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Ognuno & Nessuno (97)
Ciononostante, seguitò imperterrito a distruggere tutti i disegni del
povero VM, dello snaturato rampollo sui quali riusciva a mettere le mani. Meglio
prevenire, che curare... Dal canto suo, VM lasciava che il padre, così
sprovvisto di intelligenza creativa, sfogasse la sua livida rabbia senza
nemmeno sognarsi di reagire. Inoltre, essendo rimasto un ragazzo molto debole e
di natura cagionevole, stava cominciando a comprendere - proprio sotto la guida
dell’illuminato Korteling -che il primo passo importante nella vita di un vero
artista consiste nel fortificare il propri spirito (e dobbiamo ad Henricus
quest’ultimo e innegabile ruolo che la storia gli conferisce senza ombra
alcuna...). Dunque nel renderlo indipendente, tetragono agli assalti dell’inetto
Henricus, del mondo, e libero dalle costrizioni materiali. La conseguenza di
tale approccio filosofico fu ovvia: VM divenne un lettore onnivoro appassionato. La sua fertile immaginazione
cominciò a nutrirsi di libri, e il suo mondo angusto, ad essere popolato dai personaggi
dei grandi romanzi... Anche perché Henricus, prevedibilmente odiava la letteratura: la
trovava una perdita di tempo, un’aberrazione assurda e infantile.
Compiuti diciott’anni, VM se ne andò a Deft a studiare architettura
all’istituto di Tecnologia dove in seguito agli esami venne sonoramente
bocciato, e quando tutto compreso il matrimonio che nel frattempo aveva
contratto sembrava perduto, un quadro al quale per mesi aveva dedicato giorno e
notte i suoi sforzi – la Cattedrale di St. Laurens, un lavoro che sembrava
scaturito direttamente da una bottega del Seicento – impressionò molto
favorevolmente i membri della giuria, e nella sorpresa generale, VM vinse
l’ambita medaglia d’oro. Nei mesi successivi, VM fece la piacevole scoperta che
i suoi dipinti erano molto richiesti, e che riusciva a spuntare quotazioni
sempre più alte. Anzi era considerato la nuova promessa delle arti olandesi.
…Fu questa in breve 'evoluzione' artistica del falsario…
Si evolse per sete di denaro e per un avverso ‘acume’ verso il mondo da
dove proveniva, il quale si ostinava a non riconoscergli i dovuti meriti (il
che rende VM simpatico ma privo dell’estro di cui falsario maestro…), finché
arrivò a meditare e congeniare - ostile
all’ambiente viscido ed ipocrita dell’arte - che avrebbe ingannato con
raffinata ferocia, dipingendo un ‘falso’ assolutamente indistinguibile da un
capolavoro di uno dei più grandi maestri del Seicento.
E dunque avrebbe creato un Vermeer di cui la critica inaspettato,
insolito, sorprendente – ma quantunque un ‘falso’ – poi, non appena il dipinto
fosse stato accettato ed acclamato come tale, avrebbe rivelato esserne…
l’autore…
…Ciò avrebbe coronato il suo intento: avrebbe, cioè, dimostrato senza
ombra di dubbio il suo genio creativo e allo stesso tempo smascherato
l’ignoranza e l’incompetenza degli odiati critici, studiosi, esperti e
galleristi che erano stati unanimi nel negargli ed attribuirgli i dovuti
meriti… Ma c’era un’altra ragione, molto più profonda, a motivare il progetto
di VM: col tempo, infatti, aveva capito che solo facendo passare le sue opere
per capolavori sconosciuti del Seicento, meglio se firmati da Vermeer, lui –
misconosciuto pittore reazionario – poteva sperare di essere considerato un
genio, apprezzato persino dai suoi nemici.
Se avesse firmato col suo vero nome, sicuramente nessuno si sarebbe
accorto del genio incompreso…
…Fin ad approdare alle famose vicende che lo videro protagonista nel
1945:
Alla fine del 1945, quasi due mesi dopo l’arresto di VM, il caso van
Meegeren esplose e dilagò sulle colonne della stampa. Sin dall’inizio si
levarono polemiche furibonde, e VM venne dipinto come un laido
collaborazionista che aveva intrattenuto rapporti d’affari con Herman Goering. L’infamante
accusa di nazismo prese piede: qualcuno scrisse che VM non avrebbe potuto
mantenere l’altissimo tenore di vita che aveva ostentato durante la guerra se
non fosse stato compromesso con il nemico. Enorme pubblicità venne accordata al
ritrovamento (nella tana di Hitler) di un libro di disegni dello
stesso VM, regolarmente in vendita nelle librerie, che recava la sua
firma e la dedica: ‘all’amato Fuhrer coi miei riconoscenti omaggi’.
Purtroppo per i giornali scandalistici, venne provato che VM aveva
opposto solo la sua firma sul volume: poi il libro era stato acquistato da un
fervente nazista che aveva aggiunto la sua calorosa dedica al Fuhrer. Dopodiché
venne riesumato dall’oblio l’innocuo viaggio a Berlino che nel 1936 VM e Jo
avevano intrapreso allo scopo tutt’altro che subdolo di assistere alle
Olimpiadi. Nessuno si degnò di prendere in considerazione un fatto elementare: se
VM fosse stato davvero un nazista, non si sarebbe certo sognato di appioppare
un falso Vermeer al Maresciallo del Reich.
Comunque, la clamorosa ed imprevedibile confessione del falsario pose
fine a queste speculazioni astratte e deflagrò come una bomba. Il ‘Cristo a
Emmaus’, il capolavoro assoluto di Vermeer, era opera del nazista VM? Si
trattava di una notizia choc. Per settimane i più importanti quotidiani
nazionali non parlarono d’altro. Molti commentatori arrivarono addirittura a
chiedersi se VM non fosse per caso l’autore di ‘tutti’ i Vermeer esistenti al
mondo - se non fosse lui, in un certo senso, il misterioso Jan Vermeer di Deft.
L’incredibile tesi conobbe in breve tempo una vasta diffusione,
regalando al falsario lunghe settimane di orgogliosa felicità. Non ci pare
esagerato affermare che VM gongolava di gioia, assistendo allo stupefacente
spettacolo di un intero paese che lo credeva veramente la reincarnazione di
Vermeer e che si appassionava con morboso entusiasmo alla sua vicenda.
Alla fine, a ogni modo, l’opinione pubblica olandese si divise in due:
chi riteneva VM un delinquente e un ciarlatano, chi pensava che fosse un genio
o un eroe. Dal canto suo VM, una volta presa la decisione di confessare al
mondo le sue gesta, non aveva nessuna intenzione di fermarsi al primo punto
dell’elenco. Ammettere di essere l'autore del solo ‘Cristo e l’adultera’, anche
se la confessione avrebbe potuto essere sufficiente a tirarlo fuori dai guai,
non gli bastava più. Certo avrebbe reso la sua versione dei fatti molto
più credibile, accettabile e facile da confermare, e inoltre lo avrebbe messo
persino in buona luce, rendendolo protagonista di un’azione patriottica fra le
più nobili - rifilare un falso a un odiato caporione nazista.
Ma non era la verità o, almeno, non era tutta la verità.
E VM, adesso, per la prima volta in vita sua, non era più disposto a
mentire, anche se questo avrebbe potuto facilitargli l’esistenza e dire la
verità, invece, produrre conseguenze addirittura funeste. VM, però, bramava la
gloria. Così disse che era stato lui a dipingere il Vermeer esposto al Boymans
Museum di Rotterdam, il Vermeer della collezione van Beuningen e persino il
Vermeer comprato dallo stato olandese in seguito al parere di un prestigioso
comitato scientifico…
…Fu lui in ultima analisi l’incarnato interprete ‘democratico’
(associato a delinquere) vincitore dell’intero sogno della propria ed altrui esistenza a cui il vero Spirito - in cui e su cui - si compie ogni illuminata scelta
ostaggio di una vita (e non solo legislazione) alla galleria ove espressa e
dedotta l’arte del diritto e ove l’arte agognata ma giammai dalla (vera) Natura
riprodotta e creata solo ben recitata e/o falsata… (questo sappiamo ed
annunciamo qual verità accertata….)!!
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