Precedenti capitoli:
Le due vie (35) &
Il Gioco dei 4 Elementi (35)
Prosegue...
Nel terreno di gioco dell'Europa (38)
& Il libro scomparso (5/7)
&....
Post Impressionismo...
I 4
ELEMENTI RAGGIRATI
Ovvero
i liberi Elementi e il chiodo fisso
Ed il miglior modo da una Cima ben ancorata nel porto del
cosiddetto ‘progresso’ pretesa d’una falsa ed impropria conquista ben consolidata
nella materia quanto nello Spirito che ne consegue, consiste nell’affidarsi a
medesimo mare - Vetta d’ogni Stagione persa - ma ben monitorata (per chi ha
abdicato la vista) e da questa regredita verso l’onda dell’ingiallita linfa
d’una pagina antica per comprenderne l’armonia persa, andata, senza comprenderne
il Principio da cui la Vita che la contraddistingueva.
Mi spiego meglio.
Mentre giù da basso – e non solo in fondo alla stiva – si
affannano svelare e comprendere gli Elementi della Terra (e non solo)
‘inchiodati’, io mi ispiro e respiro la Luce del Tempo nella foglia ingiallita
nella pagina riflessa, il quale nelle Stagioni di quanto per sempre contato e creato
(nella materia detta) rimane la miglior Via per decifrarne - rette parallele e
invisibili coordinate - coniare gli
invisibili Principi (rinnegati donde l’odierno disquisito).
Certamente osservati controllati manipolati ma certo mai decifrati nell’oscuro imperscrutabile
moto e senso da cui la Vita detta.
Infatti se si affannano a regolarlo e correggerlo qual propria
rotta entro e non oltre il Mezzo… Grado enunciato da un mare in burrasca da
ognun attraversato, e donde la presunta salvezza della nave approdare da ciò
cui salpata in miglior porto ancorata, mi accorgo – in verità e per il vero –
ugual misura bisogna adottare per scalare con maggior Grado la difficile Cima
della Vita.
Ed infatti di buon Grado da cui la differenza – se osservate bene
– risiedere proprio in quelle foglie ingiallite, in quelle pagine scolorite, ma
ancor più belle e sublimi e di elevato grado e pretesa e non certo fissate al
chiodo della breve ‘materia’ e conquista, giacché riflettiamo l’Inverno del Futuro che ci
attende pensando di averne conquistato la Vetta.
La differenza, dicevo, risiede proprio nella ‘Dialogo’ letto (e
osservato qual persa foglia) raccolta qual Raggio di Luce nel folto d’un bosco attraversato
nelle stagioni di questa… o altra Vita….
‘Là dentro c’è il trabocchetto per far cadere
l’Angelo’
Il camino si presenta con un forte strapiombo,
che Piaz ritiene però possibile. Il ‘diavolo’ estrae dalla tasca due chiodi e
relativo martello, guardando di sottecchi l’amico e pensando:
‘Ora entriamo nel prunaio!’.
Deciso, pianta un primo chiodo, vi
innesta il moschettone facendo leva sullo stesso.
Preuss che non vuole chiodi
interviene dicendo che lo strapiombo è possibile, il ‘ferro’ non è necessario.
Piaz risponde piantando un nuovo
chiodo più in su.
L’amico insiste e lo prega di
lasciarlo tentare una libera. Ma sullo strapiombo ormai sta agguantato Piaz;
che, nello sforzo di superarlo, fa smorfie orrende.
Preuss obietta ancora, ma l’altro
secco:
‘I chiodi qui ci vogliono!’.
‘Perché?’.
‘Perché… perché sì!... E poi devo
assicurare tua sorella e Relly… Del resto, ti convincerai anche tu se vorrai
passare!’.
Preuss non parla.
Intanto Piaz sparisce incastrandosi
nelle fauci del camino, seguito da Mina e Relly; e pensa soddisfatto all’amico
costretto ad usare i suoi chiodi. In Cima sarà lui il primo a vedere l’Angelo
macchiato del peccato. Ogni tanto esorta i compagni a stare attenti per evitare
le cadute di sassi, che andrebbero a colpire Paul e l’amico.
Dopo due ore di dura arrampicata
sono vicini alla Cima. Ma quando Piaz alza il capo per osservare l’ultimo
tratto del Camino (cui entrambe foglie fusti e libri destinati per miglior rogo da cui il calore della materia deriva e confina…), che cosa vede
sporgersi in alto?
Il suo Spirito… sorridente!
Che sia volato e di nuovo incarnato
proprio nel momento che medito e con occhio estasiato ne ravvivo la vita?
Satana vistosi beffato, urla:
‘E lui, dov’è?’.
‘Eccolo là’.
La sorella di Freud assidua
frequentatrice di medesimi ambienti e controversi incurabili destini, anni dopo
parlando di quel difficile Passo ad un giornalista posto nel giusto grado della misurata coscienza dirà che dal Rifugio
si vede solo un bosco macchiato come la tela di un quadro - d’un futuro quadro
- non ancor fotografia ove ogni Spirito dalla foglia ispirato può compiere il
ciclo della e nella Stagione dell’Infinto Tempo non ancor nato e medesima
ascensione con il giusto e dovuto Credo per il Dio degli invisibili Elementi
detti… (Ciò infatti appartiene al fu’ detto della chiodata via e raccolto
dall’eminente discepolo in più libera dottrina).
Infatti nella Fisica che ne consegue comporre retta Scienza non
sappiamo ancora se Onda o Particella!
Un caso, se leggete e superate l’Abisso del Diavolo con la dovuta
angolatura qual invisibile fessura creare la Vita e dovuta contesa fra un’Onda
e una particella!
Non il Diavolo (o Satana che sia) beninteso nel notevole profilo
della guida, ma ciò a cui si attiene il Principio immutato da cui la stessa
evolve o almeno dovrebbe…
…Ed a questo punto del quadro scorto alla luce della difficile
impresa e superato il camino per nuova vita mi sovvengono le parole del matto di Ciù… proprio quando Satana
vuol appagare e dissetare l’impresa ad un simmetrico Elemento…
Ze Kung ritornando a Tsin dallo stato di Ciù,
venne una volta a passare per un luogo a nord del fiume Han. Vide un vecchio
che lavorava nel suo orto. Aveva scavato dei canali per irrigare. Con un
secchio attingeva acqua dal pozzo e la vuotava in quelli. La fatica era molta e
il risultato meschino.
‘C'è un congegno’,
disse Ze Kung,
‘che in un giorno irriga cento poderi come il
tuo. Con poca fatica si ottiene molto. Non lo vorresti avere?’.
L'ortolano levò il viso e disse:
‘Che cos'è?’.
‘È una leva di legno’,
rispose Ze Kung,
‘che dietro è pesante e davanti leggera.
Attinge acqua come tu fai con le tue mani e versa senza interruzione. Si chiama
gru’.
L'ortolano lo guardò con ira, rise e disse:
‘Ho udito dire al mio maestro: chi usa
macchine, è macchina nelle sue opere; chi è macchina nelle sue opere acquista
cuore di macchina. Ma chi ha cuore di macchina ha perduto la pura semplicità.
Chi ha perduto la pura semplicità ha lo spirito inquieto; nello spirito
inquieto non dimora il Tao. Non ch'io non conosca il vostro congegno; mi
vergognerei di usarlo’.
Ze Kung restò confuso; guardava a terra e non
disse parola.
Dopo un poco chiese l’ortolano:
‘Chi siete, voi?’.
‘Sono uno scolaro di Confucio’,
rispose Ze Kung.
‘Siete dunque uno di quei gran dotti che vorrebbero
parer savi; che si vantano di essere superiori a tutti; che solitari cantano
melanconiche canzoni per acquistarsi fama nel mondo. Se voi dimenticaste la
valentia del vostro spirito e smetteste di atteggiarvi come fate, potreste
forse giungere a qualcosa. Ma voi non sapete governare voi stesso, e volete
governare il mondo? Fate la vostra via, signor mio, e non disturbate il
mio lavoro’.
Proseguendo il cammino rifletto: Uno
proteso alla materia divenuta ‘sicurezza’ opposta alla pazzia, l’Altro ‘istinto’
nato e proteso spirale vero spettro e Spirito dell’Universo.
Quando un torrente a valle dopo una
pioggia portentosa ogni sua goccia si riversa a fondare la Vita, l’uomo per suo
bisogno la convoglia entro una soglia entro una turbina o una pala e cotal
energia ricavata d’una futura materia non più sufficiente per la dovuta somma e
condizione di vita; così costretti nel maggior dispendio di chiodi gru e
cemento per il massimo con il minimo intendimento chi presiedere la ‘matematica’
del Tempo contato e ora misurato.
L’intero panorama mutato ogni ponte
crollato e non solo quello con Satana accompagnato, schiere di turisti
indistintamente al IV V Grado, e la montagna e l’Istinto che il lei dimora come
un Dio per sempre perso fra un chiodo e la tecnica che pensiamo fornirci forza
tradotta in Energia. In Verità la vita se la osservate bene in ogni Albero ramo
e foglia protende verso la luce come ogni Spirito che invisibile mi accompagna
per questo difficile cammino.
Per questo chi ama e apprende dalla
Natura nella duplice essenza e forma comprende e vede più di quanto alla Vista
concesso in questa Preghiera, e non tanto l’Equazione Preuss, ma la genetica
d’un antico segreto perso nelle improprie stagioni dell’odierno Tempo.
Osservate e cogliete bene la differenza
nell’Albero restituire i colori dell’Universo intero.
Sì!
Potete inchiodarlo ad un moderno
dall’antico Primo èvo derivato, ma ciò che compone la radice della sua ed
altrui Natura nella folta chioma specchio dell’Universo intero non sarà né pregato né ammirato così come un
Tempo, giacché la differenza incolmabile in ciò che Lui narra e racconta,
potrete ammirare la foglia ma mai comprenderete che tal Spirito dimora in
quella.
È il ciclo che pone e fonda la
differenza di quest’Eretico Viaggio, giacché la Natura pur viva narrare e
svelare in un coro di invisibili voci, e chi raccoglierne e interpretarne il
nesso o segreta connessione nel ciclo completo avrà risolto, come un Santo o un
mistico, il grande metafisico mistero nell’invisibile enunciato in lei
inchiodato! A cui valenti e dotti si alternano nella conquista e Cima non
avendo mai compreso la vera differenza fra la Luce (e chi invisibile prima di
quella) e la Natura che sempre crea… ed il chiodo della breve sicura materia.
Tutto il Segreto che l’alpinista da una
foglia nato seppe esprimere, non nella stagione della vita, ma quanto comandato
da medesimo dono da cui l’universale genetica natura appartiene ed in cui
rinato.
Giacché, se conoscete la grandezza di
questa vi accorgerete che l’unicità di tal Opera rimase indistintamente
ineguagliata. Ora ci vogliono troppi chiodi ed artifizi per medesima Cima. Il
suo arrampicare esula dal concetto proprio di ‘conquista’, ma istinto rinato
per ogni attento osservatore o diavolo che sia nella facilità di poter cogliere
nei diversi rami in cui ugual foglia nata e rinascerà alle Stagioni del Tempo,
ed a cui, l’osservatore osservato non seppe rendere conto neppure a se
medesimo, come uno dei molti e tanti invisibili Spiriti intrappolati e confinati
nella parete corpo della ‘materia’ (detta) chiedere parola divenuta corsa
affanno indistinto elemento per maggior ‘ricchezza’ dalla presunta ‘povertà’
donde confinato dalla pretesa divenuta filosofia.
Come leggiamo negli occhi muti di un
Keaton ugual incognita circa la Vita…
Osservate l’acqua qual Elemento,
anch’essa compiere il proprio ciclo nella Terra e con lei ogni cosa secondo
Natura, poi tutto mutato compreso l’Oceano e d’improvviso schiere di
conquistatori per mari e terre fondare inferno là ove dimorava il Primo
Elemento, così al grafico delle devastazioni o ai moderni e più veloci ‘spread’
sovrapporre l’invisibile Opera da cui la Spirale alla luce protesa aspirare
nell’istinto divenuto Cima.
Possiamo riflettere angolatura spigolo
e cima non comprendendo il cifrato crittografato mistero della vita come una
musica incompresa sublimata nel liuto non ripetere medesima nota e via al
segreto da cui resina e fabbricazione dell’Opera esposta.
Ponendo distinguo fra Luce e futura
materia creata!
Infatti l’Arte lo specchio della Natura
e codesta ingiallita foglia non si può che incorniciare ed accompagnare nella
vista e descriverne l’essenza, giacché chi Eretico per propria Natura reclama
l’odierno spettacolo offerto da codesto Teatro che talvolta lo riscopre con
medesima – ugual – Vista in ciò che fu’ ed è sua ed altrui ‘urgenza’ in quella
posa dalla stessa immortalata.
Osservate e meditate la differenza!
Una volta ebbi a conoscere anch’io una
Putzi fotografa raccomandata, belle le immagini che offre e offriva, orrenda la
Via di questa conquista, pur la bellezza colta con maestria la peggior nemica
di ciò che ritraeva, scopo e principio del disarmonico tellurico evento
colmare la differenza fra ciò che per sua Natura cresce e si eleva e nel dolore
reclama maggior armonia, e ciò che armonia in difetto di saggia elevata Cima.
Sublimi le immagini dalla Sella maestra
e fotografa nonché sciatrice con la pretesa di futura alpinista, ma come si
ebbe a disquisire nel ‘platonico’ dialogo rilevato non vediamo il cavallo o ancor meglio l’asino
ove indistintamente ognuno trainato senza per questo offendere il povero asino dal
cavallo accompagnato qual bestie superiori alla fatica nell’aiuto alla Cima, porre
odierna Opera per ciò che derivato dal loro nome vilipeso ed offeso in assenza
di qual rispetto o regola che ci sia in ciò che dai pixel tradotto e poi nato.
Giacché ci furono coloro tutt’Uno di
quanto ritratto ed immolato mezzi uomini e bestie da un mitico Tempo nato
Grazie donde l’odierna dottrina divenir Dialogo e l’immagine giungere alla
retina d’un Compton accompagnato qual alpinista conservare un segreto
dell’odierno Tempo raccolto fra il chiodo e un abisso misurato nella differenza
posta, e risolvendo di conseguenza, l’intera Via o disquisizione che sia fra Arte
e tecnica contesa e divisa. Infatti, ora che dalla retina oculare veicolate
allo Spirito affermare comprendere e respirare ed ammirarne come tante altre la
bellezza qual eterno Nirvana dall’Arte tramandata dal pittore alpinista accompagnati
e non solo comporre lo Spirito da cui l’intera Natura così conquistata ed
immortalata nel mortale divenuto chiodo affisso!
Sovrapponete ciò che fu’ ed inchiodato
ad una moderna lastra ridotta e non più una tela in ‘pixel’ di ugual misura:
l’emozione svanire dall’ansia che ci coglie e coglieva dinnanzi ad ugual
scenario, al suo posto una volontà di inchiodare ad una lastra evoluta in pixel
ridotta medesimo Spirito nella diversa volontà divenuta pretesa di conquista
intrappolata nell’artifizio di uno o più chiodi fissi della Vista, o meglio
imprigionate se pur perfette alla retina aliena all’Anima quanto allo
Spirito stupito le ammira...
Sì!
Bellissime le nuove e spettacolari
icone se pur sovrapposte ad un crescente mosaico di cementato inchiodato
progresso, tutt’uno di ciò che era e mai più sarà e l’emozione conseguente alla
retina - a parte lo stupore detto circa perfezione e tecnica qual occhio
artificiale - risiedere nella luce che indistintamente le ha - non immortalate
bensì ‘mortalate’ -, si osserva e si scruta come dietro ad un cannocchiale ogni
particolare maggiore nel puntinato perfetto alveare dall’insieme e ‘impressione’
da cui derivato ed evoluto, possiamo dirci padroni dell’elemento - d’ogni
elemento – ‘mortalato’, in verità se meditate e osservate bene la tecnica la
moderna tecnica da medesima impressione nata (dai tempi degli impressionisti e
post-impressionisti) lo Spirito ingannato nell’impressione divenire progressiva
industriosa ‘perfezione’ facile al sicuro chiodo della materia
subcosciamente aliena però all’Anima ed allo Spirito non cogliendo
l’emozione della vista da cui ognuno (ri)nato ricongiungersi all’Infinita Anima
Mundi donde la pittografica parola dall’Elemento nata qual suo ritratto… o
Stupore perso…
…Ma quantunque dalla Natura specchio
dell’Universo all’Oceano nata…
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