Precedenti capitoli:
Della transizione (3/1) (& Prima parte del capitolo) (5)
Inciso su Platone: trovo curioso che il neoplatonico Kepler associ il fiocco di
neve al solido platonico che rappresenta l’aria: forse aveva intuito che queste
forme cristalline possono formarsi solo inglobando nelle gocce d’acqua ampie
zone ‘vuote’, occupate appunto dall’aria. Platone,
nel Timeo, associa il tetraedro, l’ottaedro, il cubo, e l’icosaedro rispettivamente
a quelli che erano allora ritenuti i quattro elementi fondamentali: fuoco,
aria, terra, e acqua.
Il dodecaedro, non realizzabile unendo opportunamente
triangoli (come invece avviene per gli altri poliedri citati), veniva invece associato all’immagine del cosmo
intero, realizzando la cosiddetta
quintessenza.
La seconda
spiegazione fornita in Harmonices Mundi
contiene l’idea che i cristalli di neve siano originati da aggregazioni di
gocce d’acqua sferiche, e che la loro struttura geometrica macroscopica
rifletta quindi analoghe proprietà microscopiche.
La risposta moderna alla domanda
iniziale si basa su una serie di nozioni di chimica, fisica delle transizioni
di fase e matematica delle strutture frattali.
Mi limiterò solo all’illustrazione di pochi
concetti di base.
L’origine di tutto è ovviamente nella formula chimica della molecola dell’acqua, H2O, e nell’osservazione ovvia che questa sostanza si presenta nella vita di tutti i giorni nei tre possibili stati (o fasi): stato gassoso (vapore acqueo), liquido e solido (ghiaccio).
Da notare che
le 6 varie denominazioni dei fenomeni di ‘passaggio tra stati’, ad esempio la transizione
tra stato liquido e stato gassoso si chiama ‘vaporizzazione’. La formazione di
fiocchi di neve avviene sostanzialmente (ma non esclusivamente) attraverso la ‘deposizione’
(chiamata anche in modo impreciso ‘condensazione’).
Ci troviamo quindi a temperature inferiori a 0 0 C, e il vapore acqueo presente
nelle nubi solidifica in cristalli senza passare per lo stato liquido.
Il passo
successivo consiste nel realizzare che il modo di cristallizzazione ‘normale’
per l’acqua è quello esagonale, questa forma corrisponde alla fase stabile del
ghiaccio, che si manifesta a pressioni e temperature compatibili con i fenomeni
naturali di cui stiamo parlando.
La simmetria esagonale nasce quindi da qui, ma questa spiegazione così semplice non è sufficiente per dar conto delle molteplici forme dei cristalli di neve che possono manifestare configurazioni stellate con ramificazioni varie delle punte (‘dendriti’) che rimandano a strutture frattali sovrapposte alla simmetria esagonale.
Possiamo
altresì constatare una grande variabilità morfologica: strutture esagonali
piatte più o meno compatte e suddivise in settori, prismi esagonali (solidi o
vuoti all’ interno), aghi...
I cristalli tendono a forme più
semplici quando l’umidita (supersaturation) è bassa, ma il meccanismo per cui le forme cambiano così
marcatamente con la temperatura non è stato ancora spiegato.
Siamo in presenza infatti di processi di crescita molto complessi: descrivere il modo in cui molecole di vapore acqueo sono incorporate in un certo cristallo che si sta formando coinvolge un grande numero di parametri fisici e dipende anche dal modello fisico–matematico che descrive la dinamica di crescita.
In questi
contesti così diversi viene disquisito come, dietro alla semplicità a un po’
banale e monotona di un esagono regolare, si possano nascondere in realtà
strutture altamente complesse sia da un punto di vista fenomenologico che dal
punto di vista della modellizzazione matematica.
Un percorso
mentale opposto, che parte dalla complessità per arrivare alla simmetria
esagonale perfetta, si ritrova in un brano da La Montagna Incantata di Thomas Mann che descrive la passeggiata sugli
sci del protagonista, Castorp, sotto una nevicata nelle campagne che circondano
il sanatorio in cui è ricoverato.
Separo il
testo in due parti: la prima trasmette il senso di meraviglia per la varietà e complessità
di cui ho appena parlato…
Castorp fece un passo avanti per far(ne) cadere alcuni fiocchi sulla manica e osservarli con la competenza dello studioso dilettante. Sembravano straccetti informi, ma più di una volta egli ne aveva visti attraverso la sua buona lente e sapeva benissimo di che gioielli graziosamente regolari erano composti, di oggetti preziosi, stelle cavalleresche, fermagli di brillanti, che più ricchi e minuziosi non avrebbe saputo creare neanche il più coscienzioso gioielliere,... anzi quel bianco polverio, lieve e soffice, che ammassato gravava sul bosco e copriva la landa, e sul quale lo portavano le sue assicelle, era pur diverso dalla natia rena marina, alla quale faceva pensare: questi non erano, si sa, granelli di sasso, bensì miriadi di particelle d’acqua congelate e variamente cristallizzate – particelle della sostanza inorganica che fa sbocciare anche il plasma della vita, il corpo dei vegetali e dell’uomo – e tra quelle miriadi di stelline magiche nella loro minuta e segreta magnificenza, inaccessibile e d’altronde neanche destinata al nudo occhio umano, non ce n’era una che fosse uguale all’altra; una illimitata gioia d’inventare si manifestava nella variazione e nella finissima elaborazione di uno stesso invariabile schema, quello dell’esagono equilatero – equiangolo…
…Mentre
nella seconda parte si insinua la repulsione per l’eccessiva regolarità e
monotonia, e prende voce l’angoscia del protagonista che comincia a presagire
il suo destino…
…Ma in se stesso ciascuno di quei freddi prodotti
era di una simmetria assoluta, di una gelida regolarità, anzi questo era il
loro lato inquietante, antiorganico, ostile alla vita; erano troppo regolari,
la sostanza organizzata per vivere non lo è mai fino a tal punto, la vita
aborre la precisione esatta, la considera letale, come l’enigma della morte stessa,
e Castorp credette di intuire perché i costruttori di templi antichi abbiano
introdotto di nascosto piccole divergenze nella simmetria dei loro ordini di
colonne.
Si potrebbe chiosare questa citazione in termini scientifici dicendo che i processi di evoluzione (non solo organica) sono prodotti da meccanismi dinamici di competizione tra ordine (simmetria) e ‘divergenze nella simmetria’.
Si potrebbero poi anche riabilitare i fiocchi di neve osservando come oggi sia largamente accettata l’ipotesi avanzata dagli astrobiologi che la vita sulla terra abbia avuto origine grazie all’arrivo di molecole organiche intrappolate in cristalli di ghiaccio (non necessariamente H2 O) diffusi dalle comete nello spazio interplanetario.
(A. Marzuoli)
L’occhio
intuisce e vede, la mente dell’Anima traduce e ricerca quanto ci appartiene
quale codice genetico simmetrico ed affine alla Natura… Un processo di
reciproca trasmutazione scientifica del quale abbiamo già accennato, uguale
allo Spirito interpretato circa la Natura studiata nelle vari fasi di
transizione dall’immateriale alla materia incarnata. Il ciclo compie la propria
Opera di morte e rinascita, se pur invisibile questo il rapporto che intercorre
fra il soggetto e l’oggetto della propria ricerca quale dottrinale genesi
riflessa nella ‘materia’.
Le commoventi Lettere lo annoverano fra gli artisti mal corrisposti nel proprio genio (se pur celebrato come un ‘fiocco di neve o meglio di cristallo’…).
Per questo
motivo sono sicuro che taluni fenomeni non esattamente rivelati dalla scienza,
così come il principio di cui la vita, presentano delle impossibili soluzioni
per ciò concernente le certezze dedotte ed interpretate dalla materia, sia essa
scientifica che dottrinale. Quindi solo con l’ausilio della metafisica possiamo
accordare una più logica (illogica secondo taluni) spiegazione dell’immateriale
al quale demandiamo al principio del Nulla di cui Kepler al pari di un artista
ci fornisce nobile ‘poetica’; in quanto se pur principio di Vita svelarne la
progressiva evoluzione (proveniente da una meteora precipitata in Terra
annunziare salvezza…) comporta una paradossale condizione di opposta concretezza.
È
plausibile ed ereticamente conseguibile, accettando anche ciò di cui un nesso ‘specifico
e/o specificante’ può ricadere nell’apparente ‘casualità’ posta in ordine
crescente per come dedotta (superando la fenditura di cui la particella o
l’onda) e formulare, all’opposto, concreta certezza, più concreta certezza
senza per questo ricadere nell’illogica spiritualità affine al Nulla…
…Giacché come più volte letto, un Nulla ampiamente specificato motivo dell’intero Creato, ed oltretutto anche perseguitato (come il Tomo in cui trascritto l’araldo della propria ed altrui radice, dalla Terra sino alla più alta foglia e ramo protesi nella volontà frutto della Vita, e successivamente corrisposti ed esposti all’umano proibito divieto ‘interpretativo’ di un più (in)certo Verbo e, di conseguenza, condotti al rogo di una più volgare e materiale concretezza affine alla seminata ignoranza di cui Roma signora indiscussa…).
(Giuliano)
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