giuliano

domenica 2 ottobre 2022

SULLE STESSE CIME (2)

 




















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Parlano i monti  


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Paul Preuss (3)








Eccetera, ma è tutto nudo e freddo; il fatto è che a scriverle non era più un artista. (Per loro fortuna l’anno venturo la famosa guida sarà dismessa, in suo vece uscirà una nuova aggiornatissima edizione elegantemente vestita all’ultima moda; divisa in due volumi di peso trasportato per la baita della Cima. L’hanno incaricata ad un assoggetto della ‘casta’. Sarà condita e nutrita con tutte le vie nuove degli ultimi vent’anni compressi in brevi messaggini comandati. Con tutti i sesti gradi compresi i divani su cui a coppie rotolarsi. La documentazione dei progressi tecnici uniti da chiodi ben cementati. Ma anche, ne siamo più che certi, con l’uguale disumanità di prima in accoppiata unita…)




 Intanto il ‘povero’ Antonio Berti, con materia e in forma assai diversa, ha rinnovato in certo senso il suo fenomeno. Questa volta non sono descrizioni di rupi e di salite. Si tratta di un graziosissimo libretto, Parlano i monti, che Hoepli ha stampato con molto stile. In 550 pagine sono raccolte 419 brevi testimonianze di ogni genere sulla montagna.

 

Breviario?

 

Antologia?

 

Florilegio?

 

‘Libro dei mille savi’ alpino? Non c’è un termine adatto.




Parlano Dante, Guido Rey, Shakespeare, Emilio Comici, la Bibbia, Gervasutti, Jacopone da Todi, Lammer, Senofonte, Tita Piaz, le grandi guide, le vecchissime gazzette, gli antichi testi indiani, i cannoni del sesto grado, i poeti e i romanzieri delle Alpi. Le voci sono in ordine alfabetico.

 

Ecco le prime: Abisso, Acrobatismo, Alba, AllenamentoAlpi, AlpiniE sotto Alpini per esempio: ‘Fioi, avanti per l’onor del baston, chi torna indrio lo copo mi’ (un caporale ignoto, subito fulminato sulla Schönleitenschneide, ottobre 1915).

 

Apriamo alla G.: Gloria, Gola, Grandine, Grotta, Guerra, Guglia.

 

Apriamo all’N: Nebbia, Nembo, NeveE sotto Neve: ‘Où il y a la neige, on peut toujours passer’ (D. Maquignaz, guida).

 

Apriamo all’R: Rifugio, Ripa, Ripetizione di salite, Ripidezza. E sotto a Ripidezza’: Non l’altitudine, è il pendio che è terribile!’ (Nietzsche, Così parlò Zarathustra).




 Versi, descrizioni, detti memorabili, brani polemici, pagine di diario, episodi strani, avventure agghiaccianti, fulminei resoconti di tragedie, brani di poemi e di romanzi, confidenze di grandi scalatori, e per ciascuno poche righe, al massimo un paio di pagine. Non pretese di enciclopedia, non scopi di pura erudizione, non mentalità di professore.

 

Ma la scelta com’è stata fatta?

 

Col sentimento, prima di ogni altra cosa. E nel coloritissimo mosaico – così come avvenne nella guida – le cento e cento voci di ogni tempo si compongono in una voce sola, nobile, umana, familiare.

 

Parlano Aristofane, Zsigmondy, Victor Hugo, Cassin, Tolstoj, Giacosa; ma Berti, senza una riga di commento, li ha combinati in modo che si incastrano per incanto l’uno nell’altro con straordinario effetto. Non son che citazioni, eppure è come leggere un romanzo.

 

Di colpo tornano a noi i mille volti della montagna, le albe, le paure, i temporali, le delusioni, le soste al sole sulla cima, la pioggia sotto la tenda, i malinconici ritorni, i boschi, le nuvole, le rupi. E tutto intorno sta una gente candida e onesta, i pionieri, i poeti, i vittoriosi delle massime muraglie, i morti degli abissi.

 

Un esempio della Guida aggiornata.




C: connessione:

 

Passaggio periglioso, in prossimità di Sentieri più facili fors’anche ‘adatti’ e ricongiunti dalla parabola segnalata, senza rischio alcuno per il rimosso stato d’incosciente coscienza inchiodato ad elevate quote partecipative sull’utile netto del capitale. Sottratto al dovuto rischio del normale Sentiero. Connessione verso più elevato Sentiero calcolato e non segnalato dal dovuto controllore controllato, nell’equilibrio ben esercitato nell’esercizio dell’auto-controllo-certificato. Si prega di connettersi alla dovuta materia ed imprecare Dio. Al passo disgiunto per ogni Elemento precipitato e ben curato. Chi sorpreso in più elevata immateriale Connessione rischia l’ammenda del cantone. Esempi quivi riportati di impropria ‘remota’ Connessione non del tutto in Vista. Chi prega e si incammina nella dubbia fallace credenza che ‘nulla’ per sé esiste eccetto Dio (di per se grave peccato punito altresì dall’alto prelato; alto: in più elevato rifugio al riparo da ogni bufera); che l’Anima (Anima: inutile bagaglio, si consiglia l’ultimo modello della Apple e coglierne il frutto proibito, tutto sarà più saporito; il Rifugio Giardino vi attende, i vigilanti dell’ordine pubblico tuteleranno e veglieranno la salute d’ognuno e nessuno sarà salvato. Digitare il numero con prefisso. Grazie per l’intrusione. L’Anima sarà debitamente salvata e rimossa nonché controllata e purgata da ogni virus del dovuto contagio…)... 




...umana è una emanazione dell’essenza di Lui, la quale, benché dalla sua celeste sorgente rimanga per un periodo divisa, pure in siffatta Connessione sarà ad essa finalmente ricongiunta; e che la più elevata felicità di questo Sentiero da tal unione sarà per derivare; e che il principale bene della umanità in questo transitorio Sentiero consiste in un perfetto congiungimento con lo Spirito Eterno, per quanto gli abbracciamenti dell’umana forma il possa permettere; che a tal fine gli uomini debbon rompere qualunque Connessione con gli esterni oggetti, e valicare attraverso il mar della vita senza ritegni, pari ad un nuotatore il qual tutto libero, e sgombro dell’imbarazzo delle vesti, naviga (senza più  connessione alcuna) l’oceano; che se meri diletti terrestri han tanta forza sull’Anima, l’idea della celestial bellezza debba di necessità rapirla in estatica voluttà; che per mancanza di parole capaci di esprimere le perfezioni dell’Altissimo Dio, e gli ardori dell’Anima devota, convien far uso di tali espressioni che più si avvicinino alle nostre idee, e parlare di Bellezza e d’Amore, ma in un senso mistico e trascendentale; che il figlio dell’uomo con malinconico canto lamenta la sua disunione da ciò che più ama, e versa lagrime cocenti, come una candela accesa, la quale tristamente anela al momento del suo estinguersi, quasi per isvilupparsi dai suoi vincoli terrestri, e come mezzo di ritornare all’unico sospirato oggetto dell’amor suo.

 

(D. Buzzati con i FuoriLegge della Montagna)

 











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