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I benefici
che derivano dall’affrontare i cambiamenti climatici saranno tanto maggiori
quanto più le azioni saranno tempestive e ambiziose, con iniziative, integrate,
multidisciplinari e capaci di guardare a lunghi orizzonti temporali. Scienziati
italiani analizzano il Rapporto Speciale IPCC su Oceano e Criosfera in un clima
che cambia.
Il
messaggio arriva in maniera estremamente diretta dall’ultimo rapporto
dell’IPCC, che ha visto oltre cento scienziati ed esperti di tutto il mondo
confrontarsi con la più recente letteratura scientifica in tema di oceano,
criosfera e cambiamenti climatici.
Il Report, i cui approfondimenti sono disponibili sul sito dell’IPCC Focal Point per l’Italia (con il comunicato stampa in italiano, domande e risposte sui principali contenuti ad opera di esperti italiani, video, dati e altro), si concentra sul mare e sulle aree ghiacciate del pianeta, e su come il loro rapporto con i cambiamenti climatici sia estremamente importante sia per le popolazioni che vivono in queste aree (670 milioni di persone nelle regioni di alta montagna, 680 milioni di persone nelle zone, 4 milioni di persone che vivono permanentemente nella regione artica, e i 65 milioni di abitanti degli stati in via di sviluppo delle piccole isole), sia anche per gli equilibri degli ecosistemi marini e costieri, per la disponibilità delle risorse idriche, per gli eventi estremi, per la sicurezza alimentare e per molti settori produttivi e culturali.
‘Il messaggio del report è molto chiaro: la Terra si sta scaldando e produce impatti indiscutibili sulla criosfera, che si sta gradualmente riducendo, e sull’oceano che si scalda molto più velocemente di quanto non sia accaduto in passato, con un conseguente innalzamento del livello del mare’,
commenta
Dorotea Iovino, responsabile scientifica della ricerca su oceano globale e
giaccio marino della Fondazione CMCC.
‘Gli
scenari mostrano un oceano sottoposto a riscaldamento e aumento del livello
marino per tutto il XXI secolo, perdita di ossigeno, maggiore acidificazione,
ondate di calore marine sempre più frequenti e più intense’,
osserva
Simona Masina, direttrice della divisione di ricerca Ocean Modeling and Data Assimilation del CMCC,
studiosa del ruolo dell’oceano nel sistema climatico globale.
‘Senza l’adozione di strategie e misure di adattamento, assisteremo ad un aumento dei rischi di inondazione ed eventi estremi per le comunità costiere, ad un aumento degli impatti negativi sulla biodiversità marina, ad una riduzione del potenziale di pesca e delle risorse marine in generale con conseguenze negative per la sicurezza alimentare, il turismo, l’economia e la salute’.
‘Il
rapporto è un’opera fondamentale per capire l’entità del cambiamento climatico
in atto e la sua evoluzione a seconda dei diversi scenari climatici’,
sottolinea
Carlo Barbante, professore ordinario all’Università Ca’ Foscari Venezia e
ricercatore presso l’Istituto di Scienze Polari del CNR.
‘In particolare, quest’ultimo lavoro dell’IPCC permette di apprezzare la stretta relazione che sussiste tra comparti ambientali, quali oceani e criosfera, e le attività umane. Un legame che parte dalla fusione dei ghiacciai polari, si traduce in un aumento del livello dei mari e si conclude con possibili gravi conseguenze per più di 680 milioni di persone’.
‘Il
rapporto – continua Barbante – evidenzia il preoccupante stato di salute dei
ghiacciai, non solo polari, ma anche alle più basse latitudini, la cui massa
complessiva potrà diminuire fino all’80% da qui al 2100. A questo si accompagna
anche una riduzione della copertura nevosa che, nel ventennio 2081-2100,
potrebbe ridursi fino al 90%. Le conseguenze spazierebbero da una maggiore
difficoltà di approvvigionamento di acqua potabile fino alle attività
ricreative invernali che potrebbero essere fortemente compromesse, in caso di
un riscaldamento superiore ai 2°C’.
Il modo in cui il riscaldamento globale e gli impatti generati porteranno radicali cambiamenti alle condizioni di vita sul pianeta è uno degli aspetti messi in evidenza dal Rapporto e sono commentati da Momme Butenschön, ricercatore nel campo delle scienze del mare al CMCC dove è responsabile scientifico della ricerca sulla modellistica del sistema Terra.
‘L’innalzamento
delle temperature – sottolinea Butenschön – mette alcune specie a rischio di
estinzione, soprattutto dove sono costrette da limiti topografici, e ne spinge
altre a migrare verso ambienti più freddi e latitudini più alte, cambiando così radicalmente la distribuzione degli
ecosistemi a livello globale. Inoltre, il riscaldamento globale e
l’acidificazione del mare creano’, – continua Butenschön – ‘pressioni e stress
sugli organismi che producono strutture o gusci di calcio, come coralli o
conchiglie, ne modificano il metabolismo e ne bloccano la rigenerazione dei
componenti di calcio’.
‘Dall’azione combinata di questi fattori nasce una riduzione della biodiversità che aumenta la vulnerabilità degli ecosistemi, limitandone la produttività e la resilienza. Una situazione che ha ripercussioni anche sulle persone e sulle comunità umane, soprattutto quelle che vivono nelle aree costiere’.
Conclude
Butenschön:
‘La perdita
di zone costiere a causa
dell’innalzamento del livello del mare,
la distruzione degli ecosistemi che contribuiscono alla loro protezione,
l’assottigliamento delle risorse alimentari che possiamo estrarre dal
mare; il degrado e la distruzione di
ecosistemi che riducono i nostri spazi per attività di turismo e ricreative.
Questi sono alcuni degli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi
marini e costieri e la loro influenza sulla vita delle persone. Non dobbiamo
poi dimenticare di menzionare gli impatti indiretti che riguardano, ad esempio,
il potenziale aumento dei conflitti, le migrazioni e un accresciuto divario tra
ricchi e poveri, soprattutto dovuto al fatto che i paesi più sviluppati sono
anche dotati di maggiori capacità di adattamento’.
Tutti gli
esperti sono d’accordo nell’affermare che la ricerca di soluzioni efficaci
richieda un approccio integrato e innovativo.
‘Gli
impatti dei cambiamenti climatici sull’oceano e sulla criosfera
producono cambiamenti che riguardano i prossimi decenni e che in alcuni casi
sono ormai irreversibili e inevitabili’,
sottolinea
Simona Masina.
‘L’intensità
di questi eventi aumenterà in scenari ad elevate emissioni. È indispensabile
prendere in considerazione soluzioni che affrontino una simile
intensificazione, misure e iniziative capaci di facilitare la gestione di
rischi connessi ad eventi quali alluvioni, inondazioni, siccità, incendi,
impatti negativi sulla pesca, salute, e agri-/acquacoltura, turismo’.
‘Sono evidenti, nel report, i benefici che derivano dal limitare il riscaldamento globale a più bassi livelli possibili’,
afferma
Dorotea Iovino.
‘Il più
importante messaggio che possiamo trarre da questo lavoro è che la conoscenza
scientifica può essere, deve essere, insieme con la conoscenza locale, la guida
per sviluppare progetti e investimenti in adeguate risposte nel campo
dell’adattamento e della mitigazione, con l’obiettivo di gestire i rischi
connessi ai cambiamenti climatici e favorire la resilienza’.
Mitigazione
(tagliare le emissioni di gas serra) e adattamento: sempre più si prospetta un
futuro imminente in cui questi due approcci devono andare di pari passo per
limitare i cambiamenti climatici futuri ed essere capaci di affrontare quelli
che non possiamo più evitare.
‘Queste
ultime strategie – conclude Momme Butenschön – includono soluzioni che si
ispirano agli stessi ecosistemi, in modo da portare a benefici ecologici,
economici e sociali. Alcuni esempi riguardano il ripristino di ecosistemi, come
praterie marine o barriere coralline che possono proteggere la costa da erosione
e inondazioni, ospitare la fauna con benefici anche per la pesca. Altri esempi
si rivolgono alla conservazione degli ambienti per offrire rifugio a specie
chiave dell’ecosistema e la gestione sostenibile delle risorse’.
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