Precedenti capitoli:
Corri uomo corri! (1/7)
Prosegue in:
Polizza 'Walker' (9)
Il Big Bass Club si trovava sulla Centoventicinquesima strada nei
pressi dell’Ottava Avenue, proprio nel cuore di Harlem. Aveva la sagoma di un
contrabbasso incastonato all’interno di una parete di piastrellata. Nella
vetrinetta che fiancheggiava l’ingresso erano appese numerose fotografie delle
attrazioni che era solito ospitare. E, nella sua foto, Linda Lou Collins aveva
una tale somiglianza con Pearl Bailey da far sorgere qualche legittimo dubbio
sulla buona fede dei gestori del locale. L’entrata dava su una sala anch’essa a
forma di contrabbasso da un lato, il ricurvo bancone del bar; dall’altro, una
sfilata di separé. Sulle pareti erano dipinte, a mo’ di ‘murale’, le prime otto
battute di svariati successi di blues.
In fondo alla sala, un tendaggio nascondeva l’accesso a un privè il cui
unico requisito d’ammissione era il danaro. Si trattava di tutto un altro
mondo, un vero proprio night-club per i ricchi di Harlem, unico sulla faccia
della terra. L’atmosfera era allo stesso tempo sensuale e animalesca, l’aria pesante,
densa, ricca di aromi, pungente e profumata. Il luogo pullulava di tori che
tenevano d’occhio le proprie giumente. Tori addomesticati, certo, ma pur sempre
pericolosi. Ogni uomo aveva in tasca un coltello, e recava su di sé le cicatrici
di tante battaglie. E le mammelle di ogni giumenta erano rigonfie di sesso,
odoravano di stalla; giumente che erano state montate un'infinità di volte e
non aspettavano altro che essere montate ancora e ancora. Tori che il più delle
volte sembravano belli tranquilli, come rinchiusi in qualche recinto. Ma la
violenza era sempre nell’aria, un’aria fragrante di fumo e di whisky. Era un
ritrovo per gente che trafficava nel vizio: papponi, giocatori d’azzardo,
delinquenti di media e piccola tacca, madame e prostitute. Esclusa la borghesia
nera, costoro erano gli unici a potersi permettere un posto del genere. I
prezzi erano troppo alti per la classe operaia. Ma i negri della classe media -
uomini d’affari e professionisti, medici, avvocati, dentisti e necrofori - loro
sì, che si facevano vedere ogni volta che gli saltava il ghiribizzo di far
baldoria nei bassifondi. L’intrattenimento era un buon livello, anche se
calibrato per un pubblico nero. Quindi, doveva essere buono per forza. Gli
avventori non facevano altro che starsene lì a sbevazzare, ascoltare la musica
e sgranocchiare pollo fritto. A divertirli, ci pensavano le varie attrazioni
del locale. Il ballo non era previsto. Chi voleva ballare, veniva invitato
dal direttore a muovere il culo e andarsene al Savoy Ballroom. Laggiù sì che c’era
un sacco di posto. Nessuno si azzardava a flirtare con le donne altrui.
…Quando Walker spinse di lato il tendaggio del privè, Linda Lou ....stava
cantando. ‘Come to me, my melancholy
baby........’.
…Nessuno dei due aveva tempo da perdere là dentro!
Al terzo piano passò nel corridoio e si diresse alla porta
dell’appartamento di Linda Lou. Quando la ragazza che aveva da poco finito il
suo numero aprì la porta si aspettava di trovarsi di fronte a Jimmy. Sotto un
kimono semislacciato, era completamente nuda. Voleva che Jimmy facesse l’amore
con lei, e temeva di essere respinta ancora una volta. Temeva il ripetersi di
una nuova scenata. Alla vista di Walker, la tensione che la logorava in un
istante il punto di rottura, provocandole un nuovo attacco isterico.
‘Oh, è lei il cattivone’, disse senza fiato.
Lui s’irrigidì per un attimo, ma si rilassò non appena la vide
esplodere in una risata altrettanto isterica.
‘Certo sono il mostro in persona’, disse con un sorriso triste.
Entrò in casa senza aspettare un invito, e si chiuse la porta alle
spalle. Il suo sguardo opaco si lanciò in un veloce e professionale esame di
quella stanza così piena di cianfrusaglie.
‘Non faccia caso al mio comportamento’, disse lei con voce strozzata.
‘E’ del tutto naturale. Prenda pure una sedia e si metta a suo agio’.
E’ un po’ stordita pensò lui.
Linda annaspò alla cieca verso l’ottomana e si sedette sull’orlo,
nascondendo il volto tra le mani. Aveva le cosce in piena mostra, lisce e
marroni com’erano, ma sembrava disinteressarsi della cosa. Le spalle curve
tremavano come in preda alle convulsioni. Walker le andò accanto e gliele
accarezzò con calma. Sotto il sottile nailon del Kimono riusciva a sentire il
suo corpo vibrante.
‘Non avrebbe dovuto mettersi a litigare con lui’, disse.
‘Litigare con lui? Io?’ singhiozzò lei. ‘Cristo santo! Sono a malapena
riuscita ad aprire bocca’.
‘Avrebbe dovuto aspettarselo fin da subito’, disse lui, continuando ad
accarezzarle le spalle. ‘E non andare su di giri’.
‘Non andare su di giri? Mica capita tutti i giorni di essere piantata
in asso dal tuo uomo’.
Il massiccio revolver che Walker aveva in tasca sbatteva piano contro
il bracciolo dell’ottomana. Il palmo della mano gli stava diventando elettrico.
‘Tornerà’, le disse. ‘Non sa dove andare’.
Il solo pensiero la fece piangere ancora di più. Le gambe di Walker
stavano cominciando a cedere. Il caldo di quella stanza lo intorpidiva. Si
guardò attorno in cerca di una sedia, ma l’unica in vista occupata dal cappotto
di pelliccia della ragazza. Scorse il divanetto consunto accanto al mobiletto
della tv. E lo tirò a sé. Si tolse il cappello e si sedette di fronte a Linda.
Le prese la mano sinistra e iniziò ad accarezzargli lentamente e con metodo,
dalla punta delle dita fino al polso. Lei abbassò lo sguardo e vide le sue
cosce nude. Accostò le falde del kimono.
‘E’ riuscita a farlo parlare?’ le chiese lui.
‘Parlare! Altro che, se ha parlato!’ esclamò la ragazza, scoppiando in
una nuova risata isterica.
‘Non ci pensi, adesso’, disse Walker, prolungando la sua carezza fino
all’avambracio nudo, per arrivare poi al gomito. ‘Non ci pensi. Troveremo il
modo per salvarlo’…
…L’idea di uno psicopatico bianco che si era messo sulle sue tracce con
l’intenzione di ucciderlo gli sembrava lontana come i sogni del giorno prima…
Se in quel momento avesse intravisto Walker sarebbe stato capace di andargli
incontro e prenderlo a cazzotti sui denti. Che strana cosa, pensò. L’aveva
raccontato a un sacco di gente, com’erano andate davvero le cose su quei
delitti. Alla sua ragazza; al procuratore distrettuale; a questo o quell’agente
o ufficiale di polizia che a turno l’avevano interrogato; all’avvocato che
rappresentava la S & S. E nessuno gli aveva creduto. Eppure, era certo che
gli sarebbe bastato abbordare il primo nero che passava di lì e raccontargli
l’intera faccenda, per suscitare in lui quel senso di fiducia che nessun altro
gli aveva dimostrato. Alzò lo sguardo e vide la sua sagoma riflessa nella
vetrina. Da sotto la tesa del cappello le ciocche scappavano in ogni direzione,
come lana dietro le orecchie di una pecora. Se non vado a tagliarmi questi
capelli, finirò per sembrare l’unico e solo Zio Tom, disse a se stesso, e
svoltò in direzione della bottega di barbiere a sud della 124sima.…
‘…Ascoltami, adesso’, attaccò….
S’interruppe subito, e lo guardò con attenzione…
‘Hai cambiato aspetto’, notò. ‘Ti sei tagliato i capelli. E io stavo
qui a preoccuparmi a morte, mentre tu…’. S’interruppe. Sgranò gli occhi e gli
tolse il cappello. ‘Oh, amore, hai cambiato pettinatura!’ esclamò estasiata.
Gli fece scorrere le dita nel ciuffo imbrillantinato, arruffandogli la messa in
piega. ‘Soffice come seta’. Gli allungò un sorriso di venerazione. ‘Amore, sei
splendido’, tubò.
Lui la strinse a se. Le loro bocche si fusero in una cosa sola. In quel
momento Jimmy avrebbe dato tutto quel che possedeva per ritrovarsi libero
dall’orrore che lo imprigionava e dalla tremenda consapevolezza di essere
braccato da un assassino…
Dopo che l’amore fu consumato le disse…
‘Sai Linda, ormai non sembri neanche più una donna di colore stai
facendo il gioco di quel bastardo bianco dalla prima volta che ci hai scambiato
due parole’.
‘Tu non pensi neanche che sono nera, eh?’ esclamò lei, e iniziò a
strapparsi di dosso i vestiti con atteggiamento di sfida. Si fermò solo quando
fu rimasta in calze e giarrettiera…. ‘L’ha ammesso, che ti sta seguendo’ disse
lei senza preoccuparsi di rivestirsi. ‘Sta solo cercando di incastrare il
killer, dice. Se questo discorso non ha senso, allora perché non ti ha già
ammazzato?’.
‘Perché non gli è capitata una buona occasione’.
‘Allora perché non ti ha ucciso ieri sera? O stamattina? Solo perché è
scivolato e tu l’hai visto? Ma che differenza vuoi che facesse, per come la
racconti tu. Anzi, sarebbe stato pure contento di farsi vedere in faccia da te,
mentre ti uccideva’.
‘Perché sono scappato, ecco perché. Perché sono fuggito come un fulmine
per salvarmi la vita, proprio come la prima volta. E lui aveva una pistola in
pugno. La stessa dell’altra volta, col silenziatore. Quella che ha usato per
uccidere Luke e Fat Sam. E sparare a me….’.
…IL NOME SULLA TARGHETTA D’ACCIAIO INOX RECITAVA:
MATTEW WALKER.
Jimmy dopo la sua lunga confessione schiacciò il campanello e ne udì il
suono lontano e attutito. Sentì la pistola che aveva comperato da poco
premergli contro il ventre teso come una pelle di tamburo… poi con più ansia di
prima e senza aver sortito effetto alcuno si avviò senza fretta su per
Broadway, superando le vetrine illuminate di Woolworth e l’entrata della
multisala della RKO. Giocava in casa, adesso. Era teso, ma non spaventato.
Sapeva che Walker intendeva ucciderlo prima che potesse entrare in casa. Ma non
era preoccupato. L’avrebbe ucciso prima lui. Il Bell’s Bar & Grill si
affacciava sull’angolo di Broadway. Dietro le tende alle finestre una clientela
di colore si accalcava attorno al bancone circolare. Si chinò d’istinto, e come
verso l’entrata del bar. La pallottola destinata a colpirlo al cuore lo beccò
invece alla spalla sinistra, in alto, e lo fece ruotare su se stesso. Jimmy
perse l’equilibrio e cadde in maniera grottesca. La seconda pallottola lo colpì
alla schiena, sotto la scapola destra, passò due costole e gli perforò il
polmone.
….Quando il suo corpo andò a schiantarsi contro la porta a vetri del
Bell’s Bar, Jimmy aveva già perso i sensi, Walker intanto s’infilò la pistola
nella tasca del soprabito e attraversò con calma la corsia nord di marcia,
voltò verso sud, su Broadway e continuò a camminare con noncuranza diretto
all’ingresso della metropolitana…
...Un corridoio sotterraneo collegava i seminterrati di tutti gli
edifici del Peter Cooper Village. Walker entrò nella sala caldaie a tre
isolati di distanza dal palazzo in cui abitavano lui ed Eva, per poi
risalire dalla scala di servizio e raggiungere l’appartamento di Eva. Pose
l’orecchio alla porta sul retro. Non udì alcun rumore. Usò la chiave della
donna per far scattare la serratura senza rumore. Poi girò il pomello con
la mano sinistra e aprì la porta in totale silenzio. Ancora con la sinistra sul
pomello, estrasse la pistola con la destra e la tenne sollevata. Poi
spinse in tutta fretta, la pistola spianata, ed entrò in casa. Richiuse la
porta con la stessa velocità e lo stesso silenzio con cui l’aveva aperta. Si
fermò nell'oscurità e trattenne il respiro per ascoltare meglio. Nessun
rumore. Si trovava nella stanzetta sul retro che serviva da lavanderia. Avanzò
quatto quatto, con la mano sinistra tesa davanti a sé. Appoggiò l’orecchio
alla porta della cucina e si mise di nuovo in ascolto. Non poteva credere
che fosse uscita. Magari si era addormentata, pensò. Era più da lei, restare
seduta al buio e rimuginare chissà cosa. Aprì in silenzio la porta della cucina
e, alla cieca, avanzò nella stanza. Una seconda porta dava sul lato del
soggiorno che fungeva da sala da pranzo. Cercò di scorgere anche la minima
luce filtrare da sotto la porta, ma l’entrata era immersa nel buio. Quindi
anche le tende erano tutte tirate, altrimenti si sarebbe visto l’alone dei
lampioni stradali, pensò. Pose ancora l’orecchio alla
porta. Gli parve di udire un respiro. Trattenne il fiato, e non udì più
niente.
E’ una cosa che non sopporto fare, si disse…
Sarebbe stato meglio poterle sparare al buio. Rimase immobile per
parecchi minuti, aspettando che il suo sesto senso gli fornisse eventuali
indicazioni di pericolo. Ma non accadde nulla. Aprì silenziosamente la porta e
brancolò nel buio con la mano sinistra alla ricerca dell’interruttore. La
grossa piantana in fondo al canapè si accese prima ancora che la sua mano
riuscisse a sfiorare l’interruttore. Proprio al centro del canapè sedeva Brock,
la calibro 38 d’ordinanza dritta al cuore di Walker.
‘Getta la pistola, Matt’, disse atono.
Walker si bloccò come se fosse diventato di pietra.
Piano piano le sue dita mollarono la presa sull’impugnatura dell’arma,
che piombò sul tappeto con un tonfo. Sorrise a Brock con aria da ragazzino.
‘MA CHE ASTUTO FIGLIO DI PUTTANA’, disse a bassa voce.
‘Sicuro’, rispose Brock. ‘Occhio a quel che fai, o ci lasci le penne’.
‘Ho anche la pistola d’ordinanza’, disse Walker sorridendo. ‘Vuoi pure
quella?’.
‘No’, rispose Brock, scuotendo il capo. Non mi spareresti mai con il revolver
d’ordinanza.
‘Non essere troppo sicuro’, disse Walker.
‘Correrò il rischio’, disse Brock, e ripose il suo revolver nella
fondina. Siediti.
Walker acchiappò una sedia da pranzo, con lo schienale rigido, e vi si mise
di traverso, proprio di fronte a Brock. Poi guardò il cognato con un
sorrisetto malinconico.
‘Eva ha cantato’, disse.
‘Sicuro’, rispose Brock. E cosa pensavi che facesse, che se ne restasse
zitta in eterno?
‘Sapevo che avrebbe cantato’, disse Walker, ma non che l’avrebbe fatto
così presto. Pensavo che avrei avuto l’opportunità di sgombrare il campo.
‘Sicuro’, disse Brock. Di
metterla a tacere per sempre’.
‘Era l’unica cosa da fare’, rispose Walker. Così nessuno ne avrebbe mai
saputo niente’.
‘No’, fece Brock. ‘Io lo sapevo già da prima’.
Walker lo guardò interessato. ‘E’ per colpa della mia storia’,
ipotizzò. ‘Sapevo che non l’avevi bevuta. Ma sapevo anche che senza Eva
non potevate farmi niente.
‘No, non è per la tua storia’, disse Brock. ‘In realtà, io non avevo
bevuto neanche la prima, quella che hai rifilato al procuratore. Ma quando
mi hai raccontato la seconda versione, al Lindy’s, avevo già capito tutto’.
Walker parve incuriosito. ‘Razza di furbacchione. Un vero figlio di
puttana, insomma. Come hai fatto, allora?’
‘Ho trovato la prostituta, quella che ti sei scopato quella sera’.
‘Ah sì? E hai saputo dov’era?’. Walker gli rifilò uno sguardo offeso. ‘E
non mi hai detto niente?’.
‘Sicuro. Mica volevo farla ammazzare’.
‘E cosa sapeva?’.
‘Sapeva che avevi la pistola. Hai minacciato di uccidere anche lei, con
quella. Dove l’hai pescata?’.
‘L’ho presa nel museo della Omicidi’, disse Walker.
‘E’ l’arma usata da Baby Face per far secco Jew Mike’.
‘Ah, ecco da dove veniva’.
‘Pensavo che tu avessi indovinato anche questo’, disse Walker.
‘Certo che quella notte devo aver proprio dato fuori di testa, aggiunse
poi. ‘Chissà quant’altra gente ho ammazzato’....
(Chester Himes, Corri uomo corri)
Nessun commento:
Posta un commento