giuliano

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mercoledì 16 aprile 2014

PASSAGGI (senz'anima) (assenza di valori...) (38)

















Precedenti capitoli:

Passaggi senz'anima: anche i grandi soffrono (35)

Passaggi senz'anima: l'incomprensione della Natura (36)

Passaggi senz'anima: il grande silenzio (37)

Prosegue in:

Ore 2,15: la partenza... (39)












(... Il Grande Silenzio...)
Allo stato attuale il dibattito sull'etica ambientale è molto più
diffuso nelle regioni del Nord dell'Europa e dell'America, dove
la conoscenza dei dati scientifici sulle alterazioni dell'ecosiste-
ma accompagna l'accelerazione del processo di modernizza-
zione.
Anche a livello alpino, la discussione è più sviluppata a nord
che a sud della catena, in particolare nelle regioni di cultura e
lingua tedesca.
Là dove le preoccupazioni di ordine economico non escludo-
no una riflessione sui valori, nascono posizioni politiche, reli-
giose e spirituali che rileggono la relazione tra l'uomo e la na-
tura senza i paraocchi dello sviluppo illimitato e schizofreni-
co.





























L'industrializzazione incontrollata, lo strapotere del profitto,
il cieco impero della finanza e della tecnica generano la re-
lazione a un progresso percepito come il trionfo della più
bassa ed infima volgarità e dell'imbarbarimento nonché ab-
brutimento esistenziale!
Di questo passo il rapporto distorto con la Natura può di-
ventare il tormento dell'uomo occidentale, il suo fallimento
morale e civile, addirittura una riproposizione del peccato
originale in cui le persone non vengono scacciate dal giar-
dino per aver peccato contro Dio, MA CONTRO IL GIARDINO
STESSO....





























Monsignor Carlo Rocchetta ha scritto:
'La questione del clima chiama in causa un'etica della
responsabilità e rimanda al ruolo che l'uomo occupa nel
Creato.
Non di rado gli storici e ambientalisti hanno ritenuto la
tradizione giudaico-cristiana responsabile del degrado
ambientale, facendo risalire l'origine di questa respon-
sabilità al comando biblico di Gen. 1,28: Siate fecondi
e riempite la terra, soggiogatela e dominate su ogni es-
sere vivente'.
Giovanni Paolo II, nell'enciclica 'Sollicitudo socialis',
ricorda che 'il dominio accordato dal Creatore all'uo-
mo non è un potere assoluto, né si può parlare di liber-
tà di usare e abusare, o di disporre delle cose come
meglio aggrada.
La limitazione imposta dallo stesso Creatore fin dal
principio, ed espressa simbolicamente con la proibi-
zione di mangiare il frutto dell'albero, mostra con suf-
ficiente chiarezza che nei confronti della Natura visi-
bile siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma
anche morali, che non si possono IMPUNEMENTE TRA-
SGREDIRE'.





























Per concludere ricordiamo Konrad Lorenz, nell'ana-
lizzare quelli che egli considera gli 'otto peccati della
nostra civiltà', annovera tra essi la devastazione o l'a-
buso dello spazio naturale...., ponendo la rovina eco-
logica in stretto rapporto con l'abbrutimento interiore,
estetico e morale, dell'uomo:





























"Devastando in maniera cieca e vandalica la Natura
che lo circonda e da cui trae il suo nutrimento, l'uma-
nità civilizzata attira su di sé la minaccia della rovina
ecologica (e non solo...).
Ed inoltre... sia la bellezza della natura, sia quella del-
l'ambiente, sono manifestazioni necessarie per mante-
nere L'UOMO PSICHICAMENTE E SPIRITUALMENTE
SANO....".

(E. Camanni, Ghiaccio Vivo) 

















domenica 29 settembre 2013

GENTE DI PASSAGGIO (72)















Precedente capitolo:

Gente di passaggio (71)

Prosegue in:

Gente di passaggio: Trittico Portinari (con adorazione del Bambino..) (73)

.... e la saggezza dei libri:

Forse per questo divenni viandante

... e la storia vidi sfilare...

così in un lontano mare ti voglio portare

... e la creazione del mondo narrare....










Il giorno, dopo mangiare, cavalcai lungo un fiumicello, e mi
fermai la sera ad una villa in gran parte rovinata chiamata
Orchen.
 L'Imperatore non molto avanti aveva avuto guerra colli
Svizzeri, ed essi scesi avevano guastato circa due giornate
di Paese dove avevo a cavalcare, e tutto si trovava arso, e
rovinato, pure si cominciava a rassettare; alloggiai con un'-
oste ricco di bestiame, e praterie rna la casa era tutta di le-
gname, e perché era accanto al monte l'acqua per tutto si
conduceva insino presso al tetto, e per farmi più onore mi
fece cenare sopra un tavolino alto forse dieci braccia da
terra che era davanti ad una camera, e sopra esso veniva
una doccia d'acqua: il vino era buono, ed i cibi non erano
tristi, ma non avevo ancora mezzo cenato che il tavolato
rovinò, e tutti noi che in su quello ci trovammo ne io, ne




alcuno de' miei sentimmo nocumento alcuno perchè ca-
demmo davanti la stalla dove era il letame alto un brac-
cio. L'oste, non so come, si ruppe la gamba, credo per
esser grasso e vecchio in modo che la notte poco si potè
dormire che del continuo si senti rumore per casa che fa-
ceva lui, e quelli che lo medicavano.
La mattina cavalcai trovando sempre paese guasto dalla
Svizzeri, e mi posai ad una villetta detta Crust, e fui forza-
to, per non trovare altro, stare in un'osteria tutta fracassa-
ta che aveva solo rassettata, e fatta quasi di nuovo la stal-
la; il resto era come essere allo scoperto: eravi un'ostessa
di forse anni cinquante, ma piacevole, ed allegra, e, secon-
do il luogo, ci trattò bene, dopo mangiare ella faceva una
gran gorgagliata con un Tedesco avevo meco; volli inten-
dere quello diceva; egli mi disse che per la guerra fatta in
quel paese dalli Svizzeri lei aveva marito, e tre figliuoli i
quali quando gli Svizzeri arrivarono qui erano malati di pe-
ste in modo non si poterono ne ajutare, ne partire e da es-
si furono morti, e la casa messa a sacco, ed in parte arsa.




Ella vedutto questo, e considerando che i nemici dovano
star qui qualche giorno deliberò, sebbene dovessi morire,
vendicare tanta ingiuria, e per poter mettere ad effetto tal
pensiero finse esser matta, e cantava, e saltava, e rideva,
e faceva cose tutte contrarie ad un'afflizione nella quale si
doveva trovare.
Era alloggiato in questa casa uno Svizzero con tutta la sua
famiglia che aveva sei figliuoli tra maschj, e femine, e la
donna, e tutti gli aveva condotti qui per fare allegrezza, e
traevansi piacere di questa donna sbeffandola, e ella face-
va la pazza al possibile né gli avevano gli occhi alle mani,
ma la lasciavano andare, e stare dove ella voleva.
Cominciava a venire l'inverno, e però tutta la brigata dello
svizzero si riduceva nella stufa, che dal fuoco aveva patito
manco in modo, che essa una notte sotto questa stufa con-
dusse gran quantità di legna con due bariglioni di polvere
la quale essi tenevano in su questa piazza sopra un carro ri-
spetto al fuoco; e così ordinato tutto in sulla mezza notte,




quando ciascuno dormiva, messe fuoco nelle legna, e nella
polvere: la stufa era di legname, le legna secche, la polvere
faceva rumore di qualità che vide la casa ardere, lo Svizzero,
e tutta la sua famiglia, e così vendicata si fuggi in un bosco
qui vicino, e vi stette tanto che gli altri svizzeri si partirono,
ed al presente è ridotta qui, ed ha qualche bestia, e praterie,
ma non ha che un piccolo nipotino, che in quel tempo non e-
ra in questo borgo.
Io, come ebbi mangiato mi partii subito porche il luogo arso
mostrava malinconia, ed il paese dove dovevo cavalcare era
assai fresco perchè cominciavo a salire il monte, il quale seb-
bene è grande non è difficile, perché in Alemagna le strade so-
no molto bene assettate, e per tutto vanno i carri.
La sera alloggiai a Nait a piè del monte, ed ancorché fosse di
luglio mi ridussi volentieri nella stufa calda.......

(G. Osti, Attraverso la regione trentino-tirolese nel Cinquecento)