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Anche Turner pur appartenendo alla nazione dell’acquirente accreditato
ed evoluto del quadro di Church non conobbe immediato successo di pubblico
quando intraprese una visione, a detta di taluni critici, ‘nebbiosa’ affine ad
‘obbrobriosa’ e troppo ‘macchiata’ privata di qual si voglia nuova
impressionistica prospettiva…. Turner, il pittore, percepiva il mutamento dei
tempi e di seguito un noto critico d’arte avvertì questo suo istinto questa sua
vista nel saper tradurre in Arte ciò di cui lo Spirito quindi la Natura,
giacché il pittore rimase sempre un cauto dispensatore di verbo e parola. Turner,
il pittore, descrisse e tradusse in Arte ciò che più lo preoccupava e ora ci
preoccupa: quella Tempestosa Nuvola che sarà poi annunciata dal suo miglior
critico!
...Anche il Turner di cui andrò a narrare l’intuito fu in un certo
senso un artista ed interprete della Storia che stava sviluppando la nuova
prospettiva della Frontiera scritta nei grandi territori della conquista. Questa
la breve premessa la quale introduce nella ‘doppia’ sua essenza non il ‘doppio’
così come abituati a concepire la vita, ma il ‘doppio’ in cui si manifesta ogni
prospettiva e non solo quella artistica, ma propriamente quella della Natura
osservata, e mi scuseranno i signori professionisti dell’odierna socialità
della nuova comunicazione globalizzata se a tutti i loro malesseri preferisco
il malessere primo di una Natura oltraggiata. Mi scuseranno tutti i politici
che non potranno adoperare al meglio per il loro fine ciò di cui poco e nulla
comprendono dandosi inutile affanno per mostrare il proprio e l’altrui orgoglio
nella medesima volontà giammai sofferta, solo manipolata. Tutto questo per dire
che poco di politico c’è nel mondo osservato e da cui proveniamo e se la Storia
fosse scritta da una marmotta fuggirebbe nella tana per non respirare l’aria
putrida e colma di catrame là ove un tempo costretta a cedere l’onore della propria
pelle ben barattata; o anche la dovesse scrivere un povero e miope pinguino,
sarei il miglior paladino della nostra causa comune o fors’anche mi voterei per
intero al mondo ‘roverso’ deriso ed umiliato in cui la civiltà è solita
specchiarsi per il gesto suo meschino e con lui dividere freddo ghiaccio ed
oltraggio, e quante bastonate accompagnate dal letame delle calunnie qual Eretico
condividere medesimo cammino abbiamo ricevuto da quell’infame dalla nave sceso…
e ben navigato: HOMO EVOLUTO e connesso in nome e per conto della
globalizzazione di stato; ma forse non ha capito bene lo Spirito Primo motivo
della comune fuga (mia e del pinguino) ed avventura, giacché sceso per medesima
conquista ed armato al meglio di quanto la civiltà avanza e prospetta!
In cotal Eretico Viaggio camminiamo a piedi vaghiamo in nebbie
giammai alcoliche ma solo quelle che la Natura
concede ogni qual volta ci imbattiamo in ciò che impropriamente viene
definto ‘umano’; signori umani ne abbiamo piene e non solo quelle delle vostre
scemenze miste a nebbiose calunnie per ciò che dite e di cui non avete corretta
Memoria, abbiamo preferito una diversa Storia condita e descritta con
un’Eretica Rima quel che ci attendiamo è solo una scatola di legno con su
scritto: PERDEREMO.
Ed in questo mare ci è dolce naufragar…
In questo Universo colmo di Spiriti di cui nutrite avversa
ossessione ci dissetiamo inneggiando Poesia alla foca o alla cagna mia amica a
te concedo la violenza che la Nave (da cui l’albero secolar maestro) comanda
per ogni scemenza su questa Terra… distribuita…
A LORO SIGNORI DEDICO TAL BREVE
PREMESSA!
Nel 1893 Frederick Jackson
Turner lesse a Chicago, ad una conferenza dell’Associazione Storica Americana,
una relazione che cambiò il corso della storiografia americana, il modo in cui
gli storici intendono le relazioni causali tra gli elementi del passato. L’idea
di Turner, che venne chiamata l’Ipotesi della Frontiera, è entrata a far parte
del nostro modo di pensare il passato del paese, al punto che oggi sembra di
un’evidenza palmare.
Al tempo in cui Turner la
presentò era unica e senza precedenti.
Prima del 1893 quasi tutti gli
storici pensavano che l’America fosse stata plasmata dal desiderio di separarsi
dalle influenze europee, oppure dalle controversie sociali ed economiche che
sfociarono nella Guerra Civile. Turner proponeva un nuovo punto di vista,
secondo il quale l’America era stata plasmata dalla realtà e dal concetto della
sua frontiera occidentale. Il carattere nazionale, così contraddistinto da
intraprendenza, spirito d’iniziativa e laboriosità, diceva Turner, deriva dalla
comprensione delle esperienze dei suoi cittadini alla frontiera. Quasi tutti
gli storici hanno accettato l’ipotesi di Turner e da quasi un secolo continuano
a perfezionarla e ad estrapolarla.
L’osservazione di Turner
mostrò almeno due cose: la direzione assunta dall’esposizione della storia
d’una nazione può essere soggetta a revisione; e i paesaggi in cui si svolge la
Storia sono nel contempo reali, cioè profondi nei loro effetti fisici
sull’umanità, e non reali, semplici proiezioni, artefatti della percezione
umana. Nella Storia del Nord America ciò appare evidente soprattutto nel
movimento verso ovest del secolo decimo nono.
…Politici e promotori,
direttori di giornali e uomini d’affari discussero accanitamente sulla scelta
delle praterie per la destinazione a colture. In gran parte di queste
discussioni le tendenze dei politici dei fautori del ‘boom’ e degli oppositori
e le astrazioni dei teorici dell’agricoltura contarono più delle testimonianze
concrete come i dati sulle precipitazioni piovose o le affermazioni di coloro
che abitavano in quelle zone.
…Forse tutto ciò è ovvio…
Nell’era moderna uno dei
problemi più irritanti e ironici del’America settentrionale è la promulgazione
di leggi e regolamenti, da parte di Washington e di Ottawa, che ignorano
grossolanamente gli ambienti cui si riferiscono.
Tutti noi, però, comprendiamo
la Terra in modo imperfetto, anche quando ci prendiamo il disturbo di visitarla
(in modi propri ed impropri)!
Le nostre concezioni sono
condizionate da grossolani falsi preconcetti conditi con presunto acume storico
non di meno taluni dicono psicologico; e tutti indistintamente precipitare ed
evolvere (almeno così cogitano protendono e pretendono…) verso la frontiera dei
desideri!
Il paesaggio fisico è una
dimora di Spazio e di Tempo non strutturata, e non è interamente sondabile; ma
ciò ci pone necessariamente in svantaggio quando cerchiamo di conoscerlo. Diviene
più facile avvicinare i paesaggi se si crede che siano fondamentalmente
misteriosi nelle forme e nei colori, nelle varietà della vita, nella qualità
tattile dei loro suoli, nel rumore della pioggia violenta che li bagna,
nell’odore dei loro fiori… se si crede, insomma, che i paesaggi siano
aggregazioni misteriose. Si accorda loro la dignità che si riconosce agli altri
misteri della vita (ciò di cui
rilevato e rivelato nella Galleria di Stampe rimembrata, oppure nel quadro di
Church: cioè l’oggi [il domani per i due Turner] di questo comune Tempo malato
di progresso approdato ad identiche Frontiere; la teoria “dei Turner” è più che
valida, ciò tradotto e specificato anche in riferimento alla ‘meccanica
quantistica’ la quale di per sé svela i principi della ‘materia’ per ciò di cui
propensi nell’osservazione e successiva conquista ci avvicina alla conoscenza e
‘nuova frontiera’: tanto più ci allontaniamo proporzionalmente alla descrizione
dell’osservazione ottenuta dalla realtà percepita; allorché ne derivano le
considerazioni alla Galleria di Stampe proposte: impossibile attraverso lo
schermo della nuova scienza stabilire se la luce della presunta vita dedotta
che l’attraversa sia un onda o una particella; impossibile la giusta previsione
di intenti stabilire la lingua di un probabile Dio; impossibile affermare
secondo le odierne leggi della Fisica e salire sino all’Universo più remoto ed
esclamare in qual Tempo: io conosco e vedo; impossibile dire ho seminato il mio
Regno in nome della Democrazia per conto di Dio! Giammai vero…! Anche se là ove non approda la
vista nel presunto ingegno posta interviene l’Udito segui l’invisibile Sentiero
ed ascolta… un Universo sicuramente più lontano e profondo…)…
In questo contesto ricordo due
Pensieri…
Un uomo quando gli chiesi cosa
faceva quando visitava un luogo nuovo, mi disse: ‘ASCOLTO’! E’ TUTTO!
Intendeva dire: ‘Io ascolto
ciò che sta dicendo la Terra (ma soprattutto cerco di interpretare modi e tempi
d’un linguaggio incompreso… aggiungo…)’.
‘Mi aggiro e tendo i sensi per
capirla, a lungo, prima di osare pronunciare parola!’.
Era convinto che la Terra, accostata
in questo modo rispettoso, gli si sarebbe schiusa.
L’altro pensiero attinge,
ancora una volta, all’esperienza dei pittori… Mentre cercavano un’identità
diversa dai loro colleghi europei, finirono per concepire la Terra come
intrinsecamente potente: affascinante e spaventosa, infinitamente sorprendente
e incomprensibilmente ricca, inconoscibile e selvaggia.
‘La faccia di Dio’…
…dicevano!
(B. Lopez & G. Lazzari simmetrici Sogni Artici in Eretici Viaggi
tradotti)
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