domenica 30 dicembre 2012
PRIMA VISITA: IL JEU DE PAUME
Gli impressionisti furono veramente attratti dalla sensazione immediata,
dalla comunicazione della verità senza veli, percepita dall'occhio dell'-
artista ed espressa senza preconcetti o ripensamenti.
Quando i pittori che in seguito entrarono a far parte del gruppo, tenta-
rono d'imporsi negli anni sessanta, l'ultima decade del Secondo Impero,
il realismo si era già stabilito come una corrente opposta allo stile acca-
demico convenzionale in auge presso la giuria conservatrice e dogmati-
ca dei Salon.
Questo impulso verso un punto di vista meno convenzionale coinvolse
anche artisti di temperamento profondamente conservatore. Esempi in-
teressanti si trovano nelle prime opere di Degas, come 'La famille Bel-
lelli' datata tra il 1858 e il 1860, in cui si nota un nuovo atteggiamento
nei confronti della composizione, ispirato evidentemente dalla fotogra-
fia, una delle tante invenzioni del periodo che avrebbe rivoluzionato
completamente la percezione del mondo.
Gli impressionisti furono i primi artisti a dimostrarsi sensibili ai cambia-
menti. Nel 1839 l'annuncio che Daguerre aveva perfezionato la sua inven-
venzione, scatenò un entusiasmo immenso, poiché la borghesia del XIX
secolo aveva già anticipato, e con una certa impazienza, la diffusione del-
l'intero processo di fabbricazione delle immagini.
Ciò che affascinava i primi appassionati di fotografia non era semplice-
mente il fatto che la natura poteva ritrarre sé stessa (l'obiettivo veniva
considerato un mezzo totalmente oggettivo di riprodurre la realtà), ma
anche il fatto che la lastra fotografica si impadroniva della realtà con una
fedeltà e attenzione al dettaglio fino allora irrealizzabile.
Il colore era la sola cosa che mancava alle prime fotografie e non era
omissione da poco.
La natura del colore e il modo in cui l'occhio lo percepisce, attrasse la
curiosità scientifica del XIX secolo e gli impressionisti furono i primi a
sfruttare le scoperte della scienza. I teorici conclusero che l'intera gam-
ma di colori deriva in realtà da poche tonalità pure che si fondono otti-
camente sulla retina.
Spinti dal desiderio di verificare questa teoria, gli impressionisti dipen-
sero con piccoli tratti di colore puro che si fondono e creano la tonalità
voluta solo quando lo spettatore si pone a qualche passo dalla tela.
Per riprodurre fedelmente la percezione dell'occhio, secondo gli impres-
sionisti i quadri dovevano essere eseguiti, per quanto possibile, all'aper-
to alla presenza del soggetto stesso.
A questo punto si potrebbe pensare che l'Impressionismo sia una pura
scuola di paesaggio, e in realtà, come può (o poteva...) constatare chi
visita il Jeu de Paume, i paesaggi predominano.
E alcuni membri del gruppo, in particolar modo A. Sisley, non produssero
nient'altro. Può sembrare insolito cominciare uno studio dell'Impressioni-
smo con Sisley invece che con rappresentanti significativi e importanti
come Manet e Monet, ma in realtà c'è una ragione.
L'inondation à Port Marly, una delle più belle opere di Sisley, dipinta nel
1876, mostra lo stretto legame fra l'Impressionismo e i precedenti pae-
saggisti all'aperto, come Corot.
La casa a sinistra è nello stile di Corot, anche se la distesa d'acqua è tratta
in modo meno dettagliato e più luminoso. Le Brouillard di Sisley, realizzato
due anni prima nel 1874, proprio per il tema, indica a quali estremi potesse
arrivare la concezione impressionista del paesaggio.
A prima vista il quadro sembra mancare di struttura, una successione capric-
ciosa di punti variamente colorati, ma la tela non raffigura un luogo preciso,
è invece un tentativo di captare un particolare effetto della luce.
La località del quadro è irrilevante, e così pure il tentativo di attribuire
a esso un contenuto intellettuale contrapposto alla sensazione fisica.
Questo modo di pensare doveva essere portato alle estreme conseguen-
ze da Claude Monet verso la fine della sua vita. Una delle sue innovazio-
ni consisteva nel dipingere ripetutamente lo stesso tema.
Ci sono lunghe serie di quadri dedicati alla facciata occidentale della cat-
tedrale di Rouen, a mucchi di fieno, alle ninfe del giardino che Monet si
era creato a Giverny.....
(E. L. Smith, Introduzione all'ex Museo degli Impressionisti di Parigi,
Ed. Electa 1985)
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