Precedente capitolo dell':
Inganno (anche in formato ftblog; ringrazio il produttore... )
Prosegue nel...:
Lungo Viaggio della nostra Anima (3)
Natura e
Bestia privi di Memoria e Coscienza, tradotti da accreditata e superiore dotta
teologica scienza e compito di subordinare quanto Creato e all’uomo destinato.
Solo con il
dono dell’Anima-Mundi di cui fornito, ogni
essere inferiore rispetto alla elevata (e derivata) Natura dell’uomo, si
contraddistingue non solo nel proprio istinto di conservazione entro la propria
specie, ma cerca al meglio di migliorarla come il preservarla, sia dai nemici
entro la stessa Natura, sia da ciò che l’ha subordinato ad un ruolo d’inferiore
Destino, conteso nell’Errore interpretativo circa Natura e Dio.
Da tutto
ciò che deriva?
…Secoli di
Storia e Cultura ove i canoni interpretativi all’opposto di come pregare e meditare
Saggezza Coscienza Legge e Dio entro l’immacolata Natura da cui detto uomo
deriva, posti ed inversamente sproporzionati e spropositati rispetto
all’improprio veleno non ancor del tutto ben digerito…
Mi debbono
scusare loro Signori se ogni tanto nasce una breve non voluta Rima!
Il Tomo
frammentato alla scomposta suddetta inquisita Rima fu posto all’indice come al
rogo (talvolta ancor prima d’esser nato e pensato da Dio come lo specchio
dell’Intelletto di cui l’uomo derivato dispensare Logica e Verità circa il vero
Disegno), giacché come già detto, il progressivo Tempo numerato immune da qual
si voglia Anima e Spirito conservati nei Geni della Memoria ed abdicati alla
più vile ed ingannevole materia…
Tal breve
premessa dedicata al ‘trovatore’ del nuovo secolo digitalizzato, giacché non
riesco a descrivere o solo dipingere per intero l’orrore evolutivo dell’odierno
tempo attentato, accompagnato alla volgarità in cui si contraddistingue l’uomo
sociale nato; ogni tanto qualche tuono d’invisibile veleno scompone e frammenta
la patria lingua dal più nobile latino derivata (non men del greco), ‘umanamente
ed unanimemente’ retrocessa all’involuta volgarità di cui le quotidiane vittime
sacrificate al mito del nuovo progresso, contate numerate e ben vigilate per il
bene del Tempio non men dell’altare…
(La Grecia del Nord pretende rispetto!)
Formare sana duratura pecunia da cui ogni cultura evolve e prospera nella dotta ignoranza ben pascolata!
Mezzo uomo
e mezzo lupo ululo silente bestemmia!
Dell’Antica
Selva in cui mi persi preclusa ogni Via, stanno edificando il Tempio della
nuova insana volgare dottrina tradotta in morale di Vita!
Quindi da
Eretico braccato ed irrimediabilmente perso nella perenne Selva di codesto
peccato mi vergogno della specie ed istinto del popolo da cui derivato…
(La Grecia del Nord chiede immediata secessione!)
Il
quotidiano veleno ingerito ogni Alba sino al tramonto mi danno coraggio nell’urlo
frammentato in codesto agonizzante delirio inquisito…
Per il
resto della notte penso al Lupo che ero e divenuto: un sonno profondo come la
morte mi avvelena all’Alba d’uno triste martirio in nome e per conto d’uno
strano Dio…
…E mai
riuscirò nel quotidiano inganno in cui ognun temprato ed immolato, appena ad
accennare, mai sia detto orrore o paura fugace pari all’animale impropriamente
braccato (il miglior fidato amico), non in ciò che contraddistingue la pur
limitata sua quanto mia ugual Natura, semmai l’irremovibile ottuso istinto
privo di qual si voglia Intelligenza di cui la via Maestra irrimediabilmente
persa popolare ed ingannare ogni velata Conoscenza…
Beatrice
mia diletta t’amo per ogni Ramo e Foglia di questa Selva!
E quando il robusto ramo accompagnato dal Fiume del comune destino precipitano ed affogano nell’oscura infernale leggenda non provo compassione, rimembro la poesia del Lupo che ero e sono!
Da ciò il
‘trovator trovato’ e sopravvissuto quivi dipinto ed annusato, seppur dotato di
facoltà e superiore Intelletto accompagnato da sua sorella Intelligenza, in
luogo di medesima contesa nonché più antica giostra in ciò cui privo (così
ciarlano e dicono) e da cui il raro dono nel voler arrecare odierna caccia in
nome e per conto della civiltà detta e così protetta da se medesima.
Dacché ne
deriva ciò che al meglio (fors’anche al peggio) compone facoltà immaginativa ed
inferiore intelletto: comune destino del superiore ordine dell’intero formicaio
unito da pandemico trinitario destino unanimemente condiviso (la pornosfera compie l’eterna orgia), nato e distribuito nel
futuro alveare coltivato, ogni prelibato nettare da cui il cibo degli dèi negli
odierni miti or di nuovo cantati, nella cecità che contraddistingue il Poeta
dall’uomo dotato di medesimo senso e vista, nel panorama da cui l’eterna contesa
della Storia…
Applicati alla costante dell’equazione sopradetta, cioè inversamente sproporzionati nel dono di ugual medesimo senso e attributo di Natura: il cieco possiede ancora il raro dono da cui lo sguardo della Storia, chi riesce scorgere ogni più piccola formica o ape che attenta alla propria vita, al contrario, più cieco di pria…
Non era questione di essere d’accordo o no. Era
solo questione di vedere. Vedere che il mondo si piega sotto il peso della
minaccia disquisita come un buon comizio, viaggia a corte media di globale
indebita frequenza. Che i militaristi come i loro compari trafficanti di armi e
morte sono sempre gli imbecilli e deboli di mente idolatrati dal popolo intero,
che i monopoli sono obbligati a difendere i monopoli nell’interesse dei
monopoli.
…I morti non hanno parlato mai, per questo sono
oppressi da una pesante accusa. Gli esuli d’ogni regime se ci provano presto
gli fanno compagnia, sono batteri della stessa Terra. Entrambi perderanno l’uso
della Parola come del Libero arbitrio nella umile capacità di saperla ancora
correttamente articolare. Siamo noi che dobbiamo parlare a loro nome se ancora
lo possiamo ancora; dobbiamo perorare la loro causa di assenti!
Conosce la paura solo chi non ha limiti al
proprio errare, e se anche in questo perenne errare viene inquisito
dall’inganno la sua Parola avrà più valore ancora. Conterrà Verità certa!
Conosce la paura chi non approda né su una riva né su una cima né spiaggia su cui distendersi, donne e creature da carezzare, Natura da amare!
Conosce la paura solo il meschino colui che si
arma d’intimidazione ed offre la propria paura all’altro come antidoto alla
velata demenza spacciata per verità di stato.
Questo meschino che con la propria testa non
arriva alle foglie degli alberi, e se altri ci arrivano l’odio lo pone perenne artefice
del rogo della Memoria vilipesa. Questo meschino che non comprende la
moltitudine degli astri da cui ogni esule e profeta proviene, che si è abituato
alla legge dell’oscura gravità, legge intimamente legata al nostro pianeta,
alla nostra Terra come l’uovo alla gallina. Su altre rive, retti da altre
leggi, bisognerebbe imparare nuovamente a vivere, l’annunciatrice però mi
informa che hanno appena smesso di braccare Dio, ora guardano al cielo degli
UFO, una scusa in più per approdare a quei remoti pianeti sperati o solo
sognati…
(V.V. Z L’orgia del potere)
L’animale o la specie che sopravvive a tale contesa (seppur mi dicono mutilato talvolta del vero ingegno), avrà la capacità, oltre di sopravvivere, anche migliorare la specie cui appartiene. In codesto ‘meccanismo’ lungi dall’esser perfetto, la Natura ha pur creato e crea ancora mirabili Opere di vero superiore Ingegno, quantunque prive di qual si voglia Intelligenza di cui l’Uomo colmo…
Possiede il
raro dono del raggiro protratto nei Secoli di Storia, da quando e cioè nato!
L’umile
pianta cresce dalle proprie radici sino al più alto ramo della verde chioma per
donare ad ogni specie alla sua ombra il frutto della facoltà terrena donde la
Vita.
Fu la più
antica forma vegetativa priva di intelligenza con cui riconoscere ciò che
pensiamo e preghiamo ed in cui circoscrivere l’esistenza, sia di chi privo di
Coscienza ed Intelligenza, sia da chi ogni superiore facoltà alla sua ombra
nata condividerne ugual respiro per ogni elemento condiviso assaporarne il
frutto proibito.
L’uomo nel
proprio giardino ne ha fatto un mito, sovvertendo il raro dono con cui poter
leggere il Verbo di Dio.
Il frutto
proibito della conoscenza fu privato alla natura dell’uomo e con lui per Secoli
la Verità di cui la Storia nutre ogni falsa pecunia pascolata nonché ben
seminata in ugual giardino: la capacità di comprendere e leggere il raro dono
di cui Dio.
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