giuliano

martedì 2 ottobre 2018

CAVATI DAGLI ALBERI (24)












































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Alberi (&) Cavi (23/1)

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Gli avvoltoi (25/6)














In un piccolo villaggio inglese, la stazione era il punto di riferimento della campagna intorno, la linea vitale per raggiungere la civiltà. Era una piccola costruzione di mattoni rossi con quattro finestre e una porta che dava sui binari. Al centro c’era una nera e panciuta stufa di ceramica. I treni passavano solo due volte al giorno: a mezzodì e alle quattro di notte.

Un giovanotto aveva lasciato Londra in un pomeriggio d’autunno e viaggiava verso questo remoto villaggio per andare a trovare una zia malata. Anche se non la vedeva da anni, era la sua unica parente viva e si sentiva in obbligo di fare quel viaggio. La sera prima era partito da Victoria Station e aveva viaggiato per la maggior parte della notte, un po’ annoiato e inquieto per quel tragitto che sembrava interminabile. Più si allontanava dalla città e più desolati diventavano la campagna e i villaggi sparsi intorno. Quando alla fine raggiunse la sua destinazione, poco prima dell’alba, fu il solo passeggero a scendere a quella fermata solitaria e scomoda. Aspettava qualcuno, forse un amico della zia, che venisse a prenderlo. Si ricordava che il villaggio era almeno a due miglia di distanza, accessibile solo per un sentiero impervio e mal segnalato. Il pensiero di percorrerlo al buio da solo, anche se la luna era piena, non lo tentava più dell’idea di entrare nella stazione vuota e buia.

Si sentiva addosso una vaga sensazione di inquietudine, mentre andava avanti e indietro lungo il binario deserto, cercando di decidere se recarsi da solo a casa della zia o stare fermo là e sperare che qualcuno gli venisse incontro. Mentre guardava impaziente nel buio, le nubi si ispessirono; con loro giunse anche il gelido vento del nord e un banco di nebbia così fitto e denso, che la luna piena sopra l’orizzonte rapidamente scomparve. Il giovane si guardò intorno nella stazione deserta, sperando di trovare un impiegato. Nessuno. Dall’alta cima su cui l’edificio era costruito, guardò nella valle celata e si chiese il perché di tutto quel buio: anche se erano le ore piccole doveva ben esserci una luce che brillava nella nebbia, fosse anche in un solo cottage.

All’improvviso ai suoi piedi ci fu un riflesso di luce. Mani invisibili avevano acceso una lampada. Dentro la stazione c’era qualcuno.

‘Che bello’,

pensò.

Ora la notte era più fredda e lui rabbrividiva dentro il cappotto. Il fuoco era quello che ci voleva e un po’ di compagnia, mentre aspettava, avrebbe fatto passare prima le ore che mancavano all’alba o fino a quando qualcuno non fosse arrivato a prenderlo.

Tornò sui suoi passi ed entrò nella stazione. Un fuoco scoppiettava nella stufa, cosi incandescente che lo sportello metallico lampeggiava di rosso. Un uomo era seduto vicino. Il volto era scuro, aveva la testa chinata, così che i capelli folti e ricciuti risplendevano alla fiamma.

‘Buonasera, signore’,

…disse il giovane, avvicinandosi e tendendo le mani verso il calore.

‘Mi fa piacere avere compagnia in una notte simile’.

L’uomo non disse niente. Sedeva con i talloni alzati sotto la panca, le braccia lunghe e le mani abnormemente grandi appoggiate alle ginocchia. Il giovane pensò:

‘Forse è sordo’.

‘Buona sera’,

…ripeté, questa volta a voce più alta.

Di nuovo non ci fu alcuna risposta. Dette una lunga occhiata attenta ai rozzi abiti malfatti da boscaiolo, guardò la corporatura ossuta dell’uomo; poi si spostò al lato opposto della stanza, e pensò che magari più tardi a quel tipo sarebbe venuta voglia di parlare, o che forse non gli sarebbe più importato. Presto qualcuno si sarebbe manifestato per portarlo alla sua destinazione. Si mise su una panca sotto la lampada che pendeva da un gancio nel muro, tirò fuori il giornale che in treno aveva già letto due volte e scomparve dietro le pagine. Trovò una storia che si era perso nelle prime due letture e subito si concentrò su quella. Una voce bassa e roca lo fece sobbalzare.

‘Abbiamo avuto dei guai da queste parti. Lo hai letto sul tuo giornale?’.




Il boscaiolo si alzò lentamente dalla stufa e si stirò come se si svegliasse allora dal sonno. Il giovane si rese conto per la prima volta, con improvvisa curiosità, di quanto fosse grosso il corpo di quell’uomo. Le spalle possenti erano ricurve, le braccia quasi toccavano il pavimento e, anche se aveva cercato per un momento di camminare eretto, la parte superiore del busto era ancora protesa in avanti, leggermente piegata all’altezza della vita. Il giovane provò compassione per quell’uomo dei boschi; si immaginava che fosse diventato così per la fatica che spezza la schiena, o forse, più probabilmente, come spesso succede in quelle zone remote, la malformazione risaliva alla nascita, momento in cui di certo mancava la levatrice e figuriamoci il dottore.

Il giovane rispose:

‘Sembra non ci siano notizie su questa zona’.

Con gli occhi fissi sulla cronaca, ebbe un sobbalzo per l’ombra improvvisa che cadde sulle pagine aperte del giornale. Chissà come, malgrado il fisico enorme e gli stivali pesanti, il boscaiolo aveva attraversato la stanza in modo così rapido e silenzioso da sembrare impossibile. Il giovane si chiedeva come quella figura ricurva e rozza - come del resto qualunque altro essere umano - potesse spostarsi in modo tanto furtivo e leggero. Sentì il calore abnorme del corpo di quell’uomo e fissò la faccia rugosa in cui le sopracciglia spesse si congiungevano su degli occhi infossati e giallognoli.

Il boscaiolo respirava con la bocca aperta, con singulti rapidi e brevi. Il giovane si ritrasse, scivolando lungo la panca, per porre una distanza tra sé e lo strano uomo, che iniziava a farlo sentire davvero a disagio. Si alzò e si mosse rapidamente verso la finestra. La vicinanza con l’omaccione, unita al calore della stufa, gli aveva fatto venire caldo e cominciava a sudare. La stanza sembrava molto più piccola di quanto non lo fosse prima. Dopo aver lottato brevemente con la maniglia rugginosa della finestra, il giovane riuscì ad aprirla. Il vento si era alzato; lo sentiva piegare gli alberi tra scricchiolii e gemiti. Le nuvole correvano oscurando la faccia della luna. Desiderò tanto che qualcuno lo andasse a prendere. Senza girarsi disse alla figura rugosa all’altro capo della stanza:

‘comincia a far caldo, qui, spero che non...’.

Mentre si girava, il vento freddo che entrò di forza nella stanza spense la lampada tremolante vicino alla porta. Nella penombra ora rischiarata solo dal bagliore del fuoco, il boscaiolo con il proprio fiato rimase inaspettatamente solo. Cercò di scrutare nel punto in cui prima si trovava il giovane, sperando di riuscire ad abituare gli occhi al buio.

‘Se ne è andato?’,

pensò il carbonaio boscaiolo…

‘È scivolato via dalla porta mentre ero di spalle? Che strana creatura quel giovane’.

Mentre scrutava nel buio, sentì un suono basso e gutturale che gli gelò le ossa. Qualcosa aveva ringhiato.

‘Dove sei?’,

…esclamò, la voce che andava nel panico.

‘Sei qui?’.

Fece un passo indietro, appoggiando le spalle al muro.

‘Parla e fatti sentire!’.

‘Doveva esserci sul tuo giornale’,

…la voce bassa e roca parlò nel buio.

‘Guarda il villaggio’.




Poiché non voleva dare le spalle all’imprevista e spaventosa presenza che all’inizio era solo un giovane, il boscaiolo volse la testa per guardare fuori dalla finestra come gli era stato detto. All’improvviso la luce della luna invase la stazione e i binari risplendevano bianchi: ma non si vedeva traccia del paese lontano. Era quasi l’alba, ragionò, e le lampade a questo punto dovevano essere accese nelle fattorie dei contadini. Il villaggio sembrava svanito.

‘Dov’è finito?’,

chiese al giovane.

‘Non può essere sparito. Là c’era un villaggio: campi, case, persone...’.

‘Ci sono ancora’,

…fu la rauca risposta dal buio del giovane.

‘Sono là, dietro le porte sbarrate e le finestre serrate. Almeno le donne e i bambini. I loro uomini stanno scalando le colline, non li hai sentiti? Sono andati per la strada a nord, in più di cinquanta, proprio dopo che sei arrivato tu’.

‘Che storia pazzesca!’,

…pensò il boscaiolo con il suo alito unto e sempre più inquieto.

L’altra voce continuò.

‘Stanotte ti aspettavano e non solo il treno; è da più di un mese. Questa volta sono sicuri di prenderti’.

‘Prende chi’,

rispose affaticato il boscaiolo?’,

‘La prima volta erano state solo poche pecore’,

…disse il giovane, come se il boscaiolo non avesse parlato.

‘Poi qualche capo di bestiame’.

Il timbro della voce era sempre più agitato.

‘Dicono che sono un lupo. Le gole degli animali erano state squarciate, i segni erano chiari. Sembrava, in effetti, un lupo impazzito, isolato dal branco. Poi hanno trovato il figlio del pastore sulle colline sopra la fattoria del padre. Quella notte era uscito per riprendere una pecora smarrita, la sentiva belare in lontananza. Si era portato il bastone e il coltello da caccia del padre. La luna era piena. Non fece fatica a trovare la strada. Il lamento dell’agnello lo aveva portato in una radura in alto, tra i pini. La pecora era a terra. Il lupo nero gli stava alla gola. Mentre il ragazzo guardava, i lamenti cessarono. Lui rimase immobile, raccogliendo tutto il suo coraggio. L’animale si voltò verso di lui. Cominciò a girargli intorno. Quando il ragazzo alzò il bastone, l’animale gli era già addosso. Non ebbe nemmeno il tempo di urlare’.

La testa del boscaiolo turbinava di domande senza risposta. Non riusciva ancora a vedere la faccia rugosa dietro la voce. Aveva la sensazione agghiacciante che, nell’ombra, e senza essere visto, il boscaiolo avesse cominciato a camminare su e giù, senza il minimo rumore.

La voce continuò.

‘Ebbero trenta giorni di quiete dopo l’attacco del lupo. Pensavano che se ne fosse andato. Poi alla successiva luna piena colpì ancora e questa volta molto più vicino al villaggio. Da allora è successo altre quattro volte: una coppia di anziani, marito e moglie, per strada dopo che era calato il buio; la ragazza che era andata a prendere l’acqua al torrente dietro la fattoria. E il dottore che andava dal malato. Il cavallo lo ha riportato a casa disteso nel calesse, con la gola squarciata come gli altri. Ma il lupo non si era cibato di lui, né dei precedenti, nemmeno della pecora. Ora gli uomini del villaggio escono a ogni luna piena, armati di fucili e asce... alla caccia’.

Il boscaiolo esclamò:

‘Qui viviamo in un incubo!’.

‘Anche se l’hanno colpito con le loro pallottole, non sono riusciti ad abbatterlo, ma pensano di farcela stanotte. Hanno visto le sue tracce, dicono, e alcuni di loro sanno...’.

‘Allora perché non chiedono aiuto fuori dal villaggio’,

…chiese il boscaiolo,

‘perché non organizzano una forza di polizia?’.

‘Perché loro sanno chi inseguono’.

La voce si avvicinò all’uomo.

‘Loro sanno cosa cercano. Sanno che porte e finestre e campi setacciare! Ed hanno addirittura la sua impronta e sanno di che tipo di lupo si tratta. L’impronta è sempre la stessa, sai. Gli manca una falange della zampa destra. Loro si sono preparati bene: hanno caricato le pistole con pallottole speciali. Ma forse non lo prenderanno in tempo’.

Il boscaiolo ebbe l’impressione che alle sue spalle qualcosa si muovesse fuori dalla finestra. Si girò per chiuderla, all’improvviso sollevato di trovarsi all’interno, rassicurato dalla compagnia.

Il giovane forse era strano, ma di certo aveva la stazza per proteggere entrambi da quel che strisciava fuori nel buio. Gli sembrò di sentire un lieve fruscio di foglie fuori dalla finestra, come se un grosso animale si stesse avvicinando furtivo. Nel suo improvviso terrore aveva talmente forzato la finestra che si era bloccata.

‘Aiuto!’,

…urlò il boscaiolo!

Sentiva le braccia farsi deboli per la paura.

La mente evocava l’immagine di un enorme lupo, mezzo uomo e mezzo animale, che si scagliava contro di lui attraverso la finestra, sfoderando denti e artigli.

‘Aiuto!’.

Una forma si profilò su di lui.

Mani pelose afferrarono la finestra e la strapparono via. Sul suo collo un fiato rovente. Già nelle grinfie della creatura, fissava con orrore la mano accanto alla sua. La falange dell’indice destro mancava. Non ebbe nemmeno il tempo di gridare.

Il boscaiolo fu trovato come schiacciato e sbranato sulle prime pagine del giornale del giorno seguente…

…Il giovane non curante si diresse verso la panchina della stazione ed aspettò paziente un treno che ancora non arriva…

(Liberamente…. ‘respirato e rinato’  da un racconto di W. Faulkner) 

(per diritto citazione art. 70 Legge 22/04/1941 n. 633)

















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