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La
dualità ontologica legata alla concezione della realtà creata, esterna alla
Causa creatrice ma fondata virtualmente nel pensiero dell’Artigiano divino, non
può influire, ben inteso, sull’unità del Verbo nel quale le ragioni esterne
delle creature coincidono con la Ragione unica che presiede alla loro
produzione esteriore.
Nondimeno,
la nostra creazione del Verbo divino, in quanto implica il rapporto con gli
esseri creati, sembra in qualche modo polarizzarsi, senza scindersi in due, in
aspetto esteriore e aspetto interiore, sonoro e silenzioso, della stessa parola
di Dio.
‘Nota’,
dice
Eckhart,
‘che
queste acque (superiori al firmamento) benedicono più perfettamente e più
convenientemente del Verbo di Dio, perché in Lui non cessano di benedire e
lodare in silenzio, senza verbo esteriore e al di sopra del Tempo, il Verbo che
è nel silenzio dell’Intelletto del Padre, il Verbo senza verbo o, piuttosto al
di sopra di tutto ciò che è verbo’.
L’essere
virtuale di tutte le cose nel Verbo divino trae la sua nobiltà dal fatto che il
Verbo stesso sussiste nell’Intelletto del Padre, dove è ‘in silenzio’, non
procedendo al di fuori come Causa produttrice degli esseri creati. Questo Verbo
silenzioso, ‘Parola senza parola’, superiore ad ogni elocuzione, contenente
tutte le parole creatrici, i fiat, ragioni esterne o idee delle creature,
risiede dunque, se non virtualmente almeno interiormente, anche nel silenzio
dell’Intelletto. Benché proceda dal Padre, il Verbo resta nondimeno
nell’Intelletto divino come la ‘ragione’ secondo cui il Padre Lo produce.
Maestro
Eckhart ricorda a questo proposito che la parola greca ‘lògos’ vuol dire in
latino non solo ‘verbum’ ma anche ‘ratio’ […]; invece, le creature, ‘esseri
analogici’, una volta prodotte, si trovano dotate dell’ ‘esse’ esteriore e non
sono più connaturali con il Principio: gli sono inferiori, ‘discendono’ da
Colui che le produce ‘sub principio, non apud ipsum’. Malgrado questa
distinzione tra la generazione che ‘non passa nel non-essere’ e la creazione
che è una discesa dal ‘primum esse’ la processione del Verbo e quella della
creatura a partire dallo stesso Principio, in cui ambedue esistono come
‘ragione’ della loro produzione, si trovano talmente ravvicinate nella dottrina
di Maestro Eckhart, che si vide accusato di professare l’eternità della
creazione.
[…] Se la
prima opposizione, quella dell’essere e del nulla si riferisce all’Esse
considerato sotto l’aspetto dell’Uno come una ‘omnia-unità’, si deve tuttavia
aggiungere che non è la pienezza dell’Essere divino, manifestata nell’Uno o
nell’Intelletto paterno, che si presenta come opposta al ‘nihil’. O piuttosto,
non gli si oppone immediatamente, perché la ‘negazione della negazione’,
espressione negativa dell’Uno, elimina qualunque idea di un non-essere che si
potrebbe opporre all’Essere divino considerato in se stesso, indipendentemente
dalla casualità creatrice.
L’opposizione
DIO-NULLA proverebbe dalla falsa prospettiva di ‘dualità’ nella quale la
creatura vuol porre l’Uno percependolo all’esterno. L’Essere assoluto non è la
contropartita del nulla. Ma all’assenza di ogni essere è legittimo opporre
l’esse come ‘prima cosa creata: a ‘nessuna cosa’ – ‘ogni cosa’, a nihil –
omnia.
Questa
opposizione raggiunge solo indirettamente l’ ‘Essere che è Dio’, nella misura
in cui l’Uno è il principio di totalità negli esseri creati, presente nella
molteplicità degli ‘omnia’.
Il niente
si oppone al numero completo di ‘ogni cosa’, riflesso nella ‘pienezza’
dell’Essere. Il numero, che si addice solo all’essere creato, riceve qui il
senso positivo della totalità degli ‘entia’, è il numero-unità di tutto ciò
che, essendo tra gli ‘omnia’, partecipa all’Uno. Poiché ‘omnia’ si oppone a
‘nihil’, Maestro Eckhart potrà dire, con i ‘ventiquattro filosofi’, che Dio si
oppone al nulla per l’intermediazione dell’essere creato.
Sembra
che Eckhart, sviluppando la 14esima proposizione ermetica, voglia stabilire una
sorta di proporzione tra Dio, l’essere creato e il nulla.
‘Confrontato
a Dio’,
dice,
‘l’insieme
dell’Universo si presenta come il nulla confrontato all’Universo; di modo che
l’Universo, tutto ciò che è, appare come un medio proporzionale tra Dio e il
nulla’.
‘Dio
supera ogni essere creato, come ogni essere creato supera il nulla’.
In
realtà, questa ‘proporzione’ è fatta unicamente per escludere l’opposizione
diretta di Dio al nulla: tale opposizione può aver luogo solo nella prospettiva
dell’efficienza creatrice, dove il ‘nihil’ diventa concepibile come un
‘terminus a quo’ della creazione. In fatti Maestro Eckhart oppone al nulla e
l’essere creato come due ‘termini ultimi’ dell’azione di Dio nella creatura.
Il nulla
non è limite dell’onnipotenza dell’Essere la cui azione, ‘sub ratione’, si
estende a ‘omnia’, ma unicamente al termine iniziale dell’essere creato. Non si
potrà dunque parlare di ‘nihil’ come di una nozione primordiale. È un termine derivato, una nozione concomitante
a quella dell’essere creato, posteriore, per così dire, alla creazione, che
implica, con l’idea di alterità, di dualità, la possibilità di opposizione.
Tutte le volte che si oppone a Dio la creatura come qualche cosa di altro da
Lui, essa appare nella sua nullità ontologica, ciò che rende impossibile la
giustapposizione dell’Essere assoluto a un ‘aliquid’ creato.
Il
‘nihil’ di Maestro Eckhart non è un termine assoluto, direttamente opposto all’
‘Essere che è Dio’: è il nulla delle creature, un nulla che si rivela
unicamente nella relazione tra gli esseri creati e Dio, come il fondo oscuro
del loro non-essere iniziale. La proporzione secondo cui il rapporto tra
l’Universo creato e Dio sarebbe uguale al rapporto tra il ‘nihil’ e l’ ‘ens
omne’ ha dunque un senso negativo. In fin dei conti, vuol dire che niente può
essere opposto a Dio come un altro termine: rispetto a Dio…
(V.
Lossky)
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