giuliano

venerdì 7 ottobre 2022

IL SENTIERO (9)

 











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Sentiero (nr.) (10)







La verità rilevata ‘regna perisce e soffre’ come le passate Eresie cui la Storia saprà purgarne o controllarne l’efficacia alla materia del loro… (secondo) Dio sottratto all’immateriale Spirito.

 

Ecco quindi offerto uno strumento che serviva da guida all’interno della congerie dei libri ecco quindi ‘le candide et prudenti censure’, ‘grandemente a tutti gli studi giovevoli’ in grado di contrastare i vari ‘mezi tenuti da Satanasso per turbar la coltura degl’ingegni negli studi’.

 

(M. Benedetti, Inquisitori lombardi del Duecento; G. Lazzari, Dialoghi con Pietro Autier; M. Infelise, I libri proibiti)       



                          

Iniziamo dal principio tu hai sentenziato più volte al di fuori dal nostro contesto che non solo Gesù Cristo è immortale quale immagine incarnata di Dio ma tutti gli uomini sono immortali ed inoltre che gli – Immortali – come nostro Signore sono mortali.

 

Che gli uni vivono con la morte degli altri e muoiono con la vita degli altri. Pietro rimane seduto in quella scomoda posizione in quella specie di sedia. E’ rimasto vicino al suo discepolo impaurito quanto le circostanze comandano. Pietro appare lucido non intimorito. Come un Cristo sul Golgota accetta questa Croce ma dal suo punto di vista il panorama che appare ai suoi occhi sofferenti è un esercito ed un popolo in cerca del suo agnello sacrificale. Per  la sua anima afflitta è lo sguardo e la vista del già visto conosciuto è il sacrificio che si ripete sull’innocente sul Dio incarnato quale lui sente di essere. 

 

E’ la dubbia morale del tempo e della storia interpretata ad uso e consumo non della verità ma delle esigenze che essa deve interpretare. Che lei deve sentenziare per tutti gli - Uomini - sprovvisti della capacità della comprensione e della verità .

 

 - Io penso che tutti gli uomini sono l’immagine incarnata di – Nostro Signore - e nel lento divenire del dono dell’esistenza non conoscano mai la morte dell’anima e forse neppure quella del corpo che come il – Cristo - resuscita a vita eterna. Non vi è un lento divenire fra un Paradiso ed un Inferno con delle soste intermedie in improbabili Purgatori. Ogni cosa creata nella terra e forse nell’Universo è immortale nel suo lento divenire ma prima di essa l’anima che la sovrintende in assenza di luogo e tempo. Quale certa e probabile manifestazione di ciò che ora voi chiamate Dio Cristo ed in seguito Spirito Santo.

 

E guardando fisso negli occhi Eraclio quasi a fargli comprendere la verità di cui si sente portatore lo nomina con sottointesa  comprensione.

 

- Eraclio io penso come ho imparato e studiato ed ancor prima cercato e contemplato con gli occhi e lo Spirito che se io muoio in nome di tutte le Verità da voi cancellate ...voi poi vivrete in nome di esse. E come  Gesù Cristo vi dono nella sentenza della mia morte la vita che voi pensate di pregare e troppo spesso interpretare.

 

Quando tutti gli errori di cui siete portatori – cadranno - io tornerò di nuovo a vivere, in nome dello stesso per il quale in questo luogo due – Verità - fra il bene ed il male si fronteggiano.

 

Quando voi morirete e con voi i vostri errori io tornerò a vita eterna. Perché questo è scritto. Voi guardate ma non vedete cercate ma non trovate imparate e riempite l’anima soffocandola all’altare del già scritto e compreso.  La mia è la stessa di colui che avete sacrificato perché io più di voi ho cercato ho scrutato ammirato ed osservato. Ho contemplato e molto spesso finalmente prima che mi spoglierete del tutto del vostro abito - capito - . Ho trovato quello che con l’umiliazione troppo spesso come regola di vita confondete e cancellate. Dentro di me ho visto – Dio - ma prima di lui e suo figlio come dite voi incarnato. Tanti suoi  figli  in quello che voi chiamate e numerate come – Storia – hanno vagato senza una direzione perché eterni nella loro essenza e sostanza. Perché prima di quella luce della quale voi vi sentite portatori e conoscitori prima della sostanza creata in quanto tale perché nella verità che tu Eraclio insegni ed gli altri a cui distilli le gocce del tempo non vi è cosa creata dal – Nulla - in ciò che voi decretate come assenza.

 

 Non vi è cosa creata o increata perché tutto ad immagine e somiglianza della prima sostanza Increata ed eterna Tu Eraclio lo dovresti sapere ma se tu mi accusi e domandi io dall’alto della verità sentenzio e dico. Perché sia tu che io qui a risponderti sappiamo la - Verità - io a raccontarla e divulgarla tu ad interpretarla e confonderla. Io muto a guardare la sua tela come il nero abito che indosso che si dispiega nella sostanza e forma di una probabile verità, compresa decifrata e capita perché so essere quello e solo quello il vero linguaggio.

 

Tu Eraclio à soffocare e nascondere, come tanti e tutti prima di te in rappresentanza dell’abito che indossi. Hai nascosto e confuso Eraclio ecco perché mi trovo qui. Ecco perché son trattato da ladro peggio del ladro. Perché - Eraclio - dovresti saper bene quale ladro è più intimorito di colui che si avvicina ed ad un ladro fa il suo dono. L’altro non può comprendere l’umiltà del gesto perché a lui sempre disconosciuto e mai compreso.  Chi ha sempre rubato anche con lo Spirito più motivato verso la fede non ha mai compreso il dono della verità cercata e trovata per altri sentieri.  Il ladro anche se non sa di essere un ladro confonde intimorito il dono con il sospetto ed il sospetto con il raggiro.  Perché pensa ed agisce da ladro.  Non da - Dio- .  E’ questa sostanza ed essenza di porci di fronte alla Storia che ci differenzia.

 

Un giorno prima di quanto tu possa immaginare io interrogherò te e la verità avrà luce. Ma  ora vittima del  tempo e della storia della quale tu rendi artefice e maestro tu interroghi me e sentenzi perché hai studiato capito e troppo spesso Eraclio arredato e vissuto nei fasti della mia verità di cui  sai di essere usurpatore.

 

Appunto per questo, prima di dire condanni reciti e mi privi della vita.  Eraclio mi donasti ciò che era  mio. Ma nel timore della storia hai recitato la parte del – Santo - . Tu Eraclio, hai studiato non per apportare il dono della verità ma per mortificarla e condannarla al rogo o alla morte prematura di ogni cella e bara con la quale il potere ti è riconoscente. 

 

Tu – Eraclio – hai privato ed ucciso la storia e non solo.  Hai depredato essa confiscando in nome dell’abito che a tutti  noi e non solo conferisce terrore antico. Tu – Eraclio hai confuso mistificato e troppo spesso falsato le verità e ogni parola in essa contenuta. Hai volutamente travisato la verità per gli inganni che per tanti e troppi anni continuerai a seminare nella certezza che il tuo – Potere – non venga mai compromesso. Perché tu – Eraclio – non credi in nulla di ciò che non sia materiale ed ogni verità al di fuori della tua ti ripugna. Ogni miracolo che conferma l’inganno del tuo dire lo devi seppellire in ragione del dubbio che da esso potrebbe scaturire. Sono io – Eraclio -, che ti accuso ma la storia che dall’alto del Potere che presiedi ti assolve e comanda per ogni nuovo inganno perché entrambe sappiamo dove poggiano le sue fondamenta.

 

Si è vero – Eraclio sono sceso nelle fondamenta di essa ho scavato forse anche tramato per approdare a ciò che tu hai confuso. Di ciò che ogni giorno con la costante paura che qualcuno possa serbarne memoria. Fu quella – Eraclio – che tu contempli, e nutri. Perché hai capito dove risiede il vero. L’anima assetata di sapere mortifichi conferendo una parvenza di verità a ciò cui per secoli obblighi in una lenta litania non compresa ma recitata.

 

Perché chiunque cerca la salvezza in – Dio -  guardando in sé e nella propria anima tu hai punito con il dono della presunta conoscenza. Perché la verità hai punito hai condannato umiliato e sempre mortificato. Regalandoci il dono della fede che può cancellare e comandare fiaccare e distruggere ogni mente brillante ogni intento di pervenire alla stessa - Essenza-  per la quale io ora e per sempre mi troverò qui seduto o in piedi di fronte a te.

 

Per sempre - Eraclio - dovrai confondere umiliare torturare cancellare e derubare non più il corpo di – Pietro - ma il Dio che vi dimora.  E’ quello il tuo terrore quella verità che segnerebbe la tua sconfitta. Quello stesso – Dio – che tu hai confuso ed ingannato per sempre da qui all’eternità si troverà dinnanzi a te. Ricordalo - Eraclio - . Perché ciò che dico non morirà qui ma per secoli entro e fuori a ciò che tu governi e forse governerai per sempre finché il mio spirito dimora in tal corpo noi ci incontreremo ci parleremo e forse ci comprenderemo. Potrai cancellare la mia parola il mio dire. Ma ci incontreremo ancora nella costanza del tempo. 

 

Eraclio congiunge le mani ora sembra pregare ogni tanto alza gli occhi al cielo quasi volesse gridare qualcosa che a stento riesce a trattenere. La sua recita diviene lo specchio delle sue e altrui coscienze questo con il tempo imparammo. I suoi modi diventano modello per tutti perché sa che il giudizio degli altri confratelli risiede soprattutto nel fare e sapersi presentare e contenere.

 

Nell’apparenza e nell’apparire che l’abito impone.

 

E’ Eraclio in nome della Chiesa e non solo l’anima offesa e martoriata. E con essa tutta la parola dell’Altissimo. E’ Eraclio il benefattore custode ….e segreto maestro di ogni dire. Tutto ciò che riceve ora per l’inganno tramandato nei secoli è una musica soave  alla quale lui accompagna una danza e una mimica gestuale che ha studiato da anni da secoli.

 

Sembra che riesce anche a regalare per i Confratelli delle lacrime a distanza di anni non posso dire se furono per la gioia o l’offesa. Tutti fummo convinti anche nel gesto al quale spesso ci invitava che era gioia pura Fra un po’ avrebbe potuto emettere la sua sentenza se già non la si udiva da qualche altra parte…

 

(Dialoghi con Pietro Autier)  


(Il Capitolo completo)


(Giuliano Lazzari, Un mondo perduto) 









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