Precedenti capitoli:
L'Infinito Dio del 'nulla' (12) & [11]
Per chi 'nulla' avesse compreso
Prosegue con:
Il processo, ovvero,
scrivere la Storia (14/5)
Nel XV secolo infatti, questi ultimi erano matematici dilettanti;
Leonardo da Vinci scrisse una guida al disegno prospettico, e in un aforisma
confluito nel Trattato della pittura ammoniva: ‘Non mi legga chi non è matematico nelli mia princìpi’. Questi
matematici-artisti perfezionarono la tecnica della prospettiva e acquisirono in
breve la capacità di rappresentare in tre dimensioni qualunque oggetto; con
loro le arti non sarebbero più state vincolate a raffigurazioni prive di
profondità.
Lo zero aveva rivoluzionato il campo artistico.
(C. Seife, Zero)
Adopero ‘ortodossa icona’ - alla luce di un duplice e divino intento così come fu all’occhio di Cecco - qual simbolo per enunciare un probabile pittogramma… Per esplicitare, cioè, un concetto riflesso nello specchio della Memoria e ricavarne deduzione logica nell’estensiva ragione e regione ove confinato circoscritto e costretto l’‘irrazionale’ e con lui un più certo e degno concetto simmetrico ed equivalente al divino da ognuno cercato se pur con il microscopio o binocolo della propria micro e macra scienza, in quanto ben disse un fisico di cui la Poesia circa la vita e Dio condensata nella Rima ‘neutra’ d’una infinita vita - Frammento, di una, se pur piccola stella della galassia - tomo e pensiero - ove splende ben più luminosa ‘materia’ brillare al firmamento di una diversa ricchezza e preghiera nell’Opera scorta…
Edificare
gravità – dal cielo al nucleo della sfera - di cui l’Universale Memoria da
quando il Tempo nato conservato e custodito celato o costretto… misurato e
razionalizzato…
(“l’occhio dell’uomo è una semplice macchiolina solare sulla terra, e dell’intero cielo non vede altro che puntini luminosi. Il desiderio dell’uomo di sapere qualcosa di più del cielo, quaggiù non si esaudisce. Egli inventa il telescopio e ingrandisce così la superficie la portata del suo occhio; invano, le stelle restano puntini. Allora egli pensa di raggiungere nell’aldilà quel che quaggiù non può ottenere, di placare infine la sua sete di conoscenza andando in cielo e scorgendo di lì, distintamente quanto rimaneva qui nascosto ai suoi occhi terreni. Egli ha ragione; ma non giunge in cielo perché provvisto di ali per volare da un astro all’altro, o addirittura in un cielo invisibile al di là di quello visibile: nella natura delle cose non esistono ali siffatte. Egli non impara a conoscere l’intero cielo venendo trasportato da un astro all’altro gradualmente, attraverso sempre nuove nascite; non esiste cicogna capace di portare i bambini di stella in stella; se l’uomo rende il proprio occhio un enorme telescopio, non per questo esso acquista la capacità di cogliere le immani distese celesti; il principio della vista terrena non sarà più sufficiente; a tutto egli perverrà invece in quanto, come componente consapevole e ultraterrena del grande essere celeste che lo sostiene, prenderà consapevolmente parte agli scambi luminosi [ed invisibili] di quest’ultimo con le altre [eterne] creature celesti. Una nuova vista! Ma non per noi di quaggiù”. (G. T. Fechner, Il libretto della vita dopo la morte)
Pittogramma
di una sconosciuta vista…
In quanto
nell’irrazionale in cui gravitano dimensioni misure ed orbite della materia la
sua deduzione è prossima ad una ‘aliena’ osservazione e deduzione insita e
posta nella ‘casualità’ di ciò che generalmente è postulata ‘vita’, e con cui,
filosoficamente e non, svelato il suo motivo nel ‘razionale’ - comunque e
sempre ‘cogitato’ ed ‘intuito’ nell’evoluzione propria della teologia che fa
del miracolo un suo pianeta un orbita con cui svelare Dio e principio sebbene osservati annotati e descritti anche dal
‘notaro’ di turno nella volontà in cui definiamo e circoscriviamo una probabile
‘misura’ nel paradosso dell’Infinito e zero - con cui riconosciamo, o se non
altro deduciamo, il limite formale della nostra conoscenza e con questa ‘intuizione’
nell’osservazione estesa fin là dove ‘implode’ la luce nel processo opposto
dell’osservazione - nell’ottica e lente di ogni probabile ‘evoluzione’ ed
inizio…
Quindi progressione dall’1 all’infinito nel ‘positivo’, definendo l’opposto, sottratto e negato ad ogni principio partecipativo in quanto non accertato non visto non misurato nell’ottica in cui nato il numero di ogni stella osservata nell’orbita con cui circoscritta la Natura e Dio… E con questa, nutrimento e principio di ciò con cui intendiamo riveliamo e rileviamo come vita, e con essa la vista, la quale coglie l’illusione di tal mirabile lampo e visione - scomposta nei suoi molteplici aspetti - cogitata sempre e quantunque - dalla progressione del numero - da cui ogni scienza - sottratta però dall’evidenza e consistenza nell’irrazionale posta del vero principio (e Dio) di ciò che non è visto né misurato né fors’anche dedotto… Qual Dèmone e Diavolo (ed anche Gnostico motivo)… sempre al cielo ove splende e riluce ogni galassia e firmamento dalla Genesi dedotto… Ecco così svelato il ciclo ed il ‘neutro’ principio e fine di ciò cui la morte decreta sostanza e sentenza di ciò cui pongo ‘infinita’ Rima nella Poesia (e Fiore) nata…
Qual motto
di vita rovesciando piani e coordinate orbite ed rette fin qui dedotte…
rapportando l’inizio come la fine di ogni vera e limitata comprensione al
numero e dimensione di ogni corpo costretta, e il suo opposto come ciò di cui
la ‘neutra’ e sconosciuta apparente disavventura non rilevata fors’anche solo
dedotta nell’ottica che accompagna Eretica verità svelata qual Dèmone Spirito
ed Anima al contrario della numerata e circoscritta Storia e con essa Memoria…
(giacché è il numero che fa’ di conto contando se stesso di cui il simbolo, sicché il figurato motivo e difficile Sentiero narrato qual ‘pittogramma’ tracciato alla caverna inciso vuol intendere e decretare inizio e fine della parola e con questa del Verbo con cui per sempre svelata la pretesa della vita… Ed infatti chi di opposta Poesia al più [+] di un Teschio troverà la sottrazione [ - ] dell’Infinito e Dio (con cui rilevare materia) e con questo lo zero, donde in verità e per il vero, proviene… Non perché sia ‘nulla’, ma al contrario, il ‘nulla’ di ciò cui nutre verso ciò (simbolo zero cerchio perfetto) …cui approdata l’umana comprensione… Così anche di questo sveliamo il duplice principio nell’ora della sua visione ed intento, se visto cioè al mattino o alla sera di una stessa Poesia di una medesima Opera, qual profeta con cui attraversata la vita da un Buddha fino ad un Cristo…)…
…E se
implosi in codesta natura accompagnati dalla ‘pazzia’ prefigurare certa e
sicura fine là dove la luce non sgorga là dove la comprensione non raccoglie -
nel Secondo confondendo il Primo - siamo pur
certi il quadro nel duplice intento osservato, cioè nella luce mirato,
divenire medesima figura ad una doppia condizione assunta… confondendo cornice
ed Opera… di chi ammirando la cornice e perimetro non scorge il volto celato
dell’intento rappresentato…
Così il mistero di come rilevata la luce alla dimensione e prospettiva di ogni Opera rivelata e vissuta…
Nell’evento
cioè, definito casuale nell’approssimazione di quanto posto come irrazionale…
dalla quale deriverà una più consona immagine alla ‘prospettiva’ evoluta… E se
pur nell’improprio Tempo coniugata di chi il profetico dono, il verbo
accompagnato dall’icona e secolare
sentenza ed implacabile giudizio di chi pensa scorgere sempre motto e araldo
affine alla pazzia… formare l’‘evoluta’ propria Natura ‘evoluta’ ed anche ‘taciuta’…
In quanto ugualmente (oggi come ieri ed
un Tempo) nella materia cogitata prefigurare inquisitore e critico della Parola
per ciò che dal numero deriva ed al numero ritorna…
Sicché
esplicitata e frammentata nella dialettica del numero, appunto, in quanto vero
ed accertato [così come al Tempo di Cecco, ed anche se per questo, precedente a
quello…] che mentre ‘cogito penso ragiono e cerco’ proprio quello fa di conto e
scruta da ugual cielo, come ciò esposto nell’evoluzione di questo…
Il paradosso appare più che esplicitato per questo il nulla taciuto di chi nulla scorto nulla ha detto nulla inquisito di quanto il libero arbitrio costretto al recinto di una rocca ove altra verità non certo diletto oltre il velo di un’apparenza nutrire ben altra vanità e ricchezza…(oggi come ieri ed un Tempo) [sì certo non è propriamente filosofia, dialettica, religione o altro concetto affine, ma povera ed ingannevole opera verso il fine di breve moneta coniata al soldo di un agognato cielo e zodiaco ove l’oroscopo è pur sana certezza di ogni ricchezza del corpo… Le ‘stelle’ hanno solo mutato il corso del Tempo, creando, come ben ammirate, il canone cui distribuite ed alla parabola convenute, medesimo ed invariato ortodosso principio…(hanno solo confuso e barattato Dio e motivo mentre l’Apocalisse bussa alla porta di ogni Elemento sottratto al suo principio…). …Ragion per cui ripetiamo dallo zero e nulla della nostra Opera irrazionale la venuta nel razionale ove il Tempo fermo e con questo il loro Dio che ci maledice!]… Giacché ben altre immagini alla parabola tradotte e trasmesse talché il dono proprio della mente nell’‘Anima Mundi’ da cui alchemica e segreta scienza ad un misero messaggino trasposta di chi globalizzata alla propria limitata Natura progredita e trasmigrata verso altro ed elevato ingegno [se pur il binocolo può scorgere il Tempo la morte prefigura una diversa Natura…, la quale, in verità e per il vero, annuncia un diverso Dio se pur Divino il numero…
L’Eretico
ragionamento pone commento privato per l’appunto di quello…
(Giuliano Lazzari; l'Eretico Viaggio)
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