Precedenti capitoli:
Passaggi senz'anima: anche i grandi soffrono (35)
Passaggi senz'anima: l'incomprensione della Natura (36)
Passaggi senz'anima: il grande silenzio (37)
Prosegue in:
Ore 2,15: la partenza... (39)
(... Il Grande Silenzio...)
Allo stato attuale il dibattito sull'etica ambientale è molto più
diffuso nelle regioni del Nord dell'Europa e dell'America, dove
la conoscenza dei dati scientifici sulle alterazioni dell'ecosiste-
ma accompagna l'accelerazione del processo di modernizza-
zione.
Anche a livello alpino, la discussione è più sviluppata a nord
che a sud della catena, in particolare nelle regioni di cultura e
lingua tedesca.
Là dove le preoccupazioni di ordine economico non escludo-
no una riflessione sui valori, nascono posizioni politiche, reli-
giose e spirituali che rileggono la relazione tra l'uomo e la na-
tura senza i paraocchi dello sviluppo illimitato e schizofreni-
co.
L'industrializzazione incontrollata, lo strapotere del profitto,
il cieco impero della finanza e della tecnica generano la re-
lazione a un progresso percepito come il trionfo della più
bassa ed infima volgarità e dell'imbarbarimento nonché ab-
brutimento esistenziale!
Di questo passo il rapporto distorto con la Natura può di-
ventare il tormento dell'uomo occidentale, il suo fallimento
morale e civile, addirittura una riproposizione del peccato
originale in cui le persone non vengono scacciate dal giar-
dino per aver peccato contro Dio, MA CONTRO IL GIARDINO
STESSO....
Monsignor Carlo Rocchetta ha scritto:
'La questione del clima chiama in causa un'etica della
responsabilità e rimanda al ruolo che l'uomo occupa nel
Creato.
Non di rado gli storici e ambientalisti hanno ritenuto la
tradizione giudaico-cristiana responsabile del degrado
ambientale, facendo risalire l'origine di questa respon-
sabilità al comando biblico di Gen. 1,28: Siate fecondi
e riempite la terra, soggiogatela e dominate su ogni es-
sere vivente'.
Giovanni Paolo II, nell'enciclica 'Sollicitudo socialis',
ricorda che 'il dominio accordato dal Creatore all'uo-
mo non è un potere assoluto, né si può parlare di liber-
tà di usare e abusare, o di disporre delle cose come
meglio aggrada.
La limitazione imposta dallo stesso Creatore fin dal
principio, ed espressa simbolicamente con la proibi-
zione di mangiare il frutto dell'albero, mostra con suf-
ficiente chiarezza che nei confronti della Natura visi-
bile siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma
anche morali, che non si possono IMPUNEMENTE TRA-
SGREDIRE'.
Per concludere ricordiamo Konrad Lorenz, nell'ana-
lizzare quelli che egli considera gli 'otto peccati della
nostra civiltà', annovera tra essi la devastazione o l'a-
buso dello spazio naturale...., ponendo la rovina eco-
logica in stretto rapporto con l'abbrutimento interiore,
estetico e morale, dell'uomo:
"Devastando in maniera cieca e vandalica la Natura
che lo circonda e da cui trae il suo nutrimento, l'uma-
nità civilizzata attira su di sé la minaccia della rovina
ecologica (e non solo...).
Ed inoltre... sia la bellezza della natura, sia quella del-
l'ambiente, sono manifestazioni necessarie per mante-
nere L'UOMO PSICHICAMENTE E SPIRITUALMENTE
SANO....".
(E. Camanni, Ghiaccio Vivo)
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