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....O veduto tanta gente... (1/8)
Prosegue con brevi comandamenti dell'...:
Non so
dir che proceda ch’ogni notte
Mi
faccio tanti sogni stravaganti
Tosto
che s’apron le Cimmerie grotte.
Ché da
poi, ch’io son nato tanti, e tanti
Me ne
son fatto ch’a narrar gli tutti
Quattro
e sei mesi non sarian bastati.
Hor de
giocondi hor degli orrendi, e brutti,
Hor
cose liete, hor tanto dolorose,
Che m’han
dormendo dato affanni, e lutti.
Hora in un prato pien di gigli, e rose
Mi son
trovato, hora smarrito e perso
Per
folti boschi, e selve spaventose.
Hora
son corso a dritto, hor a traverso
Di
qualche spatiosa, e gran campagna,
E
girato in un soffio l’universo.
Son
stato in sogno & davvvero,
in
Francia, et in Hispagna,
In
Africa, al Cathaio, et in Egitto,
E
superato ogn’aspra, e gran montagna.
Hor m’è stato nel petto un coltell fitto,
Hor m’ho
sognato che troncar la testa
Mi
volean, né so dir per qual delitto.
Hora mi
è parso di essere a una festa
Poi
trovarmi in prigion stretto, e legato
Fra
gente afflitta lacrimosa, e mesta.
Mi son
sognato d’esser strangolato,
E ch’io
volea gridar, e non potea,
Ché
mancar mi sentìa, la voce e’ l fiato.
Stato son nell’Arabia, e ’n la Caldea,
Ed ho
parlato col gran Tamerlano
Qual
poi pareva un arbor da galea.
Mi son
sognato d’essere in Milano,
E non
haver né calze, né berretta,
E gir
gridando “Agocchie da Lanzano”.
Molte
volte ho sonato la trombetta,
Il
trombon, e la piva, e nel soffiare
Son
doventato gufo, o una civetta.
Ben mille volte m’è parso nel mare
Cader e
gir al fondo e poi trovarmi
In
mezzo d’una sala a passeggiare.
E
spesso con pugnali, e con altr’ armi
Haver
ferito alcuno, e non potere
Fuggir,
né trovar loco da salvarmi.
Mi son
sognato di mangiare, e bere,
E nel
più bello sparir via la tola,
E
ritrovarmi ne l’herba a sedere.
E ’l
libro diventar un pappagallo,
E ‘l
mio maestro un scano o una banzuola.
Più
volte ancora d’esser a cavallo,
E ch’ei
mi porti in aria ove trapasso
Le
nubi, e leggermente a terra callo.
Parmi
tal hora di cadere a basso
Et
andar giù per qualche precipitio
Né
potermi aiutar, né muover passo.
Hor mi ritrovo a qualche sposalizio
Hor
vedo fabricar un’alta torre
Hor mi
ruina adosso un’edifitio.
Hor
dentro un fiume, che veloce corre,
Parmi
cader, et andar giù a seconda,
E non
saper dov’io mi vada a porre.
Tal’hor
mi sogno correr sopra l’onda
Hor a
correr col vento faccio a gara,
Hor che
la terra a fatto mi profonda.
Conto tal volta i scudi a centenara,
Poi
quando vo’ riporgli, spaion via,
e mi
lasciano lì con doglia amara.
Tal'hor
mi son trovato s’una via
Soletto,
né saper dov’io mi vada,
e non
veder né tetto né hosteria.
Mi son
sognato di giocar di spada,
E
quella diventar una chitarra,
né
d’accordar saper trovar la strada.
Vist’ho
condor, e poi nel scaricarlo
Tutti
erano puntai da scimitarra.
Ho
veduto un bel sogno ch’a mirarlo
M’ha
dato gran piacere, e gran dolcezza,
Ma poi
non ho saputo raccontarlo.
Tal’hor
par c’habbi havuto una gravezza
Agli
occhi, e ch’io non possi alcuna cosa
Vedere,
onde n’ho avuto assai tristezza.
Mi son sognato di menar la sposa
A casa,
e per la strada essermi tolta,
Poi
ritrovarla in un armario ascosa.
Mi son
sognato di girarmi in volta,
E far
partite rare, et eccellenti,
Poi
fuggir via perché cadea la volta.
O
quante volte di cavarmi i denti
Mi son
sognato, e d’esser stroppiato,
E
domandar limosina a le genti.
E n’ho
avuto dolor sì grave al core,
Ch’ero
in sudor quando mi son svegliato.
Mi son
sognato assai di far l’amore,
E la
mia dama mi parea una gatta,
Qual
poi mi graffignava per favore.
Tal’hor
qualche figura contraffatta
M’è
venuta dinanzi, e poi spariva,
Over
che come nebbia s’è disfatta.
Son stato in gran pericol de la vita,
Et una
notte fui sepolto vivo,
Ov’eran
di serpenti una infinita.
Son
stato in casa ascosto e fuggitivo
Per
esser contumace de la corte,
E poi
al fin di lei restai captivo.
Son
uscito tal’hor fuor de le porte,
E mi
son fitto in antri et in spelonche,
E
parlato più volte con la morte.
Ho havuto il naso mozzo, e le man monche,
I piedi
storti e camminar carpone,
Che mi
pareva haver le gambe tronche.
Hora
cavalco in groppa d’un montone,
Hora
sopra un delfin salir mi pare,
Hor
sopra un’elefante, hor d’un leone.
Quasi
ogni notte sogno di volare
Sopra
d'un fiume, o giù di qualche tetto
E n’ho
un piacer nel petto singolare.
Mi son sognato di fare un sonetto,
E non
saperlo poi legger nel fine,
Mi son
trovato fra certe ruine
Di
monti alpestri, e sassi, e gran dirupi
In man
di genti perfide, e assassine.
Mi son
sognato di veder i lupi
Venir
verso di me tutti affamati
E
trangugiarmi ne’ lor ventri cupi.
Certi
cagnacci grandi, e smisurati
M’hanno
assalito per donarmi guai
Con lor
morsi crudeli, e arrabbiati.
Ch’un
tirar mi volea d’una pistolla,
E che
volando in aria mi salvai.
Mi son
sognato haver havuto un’olla
In
capo, e non poter cavarlo fuori,
E poi m’è
parso un caldaron, che bolla.
Ho
praticato con diversi humori
In
sogno, i quai m ’han posto in grande intrico
Con lor
cervelli, e giovenil furori.
Mi son
sognato, e quel mutar sembiante,
E
diventar un pero, un sorbo, un fico.
Hor mi
son visto rappresentare innante
Qualche
leggiadra, e vaga damigella
Tutta
bella, e gentil tutta galante.
E
mentre ho steso il braccio verso quella,
E’
diventata qualche bestia horrenda,
Che
gran paura m’ha fatto a vedella.
Corro
veloce, e mi riscaldo, e sudo,
E parlo
meco, e par ch’io non m’intenda.
Mi
sognai una notte d'esser nudo,
E ch'io
mostrava tutte le vergogne,
Né pur
un straccio havea da farmi scudo,
Mi son
sognato fin che le cicogne
M’
hanno portato in qualche scura grotta,
E
seppellito là fra le carogne.
In
superbi palazzi son tal hotta
Stato,
e per ricche loggie, et ampie sale,
Poi
ritrovato in qualche casa rotta.
Tal’hora par ch’io voglia senza scale
Salir
sopra d'un tetto, e mentre saglio
Si
lascia il muro, e par trattarmi male.
Ho
sentito di quei ch’in gran travaglio
Dicono
d'esser stati, nel sognarsi
Mentre
la mente se ne va a guinzaglio:
Come
cader in acqua, et annegarsi,
Ovver
da un lato o l’altro esser passati,
O di
saltar nel foco, ed abbruciarsi.
Molti si sognan di essere impiccati,
Ed n’han
dentro di lor tanta agonia,
Che
sudan anco se ben son svegliati.
Mi son
sognato d’esser in Turchia,
E haver
nuotato dentro del Mar rosso,
Qual
poi parea un fiascon di malvasia.
Tal hor
mi sento si gran peso addosso
Ch’ al
trar il fiato duro gran fatica,
E
vorrei risvegliarmi, ma non posso.
Hora sono in carroccia, hora in lettica,
Hor
pesco, hor vado a caccia, hor a la guerra,
Hor son
ne l’herba fresca, hor ne l’ortica.
Tal’
hor mi sogno entrare in una terra
Qual mi
par Roma, e poi mi par Messina,
Hor
Napoli, hor Milan, Lucca, o Volterra.
Hora mi
sogno d’essere in cucina,
Poi mi
ritrovo in cima d’un granaio,
O
veramente in fondo a una cantina.
E non
potendo ritrovar l’uscita
Mi son
trovato in cima d’un pagliaio.
Tal hor
cercando di scampar la vita
Mi son
cacciato in certe stanze oscure
Poi la
casa, e ogni cosa, è via sparita.
Stato
son in bellissime verdure
In
ameni giardini, e ho mangiato.
Frutti
soavi e uve dolci, e mature.
In un buco tal hora sono entrato,
Né
innanzi ho mai potuto gir né indietro
Ben ch’uscir
mille volte habbi provato.
Ho tal’hora
sonato un dolce pletro,
E fatto
un suon armonico, e soave,
Poi mi
pareva un boccalon di vetro.
Tal’hor
mi sogno in certe scure cave
Esser
tirato per gli piedi, dove
Il cor
ben spesso ne sgomenta, e pave.
Tal’hor addosso già dal ciel mi piove legni,
Foco,
acqua, zolfo, marmi, e sassi,
E ’l
piede indarno per fuggir si muove.
Tal’hor
per certi lochi par ch’io passi
Ove son
quarti d’huomini attaccati
Né gli
posso schivar ben ch’io m’abbassi.
Tal’hora
ho havuto un monte di ducati,
E delle
doble in magna quantitate,
Quai
poi tutti carbon son diventati.
Ho havuto in sogno mille coltellate,
Mille picche,
e sponton fitti nel petto,
E fin a
le budella fuor cavate.
Mi son
sognato esser infermo in letto,
E che
signato m’han con la candela,
E fin
disteso sopra il cataletto.
Andai
per l’aria l’altra notte a vela,
E sopra
un alto monte restai preso,
E fui
cacciato in un borsel di tela.
Tal’hor son stato levato di peso,
E
portato ’in un pozzo e ’l pozzo farsi
Una
lanterna, ed io un moccolo acceso.
Mi son
dormendo molte volte apparsi
Fantasmi,
streghe, mostri, e spirti rei,
E
sendomi svegliato son disparsi.
Mi
sognai una notte che gli hebrei
Mi
volean circoncider, e parea
Che
muover non potessi man né piei.
E ch’io mi dibattevo, e ch’io piangea,
E ch’al
fin venir vidi un’huomo armato,
Che da
que’ badanai mi difendea.
Parvemi
l’altra notte esser chiamato
Fuor di
casa, e a l’aprir ch’io fei la porta
Fui da
un todesco subito ammazzato.
Mi
raccordo esser stato in una sporta
Poi
esser doventato un barbagianni,
E
pianger una scimmia ch’era morta.
In una sala sopra mille scanni
Saltat’ho
in sogno, e mi parea vedere,
Ch’io
ero in scena, e ch’io facevo il Zanni.
Ben
mille volte fra l’armate schiere
Son
stato, e mi parea che ’l capitano,
Per
terra camminasse col sedere.
Ho
cavato tesoro, oh caso strano,
E
quando poi è stato la mattina,
Mi son
trovato senza nulla in mano.
Mi son
sognato prender medicina,
E farmi
metter cure, e servitiali,
E
siringarmi per cagion d’orina.
Son
stato pazzo, e fatto questione,
Con
mille altre sorte d’animali.
Ho
cercato d’intorno ogni cantone,
E
scorse tutte le città del mondo
Portando
un trave in spalla per bordone.
Tal’hor
caduto son d’un fiume in fondo,
Poscia
mi son trovato in una botte
E giù d’un
monte sdrucciolare a tondo.
Mi sognai una volta ch’io havea rotte
A un bu’
le corna e ch'esso le rimesse,
E ne’
fianchi mi diede amare botte.
Pareami
ancor che l’altra notte havesse
Più di
cinquanta braccia longo il naso,
E
ch’ognun mel tirasse, e mel torcesse.
Hora
son stato vestito di raso,
Hor di
velluto, hor di broccato d’oro,
Poi la
mattina frusto son rimaso.
A varie
forti genti ho comandato,
E
havutone tributo, e some d’oro.
Son
stato a nozze, e mentre havrò mangiato
Qualche
boccon, che mi piacesse al gusto,
Il
banchetto e la casa è profondato.
Hora ho
perso le maniche, hora il busto
Hor son
andato scalzo sopra il ghiaccio,
Hor mi
son preso al torto, et hora al giusto.
Così dormendo tai sogni mi faccio,
Che se
fussero qui tutti raccolti,
Sarian
più che le prose del Boccaccio.
Ma
udito ho raccontar che vi son molti,
Che
l’armi in man dormendo prenderanno,
Mentre
nel maggior sonno son soffolti.
Altri
che giù dal letto salteranno,
E si
porranno in sogno i panni indosso,
E per
le strade addormentati andranno.
Molti gridano in sogno a più non posso,
Molti
ridono, e molti fan spaventi,
Come s’havesser
mille spirti adosso.
Assai
vi son che s’odon far lamenti,
E voci
meste, et altri braveggiare,
Altri a
tirar grosse correggie intenti.
Molti
son che si sognan d’orinare,
Et
orinan nel letto da dovero,
E molti
ancor vi soglion peggio fare.
Altri
poi c’hanno un sonno si leggiero,
Che
senton fin a i topi, che d’intorno
Vanno,
altri dormiriano un anno intiero.
Molti vi son che havendo fatto il giorno
Pensier
d’andar in qualche lor viaggio
Vi
vanno in sogno, e a casa fan ritorno.
Molti
che soglion fare onta, et oltraggio
A quei,
che dormon seco, e matte pugna
Date
sul viso, e assai n’han fatto il saggio.
Molti
ch’adoperar i denti, e l’ugna
Sogliono,
et altri giù del letto in fretta
Saltar,
facendo in sogno qualche pugna.
Altri trar tremolazzi, altri a staffetta
Vanno,
e altri rocheggian tanto forte,
Che
paiono sonare una cornetta.
Molti
ch’in sogno si son dati morte
Cadendo
giù per qualche scala, o tratti
Giù d’un
balcon con miserabil sorte.
Di
molti ho udito che si son fatti
Certi
sogni si horrendi, e paurosi,
Che la
mattina son testati matti.
Che ’l
giorno n’hanno havuto gran diletto,
Come
tirar danari, o d’esser sposi.
In
somma per concludere il soggetto,
Non
posso immaginar, dove deriva,
Che l’huom
dormendo facci tal’effetto.
So che
molti vi son ch’a questa piva
Han
messo man, e adutto la ragione,
Ma par
che variamente ognun ne scriva.
Chi al
cibo dà, chi a la complessione,
La
colpa, chi al pensier che s’ha vicino,
Ma io
per dirvi la mia opinione
Credo
che sia da ber senz’acqua il vino.
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