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Come fosse lo stesso
disegno ripetuto e non visto, come fosse una doppia natura non scorta. E quando
la foglia dona l’illusione della morte in un ultimo urlo di dolore, linfa di
morta natura urla la bellezza dell’anima caduta, io ascolto la sua nuova venuta
in un altro Universo sospeso di questa visibile natura.
Ogni fiocco di neve
mi accarezza la pelle, io che non provo il brivido da loro nominato dolore
mentre cercano inutile calore nella eterna illusione di un fuoco purificatore
che preserva lo spirito da questa strana… e insensata eresia, la esposi ad una
platea sbigottita nell’‘immenso et innumerabile’ di una verità troppo antica…
per essere da loro capita.
Non combatto la
verità con il fuoco dell’ignoranza che avanza, rimango in ascolto della
meravigliosa armonia e quando la nota di ogni strofa percepita mi accarezza
l’anima fin a quel momento assopita, io rincorro il vento e parlo con la
foglia, scruto la rima, poi seguo il torrente e come un pazzo uscito di senno
inondo la vallata della mia poesia.
Mi raccontano, ora,
la loro storia, l’inganno e il patimento subiti nel Tempo. Quando ornavano la
bella vallata, quando raccoglievano il sole… e la cima donava linfa principio di vita. Poi venne uno
strano uomo, padrone del loro arbitrio, volle abbattere e profanare quanto
spetta al Primo Architetto creatore Straniero dell’Universo mai detto. Volle
sottomettere e controllare la vita che da secoli governa l’intera vallata.
Volle aprire il
sentiero nominato ‘progresso’, una paginetta scritta nel Tempo, un Secondo
contato nella materia, lui per il vero è solo una virgola, un punto…, l’inutile
grammatica di questa storia qui e per sempre perseguitata, forse perché la verità
non può essere narrata?
Volle abbattere
secolari Dèi, piante e arbusti nel Tempo cresciuti.
Volle abbattere la
vita che dimora all’alba di una Prima Mattina, quando un uomo, un Dio sceso si
confuse e vagò nella nebbia del suo Universo, volle scrutare il sogno nella
materia creato, per poi piangere il suo vero Creato.
Ma ora che il
ricordo si fa tempesta, e la neve… strofa di questa eretica preghiera, a lui
rimane solo la memoria della triste tortura ricevuta: quando una bella mattina
fu lentamente abbattuta, una giornata intera di vita compiuta e una lenta rima
al rumore di una accetta, Tempo che batte la lingua sul tamburo di una nuova
calunnia rogo al calore della Storia.
Una giornata di
martirio come una vita dedicata a Dio quando al rogo arde l’innocenza della
vita vittima di una falsa preghiera, e la verità perì con lui nel bosco di una
fitta nebbia di Prima materia creata nell’invisibile pensiero di una volontà
celata alla comprensione di una immagine mai svelata e narrata.
Ugual sorte toccò ad
un altro arbusto come fosse stato suo fratello nel martirio subito, proprio lì
all’inizio del grande sentiero. Si piegava al vento come fosse stato uno strano
lamento, poi gli furono spezzati uno ad uno i rami, come quando si mozzano le
mani e gli arti ad un uomo in una guerra incompresa, stagione del Tempo che
avanza nella fredda nebbia che avvolge l’intera vallata, affinché la lenta
agonia inflitta diventi verità compiuta, il rumore sordo dell’accetta una sana
preghiera… pagina della memoria.
Alla fine di quella
funesta e terribile giornata fu legato con una corda stretta alla cima di un
masso scolpito in un Teschio di una impervia via, fu trascinato senza riguardo
per il piacere di strappargli la vita, fu mortificato per il diletto nominato
dovere nell’apparente legge della vita.
Lei morì nella sua
grande bellezza, se pur privata della radice, rimase dritta sospesa come per
ingannare l’attesa, così immobile e priva della vita era più bella di prima.
Rimase dritta ed eterna come a guardia della sua cima accanto alla foglia
ingiallita… compagna di un'altra vita, eresia mai svelata per l’invisibile via.
Fratello in ugual sorte di chi non conosce la morte, abdicando alla vista
l’inganno scritto nella debolezza del Tempo, lasciando alla vista l’illusione
della morte e la fine diviene spirito di
vita.
Certo che la stagione avanza, ma guarda il mondo e
contempla la vita con l’anima di una diversa rima, riscalda la stagione della
tua nuova venuta con la saggezza che illumina l’invisibile via intrapresa;
certo che lottiamo, da quando fui maestro e poeta di una immensa cima,
combattevo il male di un’altra vita.
Combattevo la materia invisibile alla tua
misera ora e lo spirito rinasceva nella tua parola per ogni calunnia detta e
non detta, mentre mortificavi la carne della Prima Venuta con l’arma di una
stagione compiuta: tu combatti il Tempo e il Tempo ti...
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