Precedenti capitoli:
Circa i Diritti d'Autore (1) (2) (3)
Prosegue in:
Quando Dio ride
Le
persone che si oppongono all’insegnamento di valori in genere si preoccupano di
due precisi pericoli:
Primo che vengano insegnati
valori sbagliati, e Secondo che l’insegnamento di valori alimenti lo
scetticismo, minando i pochi valori positivi che bambini ed adulti hanno in
qualche modo assorbito, forse per osmosi.
Nessuna
di queste due preoccupazioni fornisce basi adeguate per rifiutare una
formazione ai valori etici e sociali nella nostra società. Chi si preoccupa che
vengano insegnati valori sbagliati in genere accetta, almeno implicitamente,
l’esistenza di valori giusti (però anche se il caso di ‘Greta’ dimostra
una volontà di conseguire giusti valori, l’humus culturale è indistintamente
intriso di valori economici ben innestati, lo scrivente che cita lo scrittore e
filosofo ambientalista sa bene ciò che dice, giacché purtroppo per mia
esperienza la persecuzione anche nel conseguimento di semplice informazione con
scopo didattico circa la Verità negata, non meno dei miei scritti, suscita un
costante dissenso intimidatorio e persecutorio sino alla sfera del ‘privato’ in
cui lo Stato manifesta il conio della propria ed altrui moneta e con essa vero
intento ad un Giano bifronte per il conseguimento del giusto orto dal Tempio
promosso, scusate che dico, promesso…, affidando all’apparenza quanto in
privato perseguita; ed ove non più dissenso ma la persecuzione raggiungono i
termini ben conosciuti nel patrio suolo, giacché c’è sempre qualcuno a cui tali
valori non affida nessuna socialità tradotta in successiva utilitaristica
moneta affidando e delegando, di conseguenza, giusta violenza intimidatoria; altresì
negando e privando se per questo, il dovuto Diritto da cui la moneta detta
spacciata e non più coniata in ciò che dovrebbe esser l’oro della ricchezza,
dando per scontato che il ‘mito’ d’ognuno coltivato debba esser affidato a ben
altro ‘valore aggiunto’, giustificando e proteggendo di conseguenza se non
addirittura istituzionalizzando, opposti ed avversi ‘valori’ di cui la
persecuzione così come la Natura possono non solo essere impropriamente
sfruttati ma anche demandati al ‘sicario’ di turno per il dovuto torna-conto da
cui la Storia più volte detta…).
Questi
valori, a quanto poi risulta, sono quelli tradizionali, quelli cioè, che hanno
una lunga storia. Poiché, come ho mostrato in tutto il presente libro, i valori
ambientali sono anche valori tradizionali, discendenti congiuntamente
dall’etica tradizionale e dell’estetica della Natura, deve essere possibile
insegnare questi valori in maniera non controversa, accettabile per tutti.
….L’insegnamento
dei valori non deve essere l’indottrinamento, ma il chiarimento, e sebbene
siano in molti a temere che un tale chiarimento riveli che non c’è nulla da
chiarire, generando così scetticismo circa i valori, ciò non è inevitabile.
Come si è
detto, la maggioranza delle persone ha in sé, intuitivamente, un’ampia gamma di
valori ambientali, senza essere capace di esprimerli lucidamente. Un’educazione
ai valori, incentrata sulle origine storiche dei valori ambientali e di altro
genere – sociali, politici, estetici ed etici – nelle tradizioni occidentali e
sulla loro utilità per le scelte decisionali nella vita ordinaria deve
rafforzare questi stessi valori, non eroderli.
Anche se
tale formazione può offrire ad alcuni la possibilità di dar prova di
scetticismo circa i valori morali, non è quindi una buona ragione per rifiutare
una formazione etica a chi desidera migliorare la propria comprensione dei
valori di base della società.
Sicuramente,
una società di cittadini che hanno avuto la possibilità di studiare i problemi
morali è preferibile ad una società i cui valori vengono acquisiti casualmente
e accidentalmente e in cui lo studio e l’esame di questi valori è attivamente
scoraggiato, in quanto materia di politica pubblica (ed infatti questo post dedicato a quei singoli privi di qual si voglia
morale i quali con la minaccia minacciano scoraggiando qualsiasi tipo di valore
rendendosi partecipi di un deleterio ma fruttuosa dottrina in cui l’economia motiva
ed incoraggia non tanto gli ‘istinti idealizzati’, ma la falsata comprensione
dei termini in cui apparenti sani valori falsi nel deleterio principio debbano
principiare la stessa nei corretti termini in cui posta non una scelta ma
l’intera esistenza in cui posta. Legittimare la violenza per demotivare oltre
una didattica anche il valore morale in essa qual condizione di sapere non
certo ostacola l’economia parlamentata e legiferata; semmai chiarisce ancor
meglio come la Storia persegue in medesimi ambiti uguali principi nei metodi
con cui questa manifesta ed affida all’economia impropria ricchezza tradotta ma
quantunque ‘democraticamente’ legiferata non men che dibattuta; impropriamente
traducendo, o peggio come sovente ripetono, interpretando, il bene d’ognuno,
già sottratto falsando sia il principio di ‘bene’ non meno che di economia;
quindi presunta e falsa ricchezza coniata non meno della Storia detta in una
impropria condizione economica posta e delegata alla politica e successivamente
demandata alla legittima istituzionalizzata persecuzione qual minaccia… e non
solo della Natura ma di chi della Natura, in verità e per il vero, cerca di
chiarire ancor meglio i dovuti rapporti d’ognuno…).
…Ed allora agli ‘ignoti’ che minacciano e
imprecano posso dire che i nostri Ideali superano la misera loro moneta…
(…) L’utilitarismo,
purtroppo crea infatti sempre dei problemi giacché eleva il piacere a sinonimo
di felicità umana (chi ne critica o mina
i suoi falsi principi, infatti, non ha più diritto alla detta presunta felicità
acclamata, quindi e mi ripeto, può e deve esser confinato alla singola violenza
delegata dall’idiota di turno, oppure, come già successo ed ancora accadrà,
Sacrificio non solo di profeta ma anche di ciò con cui intendiamo e deleghiamo il Diritto nel giusto e giustizia)…
La teoria
economica moderna si basa direttamente sull’utilitarismo al quale è stato dato
un aspetto scientifico attraverso l’uso di un gergo economico nello spirito del
positivismo logico…
A
differenza delle scienze reali, le cui teorie sono basate sulla ricerca
empirica, l’economia si basa su speculazioni circa il comportamento economico
del cosiddetto uomo economico che agisce in completo accordo con l’egoismo
razionale, che non è certo una teoria etica particolarmente encomiabile.
L’economia
non ha dimostrato che il valore economico è obiettivamente superiore ad altri
più tradizionali valori: si è limitata ad ignorarli.
Essa è
stata accettata come un fattore obiettivo della politica pubblica in parte
perché fornisce un modo per quantificare il valore di alternative in termini
monetari, ma anche perché gli occidentali hanno idee sempre più confuse circa
l’obiettività del valore in generale, come conseguenza dell’emotività derivata
dal positivismo logico nei primi decenni di questo secolo.
(Per il dovuto intendimento…: E.
C. Hargrove, Fondamenti di etica ambientale)
Nessun commento:
Posta un commento