giuliano

sabato 28 settembre 2013

GENTE DI PASSAGGIO (70)










































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Da Trento a Merano







Stetti la notte in Trento e la mattina cavalcai per tempo....
E mi bisognò andare a desinare a uno luogo detto Monti,
distante da Trento ben quattro miglia, che sono venti delle
nostre, perché vi erono molti luoghi vessati di peste.
Raggiunsomi la mattina pel cammino dua gentiluomini, che
ancor loro andavano dallo Imperatore: l'uno era mandato
dalla donna che fu del Re Federigo di Napoli, el quale ave-
va nome Messer Luca Buonfini; l'altro, che si chiamava
Borso da Mantova, andava per commissione delli signori
Lodovico e Federigo da Bozzole, che sono di casa Gonza-
ga.




Accompagnammoci insieme e ci posammo per desinare al-
l'osteria sopradetta, la quale era presso all'Adice e nuova e
pulita; ma in quella non trovammo altri che una fanciuletta
d'anni quattordici.
E, volendo desinare, non potemmo avere altro che uova
sode ancora che fussi domenica; il vino era assai buono. E
noi mangiammo fuori al fresco sotto una pergola di melo,
come s'usa in Alamagna, quando giunse quivi el cavaliere del
capitano di Trento che andava uccellando et, ancorché fussi
tedesco, parlava molto bene italiano.




Dolemmoci con lui che il primo alloggiamento che avammo
fatto in terra tedesca c'era riuscito assai cattivo. Lui disse:
"Non vi meravigliate di questo, perché l'oste qui suole tene-
re chi va a torno molto bene, ma li è accaduto a questi gior-
ni uno infortunio per il quale è suto necessario partirsi di qui
con la famiglia, altrimenti saria capitato male".

(G. Osti, Attraverso la regione trentino-tirolese nel Cinquecento)













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