Questo post dedicato al Papero Donaldo, ovvero, colui che tiene occupati i giornali del Regime a tempo pieno e indeterminato, giacché proprio ed esclusivamente unicamente Lui stesso medesimo Paperone prediletto d’ogni aspirante Paperino non ancora papero miliardario, quale ideatore costruttore-muratore, nonché sommo libero artefice architetto (taluni ci dicono, anche papabile circa il futuro sommo conclave), uno & trino dispensatore ambientale del nuovo piano regolatore globale, o meglio che dico, carcere Federale…
Ad uso civico ed incivilmente eletto da schiere di cemento armato, seppur con il più modesto contributo della sovrana casa-popolare fino alla villetta a schiera, o più disagiata villetta con piscina senza nessun ingombro della pisciata di ogni vicino, secondo le rigide regole del piano quinquennale del partito dell’ortodosso conclave, quale futura grandiosa Cattedrale a cielo aperto, ove Ognuno, (Nessuno escluso, ovviamente, in quanto fuggito come hor hora vi narreremo) potrà pregarlo a tempo pieno e continuato secondo le severe regole del piano tariffario adottato, circa la pace condominiale d’ogni condominio confederato, con portineria annessa e concessa dal divino Amministratore a Mosè patriarca anche sovrano più d’ogni malcapitato illegittimo proprietario, e i dieci comandamenti da esporre nella suddetta bacheca affissa prima dell’ascensore fino alla loggia del paradiso.
Si prega di pagare le mensilità con celerità per non finire nei dovuti sottoscala.
Grazie!
Si potrà anche venerarlo, l’Amministratore Papero e sovrano, nelle ore di vigilata libertà inalata sotto stretta sorveglianza dei fidati secondi secondini, ovvero, prescelti guardiani accompagnati da famigerati templari accompagnati anch’essi da cani siberiani per ogni incrocio fra la Quinta e la gelida via del partito… chiusa al traffico per mantenuta ristrutturazione.
Il famigerato pluridecorato Er Catena l’angelo del vicolo affianco, con la X maiuscola rubata a Malcom morto di schianto, dalla forma semi-arpionata - o uncinata - molto dipende dalla ricaduta prima dell’avvitata salita vicino al cratere della parabola della luna; narrerà talune labirintiche parabole della Bibbia, allorquando l’ortodosso patriarca custode del Verbo, nel vicolo opposto, anch’esso si accingerà ad annunziare l’Apocalisse prossima ventura, quando non risparmierà Nessuno dalla prematura morte senza sepoltura, negli orari di apertura, escluso il Sabato allorquando si prega e mai più si lavora, l’occhio vigilerà affinché Ogni comandamento sia rispettato e la preghiera compia il proprio miracolo per ogni isola ove si dimora!
Nei tempi supplementari, o famigerate piazzette laterali edificate con nuove piantine non ancora accatastate secondo il nuovo piano urbanistico, viene soppressa ogni Libertà di Parola Pensiero e Libera Idea a doppio senso veicolare e circolatorio di marcia, calcolata dalla massa ridistribuita in piani uncinati della Ditta moltiplicata per il reddito pro-capite comprensivo della summa del dazio in uso fuori e dentro l’isolata vigilata isola pedonale appena detta.
Chi infrangerà gli ultimi comandamenti, o supererà il muro del suono conferito dai cani da caccia nelle hore di svago e libertà tenuti a guinzaglio e senza museruola, sarà destinato all’isola pedonale della Cayenna, comunque ai più fortunati sarà garantita, e quindi destinato, ai bagni penali di Alcatraz con vista esclusiva sulla baia.
Il pedonale Diritto potrà essere (ri)acquistato solo dopo esser stato usurpato dal nuovo divieto di transito adottato, secondo le rigide regole della motorizzazione civile che impone fuori strada per Ognuno, Nessuno escluso ovviamente in quanto vaga a piedi, e taluni dicono scalzo ed oltretutto senza né pick né up da scaricare nelle esclusive piazzette di sosta, moderne oasi di piacere ove si potrà godere dell’oro della vita, l’essenza dell’abbondanza, il sangue della Terra!
Il nettare, quale Elemento del sano e decoroso progresso, inalato a pieni polmoni e distillato fra i vari azionisti, per i dividenti dei dipendenti, o anche tossicodipendenti, sarà possibile acquistarlo anche in nuova polvere concentrata comprensiva del brevetto in uso, cosicché da essere consumato direttamente in vena, la vena del duraturo genio del progresso, che sfreccia e corre dalla creatività d’Ognuno fino al Cima del Monte, Nessuno escluso ovviamente, in quanto l’ultima Croce posta al crocevia demolita per la nuova Parabola della Ditta!
Hoffa & Soci si occuperanno delle dovute tessere sindacali affinché ad Ognuno venga garantita la dose giornaliera!
Non stupitevi di questa mirabile costruzione… dicevo, all’inizio del Rigo quando Er Catena fa il suo ingresso, Alcatraz il noto bagno senza penale alcuna sarà da lui promesso & concesso, affinché Nessuno più fugga dall’Isola Promessa accompagnato da noti malfattori in odor di democrazia….
Per ovvie RAGIONI più consone ad ogni prigioniero di questo ignobile progresso, vi raccomandiamo questa breve parabola con il consiglio di farne buon uso…
La cella si trovava nella sezione di quarantena e lui sarebbe rimasto lì per una o due settimane, finché non gli fosse stato assegnato un incarico.
I detenuti consegnarono il loro solito cambio di vestiario: un altro cambio di vestiti, da lunghe mutande di cotone a pantaloni e camicia di jeans, grigi con macchie di bianco; altre cinque paia di calzini e un grande fazzoletto che sembrava strappato da un lenzuolo blu; una porta di sicurezza e una tazza da barba; una tazza di latta; un tagliaunghie; uno specchio; un asciugamano; uno spazzolino da denti e polvere dentifricia; un materasso e una coperta, due lenzuola e una federa. Un istante dopo che l’agente se ne fu andato con i detenuti, la porta della cella si chiuse a chiave. Tutte le celle venivano aperte e chiuse, singolarmente o in gruppi fino a quindici, dalle guardie ai box di controllo manuali alle due estremità di un blocco.
Frank Lee Morris, ladro di banche e artista della fuga, era in piedi davanti alla sua cella, con lo sguardo fisso sul pavimento lucido del corridoio. Era solo, ora, per la prima volta da quando aveva lasciato Atlanta per scontare i suoi ultimi dieci anni in quella prigione di massima sicurezza di Alcatraz. E massima sicurezza è la parola giusta. Dal momento in cui era sbarcato al molo fino a quando non aveva raggiunto quella cella, ovunque si voltasse c’era una guardia. In tutti gli istituti che, una volta o l’altra, aveva chiamato casa, non aveva mai visto così tanti agenti di custodia.
Il suo modo di fare aperto dava l’impressione di un interesse disinvolto, ma qualunque cosa il suo sguardo posasse, per quanto fugace, quell'oggetto – uomo o cosa – veniva immediatamente, sapientemente inquadrato. Aveva la capacità di un computer di acquisire e memorizzare dettagli, infiniti dettagli.
Silenzioso e pacato, Morris era essenzialmente un solitario, un recluso in mezzo alla folla. Eppure, in apparenza, appariva affabile e collaborativo. A volte sembrava persino fare una timida allusione alla fratellanza. Queste rare manifestazioni di cameratismo potevano essere solo la patina di mezza vita di socievolezza forzata, al passo con le mandrie carcerarie; oppure potevano essere i patetici e soffocati desideri di una profonda solitudine interiore.
Distolse lo sguardo dalla contemplazione di Broadway, luminosa come uno specchio, e osservò attentamente la sua nuova casa, larga un metro e mezzo e lunga due metri e mezzo. Il muro posteriore era di cemento, le pareti laterali, di lamiera d’acciaio. Solo la parte anteriore sbarrata lasciava passare luce e aria.
Afferrò uno dei corti e spessi montanti tra le robuste traverse. Non sapeva che quelle barre verticali – anime di cavo incastonate nella più resistente lega d’acciaio – avrebbero presumibilmente resistito alla sega o alla lima più tenace, ma non aveva bisogno di saperlo: davano la sensazione di essere resistenti.
Osservò gli arredi.
Una branda d’acciaio ripiegabile contro il muro correva lungo il lato destro. Ai suoi piedi – o alla sua testa, se le luci della cella disturbavano il detenuto – c’era il water, senza coperchio né sedile. Fissati alla parete opposta c’erano due ripiani pieghevoli in acciaio, a livelli separati, utilizzabili come seduta e piano d'appoggio o scrivania. Sulla parete posteriore sinistra c’era un lavandino con un unico rubinetto per l’acqua fredda; sopra di esso, a un’altezza di un metro e mezzo e uno e mezzo, correvano due ripiani in legno per gli effetti personali, e sotto di essi, pioli di legno per appendere i vestiti.
Il suo sguardo vagabondo individuò un oggetto vicino alla base della parete posteriore, a destra del lavandino: una griglia metallica di ventilazione. Troppo piccola – circa quindici centimetri per venticinque – per passarci attraverso, anche se fosse stata possibile staccarla, e una rapida ispezione rivelò che era saldamente ancorata al cemento. Dal momento in cui un detenuto mette piede sul molo di Alcatraz, secondo le guardie, ha un pensiero fisso: come uscirne. E la complessità fisica della prigione, le porte che bloccano l’intricato passaggio d'ingresso, la molteplicità di guardie, la solidità dei muri e delle sbarre, la sicurezza soffocante della cella si sommano, per il nuovo prigioniero, a un’unica disperata domanda: come si può, in nome di Dio, uscire da qui?
Frank Lee Morris, il giovane tranquillo e cortese dai bei lineamenti, avrebbe trovato una risposta; nessun giornale aveva riportato il suo arrivo, ma se ne sarebbe andato in un tripudio di striscioni in prima pagina. E così facendo, avrebbe messo in discussione l’esistenza stessa del carcere di massima sicurezza federale di Alcatraz.
Fred T. Wilkinson del Federal Prison Bureau, che era direttore ad Atlanta quando Morris era lì e lo conosceva bene, ne descrisse brevemente il carattere all’Associated Press:
‘Morris è tranquillo e molto intelligente. Non è incline alla violenza impulsiva. Soprattutto, è un pianificatore. L’intera operazione sembra tipica del suo genio’.
Morris, condannato a dieci anni per rapina e possesso di marijuana, e un compagno di cella, William Martin, facevano parte di una squadra di lavoratori che tagliava la canna da zucchero e la trasportava al mulino del carcere. Verso le quattro di un sonnolento pomeriggio di fine aprile del 1955, scomparvero.
Il direttore Maurice Sigler ha dichiarato:
‘Non sappiamo come siano riusciti a fuggire’.
I segugi condussero i soccorritori fuori dalla riserva, fino al ciglio della strada vicino all’abitazione di un contadino nero, che quella notte tornò e trovò la legge ad attenderlo sulla soglia. Sì, aveva raccolto due autostoppisti bianchi e li aveva fatti scendere in una raffineria di petrolio alla periferia di Baton Rouge.
Durante l’interrogatorio, il direttore associato, che continuava a lanciare occhiate con evidente fascino a un punto del fascicolo, alla fine osservò:
‘Morris, sei piuttosto intelligente, più intelligente della maggior parte delle persone. Ti ha portato fuori da altri posti, ma lascia che ti dia un consiglio amichevole: tutto ciò che ti porterà qui sarà la perdita del tuo tempo libero, forse altro tempo aggiunto. Se sei intelligente come si dice qui, capirai cosa intendo. Non darci problemi, non te ne daremo nessuno. Okay?’.
Allungò la mano. Morris gli lanciò un’occhiata seria, disse ‘Okay’ e gliela strinse. Il vicedirettore se ne andò.
L’oggetto che aveva suscitato tanto fascino era: QI 133. Non un genio, QI 140, ma un detenuto di intelligenza superiore.
Nebbia e marea sono le maglie che più spesso intrappolano gli evasi da Alcatraz. Possono sguazzare in una fitta nebbia, perdendo ogni senso dell’orientamento; e una rapida corrente può trascinarli attraverso il Golden Gate, verso il mare aperto. Da questo punto di vista, la fortuna è stata dalla parte del trio Morris. Al momento della partenza, la nebbia era alta, la visibilità buona; e durante quella notte dell’11 giugno 1962, la bassa marea al suo apice era di soli 2,2 nodi, circa due miglia e mezzo all’ora.
Come al solito, la fuga diede inizio a una caccia febbrile, via aria, via mare, via terra.
I soldati del Presidio di San Francisco, carabine in pugno, perlustrarono ogni angolo di Angel Island, senza trovare alcun indizio. Per settimane, ogni furto con scasso e rapina nella California settentrionale fu attentamente controllato, ma nessuno di essi ricondusse ai fuggitivi, che avrebbero avuto bisogno di cibo e di un cambio d’abiti.
Le guardie che avevano prestato servizio sotto i direttori Johnston e Swope ricordavano una vigilanza simile. Una di loro descrisse il turno di notte, da mezzanotte alle 8 del mattino:
‘Facevo i giri ogni venti o quaranta minuti. Dovevi stare all’erta: il tenente ti teneva d’occhio. Alcuni prigionieri dormivano con la testa sul davanti; altri, infastiditi dalle luci delle celle, con i piedi sulle sbarre. Era importante conoscere le loro abitudini del sonno: si capiva che c’era Pete dalla posizione o dal russare. Spesso facevo il giro, sbirciavo in una cella e pensavo: “Hmmm, George non si è mosso”. Cercavo un segno di respiro, oppure allungavo la mano e tiravo la coperta per farlo muovere’.
‘Cosa sospettavi? Un manichino?’
Il direttore Blackwell e il socio di Bennett, Wilkinson, che volarono da Washington dopo la fuga progettata da Morris, avevano una teoria diversa e piuttosto sorprendente. Invitarono dei giornalisti per una spiegazione ufficiale dell’evasione: perché tre detenuti fossero riusciti a scavare una via d’uscita dall’inespugnabile Alcatraz con dei cucchiai. (Ai giornalisti non fu mai detto dell’accessorio per tagliare le unghie e la loro richiesta di vedere i cucchiai fu respinta)
Fu in seguito scoperto che i detenuti in oggetto non erano soliti nutrirsi di selvaggina, o carne scelta, come la macelleria della prigione raccomanda e ordina per la dieta imposta dallo Direttore!
Blackwell concordò:
‘Il cemento non si stava sgretolando, ma c’era un po’ di erosione. Si sarebbe potuto sgretolare con i cucchiai’.
Aveva parole di ammirazione per il talento artistico del trio:
‘I manichini sembravano davvero realistici. I volti erano dipinti color carne’.
La mattina dell’evasione, Dollison ammise che i detenuti ‘ci lavoravano da molto tempo, almeno sei mesi’, e Blackwell, di ritorno dalle vacanze, concordò:
‘Con i cucchiai ci vuole più tempo che con un martello pneumatico. Avrebbero potuto volerci mesi’.
Tuttavia, il direttore insistette sul fatto che non vi era stata alcuna interruzione della custodia. Disse che le guardie effettuavano controlli orari dei letti durante la notte e perquisizioni periodiche della prigione, sebbene non ricordasse, a memoria, quando le celle dei detenuti evasi fossero state ispezionate l’ultima volta.
Wilkinson disse, con un tono un po’ malinconico:
‘Morris e gli Anglin non sarebbero usciti lunedì sera se domenica fossero stati trasferiti in celle nuove. Tutto il tempo che avevano impiegato a prepararsi per la fuga sarebbe andato perso’.
Blackwell disse:
‘Dovete ricordare che l’agente effettua il conteggio di notte, con una luce molto soffusa. Deve essere soffusa perché i detenuti possano dormire’. (I detenuti spesso leggono fino a oltre mezzanotte, alla luce della cella).
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