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Il palcoscenico della vita (1)
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Geografia celeste (un carro senza ruote) (3)
L’attacco gnostico contro la posizione classica scelse questo concetto
dell’alta considerazione del cosmo per una nuova radicale valutazione.
Aveva contro di sé la piena forza della tradizione come abbiamo
descritto, di cui gran parte era compresa nel nome stesso di ‘cosmo’.
Conservando questo nome per il mondo, gli Gnostici ritenevano l’idea di ordine
come la caratteristica principale di quello che si apprestavano [forse non è il
caso di introdurre in questa ‘Perla’ i concetti di entropia… comunque
proseguiamo] a deprezzare. Di fatto, anziché negare al mondo l’attributo di
ordine, essi volsero l’attributo ad esprimere ‘obbrobrio’ anziché lode,
caricando semmai le tinte nel processo.
…Parlando del concetto di ‘fato’ le caratteristiche di ordine, regola e
legge non solo furono lasciate al mondo rivalutato in senso gnostico, furono
anzi accresciute nel loro potere e nella loro influenza sull’uomo, ma mutate
radicalmente nella loro qualità spirituale, nel loro significato, nel loro
valore. Ed è quasi esagerando la divinità dell’ordine cosmico che la si
trasforma nell’opposto del divino.
Anche qui il cosmo è ordine e legge, ma un ordine rigido e nemico, una
legge tirannica e malvagia, priva di significato e di bontà, estranea agli
scopi dell’uomo [ed anche e soprattutto fondamentalmente deleteri per la sua
Anima divenuta quasi un fardello]. Un mondo, quindi, irrimediabilmente svuotato
di contenuto divino aveva un suo proprio ordine: un ordine vuoto di divinità!
Così simmetricamente la svalutazione del mondo si estende alla radice
concettuale dell’idea di cosmo, ossia al concetto di [come si è portati ad
interpretare ed intendere] l’ordine stesso, e lo include con la sua qualità
pervertita in un concetto ora svalutato di universo fisico. In tal modo
il termine ‘cosmo’, con tutte le sue associazioni semantiche, poteva passare
nell’uso gnostico e poteva diventarvi, col segno-valore rovesciato, altrettanto
simbolico quanto lo era stato nella tradizione greca.
…‘Cosmo’ diviene così nella visione della realtà di recente apparizione
un concetto enfaticamente negativo, forse più fortemente negativo di quanto non
fosse stato un concetto positivo nella visione greca, appunto perché fornito di
maggior carica emotiva. Tale concezione negativa è naturalmente
controbilanciata da una positiva, quella della divinità trans-mondana. In
pratica il Dio gnostico e Straniero non è semplicemente estramondo e
sopramondo, ma nel suo significato ultimo ‘contromondano’.
…L’unità sublime del cosmo e di Dio è spezzata, i due vengono separati
e si apre tra di essi un abisso che non sarà mai completamente colmato: Dio e
il mondo, Dio e la natura, Spirito e Natura, fanno divorzio, estranei l’uno
all’altro, persino contrari [certamente per gli ortodossi del filosofico
quanto teologico pensiero questo approdo appare un paradosso, in verità e per
il vero cela un Pensiero molto più profondo circa la Dimensione non rilevata, e
giammai non apparente o ancor peggio senile o limitata conoscenza dell’oggetto,
di cui, come già detto, la Parola non ancora ‘glutterata’ quando la Rima sogna
un proprio ‘verso’].
Ma se questi due sono estranei l’uno all’altro, allora anche l’uomo ed
il mondo sono estranei l’uno all’altro, e questo in termini di sentimento è
molto probabilmente il fatto primario. C’è una fondamentale esperienza di una
frattura assoluta tra l’uomo e ciò in cui si trova situato, il mondo (apparente
delle cose). Ed infatti il pensiero greco era stato una grande espressione
dell’appartenenza dell’uomo al mondo e per mezzo della conoscenza che genera
l’amore aveva cercato di accrescere l’intimità con la sostanza affine di tutta
la natura: il pensiero gnostico è ispirato dalla scoperta angosciosa della
solitudine cosmica dell’uomo, della totale alterità del suo essere rispetto a
quello dell’universo in genere.
Codesta impostazione ‘dualistica’ è alla base di tutto
l’atteggiamento gnostico e unifica le espressioni grandemente diverse, più o
meno sistematiche, che quell’atteggiamento assunse nel rituale e nella fede
gnostica. Quindi, il suddetto ‘dualismo’ tra uomo e mondo postula
come corrispettivo metafisico quello tra Dio e mondo. E’ una ‘dualità’
di termini non complementari ma contrari, una polarità di incompatibili, e
questo fatto domina l’escatologia gnostica. La dottrina gnostica espone una ‘dualità’,
o piuttosto il sentimento che ne è alla base, nei suoi diversi aspetti
oggettivi. L’aspetto teologico sostiene che il divino non ha parte in ciò che
riguarda ‘imperfezione universale di cui la Parola o se preferite il Verbo,
fisico e non: quindi il più probabile e sconosciuto Dio Straniero, è
strettamente al di fuori e giammai rivelato né indicato dal mondo, ed è perciò
lo Sconosciuto totalmente Altro.
Quindi ed ancora, l’aspetto cosmologico afferma che il mondo non è
creazione di Dio ma di un principio inferiore [e nella mia radicale e moderata…,
giammai paradossale e neppure contraddittoria consistenza…, attingo da questo
principio delegando il desiderio o solo il Pensiero ad una Parola imperfetta
circoscritta alla materia, limite e dimensione di cui si sogna il ‘verso’ ed
anche ogni possibile sua quadratura: opera ultima e fors’anche perfetta nella
propria circolare apparenza ed appartenenza: giacché la Rima precede l’intera Poesia in
quanto presiede la conoscenza nell’intimo suo intelletto qual desiderio
superiore al semplice ‘verso’ divenuto strofa della vita… E la segreta sua
musica rimane pur sempre un simmetrico approdo ove l’intera conoscenza si
specchia nel singolo Frammento nel desiderio estraneo, però, all’intera metrica
di cui diletto dell’altrui disprezzo a cui costretto per umano e limitato intento…
E sempre nella deficienza della materia riflesso…], la cui inferiorità
è perversione del divino e le cui caratteristiche principali sono dominazione e
potere.
…E l’aspetto antropologico afferma che l’io interiore dell’uomo non è
parte del mondo, creazione e dominio del demiurgo, ma sta in quel mondo come
totalmente trascendente e incommensurabile a tutti i modi e mondi cosmici di
essere perché è il loro corrispondente trasmondano, il Dio sconosciuto che è al
di fuori.
(H. Jonas, Lo gnosticismo; con brevi interventi del ‘moderatore’)
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