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Sentiero (nr.) (10)
La verità
rilevata ‘regna perisce e soffre’ come le passate Eresie cui la Storia saprà
purgarne o controllarne l’efficacia alla materia del loro… (secondo) Dio sottratto all’immateriale
Spirito.
Ecco quindi offerto uno strumento che serviva da guida all’interno
della congerie dei libri ecco quindi ‘le candide et prudenti censure’,
‘grandemente a tutti gli studi giovevoli’ in grado di contrastare i vari ‘mezi tenuti
da Satanasso per turbar la coltura degl’ingegni negli studi’.
(M. Benedetti, Inquisitori lombardi del Duecento; G. Lazzari, Dialoghi con Pietro Autier; M. Infelise, I libri proibiti)
Iniziamo dal principio tu hai sentenziato più volte al di fuori dal nostro contesto che non solo Gesù Cristo è immortale quale immagine incarnata di Dio ma tutti gli uomini sono immortali ed inoltre che gli – Immortali – come nostro Signore sono mortali.
Che gli uni vivono
con la morte degli altri e muoiono con la vita degli altri. Pietro rimane
seduto in quella scomoda posizione in quella specie di sedia. E’ rimasto vicino
al suo discepolo impaurito quanto le circostanze comandano. Pietro appare
lucido non intimorito. Come un Cristo sul Golgota accetta questa Croce ma dal
suo punto di vista il panorama che appare ai suoi occhi sofferenti è un
esercito ed un popolo in cerca del suo agnello sacrificale. Per la sua anima afflitta è lo sguardo e la vista
del già visto conosciuto è il sacrificio che si ripete sull’innocente sul Dio
incarnato quale lui sente di essere.
E’ la dubbia morale
del tempo e della storia interpretata ad uso e consumo non della verità ma
delle esigenze che essa deve interpretare. Che lei deve sentenziare per tutti
gli - Uomini - sprovvisti della capacità della comprensione e della verità .
- Io penso che tutti gli uomini sono
l’immagine incarnata di – Nostro Signore - e nel lento divenire del dono
dell’esistenza non conoscano mai la morte dell’anima e forse neppure quella del
corpo che come il – Cristo - resuscita a vita eterna. Non vi è un lento
divenire fra un Paradiso ed un Inferno con delle soste intermedie in
improbabili Purgatori. Ogni cosa creata nella terra e forse nell’Universo è
immortale nel suo lento divenire ma prima di essa l’anima che la sovrintende in
assenza di luogo e tempo. Quale certa e probabile manifestazione di ciò che ora
voi chiamate Dio Cristo ed in seguito Spirito Santo.
E guardando fisso
negli occhi Eraclio quasi a fargli comprendere la verità di cui si sente
portatore lo nomina con sottointesa
comprensione.
- Eraclio io penso
come ho imparato e studiato ed ancor prima cercato e contemplato con gli occhi
e lo Spirito che se io muoio in nome di tutte le Verità da voi cancellate ...voi
poi vivrete in nome di esse. E come Gesù
Cristo vi dono nella sentenza della mia morte la vita che voi pensate di
pregare e troppo spesso interpretare.
Quando tutti gli
errori di cui siete portatori – cadranno - io tornerò di nuovo a vivere, in
nome dello stesso per il quale in questo luogo due – Verità - fra il bene ed il
male si fronteggiano.
Quando voi morirete
e con voi i vostri errori io tornerò a vita eterna. Perché questo è scritto.
Voi guardate ma non vedete cercate ma non trovate imparate e riempite l’anima
soffocandola all’altare del già scritto e compreso. La mia è la stessa di colui che avete
sacrificato perché io più di voi ho cercato ho scrutato ammirato ed osservato.
Ho contemplato e molto spesso finalmente prima che mi spoglierete del tutto del
vostro abito - capito - . Ho trovato quello che con l’umiliazione troppo spesso
come regola di vita confondete e cancellate. Dentro di me ho visto – Dio - ma
prima di lui e suo figlio come dite voi incarnato. Tanti suoi figli
in quello che voi chiamate e numerate come – Storia – hanno vagato senza
una direzione perché eterni nella loro essenza e sostanza. Perché prima di
quella luce della quale voi vi sentite portatori e conoscitori prima della
sostanza creata in quanto tale perché nella verità che tu Eraclio insegni ed
gli altri a cui distilli le gocce del tempo non vi è cosa creata dal – Nulla -
in ciò che voi decretate come assenza.
Non vi è cosa creata o increata perché tutto
ad immagine e somiglianza della prima sostanza Increata ed eterna Tu Eraclio lo
dovresti sapere ma se tu mi accusi e domandi io dall’alto della verità
sentenzio e dico. Perché sia tu che io qui a risponderti sappiamo la - Verità -
io a raccontarla e divulgarla tu ad interpretarla e confonderla. Io muto a
guardare la sua tela come il nero abito che indosso che si dispiega nella
sostanza e forma di una probabile verità, compresa decifrata e capita perché so
essere quello e solo quello il vero linguaggio.
Tu Eraclio à
soffocare e nascondere, come tanti e tutti prima di te in rappresentanza
dell’abito che indossi. Hai nascosto e confuso Eraclio ecco perché mi trovo
qui. Ecco perché son trattato da ladro peggio del ladro. Perché - Eraclio -
dovresti saper bene quale ladro è più intimorito di colui che si avvicina ed ad
un ladro fa il suo dono. L’altro non può comprendere l’umiltà del gesto perché
a lui sempre disconosciuto e mai compreso.
Chi ha sempre rubato anche con lo Spirito più motivato verso la fede non
ha mai compreso il dono della verità cercata e trovata per altri sentieri. Il ladro anche se non sa di essere un ladro
confonde intimorito il dono con il sospetto ed il sospetto con il raggiro. Perché pensa ed agisce da ladro. Non da - Dio- . E’ questa sostanza ed essenza di porci di
fronte alla Storia che ci differenzia.
Un giorno prima di
quanto tu possa immaginare io interrogherò te e la verità avrà luce. Ma ora vittima del tempo e della storia della quale tu rendi
artefice e maestro tu interroghi me e sentenzi perché hai studiato capito e
troppo spesso Eraclio arredato e vissuto nei fasti della mia verità di cui sai di essere usurpatore.
Appunto per questo,
prima di dire condanni reciti e mi privi della vita. Eraclio mi donasti ciò che era mio. Ma nel timore della storia hai recitato
la parte del – Santo - . Tu Eraclio, hai studiato non per apportare il dono
della verità ma per mortificarla e condannarla al rogo o alla morte prematura
di ogni cella e bara con la quale il potere ti è riconoscente.
Tu – Eraclio – hai
privato ed ucciso la storia e non solo.
Hai depredato essa confiscando in nome dell’abito che a tutti noi e non solo conferisce terrore antico. Tu
– Eraclio hai confuso mistificato e troppo spesso falsato le verità e ogni
parola in essa contenuta. Hai volutamente travisato la verità per gli inganni
che per tanti e troppi anni continuerai a seminare nella certezza che il tuo –
Potere – non venga mai compromesso. Perché tu – Eraclio – non credi in nulla di
ciò che non sia materiale ed ogni verità al di fuori della tua ti ripugna. Ogni
miracolo che conferma l’inganno del tuo dire lo devi seppellire in ragione del
dubbio che da esso potrebbe scaturire. Sono io – Eraclio -, che ti accuso ma la
storia che dall’alto del Potere che presiedi ti assolve e comanda per ogni
nuovo inganno perché entrambe sappiamo dove poggiano le sue fondamenta.
Si è vero – Eraclio
sono sceso nelle fondamenta di essa ho scavato forse anche tramato per
approdare a ciò che tu hai confuso. Di ciò che ogni giorno con la costante
paura che qualcuno possa serbarne memoria. Fu quella – Eraclio – che tu
contempli, e nutri. Perché hai capito dove risiede il vero. L’anima assetata di
sapere mortifichi conferendo una parvenza di verità a ciò cui per secoli
obblighi in una lenta litania non compresa ma recitata.
Perché chiunque cerca
la salvezza in – Dio - guardando in sé e
nella propria anima tu hai punito con il dono della presunta conoscenza. Perché
la verità hai punito hai condannato umiliato e sempre mortificato. Regalandoci
il dono della fede che può cancellare e comandare fiaccare e distruggere ogni
mente brillante ogni intento di pervenire alla stessa - Essenza- per la quale io ora e per sempre mi troverò
qui seduto o in piedi di fronte a te.
Per sempre - Eraclio
- dovrai confondere umiliare torturare cancellare e derubare non più il corpo
di – Pietro - ma il Dio che vi dimora.
E’ quello il tuo terrore quella verità che segnerebbe la tua sconfitta.
Quello stesso – Dio – che tu hai confuso ed ingannato per sempre da qui
all’eternità si troverà dinnanzi a te. Ricordalo - Eraclio - . Perché ciò che
dico non morirà qui ma per secoli entro e fuori a ciò che tu governi e forse
governerai per sempre finché il mio spirito dimora in tal corpo noi ci
incontreremo ci parleremo e forse ci comprenderemo. Potrai cancellare la mia parola
il mio dire. Ma ci incontreremo ancora nella costanza del tempo.
Eraclio congiunge le
mani ora sembra pregare ogni tanto alza gli occhi al cielo quasi volesse
gridare qualcosa che a stento riesce a trattenere. La sua recita diviene lo
specchio delle sue e altrui coscienze questo con il tempo imparammo. I suoi
modi diventano modello per tutti perché sa che il giudizio degli altri
confratelli risiede soprattutto nel fare e sapersi presentare e contenere.
Nell’apparenza e
nell’apparire che l’abito impone.
E’ Eraclio in nome
della Chiesa e non solo l’anima offesa e martoriata. E con essa tutta la parola
dell’Altissimo. E’ Eraclio il benefattore custode ….e segreto maestro di ogni
dire. Tutto ciò che riceve ora per l’inganno tramandato nei secoli è una musica
soave alla quale lui accompagna una
danza e una mimica gestuale che ha studiato da anni da secoli.
Sembra che riesce
anche a regalare per i Confratelli delle lacrime a distanza di anni non posso
dire se furono per la gioia o l’offesa. Tutti fummo convinti anche nel gesto al
quale spesso ci invitava che era gioia pura Fra un po’ avrebbe potuto emettere
la sua sentenza se già non la si udiva da qualche altra parte…
(Dialoghi con Pietro Autier)
(Giuliano Lazzari, Un mondo perduto)
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