domenica 30 dicembre 2012
SECONDO PIANO QUARTA SALA (trova il numero sulla guida...)
Vi ho dimorato anche io per molto tempo (lì al Jeu de Paume).
I miei occhi affranti hanno accompagnato tutti quei visitatori curiosi,
ammirati, entusiasti.
Li ho scrutati per tanto tempo, convinti di studiare un dipinto,
non sanno di vedere l'infinito.
Convinti di analizzare il 'tratto', o di interpretare un 'cenno nascosto',
...o distratto, inosservato, che dia una chiave di lettura diversa,
...per ciò che fui nominato...pazzo....
Non sanno per il vero che li sto scrutando.
Non vedono l'occhio inorridito di chi dal mondo
è per sempre fuggito.
Guardano l'orecchio, dopo quando me lo fui tagliato,
non per un amore strano,
ma per l'arte di un 'pazzo' che Dio ha comandato.
Ritrovarsi su questa terra e fuggire per campi e vento,
a catturare i colori,
e mostrare il mondo così come Lui lo vede,
non è cosa da poco,
non è preghiera del prete o fedele,
lode al Signore,
inchino sull'altare.
E' tremare al freddo di un Dio
che al mondo non sa più pregare,
e la preghiera ora dipinge
su un campo di ortiche,
che fu la corona per tutte le sue fatiche.
Se poi furono girasoli, mulini, strane stanze,
contadini e altri panorami, libri e dottori stanchi,
è perché la vita volli di nuovo amare,
per poterla sempre incorniciare e mostrare a tutti,
ora che mi guardano.....
che la stessa fine ho ritratto
se pur 'parabola' non ho narrato.
Volli provare a mutar la 'parola' in tratto strano
perché ci furono quelli che per sempre l'hanno intesa
e dicono anche capita,
poi, invece, altri vi lessero un altra fine,
ed ancora ...coloro che interpretarono un diverso significato,
ed alla fine, se pur profeta nel bene arrecato,
colsi ortica su quel campo seminato.
Così volli provare a confessare il dolore immane
che si prova a navigare in codesto mare.
I tratti, son per questo così diversi,
non perché è la mia mente che vacilla....
...in mezzo a tutta questa gente ben nutrita,
ma bensì perché non navighiamo sullo stesso mare.
Forse vorrei sussurrarlo all'orecchio,
proprio di quello,
che ora mi guarda così ammirato,
sono io lo Straniero,
non te con il tuo accento,
l'occhio fiero, ed il fazzoletto a portata di mano
per asciugare il calvario di quel tratto che osservi
e una lacrima che scende ...piano;
una pennellata distratta mentre mi sudava la mano;
un occhio lucido che inganna la vista;
un freddo in quella stanza che illumina un'altra vita;
un tremore e un fremito improvviso;
tutto il vento che ho catturato
mentre gli altri per 'pazzo' mi coloravano.
Un brivido e un nulla come un'isola improvvisa,
se pur la sala è piena,
era la notte davanti alla mia preghiera,
che vista su il mondo ....era.
Molte volte mi sono ritratto,
per vedere tutti i volti come tanti girasoli,
mi girano attorno,
li scruto non visto,
come un segreto mai rivelato dalle tante vite
che in segreto....ho dipinto e raccontato,
mutando la parola detta e non detta,
che mai sapeva di peccato,
ma dal mondo fu trascinata fin dentro un cortile,
...che aspettava solo...la fine....
Piansi anch'io....davanti ad un quadro...
e fin dentro una stanza l'ho trascinato,
per taluni fu un inutile calvario,
ma ora in quell'occhio lucido
che inganna di nuovo la vista,
abbiamo scoperto il nostro eterno .......sudario....
(la vita è bella come quel quadro ...narrato...).
(Giuliano Lazzari per Vincent)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento