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Giù nell'albergo.... (16/15)
Mi si consenta qui di dare qualche indicazione a chi intende
scegliere la professione di guida...
Innanzi tutto occorre avere una perfetta conoscenza delle
montagne, così da poter essere certi del percrso anche quan-
do la foschia le avvolge. Bisogna poi sorvegliare sempre con
attenzione i propri clienti, particolarmente quando ci si trova
in luoghi pericolosi.
Prima di organizzare un'escursione, è bene ogni volta infor-
marsi circa le capacità delle persone che si stanno per accom-
pagnare. La guida dovrebbe agire come il capitano di una na-
ve: per quanto illustri possono essere gli individui (spesso non
sono consapevoli delle difficili pagine del Tomo che vorrebbe-
ro conquistare...) che si affidano alla sua sorveglianza, soltanto
a lui spetta di dirigere e governare... (sopratutto se sono giova-
ni ed inesperti...).
Il segreto della guida è la prudenza: io sono sempre all'erta...
Tuttavia esistono differenze anche tra coloro che conoscono
questo (nobile) principio e segreto.
C'è guida e guida: ognuna ha il proprio punto forte. Si dice che
la guida di Zermatt sia la migliore su roccia mentre la guida del-
l'Oberland sia da preferirsi su ghiaccio.
Ciò non è sempre esatto per quanto riguarda i singoli casi, ma
risulta vero parlando in generale. Io stesso sono diventato spe-
cialista sia su roccia che su ghiaccio.
Poi c'è la guida che confida nella fortuna: è pronta a tutto, ma
non sa che cosa l'attede, semplicemente tira ad indovinare quan-
do le si domanda:
- Quanto dista la vetta?
Io però non lo faccio mai; prima di affrontare un itinerario che
non ho mai percorso, lo studio in anticipo, ne disegno il traccia-
to e lo esploro con il binocolo finché non lo imparo a memoria.
Quando dico 'ANDIAMO', sono in grado di rendermi conto i
che cosa mi aspetta...
In montagna devo sempre sapere quel che faccio...
Non che io sia 'scientifico': se qualcuno si rivolge a me per ave-
re una risposta 'scientifica', di sicuro non l'ottiene... Ma cartina
alla mano posso indicare 'SIAMO QUI' (e non certo dove pen-
sano loro che ci scrutano laggiù in quel misero albergo...).
In merito ai pericoli.., è necessario guardarsi dalla guida impru-
dente (che si finge esperta forse perché si immagina furba...),
che prima o poi finisce con il cadere in un crepaccio.
Al mio occhio, per quanto non all'occhio di chiunque, un crepac-
cio è evidente a una distanza di dodici o tredici metri; inoltre non
presenta sempre lo stesso aspetto: talvolta sembra una... superfi-
cie ondulata (e distinta..); altre, quando fa molto freddo, produ-
ce, per così dire, una scia grigia o un'ombra (...nera...).
Ma ora che sono stato in ogni parte del mondo, devo dire che o-
vunque sia andato, non ho commesso errori riguardo ai crepacci.
Se lo si vede, un crepaccio non è pericoloso: lo si può saltare,
oppure - se è troppo ampio - si possono tagliare scalini su un la-
to finché la fenditura è vicina, e poi ancora incidere la via di risa-
lita dall'altra parte.
Il pericolo maggiore a mio avviso è la valanga.....
(Mattia Zurbriggen, Dalle Alpi alle Ande)
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