus Covid-19 da Wuhan si diffonde in tutto il mondo, gli effetti che sta avendo sul sistema sanitario statunitense sono di natura abbastanza varia.

L’America è un singolare caso di studio per epidemie quali il Covid-19 in quanto, a differenza di un’incredibile maggioranza di Paesi nel mondo, gli Stati Uniti non hanno un sistema sanitario universale. In confronto ad altre 33 nazioni sviluppate, gli Stati Uniti sono l’unico stato che fa ancora affidamento su un sistema sanitario privato.




Di conseguenza, alcuni degli effetti del Covid-19 nel settore sanitario statunitense possono essere considerati peculiari per gli Stati Uniti. Tuttavia, come in altri Paesi, si è instaurato un clima di panico generale, che ha provocato una corsa alle scorte mediche, tra cui mascherine sanitarie, ed un calo di spostamenti e viaggi.

Il singolare Sistema Sanitario Statunitense:

In un sistema sanitario privatizzato, alle persone assicurate è spesso richiesto di pagare le proprie coperture standard o premium in una sola volta oppure a rate. I datori di lavoro possono scegliere di coprire una percentuale dell’assicurazione per i propri dipendenti. Famiglie ed individui a basso reddito possono risultare idonei a sussidi del governo e a tariffe ridotte.




A causa della natura del settore e delle regolamentazioni governative, le compagnie di assicurazione sanitaria variano solitamente da stato a stato. Ad esempio, una persona che si trasferisce dal Texas in California non si aspetterebbe di mantenere la propria compagnia assicurativa.

Vi sono diversi piani assicurativi: alcuni coprono una parcella iniziale per una visita dal dottore, altri addebitano una quota a carico del paziente, ovvero una piccola somma iniziale da pagare direttamente dal dottore prima della visita.

Generalmente, questi piani assicurativi dicono esattamente cosa è compreso e cosa non lo è. Per esempio, durante una gravidanza, il Piano 1 potrebbe coprire tre giorni in ospedale, mentre il Piano 2 solo due giorni. In caso di gravi malattie ed infortuni, i piani assicurativi prevedono una franchigia — una somma di denaro che la persona assicurata deve pagare prima che la compagnia assicurativa paghi la richiesta di risarcimento.




Per un braccio rotto, ad esempio, un dottore può solo addebitare $5,000. Se la franchigia è di $2,000, allora questo è quanto bisogna pagare di tasca propria, mentre al resto ci penserà l’assicurazione. Se invece la franchigia è di $6,000, allora è necessario farsi carico di tutto l’importo.

Tutto ciò può essere piuttosto complicato e, dato il continuo aumento delle tariffe, molti americani hanno rivalutato le proprie coperture assicurative e stanno considerando di farne a meno.

Rifiutare Assistenza Sanitaria per Evitare Spese:

Questa situazione, in cui gli americani non sanno se possono permettersi un’assistenza sanitaria, ha creato una terribile ricetta tossica per l’epidemia di Covid-19.





“Uno degli svantaggi degli Stati Uniti nel tentativo di combattere il Covid-19 è che molte persone evitano di sottoporsi ad assistenza medica per paura del prezzo”, sostiene Gavin Yamey, professore di salute globale e public policy alla Duke University.

Nel 2019 un sondaggio condotto da Gallup e West Health ha rivelato che il 26% degli adulti americani tende a rimandare la ricerca di cure mediche a causa dei prezzi, e che il 19% ne ha fatto del tutto a meno nel corso dell’ultimo anno.

Inoltre, molti lavoratori negli Stati Uniti non hanno nemmeno un congedo per malattia garantito. Ne consegue che chi si sente malato si possa anche sentire obbligato a presentarsi ugualmente al lavoro, diffondendo il virus al posto di rimanere a casa e riposare. La mentalità per cui gli affari vengono prima della salute dei dipendenti è un caposaldo dell’America aziendalista e, in momenti di epidemie, si rivela fatale.




Nessun Effetto Immediato sui Prezzi delle Assicurazioni:

In termini di impatto sulle compagnie di assicurazioni sanitarie, al momento pare vi sia poco rischio a livello finanziario. Se da un lato potrebbero essere presentate più richieste di assicurazioni sanitarie a causa del Covid-19, dall’altro queste sono ancora insignificanti nel quadro finanziario complessivo.

“Anche se la situazione peggiorasse rispetto ad ora, non sarebbe nulla di rilevante”, sostiene David Windley, analista per Jefferies. “Se scoppia un’epidemia che colpisce decine di migliaia di persone come in Cina, allora la situazione cambierebbe eccome”.

Le compagnie assicurative possono semplicemente considerare il costo all’interno delle future negoziazioni di prezzo, aggiunge Windley.




Il Coronavirus Aumenta l’Urgenza di Adottare un’Assistenza Sanitaria Universale:

Sebbene il Covid-19 non rappresenti un rischio prevedibile ed immediato a livello finanziario per le compagnie di assicurazioni sanitarie statunitensi, il virus sta comunque avendo altre ripercussioni. L’epidemia è scoppiata ironicamente nel mezzo della stagione elettorale, con Bernie Sanders che spinge per un’assistenza sanitaria universale gratuita.
La diffusione del Covid-19, in questo senso, sta aiutando a giustificarne la necessità.

Le compagnia di assicurazioni sanitarie stanno assistendo anche ad un aumento dei programmi di telemedicina. Tramite un’app o una telefonata, il personale sanitario può analizzare in anticipo i pazienti prima di fissare una visita medica. Queste funzionalità di telemedicina hanno il valore aggiunto di limitare il numero di persone che entra in contatto con altri pazienti e che potrebbe, potenzialmente, diffondere il virus.




Il risultato di questa crescente incertezza per il futuro è che sempre più persone stanno considerando di spostarsi per ricevere cure. Dal momento che però l’assicurazione sanitaria statunitense non è di solito accettata in ospedali stranieri, questi viaggiatori potrebbero ottenere permanenze ospedaliere prolungate acquistando delle assicurazioni di viaggio.

Un Sistema in Difficoltà che ha Bisogno di Cambiamenti:

Gli altri effetti del virus vanno ben oltre le compagnie assicurative e riguardano altri ambienti della sanità statunitense, primi fra tutti ospedali e cliniche mediche. L’enorme richiesta di mascherine ne ha immediatamente interrotto la disponibilità a livello globale, al punto da spingere i fornitori sanitari americani a cercare in fretta delle alternative.

Nell’immediato ricorreranno a forniture di qualità inferiore, anche se, nel frattempo, c’è un interesse crescente a riutilizzare le scorte. La possibilità di sterilizzare e usare nuovamente le proprie mascherine è anche ecosostenibile. Queste misure istituite dalle strutture sanitarie durante lo scoppio dell’epidemia rimarranno probabilmente in vigore anche quando quest’ultima calerà. Un cambiamento definitivo, mirato a riutilizzare le scorte, potrebbe potenzialmente prevenirne la carenza in casi di emergenza futuri.




Queste scorte, tra cui mascherine e prescrizioni ordinarie, dipendono fortemente dai materiali dalla Cina. Il risultato è che i fornitori sanitari sono alla ricerca di mercati alternativi per procurarsi rifornimenti al di fuori dalla Cina; ciò potrebbe anche alleviare il timore di prodotti infetti, poiché il virus si è sviluppato a partire da quella zona.

“Questo è solo un piccolo esempio di come questo fenomeno avrà ripercussioni sul sistema sanitario, dal momento che siamo così dipendenti dai mercati esteri” ha dichiarato Mark S. Kestner, direttore sanitario della compagnia di tecnologia sanitaria Tractmanager.

“Gli ospedali sono in difficoltà ad affrontare la situazione”.

Il sistema sanitario statunitense è intrinsecamente unico nel suo genere, ancor più se paragonato ad altri Paesi sviluppati; e questa non è una bella cosa. Soprattutto durante l’epidemia del Coronavirus, le persone ammalate hanno bisogno di ricevere assistenza medica per limitarne la diffusione e per il bene della salute collettiva.

Nonostante tutto, gli americani si sentono costretti a lavorare in malattia ed evitano di farsi visitare da un medico per via dei costi, così da ritrovarsi infine nella condizione ideale per diffondere il virus. Il settore delle assicurazioni sanitarie statunitense è un colosso incredibilmente solido, in parte grazie ai prezzi che rimangono alle stelle anno dopo anno. Le compagnie di assicurazioni sanitarie sono alcune delle poche che non stanno assistendo ad alcun rincaro dei prezzi, nemmeno tra le paure per il Coronavirus. Una situazione che potrebbe tuttavia cambiare con un drastico aumento del tasso di contagio.

(D. Davis)











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