giuliano

venerdì 20 settembre 2013

L' INFORME (2)














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L'informe (1)









- Del medesimo rabbino si dice anche che sia stato invitato
alla cittadella dell'imperatore per evocare, rendendole visi-
bili, le ombre dei trapassati,
interloquì Prokop,
- e ci sono degli studiosi moderni che affermano che sia ri-
corso a una lanterna magica.
- E già, non c'è spiegazione per quanto balorda a cui la gen-
te non batte le mani,
proseguì imperterrito Zwakh.
- Una lanterna magica! Come se l'imperatore Rodolfo, che
per tutta la vita seguì attentamente tali cose, non dovesse
avvedersi alla prima occhiata di un trucco così grossolano!
Logicamente ignori a che cosa si possa ricondurre la leggen-
da del Golem, sono però sicuro che qualcosa un essere che
si aggira in questo quartiere e che non può morire, si ricon-
nette a tale leggenda.
Di generazione in generazione i miei antenati hanno abitato
qui, e nessuno quanto me può vantare tanti e così lontani ri-
cordi, ereditati e diretti, circa il periodico apparire del Golem.




Zwakh cessò a un tratto di parlare, si sentiva che i suoi pen-
sieri riandavano ai tempi lontani. Così come stava seduto al
tavolo, con la testa reclinata all'indietro, al lume della lampa-
da, le sue guance rosse e giovanili contrastavano singolarmen-
te col bianco dei suoi capelli, e mi trovai senza volerlo a para-
gonare i suoi tratti con le maschere delle sue marionette, che
tante volte mi aveva mostrato.
Strano, quanto a quelle figure di legno assomigliasse il vecchio!
L'espressione era la medesima, medesimo il taglio del viso!
Sentii dentro di me che ci sono cose su questa terra che è scrit-
to non si separino le une dalle altre. E come volsi il pensiero al
semplice destino di Zwakh, mi parve insieme irreale e mostruo-
so che un uomo come lui, che pure aveva goduto di un'educazio-
ne superiore a quella dei suoi genitori e avrebbe dovuto diven-
tare un attore, avesse improvvisamente potuto ritornare alla
misera cassetta delle sue marionette e battere daccapo fiere,
continuando a far fare a quegli stessi pupazzi, con i quali i suoi
avi si erano guadagnati miseramente da vivere, le loro goffe re-
verenze, rappresentare quelle loro esperienze trasognate.




Compresi come egli non potesse staccarsene; vivono esse del-
la medesima sua vita, e quando ne era lontano gli si trasforma-
vano in pensieri (i suoi pensieri) e prendevano stanza nella sua
mente, rendendolo irrequieto e febbrile, sì che prese la decisio-
ne di tornare.
Per questo ora le tiene (le marionette) così amorosamente ed
è così orgoglioso di tutti quei fronzoli e lustrini di cui le veste.
- Zwakh, non vuole continuare il racconto?
domandò Prokop al vecchio, guardando con aria interrogati-
va Vrieslander e me per accertarsi che lo desideravamo anche
noi.
- Non so proprio da dove cominciare,
disse il vecchio esitando,
- la storia del Golem è difficile formularla. Come prima dice-
va Pernath: di sapere esattamente qual era l'aspetto di quello
sconosciuto, e tuttavia di non riuscire a dipingerlo.
Ogni trentatré anni all'incirca si ripete nelle nostre viuzze un av-
venimento che in se stesso non ha proprio niente di particolar-
mente allarmante e tuttavia riesce a propagare uno spavento
per il quale non si possono trovare né spiegazioni né giustifica-
zioni.........

(G. Meyrink Il Golem)









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