mercoledì 9 gennaio 2013
FORMA E IMMAGINE: VERA E FALSA (4)
....Raccattò la vestaglia e la spolverò con una mano.
Sorrideva, e quando sorrideva il suo viso era come una finestra spalancata.
- Vedi questo?
indicava il piccolo oggetto rotondo all'estremità della scatoletta.
- Questa si chiama lente. E' fatta con un pezzetto di vetro tagliato in un certo
modo. Quando la luce arriva dal punto fissato....
e indicò l'angolo,
- vi passa attraverso e proietta nella cassetta l'immagine, così che noi la pos-
siamo vedere al suo interno,
e tamburellò sul vetro lattiginoso.
Nello sforzo di capire lo fissavo con tanta intensità che gli occhi incominciaro-
no a lacrimarmi.
- Che cos'è un'immagine, ...signore? E' una parola che non conosco.
Qualcosa si modificò sul suo viso.
Era come se fino a quel momento avesse guardato al di là di me, ed ora inve-
ce fissasse proprio me.....
(T. Chevalier, La ragazza con l'orecchino di perla)
Si è tornati di nuovo primitivi (cercai di spiegarle...), pur i mezzi in uso differenti
ma uguali al nostro passato cavernicolo. Si è regrediti, però, ad una immagine pri-
va di forma e potenza. Una immagine artificiosa della realtà, un riflesso continuo di
essa, un occhio costante, distante e astratto, schizofrenico ed immediato, che pro-
gressivamente si sostituisce ad essa.
Di nuovo dalla simmetria delle forme alla chiralità dei fatti vediamo intensificarsi que-
sto metodo combinatorio, legato ad una concezione Lulliana della realtà, ridistribuita
in un quadro molto più vasto, dove un singolo termine può dare corso ad uno svilup-
po esponenziale di infinite e successive combinazioni.
Ragione per cui se pur l'idea presa in prestito dal - filosofo - con il 'tempo' si è evo-
luta per ciò che sarebbe divenuta la futura intelligenza artificiale computerizzata, c'è
da notare che la parallela evoluzione dei termini artificiali e la progressiva disponibi-
tà di risorse tecniche intese come 'strumenti litici', hanno portato ad una progressiva
distruzione del concetto di base, che per Lullo, era unitario.
Si è passati ad una graduale frammentazione con l'inganno e l'illusione di una 'unità'.
Cioè si è arrivati ad una frammentazione distruttiva e non costruttiva. In antitesi con
il pensiero originario Aristotelico...
Quando una società è vittima della pura forma dell'immagine, questa tenderà a per-
dere le sue radici, cioè tenderà ad un progressivo imbarbarimento e una successiva
perdita di identità culturale.
Perché se è vero l'assunto che lo specchio è il luogo della forma in potenza...così
come ci dice Aristotele allora la materia...
La materia poi è potenza e la forma atto, e l'atto si dice in due sensi: o
come la conoscenza, o come l'uso di essa...
Necessariamente dunque l'anima è sostanza, nel senso che è forma di un
corpo naturale che ha la vita in potenza.
Ora tale sostanza è atto, e pertanto l'anima è atto del corpo che s'è detto....
....Ora se per analogia applichiamo alla pura forma, o deleghiamo all'apparenza
dell'immagine la sostanza prima che è, come abbiamo detto potenza, forma, at-
to, in quanto esso stesso soggetto e materia, l'anima è l'atto del corpo, la forma
di un corpo naturale.
Ora se noi, come già detto, curiamo unicamente la forma e poi con procedimen-
to inverso, grazie ad essa ci attribuiamo poi un'anima, questo risulterebbe un'o-
pera di un alchimia innaturale che svilisce tutta la sostanza.
Procedendo in senso inverso della potenza a cui la materia ultima è il corpo as-
soggettato alla forza dell'anima. Ci troveremmo inevitabilmente ad attribuirci so-
stanze, forme, e potenze improprie.
Cioè se la potenza dell'immagine così come essa è nata, ha una sua genesi, ed è
rintracciabile ovunque vi è stata la presenza dell'uomo, il nuovo culto di essa ha
una diversa forza ispiratrice, perché la sua forza non risiede nel rito che segreta-
mente viene celebrato, ma invoca unicamente quella forza materiale per cui l'an-
tica potenza della forma può sul sé che cambia, l'assecondarci o meglio l'identi-
ficarci con essa non rende certamente la nostra forma o potenza, migliore o di-
versa da come è la vera sostanza materiale, di cui l'anima è diretta ispiratrice.
Ragione per cui nostra ispiratrice.
Ci troveremmo in ultima analisi ad evocare immagini, così come facevano i nostri
antenati nel primo linguaggio conosciuto, attribuendo alle stesse la potenza primor-
diale della natura, che riproducendo le sue forme o manifestazioni di vita in luoghi
bui, profondi, ricongiunge la sua forza al mondo degli spiriti con le anime in poten-
za che lo abitano.
....Se osserviamo le evoluzioni dell'arte e della scrittura, possiamo dire che la poten-
za rimane in essere nella forza evocatrice dell'anima, ma se l'immagine rimane pura
forma, sottraendo quello che è proprio alla natura a cui ci si deve modellare, allora
otteniamo un decrescimento della potenza, regredendo, appunto, alla pura forma che
è sostanza della materia, perdendo, appunto, l'anima che è la pura essenza.
Cioè in pratica ridurremmo la struttura dell'essere ad un puro meccanismo di materia,
che dagli strati più bassi, via via si compone fino a creare un organismo vivente, che
è privo però di una sua sostanza, ma anzi, al contrario, se ne inventa una che non gli è
propria.
Ragione per cui, aggiungo, quando nella società odierna rendiamo omaggio solo al
concetto di immagine la quale appaga soprattutto la vista, trascurando la sostanza, ri-
portiamo l'intelletto umano ad una forma arcaica di linguaggio e cultura.
Non si celebra la vita, al contrario sia accentua, come detto, un rapporto opposto al-
le dinamiche della natura.
Quando ad esempio il nuovo 'villaggio globale' celebra il nuovo utensile frutto di una
'nuova' scoperta, certamente più sofisticato del precedente, nella realtà antropologi-
ca dei fatti non fa altro che ripercorrere le strade dei nostri antenati.
Poi la stessa ditta che lo pone sul mercato offre allo stesso cliente, a prezzi modici,
l'animale da sacrificare.
O il nemico virtuale da combattere e cacciare.
Al contrario però del nostro ominide, il gruppo di cacciatori-raccoglitori, a seconda
del grado di evoluzione, non sono simmetrici rispetto ai nostri antenati.
Ma perfettamente asimmetrici e chirali.
C'è differenza fra questo tipo di chiralità, e quella riscontrabile nell'Universo della ...
Natura.
Così come vi è differenza fra la forza evocatrice dell'icona del primo nostro progeni-
tore, e l'immagine che viene barattata nelle odierne caverne della nostra civiltà.
L'atto della conoscenza, l'anima, vanno sminuendo la loro potenza, a beneficio di al-
tro, che da superfluo viene elevato ad ...indispensabile, confondendo le ragioni della
logica e quelle del progresso in una lenta e disgregante regressione sociale.
Il meccanismo che riteniamo naturale è achirale e asimmetrico rispetto allo stesso dei
nostri antenati, muove unitamente e unicamente sugli istinti genetici che sono immu-
tati nella sequenza del DNA.
Il gruppo per l'appunto diventa branco, ed i risultati che si debbono conseguire nel rag-
giungimento di taluni traguardi economici e culturali.....
(Giuliano Lazzari, Il Viaggio)
Precedenti capitoli:
immobilità e silenzio: la camera oscura
forma e immagine: la camera oscura 2
prima immagine: la persecuzione 3
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