Precedenti capitoli circa...:
Prosegue con il Capitolo completo ovvero...:
…Giacché vi
sono diversi modi di interpretare - e di conseguenza intendere - la Verità
celata della Natura intera e del ‘nuovo’
popolo che la abita (nuovo: per
nuovo intendesi soggetto subentrato ad un natio non ancora sotterrato nella
propria altrui terra qual costume tipico di razza e popolo ad uso della nota
Storia) sposata coniugata ed alloggiata con i propri ‘comuni’ interessi e
bisogni, senza per questo ricadere in deliri nazionalistici conditi con
innaturali ed improprie tendenze ‘chirali’ avversi al comune ‘senso’ della
Vita.
Si rischia
una grande universale crisi e non solo pandemica!
Mi dispiace
giacché questa Natura di tutti, e non solo di una piccola fetta di torta che
come ogni buon dolce mi stimola l’appetito, là ove si pensa di votarne
l’avvelenata ulcerata irreversibile sorte affine alla danza macabra della morte,
qual duraturo costante avvelenamento.
Spero che
qualcuno - come il sottoscritto - riesca anche ad un livello scientifico costantemente
negato, ad attribuire i giusti panorami, a conferire quella Verità sottratta
alla Ragione di cui ognuno pensa di trarne i dubbi vantaggi tradotti in una
impropria economia, o almeno, l’impropria interpretazione che ne deriva
(dell’economia detta, mi scusi il noto commercialista se mi permetto Rima!).
Ritorniamo
sul retto Sentiero e cerchiamo di non perdere il giusto Orientamento motivo non
solo della Vita, ma, come poco fa detto, anche dell’intera Economica… o
partita!
L’orientamento
rilevato e disquisito impone a livello bio-chimico da cui ogni Elemento e Vita
e non solo dell’uomo, l’Autunno; quindi come salutare ed in qual Tempo non
smarrire siffatta ciclica venuta che, come abbiamo visto e vedremo ancora,
precipita con un urlo in nome della morte prematura e non certo Poesia tradotta
come una solenne promessa abdicata alla Primavera?
Da cui
l’Infinita Linfa e Vita!
Ma se
questi fossero ancor più aggravati?
Se gli
stessi secolari ricordi precipitano in un Abisso senza ritorno?
Possiamo
ancor dire ‘si sta meglio oggi più di ieri?’.
Oppure
dovremmo dire: ‘si stava meglio ieri pur le grandi avversità unite al senso
vero della povertà?’.
Io da Esule
braccato come il russo anche lui confinato dal proprio paese, quindi Stranieri
per ogni Stato il quale bracca la Ragione come la Verità dell’intera Natura,
cerco di Immortalare la Vita e come si dovrebbe amarla e rettamente
accompagnarla all’altare della comune Ragione data; e in quei rami ove le
foglie d’autunno ispirano magistrale Poesia in attesa del sonno (e non certo
della ragione) di cui futura Primavera attingo lo Spirito non men dell’Anima
per l’inchiostro della Vita…
Per cui
sensibile verso il comune linguaggio dell’intera Natura non è difficile perdere
l’Orientamento per chi sa ammirarne la vera bellezza negli innumerevoli quadri
offerti, nelle innumerevoli pose, per questi musei ove perenne si mostra pur
talvolta o troppo spesso afflitta, sempre la più bella, per le premesse di una
morte apparente…
A Lei non più Madonna mi accompagno!
Chiedo
misera Pensione e non più Osteria!
Detta
Pensione d’accompagno: ‘Beatrice mia diletta t’amo più di pria anche se fiuti
oltre il tartufo tuo profumato di colonica selva offerto al nemico alla porta
dell’eterna taverna in odor di porchetta: “scalzo ignudo selvaggio bestemmia
l’ultimo denaro giocato alla villa ancora non castello segnalato sulla nota
guida assieme al rinomato tartufato et anco tassato dopo lo sforzo dell’ultima
pietra pesata e rincorsa fino alla cima… povero misero meschino taccagno nonché
pensionato”…
Ed in
siffatto Eretico ragionamento non ancora pensionato quando assieme ammiriamo le
sparse chiome della povera Beatrice scalza ignuda ed accompagnata di certo non
badante ucraina, nei simmetrici volti d’autunno: colori lacrime e le tante
parole non certo perse, scorgo remote incomprese Visioni dell’Infinito Tempo:
apparire come un miraggio oltre la vista, forse per ricordarmi di tutte le vite
smarrite; così mi sono imbattuto, per mia e loro fortuna, accompagnata da un
buon ‘orientamento’, verso una foglia, un bosco, un faggio ed un simmetrico
Tomo…
Sempre lo
stesso!
No!
Se pur
uguale ma diverso!
Nella
diversità che nel Tempo ci unisce e logora per l’amore verso Madre Natura.
…L’altro
innominato, se pur un bel Tomo posto sul Cavallo della propria regione e non
più Ragione neppure somaro con cui incarico il peso del dismesso coraggio
perso, quando si scendeva dal monte e si viveva con i principi della Natura,
abdicato al giudizio inclemente e presuntuoso d’un Cavallo qual peso del
cemento trasportato qual unico motto e privilegio della parola negata…
Così Seri
abitanti della Valle avrei voluto porre in evidenza una diversa foglia un
diverso Tomo, ma il cemento l’ha incastrata e uno strano omino le ha fatto lo
scalpo per la calunnia d’ogni sera ben pregata scolpita e dal prete benedetta…
Ho avuto ed
ho così la rara fortuna d’interpretare la Natura la qual si cela e con Lei di
proseguire in siffatto ‘orientamento’ lungo il misero cammino mai caminetto,
ed aver raccolto da una foglia ingiallita su un ramo d’autunno, per poi
leggerne ed interpretarne il segreto miracolo della Vita con più profondità di
come si è abituati - oltre le comuni necessità del corpo - trascurando troppo
spesso lo Spirito, intrapreso nella volontà del proprio mantenimento (e quindi
all’opposto come un Tempo remoto da cui Filosofia e Dottrina, dimenticando le
necessità transitorie del corpo così come della materia che pensiamo
regolatrice primaria delle sue funzioni da cui il male dell’odierno ed ogni
accadimento…)…
A voi dico
e traduco con parole più semplici l’Orientamento ed il giusto intendimento per
questo freddo Sentiero dell’Universo il quale per sua complessa invisibile
celata Natura premette una Visione molto più complessa e profonda per motivare
qualsivoglia comprensione circa la Vita da qualcuno o troppi decisa…
Potrei
parlare ancora di Ecologia, del costante veleno con cui mortificano l’incompreso
Spirito o Anima-Mundi albergata, ma scelgo una mirabile Foglia la quale
risalta, un po’ ingiallita, dal Bosco in cui riposta la comune Coscienza del
vivere ed evidenziarne la bellezza, oltre la dovuta necessaria comune
appartenenza, e non solo al rogo da cui codesta Eresia…
Ritornato
dal mio esiliato perseguitato cammino leggo di Lei, e da buon artista la
ritraggo assieme all’intero bosco a cui appartiene di concerto per il senso
perso da cui la Vita; poi ed ancora qual devoto pittore ne sottolineo la
segreta Rima, ne evidenzio la Linfa, e qualche Anima devota averne letto ugual
segreto, per scoprire ancora come l’Orientamento possa compiere il miracolo di
ogni Stagione persa circa più rigidi rigori avversi al vero Tempo incamminato…
Nonché
ammirato… quindi in medesimo sentimento, qual obbligo evolutivo (e non certo
inverso cammino) compiere il ciclo della Stagione riflesso del Tempo…
Questa
l’Eresia circa il Tempo detto, compiere i suoi passi e rapportarli nell’odierno
avverso clima per ristabilire l’antico ordine perso da cui ogni Elemento in
difetto di sano ricongiungimento regredire alle impervie involute innaturali
condizioni da cui ogni odierno irreversibile estremo accadimento…
Chi
riflette, quindi, le Ragioni della misera Foglia specchio dell’intero Bosco, il
cacciatore il taglialegna il raccoglitore, o chi al freddo del suo Sentiero ne
immortala il Segreto?
Certo
abbiamo le nostre ed altrui necessità avversate dai rigori di ugual medesimo
Tempo, ma anche l’obbligo di saper interpretare e dedurne la ricchezza persa…
Il mischiarsi alle banali meschine faccende umane
produce inevitabilmente e fatalmente rozza grossolanità: il volgare diviene
d’improvviso nobile, il nobile e poeta si ‘involgarizza’, purtroppo i rimandi
della moderna civiltà generano vortici e spirali d’opposta natura.
Anche se io ho accostato individui di prim’ordine
in questa città ed in altre città, in questo o altro piccolo paese, mi sento
inesplicabilmente insozzato, il mio pègaso ha perduto ali; s’è mutato in
rettile ed ha preso a strisciare sul ventre?
Non molto lontano su una chiesa vedo dipinto un
affresco non è certo Poesia d’una Foglia d’Autunno e si addice al mio caso: due
scheletri sopra l’altare ornano una scena sacra, uno offre all’altro una mela;
quando provai a visitare il cimitero in ricordo d’un Poeta assiso su una
collina, mi seguirono sino all’uscio della mia baracca non più dimora, e mi
hanno ben avvertito in nome e per conto del loro Dio, di non entrare più nella
dimora di Dio!
(Thoreau accompagnato dal suo eterno amico)
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