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Il 'Libretto' da guida (17)
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La parete (19/20)
La guida sa che il ‘signore’ attende una parola di lode, e
possibilmente in presenza di terzi che lo gratifichi della sua ‘scaltrezza’,
certo la cosa appare ripugnante… Egli sa che nel giorno della vittoria la sua
suprema felicità, quando camminerà esultante e facilone con fare da gradasso
spaccone… giù nell’albergo, consisterebbe, non tanto nel godimento dello
spettacolo Divino della sublime elevazione dell’anima di fronte alla
completezza e magnificenza della vista sulle… Alte Vette dell’Anima, quanto
nella dichiarazione (sempre possibilmente davanti ai terzi compari suoi…) che
ha arrampicato bene ottimamente, che ha dimostrato un coraggio da vecchia volpe
(non offendiamo i lupi.. per favore…) di città, che ha usato la corda doppia
meglio di uno scimpanzè, e che con un po’ di allenamento riuscirà (grazie agli
eterni Secondi maestri….), non soltanto ad arrampicare su tutte le più
difficili vette (della vita, con orrore di tutti gli ‘alpinisti’ dell’Assoluto…)
con relativa e raccomandata facilità, ma potrà affrontare persino le scalate
dei Supremi Gradi (nel Tempio della vita….) ove troneggia la croce dei grandi
Alpinisti, poiché, in lui, l’attitudine allo ‘studio dell’alpinismo’ è innata,
limpida, onesta, salutare, dovuta e meritevole, inequivocabile; e la migliore
documentazione di questa sua attitudine è data dal fatto, che nei passaggi più
difficili sa mantenere un sangue freddo sbalorditivo (anche il vecchio Capote
ne proverebbe un certo interesse…), nonché quella presenza di arguzia di
spirito (alcolico….) che distingue sempre il grande…. scalatore….
La guida sa che il suo giudizio, se lusinghiero, solleticherà la
piccola vanità del cliente, e gli servirà d’argomento capitale per un
autoincensamento nel lungo inverno della città, in famiglia, in società, nelle
assemblee dei club alpini: ‘La mia guida mi disse che io…. Ecc.’, ripeterà con
eccessiva frequenza. Essa sa anche che queste piccole miserie della vanità,
mentre non danneggiano alcuno, fanno la felicità di un uomo nel grigiore della
vita quotidiana, e che durante l’inverno, nel bagliore di nuovi progetti
estivi, troverà quel conforto di cui tanto abbisogna nella banalità
accompagnata dall’uniformità dell’esistenza quotidiana (come se le vette dello
Spirito possano essere così nutrite e conquistate…).
La guida sa che il modo più efficace per conservarsi i clienti è la
lode, e possibilmente fatta in pubblico (i pennivendoli della casta ne vanno
così fieri….); sa che l’uomo non è come un tovagliolo di carta, che, usato una
volta, viene buttato via; sa che la larghezza dell’incensamento gli procurerà,
eventualmente, la mancia…, e per legge di compensazione un attestato magnifico
che gli scriverà il ‘signore’ nel libretto da guida.
Humboldt disse che importano meno le vicissitudini di un uomo che le
conseguenze delle stesse; e la guida manipolerà il ‘signore’ in modo da
superare il fachiro napoletano che dà dell’ ‘eccellenza’ e si sprofonda in
inchini davanti al più miserabile che gli faccia guadagnare uno scudo, e in
modo da far arrossire il più lurido coolie cinese.
Se questi rapporti fra il ‘signore’ e la guida hanno un po’ il sapore
della farsa (a cui è destinata la nostra esistenza terrena…), l’epilogo
rappresenta davvero una delle più paradossali beffe. Dopo che l’intrepido
turista si è consegnato mani e piedi alla guida come ad un angelo custode, dopo
avergli affidato la incolumità, la vita, e magari l’avvenire della sua
famiglia, dopo aver bevuto dalle sue labbra tutti gli insegnamenti (e rubato
l’anima…, così cara ai cinesi…), dopo aver assorbito da lui i segreti della sua
scienza arcana necessaria per una buona riuscita (spirituale non certo
materiale nelle vette della vita…), questo scolaro si vedrà porgere un libretto
con tanto di timbro dell’autorità politica, perché lo scolaro scriva la pagella
(nella sua ignoranza burattinesca…) e classifichi il suo maestro!.....
Ritengo che fra tutti i controsensi, le contraddizioni, le volgarità,
le disonestà, le ipocrisie accompagnate dalle falsità dell’eterno Secondo di
questa vita, questo sia uno dei più stridenti ed amari. Ecco il banchiere di
Francoforte, che per la prima volta ha calzato scarpette da roccia e si è
legato ai fianchi una fune, il corpulento banchiere avvezzo alla birra ed ai
buoni falò per i libri quanto per i suoi ripugnanti salsicciotti…, e che ha
visto per la prima volta una rupe.., un frammento di roccia, una foglia, le
forme di un’antica divinità calata nella Natura che non abbia il colore dei
suoi verdi denari (lavati conto terzi…), e che sentendo parlare di guide,
credeva si trattasse del suo cameriere personale (come i vecchi tempi andati…);
e quando gli si presentò il giovanotto col suo bravo distintivo di guida sulla
giacca lo scambiò per un facchino del porto, e il distintivo per il
contrassegno in uso del ghetto: questo tale iniziato alla montagna, ora
inforcando gli occhiali, comprendendo solo vagamente che cosa significhi
‘libretto da guida’ scriverà: ‘Fra il resto arrampica come un camoscio, ha una
tecnica perfetta anche se rimeggia con la roccia, non ho mai visto un
arrampicatore simile. Il mio ‘amico N.N. è il principe delle guide’ e via di
questo passo’.
Se la guida durante la scalata avrà lodato la sua capacità, gli
scriverà un ancor più lusinghiero attestato, lungo una pagina, e se lo avrà
lodato in pubblico, lo descriverà come il ‘ non plus ultra’ delle guide per
esperienza e capacità, e le pagine saranno due e magari tre… (ma se non ha
compiuto tali servilismi, se pur una eccellente guida avrà il triste destino del
buon ‘Mattia’ che non fu il solo….).
Alla partenza, colto il momento opportuno per una ‘rèclame’ da piazza,
davanti ad un gran pubblico, accomiatandosi dalla guida, gli dirà in tono
cameratesco: ‘Dunque, Sepp, un altr’anno andremo in Brenta, faremo il Campanil
Basso, lo spigolo del Crozzon, la parete dell’Altissimo, e se il tempo si
manterrà buono faremo ancora la direttissima della Marmolada e la Nord della
Civetta vero? Sarà meglio che porti con me due paia di scarpe, ti pare? Forse
un paio Manchon ed un Sextner? Qua il tuo libretto (che la penna mi freme sul
bel cappellone alla Tex….)!’.
E l’uomo, che qualche ora prima nella solida fune della guida
illustrava praticamente le leggi scoperte da Galileo (m’intendo quelle
fisiche!), il gran commerciante berlinese quanto quello italiano, dal pingue
sedere che per la prima volta si è sporcato le mani in montagna e sportivamente
si è comportato poco meglio di una foca ammaestrata su di un albero, darà la
classifica arrampicatoria….!
Per conto mio il libretto da guida non dovrebbe servire che ad annotare
la correttezza morale (e spirituale…) della guida o nella peggiore delle
ipotesi i suoi difetti, ma mai il grado di abilità sportiva nella miseranda
palestra della vita di questo piccolo Creato….
Ricordo vivamente la forte ripugnanza che sentivo e sento, quando, per
disciplina di mestiere, dovevo qualche rara volta esibire il mio libretto: mi
sembrava un’umiliante ipocrisia. Normalmente non lo esibivo che a gente che me
lo chiedeva e mi dava un certo affidamento di serietà e sobrietà di giudizio.
Pur tuttavia potrei citare degli attestati lapidari atti a dimostrare
strepitosamente che l’uomo fra tutti gli animali che infestano le montagne è
indiscutibilmente il più ameno… fra le qualifiche più in uso nel libretto da
guida è: ‘Arrampica come un camoscio’. Una classifica poco lusinghiera davvero
(soprattutto per un Lupo di montagna di queste pagine così braccate ed
inquisite dall’eterna Storia nominata vita…), perché è risaputo che i camosci
non arrampicano, ma saltano e smuovono un’infinità di pietre, costituendo un
grave pericolo per chi segue.
Poi: ‘Non ho mai conosciuto un arrampicatore migliore (è il Primo che
ha conosciuto), ‘un compagno impagabile’, ecc. Ecco alcune qualifiche che trovo
nel mio libretto: ‘Piaz è un arrampicatore capace di convertire il più convinto
cattolico alla teoria di Darwin riguardo alla discendenza dell’uomo (per un
assiduo sostenitore della Bibbia questo è di certo un peccato e una bestemmia
assieme ad uguale grido di insulto riflesso nello specchio della materia…).
‘E’ superiore ad ogni elogio. Un artista nel più ‘Perfetto’ senso della
parola (per questo lo sacrificheremo al rogo della nostra moderna Memoria e ad
ogni scaffale della Storia….)’.
‘Piaz è una classe a sé (e noi di classi e scuole ne abbiamo tante
senza un Piaz ad illuminarci la retta Via). Non va giudicato alla stregua degli
altri (perché, infatti, non è come gli altri…., forse è per questo che anche in
codesto momento urliamo un grido da piazza alla vetta di uno strano ed incompreso
miracolo…)'.
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