giuliano

domenica 27 dicembre 2015

LA VARIANTE DELLA VITA (nel Viaggio intorno al mondo) (4)









































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La variante della vita (3)  (2)  (1)













 ...E privati di ugual dignità e diritto così come gli altri giù nella stiva deportati a miglior vita dal ‘vapore’ di nero vestito. Tutti indistintamente truffati in cotal confino così da poter rispondere loro che per noi è cosa lieta… ogni offesa e calunnia che dall’urlo…, scusatemi che dico…,  nobile ‘verso’ che da questi proviene posato l’abito che lor conviene... E siate pur certi che in diversa e più certa consistenza sarà tradotto e nel cielo benedetto ogni  inganno sofferto mutato in un nuovo paradiso alle porte di un altro e più certo Dio… Al Giubileo pregato ove ogni peccato siate certi dal parlamento sarà perdonato… Nel tempo ‘inverso’ ed invariato di codesto triste universo abitato, infatti chi innocente, esiliato per un semplice decreto amministrativo senza giudizio alcuno, eccetto quello del popolo che urla e sentenzia minaccia e ingiuria, senza aver cognizione che non sia breve messaggino al visore di una più illuminata ora circa il reato o peccato dal reo giammai consumato… Nell’ora in cui il ‘vapore’ allontana codesta Rima dal bianco natale esiliandola a miglior confino… E che Dio… li… mal...benedica…!)



E finalmente chi fu deportato dietro richiesta del suo comune… Quest’ultima forma di condanna è la più strana (prevede anche dei boia particolari i quali come al tempo, non solo del Rossetti ma anche del Pellico, vigilano sulla coscienza del povero esiliato, e se par leggenda siate pur certi che cotali tristi accadimenti sono ancor presenti pur nella bella apparenza la quale il regime dispensa. Pur nella bella preghiera offerta ad ogni bianco o nero rifugiato predicato dalla loggia così ben nutrita…), infatti il ‘mir’, nell’assemblea composta dei membri del comune, delibera che un tale, se membro inutile pericoloso o nocivo della società e altresì avverso o solo critico al suo regime venga espulso dal suo paese. Quando questa sentenza è stata ratificata dalle autorità governative, l’uomo e la donna che ha perduto in tal modo la cittadinanza viene trasportato in Siberia…




Queste varie condanne portano con se la perdita di tutti i diritti civili e l’annullamento del matrimonio, o solo la perdita parziale dei diritti. Le condanne più gravi si scontato nella Siberia orientale. I condannati all’esilio semplice, o al domicilio coatto, vengono in parte portati in Siberia orientale, in parte rimangono nella Siberia occidentale. …Non so per quanto entrino in tal numero i condannati politici, questi per la maggior parte vengono esiliati con decreto amministrativo, e di tali condanne non è mai stata fatta la statistica, o almeno non è mai stata resa pubblica ragione. Infatti secondo alcuni, i condannati per via amministrativa sarebbero più numerosi degli altri deportati…
Un’altra categoria di esiliati è formata dai ‘raskolniki’ (*Eretici…) o dissidenti dalla religione ortodossa professata dallo stato… Mentre il governo tollera tutte le religioni più diverse, si è mostrato spesso di una severità eccessiva contro le sette sorte nel seno della religione ortodossa; e di tali sette è stato ognora fertile il suolo della italica patria quanto della Russia comunque sia in tutto il mondo ove si principia e prega una materiale principio di vita… (non certo lo Spirito rimembrato degli Eretici negati al loro piccolo e meschino stato… Non certo l’umile poesia cui è gradita una più sicura e nobile variante, non certo un libro o un pensiero di culturale principio storico, a quello è più gradito l’insulto del bulletto o bambino di turno… cui appendere l’urlo satellitare dal regime in parabola comandato per superiore interesse di stato…).




Grazie all’esilio o all’espatriazione volontaria previa confisca dei beni la maggio parte di quelle sette non solo perseverano taluni dualismi e credenze, ma spesso ancora fanno proseliti… Se non ci commoviamo molto per la sorte di volgari malfattori o truffatori (i quali in altri luoghi legati in pianta stabile alla legge cui è regolato il tempo della realtà civile in cui albergata e predicata la democrazia, in cui i suoi ‘consoli’ padroneggiano ed si professano paladini dell’ordine pre-costituito nel difendere ben altri malfattori truffatori ciarlatani…) vi è una classe di deportati per i quali non ci possiamo difendere da un più genuino sentimento di viva compassione, e sono i condannati politici (quelli cioè di cui il truffaldino politico accompagnato al suo scudiero di casta o feudo non gradisce verbo parola e più certa verità dispensata…).
Non tocca ad un forestiere il portare un giudizio sulla legittimità di tali condanne (di tali torture di tali calunnie…) in un paese dove le condizioni politiche sono così anormali e disgraziate. Non si può fare a meno di indicare e condannare in ogni tempo condiviso con qual si voglia aguzzino, che per un semplice decreto delle autorità politiche (della casta del proprio o delegata all’altrui comune), può privare un cittadino dei suoi diritti, dei suoi scritti, dei suoi averi, della propria casa ed calunniarlo in ragion dello stato…




















martedì 15 dicembre 2015

POTENTI EMISSIONI RADIO provenienti da pianeti & mondi sconosciuti: I RADIOLARI (2)











































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I Radiolari














Quello che colpisce, oltre alla cura e alla precisione con cui Haeckel si dedicava alle ricerche, è la sua capacità di non perdere mai di vista i legami tra i microcosmo e macrocosmo.
Basta citare alcune curiose osservazioni proprio sugli ‘acantari’, quei Radiolari il cui scheletro è fatto di solfato di stronzio e che un giorno forse potranno restituirci ‘puliti’ almeno i mari: ‘Gli acantari’, scriveva, ‘si distinguono per la particolare composizione chimica e morfologica della loro struttura… i venti aculei che si irradiano dal centro del corpo unicellulare sono regolarissimamente distribuiti per cui… le punte cadono esattamente in cinque cerchi paralleli che corrispondono all’equatore, ai due tropici, ed ai due circoli polari del globo terrestre…’. Le tavole dei Radiolari incise da Haeckel sono 1.600. Vi si descrivono 4.318 specie, di cui 3.508 nuove e 810 già conosciute. ‘Ci volevano ancora dieci anni’, dice, ‘e ve ne avrei mostrati altri mille. Ma per una classificazione completa il tempo che si ha da vivere non basta’.




Anche le correlazioni nei ritmi della natura non sfuggono al suo bisogno di interpretare il cosmo in modo globale. Fu lui a formulare la ‘teoria biogenetica’ secondo la quale l’ontogenesi (l’evoluzione dell’individuo) ricapitola la filogenesi (l’evoluzione della specie). L’embrione umano, per esempio, sviluppandosi, presenta la stessa sequenza caratteristiche simili a quelle dei pesci, degli anfibi, dei rettili e dei mammiferi inferiori. Ed è su questa legge che si basa in gran parte l’affascinante teoria di un’evoluzione stratificata delle strutture cerebrali, teoria che apre nuove strade alla medicina del futuro.
Anche osservando i ‘policittari’, ossia i Radiolari che vivono in colonie, Haeckel non perde mai il filo di un possibile  riferimento all’uomo. Per lui questi esseri rappresentano dei veri e propri ‘stati di cellule’ e gli appaiono come l’esempio più riuscito di una organizzazione sociale che in qualche modo somiglia alla città perfetta degli utopisti. Ma se Platone bandiva dalla sua Repubblica i poeti, i ‘policittari’ hanno bandito l’amore, neanche il re del gruppo se lo concede; eppure, la colonia sembra vivere in modo straordinariamente gioioso, mentre certe civiltà di insetti, nelle quali la coppia reale è schiava del procreare e le operaie sono sacrificate al lavoro, danno proprio l’impressione di avere scelto un modello di vita politicamente sinistro.




Con i modesti mezzi di allora Haeckel arrivò a conclusioni che la scienza di oggi conferma: quando esaminava le ‘xantelle’, alghe microscopiche che alcuni Radiolari portano sempre con sé e sembrano monetine d’oro, lo studioso tedesco capì subito che tra gli uni e gli altri esisteva uno scambio di cortesie. Le ‘xantelle’, affermava, forniscono ai loro ospiti amidi e ossigeno e probabilmente li aiutano a digerire, ottenendo in cambio avanzi di cibo e protezione.
…’La scienza’, scriveva Haeckel, ‘ci insegna che una forma primitiva di - attività dell’anima – è presente anche negli esseri considerati inferiori: una somma di percezioni, sensazioni, scelte o ripulse che sembrano volontarie’. Notava che se i Radiolari finiscono per caso su qualche scoglio, si affrettano a filarsela.




Sia pure puntigliosamente chino su quei frammenti di microcosmo che riusciva ad osservare, lo scienziato non perdeva mai di vista l’universale. Aveva conosciuto e letto Darwin e ormai si sentiva più darwinista di lui, tanto che l’inglese si era spaventato e gli aveva suggerito un po’ di cautela: si era accorto che il concetto di evoluzione, per il collega tedesco, andava oltre la selezione naturale di cui lui (più sommessamente di quanto si pensi oggi) era diventato il padre putativo.
Heckel fondeva nel crogiuolo della sua mente una serie di teorie e chiamava tutto darwinismo. Scriveva, studiava, discuteva, filosofava, insegnava, litigava, coltivava appassionate amicizie. E’ lui che ha coniato la parola ‘Ecologia’, oggi usata da tutto il mondo, per definire il rapporto tra gli animali e l’ambiente. Il suo libro ‘L’enigma dell’Universo’ (1899) aveva venduto subito centomila copie, e perfino il suo editore ne era esterrefatto.




 ‘Eppure’, commentava Haeckel, ‘non è che un trattato di filosofia, di lettura difficile e di esposizione tutt’altro che letteraria’.
Nella ‘Morfologia generale’ scritto nel 1866, quando aveva solo 32 anni, aveva dichiarato che ‘là dove comincia la religione finisce la scienza’. Ma nella ‘Confessione di fede’, più di trent’anni dopo, si ricrede: scopre anzi che il concetto umano di Dio è troppo basso. E’ come vedere in Dio un ‘vertebrato allo stato gassoso’ che fa, sbaglia, disfa, ricomincia da capo. Dio si trova ovunque, e questa unità, che lui chiama ‘monismo’, ora è la sua religione.
Fratelli Radiolari, sorelle meduse, cugini vermi: siamo tutti uguali per la Natura che ci crea, ci muta, ci ricicla…















 

giovedì 10 dicembre 2015

CARL SAGAN (& l'infinito inverno nucleare) (6)








































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Carl Sagan (5)














...Quantistica, alla simmetria, all’antimateria, alla fisica delle particelle elementari e all’aritmetica transfinita…
(Carl Sagan, il mondo infestato dai demoni; con interventi ed asterischi del curatore… del blog…)


                           …Lo Straniero…


 …Volto non aveva quel grande ed immenso pianeta…

Come un Libro Grande tomo senza titolo di giacenza nello scaffale della storia: biblioteca di oscura memoria.
 Ed anche mai si era udita la sua strana lingua.
Una fitta nebbia è il ricordo della storia purgata dell’immonda Eresia. Forse perché convinta del sole che dopo illumina l’intera vallata essere la sola via, e con essa la vita. Certo è, io che ho scrutato e letto ogni libro, io che ho adorato ogni profumo antico di un prato, di un fiore, un albero appena fiorito mentre la sua preghiera si nascondeva…: ho visto il vero Dio Infinito senza alba… e quell’uomo comporre la Prima nebbia. Non avrei certo goduto il mio sogno incompiuto nella materia caduto. Ogni muschio di quella primavera, ogni foglia e frutto, giammai avrebbe sfamato… il mio spirito arguto.
Sono un Trovatore, ed ora che gli anni son trascorsi ed altri arriveranno mi appoggio al mio bastone, un tempo passato e futuro fui anche scienziato astronomo botanico e geologo. Nella ragione e nel raziocinio ho costruito il mio inchino alla stessa alba di quel mattino. Poi a nuova vita, tornato dal mio strano peccato di spiare ogni elemento del creato, in poesia mutai la mia Dèa. Lei era atea, a nulla credeva, eccetto che, ad un numero senza uno spirito, ad una equazione senza un’anima, per scoprire poi ad un principio di mattina, fra una cifra ed una parentesi, che anche se l’equazione può spiegare l’elemento, in realtà vi è un caso costante che rende ogni numero imperfetto. 
Uno scherzo, uno strano segno di un sogno ancora non letto.  Un sovrano strano che rende la mia scienza suo diletto, per burlarsi del mio… Dio.
Così, quando nel tramonto della mia ora volsi gli occhi ad una diversa parola, ad un diverso principio, rinacqui all’alba di un nuovo mattino. La poesia in questa vita divoro come fossi un animale in cerca di cibo, con solo l’istinto principio del suo stomaco che chiede nutrimento… per saziare lo spirito. Poi, ho compreso, su un letto di fiume, quando la stagione mutò il suo corso, che ogni strofa dovevo ricomporre dalla nebbia di quella prima mattina di una fame antica che mi divora. Non è solo una crosta di terra che sazia la mia memoria, oppure una conchiglia con cui compongo e ascolto l’intera storia.
Ma un frammento, una parola, una poesia, una visione antica, fuggita…. all’alba di una mattina. In una vallata forse l’ho trovata, un tempo, quando Dio mi ha sussurrato parte del frammento… da lui creato.
Ebbi la certezza di capire ogni cosa.
Ebbi la presunzione di intuire e vedere ogni elemento, prima e dopo, quel poco avvistato.
Scavai la memoria di quel torrente, vidi ghiaccio e fuoco e pensai di essere padrone di ogni elemento, ed il sogno ricomponevo nel segreto di un… laboratorio. Pensai conoscere e possedere il mistero della vita, di ciò che vedo, non accorgendomi che in realtà ero più cieco di prima. Ogni esperimento confermavano la potenza del mio Dio.
Forse perché pensavo di vedere o intuire la sua forma, il suo pensiero, riflesso nello specchio della mia breve ora.
Forse perché pensavo di scorgere il mistero non ancora svelato dell’intero Creato.
 Addirittura ebbi la presunzione, nell’ora che volge al tramonto, di udire la parola, la musica antica, come un boato dal nulla della mia ora. Dopo di quello scorgevo la grammatica della vita: milioni di ère a cui diedi un nome, fondai la mia disciplina.
Nulla vi era eccetto quello che vedevo.
Nulla vi era oltre il breve frammento della vita.
In quella vita passata, fui ateo, senza spirito, eccetto la conoscenza del mio arbitrio, scienza saggia, fors’anche priva di poesia, poi, quando ancora non era tramontata (la stagione ora… non ricordo…), la luce pensai vedere, cercando di spiare più da vicino l’occhio di un Dio.
Ho scomposto il suo mistero, il suo occhio, e vi lessi ogni segreto: onda e particella del creato, poi un caso… cambiò il mio destino. Il sole si oscurò, il giorno si spense , come un pozzo senza fondo, un buco nero senza contorno.
Così compresi che ciò che non si vede… è artefice e mente.
Così capii che nell’occhio di quel Dio si nasconde un ‘delirio’ antico, non appartiene alla divina luce del Creato.
Anche se questa è illusione di vita, il principio della realtà divina regna nella nebbia di una Prima Mattina, dopo una scura notte, dove a stento ci sembra di scorgere il Giorno della Vita… Certo è, che questa fu ed è Eresia, perché, benché ateo, tutta la mia scienza dimorava su un libro, quasi fosse una Bibbia, e se pur il mio Dio creò il mondo in millenni di sudore, era in un certo modo parente, non dico stretto, di uno stesso Dio Straniero al suo verbo alla luce di uno stesso mattino.
Io ateo scienziato di una trascorsa vita e quel prete o Papa che sia, adoriamo la vita così come fu concepita in funzione dell’uomo suo signore e padrone. Possiamo nutrire divergenze, ma il resto di quanto pregato dell’intero Creato, da me.. e quel prete, è materia ed elemento su cui debbo porre la mia legge.
Ogni cosa creata fu a noi donata non solo per studiare occhio e pensiero del mio Dio… non detto, ma per scrutare cammino e sentiero da qui fino su… in quell’azzurro cielo solo appena accennato…

…Per questo la notte osservo e scruto l’Universo….

(G. Lazzari, Lo Straniero)












              


CARL SAGAN (& l'infinito inverno nucleare) (4)








































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Carl Sagan (3)

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Carl Sagan (5)














…Noi ci preoccupiamo, e con buone ragioni, per gli adulti (o nel caso del ‘fisico’ degli evoluti ‘adulti’ terapeuti indotti) che credono ancora in Babbo Natale (o in altri simmetrici intenti e miti: lingue sconosciute nel vasto universo dell’inconscio studiato, nel vasto Sé da un Primo evento geneticamente non ancora del tutto compreso e decifrato, lingua di un diverso creato forse solo sognato…).  
Nelle religioni dottrinarie, ‘Gli uomini non osano confessare, neppure al loro cuore’, scrisse il filosofo David Hume,

i dubbi che nutrono su tali argomenti. Essi si fanno un merito di una fede incondizionata, e nascondono a se stessi la loro reale infedeltà, con le assicurazioni più forti e la più decisa bigotteria.

Questa infedeltà ha profonde conseguenze morali, come scrisse il rivoluzionario americano Thomas Paine in ‘The Age of Reason’

L’infedeltà non consiste nel credere o non credere; consiste nel professare in ciò in cui non si crede. E’ impossibile calcolare il danno morale, se così posso esprimermi, che la menzogna morale ha prodotto nella società. Quando si è corrotta e prostituita a tal punto la purezza della propria mente da sottoscrivere la propria fede professionale in cose in cui non si crede, si è pronti a commettere qualsiasi altro crimine.

Thomas Henry Huxley formulò così il suo pensiero in proposito:

la fondazione della moralità consiste nel… non fingere di credere ciò per cui non ci sono prove, e nel non ripetere proposizioni inintelligibili su cose che sono al di là delle possibilità di conoscere.

…Clemente Alessandrino, Hume, Paine e Huxley stavano parlando tutti di ‘religione’, ma molto di ciò che scrissero può avere applicazioni più generali. Per esempio può essere applicato all’onnipresente mancanza di moralità della nostra civiltà commerciale… (…a questo punto quale ‘simbolo’ dell’equazione posta nell’espressione o enunciato che essa rappresenta per ogni scienza e filofica scienza riformulo precedente motto ‘espresso’… et araldo dal notaro qual miracolo certificato…)

MADRE MIA QUEL CHE TI PIACE MI CONTENTA

 PUR CH’EL PECCATOR DAL MALFAR SI PENTA

…Giacché il consumatore non deve chiedere, non deve pensare, ma deve solo comprare…
…Malati di cancro disperati fanno pellegrinaggi nelle Filippine, dove ‘chirurghi psichici’, dopo aver celato alla loro vista pezzetti di fegato di pollo e di cuore di capra, fingono di penetrare nelle viscere del paziente ed estrarne il tessuto necrotico, che viene poi mostrato trionfalmente. I capi delle democrazie occidentali consultano regolarmente astrologi e occultisti prima di prendere decisioni di stato. La polizia che si trova fra le mani un caso di assassinio non risolto o un cadavere che non si trova, sotto la forte pressione dell’opinione pubblica, che vuole risultati immediati, consulta ‘esperti’ nella ESP (percezione extrasensoriale). Questi non fanno mai congetture migliori di quanto ci si possa attendere in base al buon senso, ma la polizia, dicono questi ESPerti, continua a chiamarli.
Si dice che negli Stati Uniti siano in condizioni di inferiorità nella chiaroveggenza rispetto a nazioni nemiche, e la CIA, pungolata dal Congresso, spende soldi dei contribuenti per stabilire se si possono localizzare sottomarini nelle profondità dell’oceano pensando intensamente ad essi. Un ‘sensitivo’ – facendo oscillare pendolini su carte geografiche, e usando bastoncini da rabdomanti in volo su aerei – sostiene di poter trovare nuovi giacimenti di minerali; una società mineraria australiana gli paga fior di dollari, non restituibili in caso di insuccesso, e una partecipazione nello sfruttamento dei minerali in caso di successo.

Non c’è niente di nuovo sotto il sole!

Statue di Gesù o murales della Madonna presentano macchie prodotte dall’umidità, e migliaia di persone si convincono di avere assistito ad un miracolo.
Questi sono tutti casi di inganni dimostrati o presunti!
Un inganno si verifica a volte in modo innocente, ma con la collaborazione di ingannatore ed ingannato, mentre altre volte viene realizzato con cinica premeditazione. Di solito la vittima manifesta una profonda emozione: meraviglia, timore, avidità, cordoglio. La credula accettazione di inganni può costarti denaro: ecco ciò che intendeva P. T. Barnum quando disse: ‘Ogni minuto nasce un credulone’. Il danno può essere anche molto grande, e quando governi e società perdono la capacità di un pensiero critico i risultati possono essere catastrofici…(*)




 (*) (basta osservare, per ‘elevare’ tale dire agli odierni ed oscuri quanto complessi accadimenti dei giorni nostri, così da aggiornarlo agli eventi Europei post attentati dei secolari fondamentalismi o mori dai crociati oggi come ieri gestiti e divisi, anche quando aprono la porta nominata ‘misericordia’, anche quando aprano il decoro e l’intento nominato pellegrinaggio e perdono, in quanto la paura l’incredulità e l’inganno portano, o meglio, riportano le lancette del Tempo e la Storia e con essa, purtroppo, anche la Memoria, attraverso condizioni di intolleranza allo stato gassoso di un universale umanesimo in via definitiva di estinzione, riproponendo il sociale terreno ed umano intento  abitato o solo immaginato, quale Tempo ciclico ed ‘infinitamente ripetitivo’, il quale con la verità fisica poco o nulla, per il vero ed in verità, ha da condividere, elevandolo al ‘fuso orario’ di una più retta verità e/o ora gnostica. Con scelte oscillanti fra certo e futuro oscurantismo, non rendendo il dovuto conto, e altresì, non nutrendo il libero arbitrio nella diversa consapevolezza dell’errore o ‘doppio’ errore così gestito… e dalla storia perennemente nutrito. In quanto il divario la frattura che compone il sisma di opposte concezioni di vita va riconosciuta quale principio della stessa, almeno così taluni interpretano l’insana economia, Darwin scusa la rima. Va riconosciuto il costante errore che entrambe le civiltà edificano divenute certezze dalla religione nutrite, o meglio, da un’errata interpretazione di ciò cui motivo e principio del filosofico quanto teologico intento evoluto, e comunque sempre da un mito nato. Se solo avessero ‘intuizione’ o solo reciproca comprensione nel non negare ma prestare la dovuta tolleranza, il sisma comporrebbe diversa e più alta vetta nel motivo geologico… e non solo della storia… Ma l’inganno prevale sulla ragione, in quanto proprio di quella mascherata al carnevale del progresso cui il mito evoluto in atroce martirio o sogno virtuale di possedere, per entrambi, il mondo globalizzato dall’economica ricchezza, e/o, terrore  vestito e nutrito. Il Carlo Sagan della presente, se pur datato, ma comunque di vasto ed illuminato ingegno, e se pur ateo, persegue in vero, intenti e motivi di un credente contemplare la vita, ed anche se assente allo Spirito e in apparente materia cogitata, certo di un più vasto cammino nella coscienza e genio nutrito… Comporre evoluzione non certo regresso per cui l’aggiornarlo e ricondurlo all’Infinito della parola espressa pare un obbligo in questa ora ove la preghiera domina ogni incertezza e futura guerra. L’oggi come ieri lo abbiamo enunciato quale araldo di un Tempo mai evoluto nella scelta votata quale certezza nominata sicurezza ed intolleranza nella beffa divenuta motto e scudo: ‘nuovo domani’… nel nero inganno votato…)…



…per quanta simpatia possiamo avere per tutti quelli che hanno abboccato…
Nella scienza si può prendere l’avvio da risultati sperimentali, osservazioni, misurazioni, ‘fatti’. Noi inventiamo, se possibile, una varietà di possibili spiegazioni e confrontiamo sistematicamente ogni spiegazione con i fatti. Nel corso della loro formazione gli scienziati sono dotati di un armamentario per l’identificazione degli inganni, che ovviamente usano ogni volta che qualcuno presenta nuove idee.  Se le nuove idee sopravvivono al nostro esame, noi le accettiamo con calore, anche se in forma provvisoria. Se abbiamo questo atteggiamento prudente, se non vogliamo abboccare all’amo anche quando sarebbe rassicurante farlo, ci sono precauzioni che possiamo prendere; c’è un metodo sicuro e ben sperimentato.
Che cosa c’è nel nostro armamentario?
Ragionamenti e Frammenti di un pensiero scettico…(*) 

(*) (…o solo divulgativo con l’intento rivolto ad ogni probabile e più certa verità, ma sempre e comunque sia, mai nel limitato intento di penalizzare ogni forma di conoscenza, la quale, se pur persegue ugual motivo scritto nel progresso, sempre e per il vero deve seguire il Sentiero di chi l’ha cogitato. E qui incontriamo filosofico principio: bello l’albero la pianta e con essa il frutto ammirato o solo maturato nei millenni della Storia, ma mai dimenticare forma e principio della comune Natura condivisa e vissuta, il quale lo distingue dalla macchina rettamente sapientemente o solo ugualmente creata, la quale la studia semina ed ammira godendone sapore e nutrimento, e giammai ci deve privare dell’ombra o solo il respiro di ogni singola foglia alla fotosintesi della vita. In quanto noi quali frutti di un più vasto e elevato ingegno evoluto non possiamo sottometterci al fuoco di ciò che abbiamo seminato ma da cui non certi nati… Vi è differenza fra lo strumento, e chi, nei millenni l’ha pensato e creato, ma di certo quel passivo o attivo strumento mai dominerà le più alte ed infinite certezze del comune Creato…  Questo, quindi, il momento di introdurre i parametri dell’enunciato detto nell’espressione comune intento...












martedì 8 dicembre 2015

CARL SAGAN (& l'infinito inverno nucleare) (2)








































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Carl Sagan (1)

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Carl Sagan (3)













MADRE MIA QUEL CHE TI PIACE MI CONTENTA

 PUR CH’EL PECCATOR DAL MALFAR SI PENTA


Nell’Anno 1399 del Mese di Agosto, giorno di Domenica doppo il Vespro, Essendo in una carta antica sculpita l’Immagine della Gloriosa Vergine Maria in casa di un certo Huomo chiamato Luciardo abitatore della Terra di Portouenere e detta carta era tanto oscura per la sua antichità che niente si uedeua perciò da lui era poco e niente stimata, hora questo Luciardo hauendo fornito di fare la sua oratione e processione che era solito di fare in abito bianco era ancora digiuno ingenecchiato dinanti ad un’altra Immagine della Madonna quale esso teneua dinanzi a quella Immagine antica, & lui orando pregaua il grande Iddio che si uolesse degnare di operare qualche miracolo in questa Terra occioché l’habitanti d’essa quali per loro catiua disposizione niente temevano l’ira di Dio, si convertissero del mal operare & ecco che perseurando in questa Oratione per sorte rivoltando la faccia uerso la banda sinistra della Casa, vidde mirabilmente l’Immagine della Beata Vergine Maria qual era scolpita in quella carta antica essere attaccata al muro con un chiodo non apparendo detta Immagine di che colore si fosse per la sua antichità, vidde ancora miracolosamente quella Immagine dipingersi e ripigliar colori bianchi e celesti e di più vidde la mano sinistra con la quale regeua il suo Figliolo e Signor Nostro Giesù Cristo le urla di sotto, e congiungerla con la mano dritta & orando pregaua il suo Figliolo per li peccatori, la qual mano persino al giorno d’oggi così tiene. All’ora subitamente apparse nelle mani del suo Figliuolo Giesù Cristo un Breue scritto nel quale si conteneauano le seguenti parole Madre mia quel che ti piace mi contenta, Pur ch’el peccator dal malfar si penta. Il qual miracolo vedendo il detto Luciardo tutto sbigottito e stupefatto chiamoò tutti lì vicini à vedere un tanto miracolo & vi venne vna grande moltitudine di uomini e donne della Terra, e molti forestieri quali erano in essa di passaggio, quali vedendo tale e tanto miracolo insieme con quelli della Terra cominciarono a gridare misericordia e pace, atteso che vedevano che la faccia della Beata Vergine Maria insieme con quella del suo Figliolo Giesù Cristo Signor Nostro sempre apparia di maggior chiarezza e bianchezza doue prima era tanto oscura che niente si vedeva; era ancora dipinto nella detta carta Santo Christofaro dalla parte destra della Beata Vergine Maria e Santo Antonio dalla sinistra, la quale per sua antichità non si potevano vedere, non di meno in presenza del Sriuano e di tutto il Popolo miracolosamente diuentorono chiari e splendidi a tale che tutto il Popolo restaua stupefatto gridando sempre misericordia e pace. Era ora di Compieta quando cominciò detto miracolo & erano già passate le cinque ore della notte che non era ancora fornito, venendoui di continuo per tutta la notte molti uomini e donne della Terra et anco molti forestieri in Casa di detto Luciardo & videro circa la mezza notte mirabilmente quella Immagine dipingersi senza essere da nessuno mossa o tocca dal luogo doue era attaccata e così stette persino che fù passata la notte. Venuto il giorno il Popolo della Terra e molti altri forestieri insieme con il Rettore della Chiesa di Santo Lorenzo e di Santo Pietro con tutti quelli Sacerdoti facendo processione con grandissima divotione, sonando le Campane, andorono à pigliar detta Immagine alla detta Casa, portandola processionalmente per tutta la Terra nella Chiesa di Santo Lorenzo, nella quale Chiesa insino al giorno presente giace in vna Cappella di marmoro bianco in mezzo dell’Altare come si vede in sino al giorno d’hoggi; e poi che detta Immagine fu portata in Chiesa fece di molti miracoli in presenza di tutto il Popolo li quali miracoli saranno qui sotto scritti. Ma prima saranno scritti li testimoni quali furono presenti a tutti l’infrascritti miracoli e prima di tutti il Rettore della Chiesa Messere Prete Giacomo di Moneglia, Geronimo di Marino di Portouenere, Gasparino di Rimatore, Nicolò Muzo…




…Anche allorché è stata chiamata ed esplicarsi in materia di miracoli, santi e reliquie, la funzione notarile non ha cessato di assolvere il suo compito di assicurare e di dissipare il dubbio…
Certo, non si tratta qui di rapporti interpersonali, non c’è di mezzo un diritto di proprietà, un’eredità o comunque un qualche interesse di carattere patrimoniale. Qui siamo di fronte ad avvenimenti straordinari e prodigiosi che coinvolgono più che altro la sfera emotiva delle persone, ma ancora una volta la gente sente il bisogno di fare affidamento su di una testimonianza imparziale e sicura, su documenti certi e degni di fede. In questa delicatissima materia, il dubbio circa le modalità di un determinato accadimento potrebbero dissolvere radicalmente ogni tipo di devozione. Come potrebbe il fedele abbandonarsi fiducioso a manifestazioni di pietà, se in cuor suo continuasse ad albergare qualche forma di dubbio sul reale accadimento dell’evento soprannaturale?
E d’altra parte come potrebbe permettere la Chiesa codeste manifestazioni di devozione senza aver dissipato ogni incertezza e smascheramento le eventuali frodi e le superstizioni?
A questo punto, viene spontaneo chiedersi se l’atto notarile sia davvero capace di far conseguire, in queste materie, tali certezze assolute. A giudicare da ciò che le cronache ci hanno tramandato parrebbe di sì, tanta è la ‘fides’ di cui ha goduto nei secoli il notariato. E in effetti la terzietà che denota da sempre la figura del notaio, lo ha reso affidabile in sommo grado agli occhi dei fedeli. Parliamo dei fedeli perché sono loro i veri destinatari del miracolo, gli unici in grado di apprezzarne il messaggio, i soli che ne possono trarre alimento spirituale. Se è vero, come ha recentemente osservato Massimo Cacciari che ‘la filosofia seria deve restare aperta alla possibilità del miracolo, poiché se non lo facesse cadrebbe nel peccato mortale del dogmatismo’, è innegabile che chi è lontano dalla fede, non si può arrendere neppure di fronte alla prova privilegiata di un atto notarile. Del resto è evidente che il notaio tutt’al più potrà dissipare ogni dubbio circa determinati fatti concreti, ma nulla potrà circa il significato e il valore soprannaturale degli stessi: potrà attestare di aver visto lacrimare una statua, ma nulla potrà dire circa la miracolosità di quel dato di fatto…(*)




(*) (…apriamo breve parentesi o asterisco nel paradossale credo filosofico enunciato, giacché fra breve, dopo una più certa e sicura verità circa la genesi stratigrafica genetica o solo archeologica/antropologia della ‘Madonna Bianca’, daremo voce allo stesso principio paradossale in-scritto nella storia per riprendere l’antico conflitto fra paganesimo e  cristianesimo, senza nulla togliere all’ateo o al credente, sia esso di principio filosofico cristiano o ateo convinto, per evidenziare paradossale motivo circa le distanze della Storia e la Memoria tracciata, e/o, troppo spesso persa negli avversi e ‘dogmatici fondamentalismi’, giacché osservare ammirare  la ‘superficie’ della ‘Terra abitata’  e dimenticare la zolla stratificata in milioni di ère evoluta, è peccato e mancanza, avversi alla ‘Grande Madre’ pregata venerata dipinta scolpita dall’alba dei tempi e non l’alba di una sola mattina… all’anno zero del calendario della Storia dimenticata o forse solo poco studiata: ‘fra Diego scusa la Rima… Purché il pecator del malfar si penta’…).



Il Formentini (‘I divini abitatori del golfo della Spezia, Sarzana 1969) ha tentato di approfondire l’analisi, giungendo ad una ricostruzione a dire il vero assai suggestiva e fors’anche vera. La sua idea e studio prende spunto dalla devozione popolare che asserisce esser diffusa in Liguria sin dall’antichità, verso una mitologica dèa, regina dei mari, domatrice di tempeste e protettrice dei naviganti. Ossia la bianca dèa designata con il duplice nome di ‘Ino-Leukothéa che nel canto quinto dell’Odissea, con il magico suo velo bianco, trae in salvo Ulisse in procinto di annegare. Il Formentini ha sottolineato che l’appellativo di ‘Madonna Bianca’ debba intendersi semplicemente come traduzione letterale del nome Leuckothéa. Il vero ‘miracolo’, secondo la sua tesi, consisterebbe nel fatto che l’antica dèa, affidata soltanto ai ricordi dei marinai portoveneresi e decaduta o degradata dal tempo e conseguente Memoria storica al ruolo di genio o dèmone marino, sarebbe salita alla gloria degli altari, sotto le sembianze di ‘Madonna Bianca’ per riprendere il millenario suo compito di tutrice della navigazione…
(Notai, Miracoli e culto dei santi; a cura di R. Michetti)





                      ESORTAZIONE AI GRECI


Il padre della Chiesa Clemente Alessandrino, nel ‘Protreptikos Hellenas’, scritto intorno al 190, rifiutò le credenze pagane con parole che oggi potrebbero sembrare un po’ ironiche:

Siamo molto lontani dal permettere a uomini adulti di ascoltare tali favole. Persino ai nostri bambini, quando piangono disperati, non abbiamo l’abitudine di raccontare storie favolose per calmarli.

Al nostro tempo noi siamo meno severi.(*) 

(*) (a proposito di severità rinnovo a codesto evento una ‘Favola dal Natale’ antica ed anche un po’ pagana il qual ingegno dalla musa o elemento.... 













domenica 6 dicembre 2015

I PELLEGRINI DI DIO (34)



















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I pellegrini di Dio (33)

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La sua rima (35)














L'arrivo certo delle rondini alla missione di San Juan Capistrano, la
comparsa delle balene grigie davanti alla costa dell'Oregon in marzo, e
 il movimento di animali come i wapiti dai territori più alti a quelli più
bassi del Wyoming in autunno sono altri esempi di migrazione ben no-
te nell'America Settentrionale.
Quando mi recai nell'Artide per la prima volta non avevo per guidarmi
altre idee che questi eventi fuori misura. Tuttavia aprirono a sufficienza
la mia mente a un movimento prodigioso e diverso della fauna attraver-
so l'Artico; e suggerirono una comprensione della complessità di tali av-
venimenti naturali, in apparenza semplici.




E mentre osservavo il movimento delle balene, degli uccelli e dei caribù,
credevo di discernere la base da cui alcuni hanno trattato gran parte del-
la loro comprensione metaforica della simmetria, delle cadenze e dell'ar-
monia dell'Universo.
Nell'Artide si svolgono contemporaneamente diversi tipi di migrazione-
pellegrinaggi, e non tutti sono legati al ciclo annuale della terra. Gli ani-
mali si stanno ancora adattando alla ritirata dei ghiacci del Pleistocene,
che ebbe inizio circa 20.000 anni or sono.




Alcune specie della zona temperata si stanno spostando gradualmente
ma costantemente verso nord, e modificano il loro comportamento op-
pure, come il lemming dal collare e la volpe polare, si stanno facendo
crescere mantelli di pelliccia più folti, come impone la necessità.
Le fluttuazioni climatiche misurate su un periodo di tempo molto più bre-
ve (dell'ordine di alcuni secoli) sono responsabili degli spostamenti cicli-
ci verso nord di certe popolazioni animali durante questi periodi.
Negli ultimi cinquant'anni, per esempio, i merluzzi e numerose specie di
uccelli si sono spinti più a nord sulla costa occidentale della Groenlandia,
mentre popolazioni di volpe rossa si sono stabilite più a nord nella tundra
dell'America settentrionale.




Gli animali residenti da molto tempo nell'Artide reagiscono a certe specie
di disastro ecologico a breve termine, come fu il caso dei buoi muschiati
nell'inverno 1973-74, o alle fluttuazioni violente della loro popolazione, co-
me i lemming; dopo un certo tempo tornarono a popolare certi paesaggi
e ne abbandonano altri.
Per affrontare i cicli annuali gli animali artici hanno messo a punto varie
strategie. I lemming si muovono sotto la neve; i calabroni ibernano; le vol-
pi polari si avventurano sul ghiaccio marino.




Molti altri animali inclusi i caribù, i trichechi, le balene e gli uccelli, migra-
no coprendo distanze a volte enormi. La Sterna paradisiaca, per esempio
al termine dell'estate artica raggiunge in volo l'Oceano Antartico, compien-
do un circolo annuale in cui vede probabilmente meno ore d'oscurità di qua-
lunque altro animale della terra.
Altri uccelli migratori che si avventurano sul mare cambiano nicchia ecolo-
gica. Il labbo che durante l'estate va a caccia di roditori nella tundra diven-
ta un divoratore di carogne in alto mare.




Su una scala più modesta rispetto a questi cicli annuali vi sono le migrazioni
degli animali durante una stagione, come il movimento dei buoi muschiati; e
i movimenti localizzati regolari, legati ai ritmi diurni di un animale, come l'a-
bitudine di certi branchi di lupi che ogni sera lasciano la tana per andare a
caccia.
Per concludere, è difficile tenere in mente l'estensione di tutti questi movi-
menti. A complicare le cose per chi volesse tentare di fissare questo ordine
nel tempo c'è il fatto che, all'interno dei contorni generici del comportamen-
to tradizionale, gli animali esplorano sempre il paesaggio.
Si mettono sempre in moto reagendo ad accenni e moniti che per noi non
sono evidenti....

(B. Lopez, Sogni Artici)















giovedì 3 dicembre 2015

OGNI INFAMIA SARA' CANCELLATA (e donata a chi neppur l'ha pensata) (32)













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Ogni infamia sarà cancellata (e donata a chi neppur l'ha pensata) (31)

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I pellegrini di Dio (33)











....Ma il promotore nostro Bonifacio VIII, sommo pontefice della
sacro-santa- chiesa, siccome era vigile d'indole e pieno di soler-
zia, conservava e raccoglieva tutto nel suo cuore, e, col fatto del-
la sua presenza, mentre non proibiva quell'affollarsi, mostrava che
era accetto e confermava il voto dei venienti.




Né mancò un testimonio vivente del passato che alla presenza
dello stesso pontefice, dichiarando essere trascorsi 107 anni dal
suo pellegrinaggio precedente, aggiungeva di ricordare che il pa-
dre nell'altro centesimo era rimasto a Roma per l'indulgenza fin-
ché bastò quel rustico cibo che aveva portato con sé: il padre gli
aveva detto che, se gli fosse capitato in sorte, cosa che non cre-
deva, non si rifiutasse per pigrizia di essere presente a Roma nel
centesimo venturo.




Disse a noi che lo interrogavamo le stesse cose; che anzi dichia-
rò che in ciascun giorno di quell'anno stesso si poteva lucrare l'-
indulgenza di cento anni, per la quale era venuto appunto pelle-
grino.
Ma che a Roma vi fosse piena cancellazione delle colpe si era
divulgato nella Gallia: ci fu detto che vi erano ancora diocesi di
Beauvais di età sufficiente per ricordare e vi erano pure parec-
chi italiani che ricordavano.




Si intenda che con i relativi oboli c'è la rimessione quasi totale
di ogni colpa per questa e la futura dipartita (il relativo tariffa-
rio è a disposizione della canonica).
Si pensava opportuno il pellegrinaggio alla Basilica del Principe
degli Apostoli per tre giorni a chi voleva godere dell'antico per-
dono del centesimo (si prega di non sostare a lungo sulla gradi-
nata e provvedere per la notte per la sicurezza dell'intera muni-
cipalità grazie.).
(Jacopo Caetani Stefaneschi)