giuliano

sabato 24 febbraio 2018

TURNER (92)














































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Anche Turner pur appartenendo alla nazione dell’acquirente accreditato ed evoluto del quadro di Church non conobbe immediato successo di pubblico quando intraprese una visione, a detta di taluni critici, ‘nebbiosa’ affine ad ‘obbrobriosa’ e troppo ‘macchiata’ privata di qual si voglia nuova impressionistica prospettiva…. Turner, il pittore, percepiva il mutamento dei tempi e di seguito un noto critico d’arte avvertì questo suo istinto questa sua vista nel saper tradurre in Arte ciò di cui lo Spirito quindi la Natura, giacché il pittore rimase sempre un cauto dispensatore di verbo e parola. Turner, il pittore, descrisse e tradusse in Arte ciò che più lo preoccupava e ora ci preoccupa: quella Tempestosa Nuvola che sarà poi annunciata dal suo miglior critico!

...Anche il Turner di cui andrò a narrare l’intuito fu in un certo senso un artista ed interprete della Storia che stava sviluppando la nuova prospettiva della Frontiera scritta nei grandi territori della conquista. Questa la breve premessa la quale introduce nella ‘doppia’ sua essenza non il ‘doppio’ così come abituati a concepire la vita, ma il ‘doppio’ in cui si manifesta ogni prospettiva e non solo quella artistica, ma propriamente quella della Natura osservata, e mi scuseranno i signori professionisti dell’odierna socialità della nuova comunicazione globalizzata se a tutti i loro malesseri preferisco il malessere primo di una Natura oltraggiata. Mi scuseranno tutti i politici che non potranno adoperare al meglio per il loro fine ciò di cui poco e nulla comprendono dandosi inutile affanno per mostrare il proprio e l’altrui orgoglio nella medesima volontà giammai sofferta, solo manipolata. Tutto questo per dire che poco di politico c’è nel mondo osservato e da cui proveniamo e se la Storia fosse scritta da una marmotta fuggirebbe nella tana per non respirare l’aria putrida e colma di catrame là ove un tempo costretta a cedere l’onore della propria pelle ben barattata; o anche la dovesse scrivere un povero e miope pinguino, sarei il miglior paladino della nostra causa comune o fors’anche mi voterei per intero al mondo ‘roverso’ deriso ed umiliato in cui la civiltà è solita specchiarsi per il gesto suo meschino e con lui dividere freddo ghiaccio ed oltraggio, e quante bastonate accompagnate dal letame delle calunnie qual Eretico condividere medesimo cammino abbiamo ricevuto da quell’infame dalla nave sceso… e ben navigato: HOMO EVOLUTO e connesso in nome e per conto della globalizzazione di stato; ma forse non ha capito bene lo Spirito Primo motivo della comune fuga (mia e del pinguino) ed avventura, giacché sceso per medesima conquista ed armato al meglio di quanto la civiltà avanza e prospetta!

In cotal Eretico Viaggio camminiamo a piedi vaghiamo in nebbie giammai alcoliche ma solo quelle che la Natura  concede ogni qual volta ci imbattiamo in ciò che impropriamente viene definto ‘umano’; signori umani ne abbiamo piene e non solo quelle delle vostre scemenze miste a nebbiose calunnie per ciò che dite e di cui non avete corretta Memoria, abbiamo preferito una diversa Storia condita e descritta con un’Eretica Rima quel che ci attendiamo è solo una scatola di legno con su scritto: PERDEREMO.

Ed in questo mare ci è dolce naufragar…

In questo Universo colmo di Spiriti di cui nutrite avversa ossessione ci dissetiamo inneggiando Poesia alla foca o alla cagna mia amica a te concedo la violenza che la Nave (da cui l’albero secolar maestro) comanda per ogni scemenza su questa Terra… distribuita…



A LORO SIGNORI DEDICO TAL BREVE PREMESSA! 




  

Nel 1893 Frederick Jackson Turner lesse a Chicago, ad una conferenza dell’Associazione Storica Americana, una relazione che cambiò il corso della storiografia americana, il modo in cui gli storici intendono le relazioni causali tra gli elementi del passato. L’idea di Turner, che venne chiamata l’Ipotesi della Frontiera, è entrata a far parte del nostro modo di pensare il passato del paese, al punto che oggi sembra di un’evidenza palmare.

Al tempo in cui Turner la presentò era unica e senza precedenti.

Prima del 1893 quasi tutti gli storici pensavano che l’America fosse stata plasmata dal desiderio di separarsi dalle influenze europee, oppure dalle controversie sociali ed economiche che sfociarono nella Guerra Civile. Turner proponeva un nuovo punto di vista, secondo il quale l’America era stata plasmata dalla realtà e dal concetto della sua frontiera occidentale. Il carattere nazionale, così contraddistinto da intraprendenza, spirito d’iniziativa e laboriosità, diceva Turner, deriva dalla comprensione delle esperienze dei suoi cittadini alla frontiera. Quasi tutti gli storici hanno accettato l’ipotesi di Turner e da quasi un secolo continuano a perfezionarla e ad estrapolarla.

L’osservazione di Turner mostrò almeno due cose: la direzione assunta dall’esposizione della storia d’una nazione può essere soggetta a revisione; e i paesaggi in cui si svolge la Storia sono nel contempo reali, cioè profondi nei loro effetti fisici sull’umanità, e non reali, semplici proiezioni, artefatti della percezione umana. Nella Storia del Nord America ciò appare evidente soprattutto nel movimento verso ovest del secolo decimo nono.




…Politici e promotori, direttori di giornali e uomini d’affari discussero accanitamente sulla scelta delle praterie per la destinazione a colture. In gran parte di queste discussioni le tendenze dei politici dei fautori del ‘boom’ e degli oppositori e le astrazioni dei teorici dell’agricoltura contarono più delle testimonianze concrete come i dati sulle precipitazioni piovose o le affermazioni di coloro che abitavano in quelle zone.

…Forse tutto ciò è ovvio…

Nell’era moderna uno dei problemi più irritanti e ironici del’America settentrionale è la promulgazione di leggi e regolamenti, da parte di Washington e di Ottawa, che ignorano grossolanamente gli ambienti cui si riferiscono.

Tutti noi, però, comprendiamo la Terra in modo imperfetto, anche quando ci prendiamo il disturbo di visitarla (in modi propri ed impropri)!

Le nostre concezioni sono condizionate da grossolani falsi preconcetti conditi con presunto acume storico non di meno taluni dicono psicologico; e tutti indistintamente precipitare ed evolvere (almeno così cogitano protendono e pretendono…) verso la frontiera dei desideri!




Il paesaggio fisico è una dimora di Spazio e di Tempo non strutturata, e non è interamente sondabile; ma ciò ci pone necessariamente in svantaggio quando cerchiamo di conoscerlo. Diviene più facile avvicinare i paesaggi se si crede che siano fondamentalmente misteriosi nelle forme e nei colori, nelle varietà della vita, nella qualità tattile dei loro suoli, nel rumore della pioggia violenta che li bagna, nell’odore dei loro fiori… se si crede, insomma, che i paesaggi siano aggregazioni misteriose. Si accorda loro la dignità che si riconosce agli altri misteri della vita (ciò  di cui rilevato e rivelato nella Galleria di Stampe rimembrata, oppure nel quadro di Church: cioè l’oggi [il domani per i due Turner] di questo comune Tempo malato di progresso approdato ad identiche Frontiere; la teoria “dei Turner” è più che valida, ciò tradotto e specificato anche in riferimento alla ‘meccanica quantistica’ la quale di per sé svela i principi della ‘materia’ per ciò di cui propensi nell’osservazione e successiva conquista ci avvicina alla conoscenza e ‘nuova frontiera’: tanto più ci allontaniamo proporzionalmente alla descrizione dell’osservazione ottenuta dalla realtà percepita; allorché ne derivano le considerazioni alla Galleria di Stampe proposte: impossibile attraverso lo schermo della nuova scienza stabilire se la luce della presunta vita dedotta che l’attraversa sia un onda o una particella; impossibile la giusta previsione di intenti stabilire la lingua di un probabile Dio; impossibile affermare secondo le odierne leggi della Fisica e salire sino all’Universo più remoto ed esclamare in qual Tempo: io conosco e vedo; impossibile dire ho seminato il mio Regno in nome della Democrazia per conto di Dio!  Giammai vero…! Anche se là ove non approda la vista nel presunto ingegno posta interviene l’Udito segui l’invisibile Sentiero ed ascolta… un Universo sicuramente più lontano e profondo…)…




In questo contesto ricordo due Pensieri…

Un uomo quando gli chiesi cosa faceva quando visitava un luogo nuovo, mi disse: ‘ASCOLTO’! E’ TUTTO!

Intendeva dire: ‘Io ascolto ciò che sta dicendo la Terra (ma soprattutto cerco di interpretare modi e tempi d’un linguaggio incompreso… aggiungo…)’.

‘Mi aggiro e tendo i sensi per capirla, a lungo, prima di osare pronunciare parola!’.

Era convinto che la Terra, accostata in questo modo rispettoso, gli si sarebbe schiusa.

L’altro pensiero attinge, ancora una volta, all’esperienza dei pittori… Mentre cercavano un’identità diversa dai loro colleghi europei, finirono per concepire la Terra come intrinsecamente potente: affascinante e spaventosa, infinitamente sorprendente e incomprensibilmente ricca, inconoscibile e selvaggia.

‘La faccia di Dio’…

…dicevano!     


(B. Lopez & G. Lazzari simmetrici Sogni Artici in Eretici Viaggi tradotti)















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