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I Radiolari
Quello che colpisce, oltre alla cura e alla precisione con cui Haeckel
si dedicava alle ricerche, è la sua capacità di non perdere mai di vista i
legami tra i microcosmo e macrocosmo.
Basta citare alcune curiose osservazioni proprio sugli ‘acantari’, quei
Radiolari il cui scheletro è fatto di solfato di stronzio e che un giorno forse
potranno restituirci ‘puliti’ almeno i mari: ‘Gli acantari’, scriveva, ‘si
distinguono per la particolare composizione chimica e morfologica della loro
struttura… i venti aculei che si irradiano dal centro del corpo unicellulare
sono regolarissimamente distribuiti per cui… le punte cadono esattamente in
cinque cerchi paralleli che corrispondono all’equatore, ai due tropici, ed ai
due circoli polari del globo terrestre…’. Le tavole dei Radiolari incise da
Haeckel sono 1.600. Vi si descrivono 4.318 specie, di cui 3.508 nuove e 810 già
conosciute. ‘Ci volevano ancora dieci anni’, dice, ‘e ve ne avrei mostrati
altri mille. Ma per una classificazione completa il tempo che si ha da vivere
non basta’.
Anche le correlazioni nei ritmi della natura non sfuggono al suo
bisogno di interpretare il cosmo in modo globale. Fu lui a formulare la ‘teoria
biogenetica’ secondo la quale l’ontogenesi (l’evoluzione dell’individuo)
ricapitola la filogenesi (l’evoluzione della specie). L’embrione umano, per
esempio, sviluppandosi, presenta la stessa sequenza caratteristiche simili a
quelle dei pesci, degli anfibi, dei rettili e dei mammiferi inferiori. Ed è su
questa legge che si basa in gran parte l’affascinante teoria di un’evoluzione
stratificata delle strutture cerebrali, teoria che apre nuove strade alla
medicina del futuro.
Anche osservando i ‘policittari’, ossia i Radiolari che vivono in
colonie, Haeckel non perde mai il filo di un possibile riferimento all’uomo. Per lui questi esseri
rappresentano dei veri e propri ‘stati di cellule’ e gli appaiono come
l’esempio più riuscito di una organizzazione sociale che in qualche modo
somiglia alla città perfetta degli utopisti. Ma se Platone bandiva dalla sua
Repubblica i poeti, i ‘policittari’ hanno bandito l’amore, neanche il re del
gruppo se lo concede; eppure, la colonia sembra vivere in modo
straordinariamente gioioso, mentre certe civiltà di insetti, nelle quali la
coppia reale è schiava del procreare e le operaie sono sacrificate al lavoro,
danno proprio l’impressione di avere scelto un modello di vita politicamente
sinistro.
Con i modesti mezzi di allora Haeckel arrivò a conclusioni che la
scienza di oggi conferma: quando esaminava le ‘xantelle’, alghe microscopiche
che alcuni Radiolari portano sempre con sé e sembrano monetine d’oro, lo
studioso tedesco capì subito che tra gli uni e gli altri esisteva uno scambio
di cortesie. Le ‘xantelle’, affermava, forniscono ai loro ospiti amidi e
ossigeno e probabilmente li aiutano a digerire, ottenendo in cambio avanzi di
cibo e protezione.
…’La scienza’, scriveva Haeckel, ‘ci insegna che una forma primitiva di
- attività dell’anima – è presente anche negli esseri considerati inferiori: una
somma di percezioni, sensazioni, scelte o ripulse che sembrano volontarie’.
Notava che se i Radiolari finiscono per caso su qualche scoglio, si affrettano
a filarsela.
Sia pure puntigliosamente chino su quei frammenti di microcosmo che
riusciva ad osservare, lo scienziato non perdeva mai di vista l’universale.
Aveva conosciuto e letto Darwin e ormai si sentiva più darwinista di lui, tanto
che l’inglese si era spaventato e gli aveva suggerito un po’ di cautela: si era
accorto che il concetto di evoluzione, per il collega tedesco, andava oltre la
selezione naturale di cui lui (più sommessamente di quanto si pensi oggi) era
diventato il padre putativo.
Heckel fondeva nel crogiuolo della sua mente una serie di teorie e
chiamava tutto darwinismo. Scriveva, studiava, discuteva, filosofava,
insegnava, litigava, coltivava appassionate amicizie. E’ lui che ha coniato la
parola ‘Ecologia’, oggi usata da tutto il mondo, per definire il rapporto tra
gli animali e l’ambiente. Il suo libro ‘L’enigma dell’Universo’ (1899) aveva
venduto subito centomila copie, e perfino il suo editore ne era esterrefatto.
‘Eppure’, commentava Haeckel,
‘non è che un trattato di filosofia, di lettura difficile e di esposizione
tutt’altro che letteraria’.
Nella ‘Morfologia generale’ scritto nel 1866, quando aveva solo 32
anni, aveva dichiarato che ‘là dove comincia la religione finisce la scienza’.
Ma nella ‘Confessione di fede’, più di trent’anni dopo, si ricrede: scopre anzi
che il concetto umano di Dio è troppo basso. E’ come vedere in Dio un
‘vertebrato allo stato gassoso’ che fa, sbaglia, disfa, ricomincia da capo. Dio
si trova ovunque, e questa unità, che lui chiama ‘monismo’, ora è la sua
religione.
Fratelli Radiolari, sorelle meduse, cugini vermi: siamo tutti uguali
per la Natura che ci crea, ci muta, ci ricicla…
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