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Circa l'avvenire del lavoratore (13)
La cosa
importante, per risolvere - o tentare - l’odierno scenario bellico di
centenaria conformazione genetica e naturale, al pari della scienza climatica
applicata ad un albero reciso ove leggerne e dedurne la Natura e il suoi
alterni climi, i quali hanno e quotidianamente influiscono (soprattutto in questi ultimi tempi da cui un
insano apporto umano) nel contesto ‘evolutivo’ dell’intero ecosistema
abitato; sia e debba essere la presunta superiore condizione del Dialogo, quale principio necessario e sufficiente per
risolvere le diverse prospettive date non più dal corso millenario della
Natura, bensì dell’uomo in essa dedotto o interpretato.
E da cui il
presunto Dialogo che ci differenzia o dovrebbe dalla Natura da cui tratto!
Quindi,
anche quei soggetti i quali vivendo in un determinato ‘Ecosistema sociale’
derivato dalla propria Storia così come la Natura e la sua ‘interpretazione’
maturano delle Idee circa l’altrettanto derivata natura dell’uomo; le quali
anche se non condivise, così come in qualsiasi prospettiva di confronto, vanno ‘riflesse’
nell’ampio dibattito in cui maturate dagli opposti ‘poli geografici’ specchio
della propria ed altrui Teoria economica dalla Natura derivata; e non più Ideologia,
confermare la necessaria interpretazione storica, quindi, il loro corretto o
scorretto inserimento sociale nonché geopolitico, per meglio valorizzarle ed
inserirle nelle ‘mutazioni’ di cui si fanno carico circa il loro ‘immutato’
Pensiero.
Una ‘mutazione
genetica’ è data da una necessità o difesa della Natura in Ragione della
Specie, tutto il concetto ‘evolutivo’ gravita su questa sintesi di cui leggere
ed interpretare la Natura compresa l’umana.
Il
‘raro’ Dialogo
anche con colui che al prevenuto occhio interpretativo possono ‘sanzionare’ o
‘limitare’ una o più derivate ‘specie’ di Idee ugualmente condivise in quegli
stessi ambienti criticati e/o avversati, circa la loro ‘genetica’, le quali si riconoscono
radicali e molto più estremiste (con
talune mimetiche varianti) di codesto apostrofato quindi classificato 'filosofo', simile
ed altrettanti scrittori e affermati colleghi in America come in Europa con più fortunato destino.
Quindi per
onestà filosofica ci apprestiamo al Dialogo!
Il
Dialogo, e
non certo l’isolamento ideologico possono far innescare e maturare il confronto
mancato per il miglior bene della comune specie ancora in vita ma in via di
precoce estinzione; del quale, a mio modesto avviso, avrebbe prevenuto il vasto
scenario bellico per quanto preteso reclamato e quindi motivato, là ove cessato
il necessario dovuto antico platonico ‘Dialogo’,
con la prospettiva di varie soluzioni, e il confronto necessario per ovviare ad
un altro tipo di involuto Linguaggio composto da diversi accenti e congiunzioni
affini alla morte.
Quindi il
vero Ideologo o Filosofo, il quale non tradisce e viene meno al Principio della
propria ‘scienza’, attento alla corretta
applicazione della ‘prospettiva’ circa la Verità reclamata riproposta - e
riflessa - nel conseguente ‘panorama’ dell’ambiente occupato, o da occupare con
dovuta o indebita Ragione, implica innanzitutto il rispetto dello stesso
Principio da cui nasce ogni motivo circa il Fine da cui ogni critica e con essa
l’ispirato dovuto disquisito Dialogo che lo motiva, almeno che non si lavori ed operi per un consorzio bellico alla corte
di un Impero tirannico.
Ma noi siamo contro il vizio della tirannia!
Dacché il
pensiero ne risulterebbe corrotto nonché infestato dal morbo della circolarità
data da una ‘casa chiusa’ e la sua clientela, ove accordi e prestazioni dei
vari frequentatori la promuovono per un acclamato esclusivo bordello accreditato
a corte così come esportato, frequentato da ricchi oligarchi accompagnati da altrettanti nobili governanti, e non più da
proletari con l’amore per la filosofia, così come si ricorderà circa la ben
amata nonché celebrata Caterina circa il proprio Impero divenuto un vero ‘casino’
a cielo aperto.
Le sue Idee
ma non solo sue, più o meno giuste, più o meno confacenti con il Secolo
vissuto, circa le (errate) prospettive
capitalistiche e interpretative nel motivo di una determinata ‘dottrina’, sia
questa sociale che politica nonché economica, anche nei tempi di un nuovo
avvento industrializzato in forza ed in nome del costante Progresso e le sue
Rivoluzioni, sono e rispecchiano il frutto di una determinata inalterata natura
genetica, la quale, da quel poco che leggo, non certamente nuova nei suoi reclamati
ed incarnati aspetti posti nella immobile ciclicità di ugual medesima Storia.
Da cui come
ben ricorderà ogni Casino e Bordello!
L’amletico
dilemma diviso e condiviso fra la mano sinistra e la destra, che scrive o
dovrebbe ciò che pensa e mai rinnega, almeno che non regni il morbo della
dislessia, lo riscontriamo ciclicamente nei futuri drammi della Guerra.
Se questo
un merito o un difetto, il frutto più o meno maturo seminato da questa
‘equazione storica’ lo raccogliamo nell’insana deleteria sconnessa forma dell’odio
peggiore di una o più guerre, dato che il sentimento non più si pone quale
fondamento di una antica scienza o arte filosofica, bensì una precisa scienza
genetica nonché evolutiva, andando a ‘mutare’ ogni tipo di aspettativa sociale dell’intero
‘ecosistema’ occupato, circa la dismessa socialità e le varie interpretazioni
in cui la stessa costruita, e quindi, ad innestare quel ‘mutamento genetico’ di
cui riscontriamo l’‘adattabilità’ non più dedotta dalla necessaria corrisposta
realtà della Natura occupata ed in cui dedotta secondo il termine coniato e
posto nel vasto dibattito ‘evolutivo’ di cui l’uomo il (presunto…) frutto
maturo; ma semmai artificialmente
acquisita attraverso gli stessi strumenti cui qual ‘tradizionalista’ ne interpreta
combatte e contesta i termini; per poi essere applicati indistintamente tanto
dalla mano sinistra quanto la destra che non più scrive e medita, ma azzanna
ulula e incarna l’antica ferocia mai addomesticata del lupo e dell’orso
divenuti zampa e bocca d’un antica natura al servizio della guerra, per l’irreversibile
mutazione o collettiva estinzione di massa.
La Natura
ci guarda e giudica!
Ed anche se
vorremmo essere ‘dèi’ in questa martoriata Terra, l’unico giudizio posto tanto
dalla Filosofia quanto dalla successiva Scienza (‘democrito’) genetica sarà un
inappellabile processo dato dalla Natura posta e riflessa in ugual condizione
evolutiva, non del ‘più forte’ (come quotidianamente assistiamo), ma semmai del
più Saggio, come ugual Scienza Filosofica si predispone o dovrebbe, nata dal
vasto dibattito evolutivo circa la Natura occupata compreso ovviamente il ‘giuridico’,
il quale dispensa anche leggi e giudizi oltre che sul Diritto anche sulla
Natura (compresa l’umana)
indistintamente tutelata (anche ed
aggiungo, dalla sua stessa mano sia questa destra o sinistra: l’asimmetria
chirale con cui riconoscere la Vita e non certo la morte in vita la deduciamo
anche da codesta piccola condizione alle ferree leggi di Natura), quindi ‘migliorata’
con gli stessi argomenti elevati e adottati dal Filosofo, andando a rimuovere
circa la corretta interpretazione ‘filosofico-evolutiva’ per il bene
dell’Intero pianeta, tutti quei fattori insani che ne minacciano ogni specie in
Vita.
Il vasto
concetto interpretativo circa la sacralità della Vita taluni lo leggono e
deducano proprio da quell’Oriente sottomesso alle stesse ugual false ragioni di
un insano Progresso con cui il Filosofo associato, dacché ne deriva non solo confusione ma una
insana prospettiva storico interpretativa dalla Dottrina da cui nata una certa
Filosofia e posta alla vasta corte d’una bassa macelleria.
"Il pensiero duginiano appare incoerente o
addirittura confuso, se non si tiene conto delle correnti filosofiche che lo
attraversano e ispirano, e le cui contraddizioni interagiscono in maniera
dialettica. Si può dire che le quattro coordinate qui prese in esame
(tradizionalismo, fascismo, Rivoluzione Conservatrice, eurasiatismo) siano
state presenti fin dal principio dell’elaborazione duginiana e permangano
tuttora come principali coordinate del suo pensiero. Tuttavia, nel corso degli
anni c’è stato un approfondimento sia analitico che dialettico di queste linee
filosofico-politiche, culminato nell’elaborazione della Quarta Teoria Politica,
tale che, anche se non avesse determinato un autentico distacco, quantomeno ha
posto le basi epistemologiche per una rottura con la Terza Posizione, da cui
egli proviene. D’altra parte, non è possibile discutere gli sviluppi più
recenti, senza esaminare prima le basi di partenza".
(Giuliano)
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