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“ Jim
Bridger era pronto ad iniziare la seconda fase della sua carriera nel West! Bridger
scelse di aprire la sua ‘stazione di ristoro’ per gli emigranti nella verde
vallata che costeggiava uno degli affluenti dell’amato fiume Green. Costruì
capanne e recinti per gli animali, aprì un’officina da fabbro e acquistò varie
provviste a St. Louis. Fu così che nacque Fort Bridger, l’unica area di… sosta
lungo i mille chilometri che separavano Fort Laramie da Fort Hall. Dal 1843 e
finché non ebbe problemi con i mormoni nel 1853, Fort Bridger fu una piacevole
sosta a metà strada per tutti i viaggiatori che andavano nel West. Furono
quelli gli anni più prosperi della vita di Bridger, il quale si arricchì non
solo d’estate grazie ai viaggiatori, ma anche col commercio delle pellicce che
continuava per tutto l’anno. Fort Bridger diventò una specie di punto di incontro
di tutti i suoi vecchi compagni che commerciavano pellicce e di tutti gli
indiani amici. Bridger aveva quarant’anni ed era un uomo ben sistemato con una
moglie e tre figli. Mandò la sua primogenita Mary Anne a studiare presso la
scuola della missione di Marcus Withman in Oregon, perché voleva che tutti i
suoi figli imparassero a leggere e scrivere. Non molto dopo, però, sua moglie
morì e questo modificò il pacifico corso della sua vita. Iniziò così a
vagabondare per le Montagne Rocciose, cacciare ed esplorare zone sconosciute. Un
giorno, nel giugno del 1847, mentre si dirigeva a Fort Laramie, incontrò
Brigham Young e un gruppo di pionieri mormoni in cammino verso il West alla
ricerca di una (nuova) terra promessa. L’incontro con i mormoni si sarebbe rivelato
fatale per Bridger… e l’inizio della sua terza avventura…”
…Ed in cui simmetrico ‘progresso’ privato dei dovuti Principi
ispiratori confermare il ‘rumore’
entro una più elevata musica ed armonia motivo di ciò che
fondamentalmente si cerca in medesima ugual Via. Così da poterlo descrivere annoverare quindi
‘celebrare’, nella cerimoniosa pomposa noia dei dovuti ‘resoconti’ ove ognuno
‘edifica’ la propria ‘avventura’ (economica o spirituale che essa sia) esulare
però dal Tempo d’una Superiore Dottrina.
Da Apostata non men che Eretico braccato dalla continua costante demenza
di cotal progresso nominato, esulo e confermo nel Tempio il dovuto credo e
reciproco rispetto della Natura (evitando inutili sacrifici con cui vien
scritta passata presente e futura mitologia), giammai nell’ortodossia d’ogni
Religione circoscritta per addetti ai lavori, i quali nel gesto talvolta
dimentichi del senso proprio dell’Elemento.
O almeno la Genesi donde nato ed
evoluto!
La base d’ogni ‘superiore etica’ e
dottrina e con loro morale e intendimento della giusta Via comprende e comporta
superiore Idea circa l’unità della Vita cosmica.
Nel Primo stadio della creazione la
Natura del mondo è dunque puramente acustica (intonata con il senso della
Vita). Il Creatore stesso non è che un canto, uno strumento musicale o una
caverna che risuona, ed è assai probabile che la ‘materializzazione’ dell’Idea
del creatore sotto specie di strumento musicale, di caverna, di corpo oppure
soltanto di testa umana o animale sia soltanto una concessione al mito cui si
voglia dare un carattere più concreto. In realtà il Creatore è un essere
puramente acustico e l’intera Natura da Lui cantata ne rispecchia l’armonia
(persa)…
“ Mi si consenta qui di
dare qualche indicazione a chi intende scegliere la professione di guida... Innanzi
tutto occorre avere una perfetta conoscenza delle montagne, così da poter
essere certi del percorso anche quando la foschia le avvolge. Bisogna poi
sorvegliare sempre con attenzione i propri clienti, particolarmente quando ci
si trova in luoghi pericolosi. Prima di organizzare un’escursione, è bene ogni
volta informarsi circa le capacità delle persone che si stanno per
accompagnare. La guida dovrebbe agire come il capitano di una nave: per quanto
illustri possono essere gli individui (spesso non sono consapevoli delle
difficili pagine del Tomo che vorrebbero conquistare...) che si affidano alla
sua sorveglianza, soltanto a lui spetta di dirigere e governare... (soprattutto
se sono giovani ed inesperti...). Il segreto della guida è la prudenza: io sono
sempre all’erta... Tuttavia esistono differenze anche tra coloro che conoscono questo
(nobile) principio e segreto. C’è guida e guida: ognuna ha il proprio punto
forte. Si dice che la guida di Zermatt sia la migliore su roccia mentre la
guida dell’Oberland sia da preferirsi su ghiaccio.
Ciò non è sempre esatto per
quanto riguarda i singoli casi, ma risulta vero parlando in generale. Io stesso
sono diventato specialista sia su roccia che su ghiaccio. Poi c’è la guida che
confida nella fortuna: è pronta a tutto, ma non sa che cosa l’attende,
semplicemente tira ad indovinare quando le si domanda: ‘Quanto dista la vetta?’
Io però non lo faccio mai; prima di affrontare un itinerario che non ho mai
percorso, lo studio in anticipo, ne disegno il tracciato e lo esploro con il
binocolo finché non lo imparo a memoria. Quando dico andiamo, sono in grado di
rendermi conto i che cosa mi aspetta... In montagna devo sempre sapere quel che
faccio... Non che io sia ‘scientifico’: se qualcuno si rivolge a me per avere
una risposta ‘scientifica’, di sicuro non l’ottiene... Ma cartina alla mano
posso indicare ‘siamo qui’ (e non certo dove pensano loro che ci scrutano
laggiù in quel misero...). In merito ai pericoli, è necessario guardarsi dalla
guida imprudente (che si finge esperta forse perché si immagina furba...), che
prima o poi finisce con il cadere in un crepaccio. Al mio occhio, per quanto
non all’occhio di chiunque, un crepaccio è evidente a una distanza di dodici o
tredici metri; inoltre non presenta sempre lo stesso aspetto: talvolta sembra
una... superficie ondulata (e distinta); altre, quando fa molto freddo,
produce, per così dire, una scia grigia o un’ombra (...nera...). Ma ora che
sono stato in ogni parte del mondo, devo dire che ovunque sia andato, non ho
commesso errori riguardo ai crepacci. Se lo si vede, un crepaccio non è
pericoloso: lo si può saltare, oppure - se è troppo ampio - si possono tagliare
scalini su un lato finché la fenditura è vicina, e poi ancora incidere la via
di risalita dall’altra parte. Il pericolo maggiore a mio avviso è lo sc…. poi la...
Così in merito a codesto principio
antropologico adottato provo una stima verso tutti quei pionieri i quali, in
questa mia, pongono nella dovuta differenza e Via ed ugual Vetta il loro credo
(e nel progresso irrimediabilmente perso).
Giacché se pur riconosciamo nei
pionieri, e relativi se pur apparentemente remoti resoconti, ciò che implica
tal fatica e conquista lo si deve alla guida.
Quella che in ugual medesima conquista
implicava nel proprio codice genetico una inevitabile ineguagliata abilità e
conoscenza affine agli Elementi sfidati.
Thoreau sarebbe stata un’ottima guida se solo il progresso
non lo avesse rilegato e retrocesso ad una più che gradevole cornice o vallata
con un’ottima se pur inusuale vista ma non certo Vetta!
Poche di queste (guide),
visto l’impressionante successione che da ogni valle sgorgherà qual fiume in
piena, posso riconoscere ed attribuire, in questo Tempio pagano l’onore taciuto
in conformità con ogni Elemento della Natura, anche se annoverate e rimembrate
per la loro incomparabile arditezza.
Poche
e rare, giacché
il progresso tenderà a modificare
l’intera visione così come ogni Ortodossia
manifesta successiva materia da ciò che nella Storia troppo spesso vien
cancellato a beneficio di altro qual monolitica Verità adottata, anche se
questa tratta ed interpretata per… ogni
legno e roccia che troviamo in medesima strada.
Queste poche celebriamo in codesto
Tempio, compresa la volontà appagata e quindi retribuita, visto che a ragione
chi non dialoga e conosce la segreta lingua per ogni roccia ghiaccio o legno
d’ogni elemento incontrato deve esser trattato al pari d’una bestia da
addomesticare alla Natura persa in procinto ed atto di conseguente
‘addomesticamento’ ricompensato.
Differenza fra Filosofia e Credo!
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