Precedenti capitoli
Prima della parola (24/1)
Prosegue con il capitolo
completo [26]
& ancora (27/9)
Tutto ciò,
direte voi a cuor leggero, appare una fantasia più affine alla realtà
patologica con cui si coniuga l’incomprensibile e più moderna odierna realtà simmetrica al progresso, non percepita – quindi – rifiutata o rimossa - seppur
vissuta da morti in vita. Seppur vissuta dall’Anima (non men dello Spirito)
rinata da altre - tante innumerevoli - vite per narrarne l’inappellabile
maleficio subito della Storia, e non certo infausto destino; da cui l’assoluto
male della persecuzione non si è mai astenuto nella costante opera.
Tante Anime
abbiamo vissuto e incarniamo ancora in questo difficile compito, in questo
difficile cammino, non più nel contrastare la materia, bensì denunziarne come
testimoniarne il fine a cui il male abdica la spirale in cui scritta
la propria malvagia eresia nel
ricomporlo e subordinarlo al proprio maleficio nell’arbitrio e giudizio al fine
di evolvere, o meglio dissolvere, la Natura dell’uomo e non solo.
Il malefico maleficio conosce non solo il
costante battito della Natura, ma anche l’Onda in cui si muove l’intera
creazione del bene. Per cui ha
affinato ed ancor affina con maggior degrado, non più l’antico controllo della
Coscienza del Tomo, da cui la famigerata Inquisizione ramificata ed evoluta in
successivi ed altrettante famigerati e simmetrici ordini di controllo e
dominio, nell’esercizio dell’abominio di un nuovo e più moderno impero sia
questo rosso o nero, e da cui ha imparato ed appreso molto; essendo il male, per sua esplicita qualità ed
essenza avversa ad ogni Logica della Natura almeno che questa non sia ridotta
alle qualità d’un formicaio, avverso ad ogni creazione con cui si manifesta la
potenza della Luce a dispetto delle tenebre, in cui l’impero prolifica passando
dalla formica all’ape regina; ovvero là ove scorre il fluido, linfa elettro-schizofrenica senza aggiunta
alcuna di neurone, della propria ‘dolce’ essenza ridistribuita al fine di
compiere la creazione a grande scala globalizzata.
La schizofrenica società di codesta creazione celebrolesa rende il merito della corsa, della nuova voce, delle innumerevoli qualità schizoidi di Lucifero incarnato e innestato nei prodigiosi artifizi della materia. Non più un mitologico prometeico intento dopo aver rubato i segreti dell’Olimpo; bensì una forza opposta ed altrettanto antica e da cui dalla lotta scaturito il degrado del male. Non il male della creazione, come direbbero gli eretici; neppure il male affine o simmetrico ad un apparente Nulla; bensì il male avverso ad ogni Legge, sia questa concernente la Natura come successivamente dall’arbitrio dell’uomo; e quindi discussa e interpretata in più vasti meriti e giudizi… del Principio…, di ogni Principio.
Purtroppo il male assoluto compie il proprio
misfatto, in quanto nemico del Sacro,
della sacralità ove scritto ogni gene non più della materia, bensì di un
diverso miracolo di cui si vorrebbe principiarne il controllo, la più corretta
deduzione. A cui si vorrebbe sottomettere la
manifesta volontà di principiarne un diverso fine, a cui si vorrebbe,
dai tempi e non solo degli antichi atomisti, attribuirsi l’infallibile indiscusso
merito della nuova creazione per il futuro ed ultimo atomo in cui ogni Creato
subordinato nella lotta con cui ogni forma di vita perirà senza atomo e
dottrina.
In questo
assoluto degrado Lucifero nel proprio laboratorio vorrebbe riscrivere la vita,
vorrebbe opporre ed imporre la materia del proprio degrado, la propria deviata
energia, l’ingorda deviata dottrina alla sacralità non percepita, con una più
elevata funzione di controllo e opera abortiva. Si innesta sull’Onda, ovvero
come nata la Vita con la musica del proprio inno dall’Universo sino alla
gravità della crosta udita; se sia un ululato o una preghiera altrettanto
antica sempre Opera di un Dio.
Pensa di controllare a suo arbitrio e abortire ogni Sogno divino, e con la frattura della tellurica sua forza cavalcare l’antica onda di luce, si intromette nella creazione. Si intromette nello spartito, si intromette nel Papiro, invade l’Opera sinfonica. Possiede molte voci senza comprendere cosa sia il Linguaggio della vita. Possiede molte lingue senza la corretta pronunzia; si scatena sul palcoscenico senza alcuna sceneggiatura che non sia una tragedia. Mima il linguaggio e muove la lingua, ne imita l’essenza. Controlla e crea nuovi rumori, diviene una bestia. Dispensa il verbo del maleficio, si oppone al bene della Natura, sua nemica, in quanto avverso ad ogni di Dio!
Se
osservato con pazienza ed udite il nuovo linguaggio scorgerete una bestia
sporgere dalla nuova selva, senza voce e anima che al meglio ogni musica intona
e contraddistingue qual preghiera o inno alla vita, l’onda dell’esistenza approda alla
deriva.
…Ed hora,
di nuovo da quando testimonio la forza del Diavolo, del maligno, da quando
narro nei tanti Tomi, il suo degrado
e divenire, il suo intervenire, il suo presiedere la sacra volontà
dell’Universo, interferire colpire, contraddire, opporre, creare inutile rumore.
Ovvero
scandire il Tempo del male con minuscoli artifizi conditi con potenti veleni,
affini all’arte alchemica del maligno.
Presiedere, celato invisibile e nascosto, la volontà della santa nuova ‘magia nera’ da cui trarre l’indiscussa inviolata materia del libero nonché quotato profitto, per l’alchemica creazione dissociata ad ogni Natura del tempo, affine al nero tenebra della paura, il suo colore preferito.
Ripetere (ed imitare), come nutrito da una forza
opposta ad ogni fato e destino, il suono della voce, senza linguaggio alcuno
che non sia rumore meccanico comandato e ridistribuito.
Ovvero
imposto e suggerito dal Diavolo!
Non bisogna
riflettere cogitare e pensare, atti affini al libero arbitrio; il male impone
come regola d’uno sconosciuto principio affine alla ricomposta materia, il
disporre di virtuali tridimensionali suoni simmetrici alla voce umana di cui
principia al pari d’una oracolare macchina, il fine opposto ad ogni principio
da cui la lingua ed il linguaggio derivato; nel fine ultimo della cima
conquistata senza alcun Sentiero da cui più nobile vista; per poi competere e divergere suoni di
altrettanti avvenimenti a lui lontani ed estranei. Li mima, gli conferisce
l’imitata voce sperando che il procedimento alchemico conferisca finale
attributo d’un più cupo apocalittico atto privato d’ogni più che degno e
naturale palcoscenico.
Presiede ogni dislessico linguaggio in quanto incapace dell’atto naturale a cui questo appartiene per sua nobile natura. Le ode tutte e ad ognuna a lui conosciuta, seppur impossibilito della Poesia con cui si compone più elevata evoluzione affine alla musica della vita. Quando la scorge presidiando ogni più elevato Pensiero e Dio, il quale nobile vola ad insegnar ogni nuova preghiera, Lucifero con mirata infallibile precisione se ne sazia e divora, in quanto principia la materia e gli atti in cui si compone, a lui avversi ed estranei. Avverso ad ogni più fiera Opera a lui nemica. Infatti la mima, la rappresenta, pensando di presiederne il violato Principio, suo acerrimo nemico dagli inizi dei Tempi della creazione.
E da cui
hora in quest’hora il nuovo Tempo
narrato e ridistribuito secondo le leggi di Lucifero: inveisce con le voci dei
tanti rumori abdicate al suo comando. Mirare e puntare con occhio meccanico
predatore infallibile dall’alto del metallico ramo, ed ove ad ogni Natura sua
acerrima nemica deve imporre il degrado della nera Bestia da cui non appreso né
lingua e linguaggio…
Preda l’onda ove si formalizza e aggrega l’indissolubile invisibile particella del degrado, l’indiscussa volontà ove migra la scura nota della nuova materia. La scura nota ove al cantico dell’Opera, ogni opera della Stagione conforme alla vita, avversata dalla scure della materia. Ogni Selva degradata ad un morto deserto, ove l’Elemento primo da cui il Principio rifiuterà la nota della violata purezza!
Scandisce
il tempo al rumore dell’incompiuto credendosi, oppure ed ancor peggio, pensandosi
opera dell’assoluto. Atto finale dell’increata materia precipitata nel degrado
assoluto, la quale evolve e corrisponde il colpo dell’increata creazione,
frammentata e dissolta alla conoscenza della violata Anima profanata, ridotta e
frammentata nell’opera e ricomposta alla tortura d’ogni giorno.
La tortura il suo strumento preferito, il demone colpisce e si nutre all’incudine della fucina fuoco della materia, il degrado con cui compie la bestemmia della distruzione nominata nuovo miracolo di vita per ogni nuova lingua annusata e masticata, con cui si ciba e sazia l’inumana Bestia meccanizzata!
L’occulto velato e celato con cui mistifica ed inganna l’Arte Verità di Dio. Con cui confonde e oppone la propria opera!
Come
narrare siffatto apocalittico pittogramma?
Come al meglio poter appena e impercettibilmente descrivere l’opera di questa Bestia…?
(Giuliano)
La tradizione brahmanica ci dice altresì che gli idiomi attuali degli uomini non racchiudono che un quarto del linguaggio della creazione, gli altre tre quarti sono stati trasmessi agli animali ed al resto della Natura.
Prima di
analizzare i fatti fisici, comprendiamo ancor meglio i risultati finora
conseguiti: il mondo fu creato da un suono iniziale che, uscendo dall’abisso
primordiale, si rivestì di luce. A poco a poco una parte di questa luce sonora
si convertì in materia, ma la materializzazione non fu mai completa, perché in
ogni oggetto continua a sussistere un residuo più o meno scarso della sostanza
sonora da cui fu creato.
Per poter
esercitare un’influenza diretta sui fenomeni della Natura o sugli spiriti che
li governano, si deve dapprima limitarsi a conoscerne la musica interna delle
cose, degli Elementi costitutivi, non soltanto i rumori che tutti colgono ma
anche il suono-sostanza-elemento dei fenomeni che appaiono muti alla comunità
degli uomini. Una tale connessione non si può ottenere che per mezzo di un
potere di discernimento superiore o di un sentimento di solidarietà con la Vita
cosmica che permette la penetrazione intima e l’associazione alle forze della
Natura.
L’abisso primordiale, la bocca spalancata, la caverna che canta, il singsing o supernatural ground degli eskimesi, la fessura nella roccia delle upanisad o il tao degli antichi cinesi, da cui il mondo emana ‘come un albero’, sono immagini dello spazio vuoto o del non essere, da cui il soffio appena percepibile del creatore. Questo suono nato dal vuoto è il frutto di un pensiero che fa vibrare il ‘Nulla’ e, propagandandosi crea lo spazio. È un monologo il cui corpo sonoro costituisce la prima manifestazione percepibile dell’invisibile.
L’abisso
primordiale è dunque un fondo di risonanza, e il suono che scaturisce deve
essere considerato come la prima forza creatrice…
Gli Jakuti come altri popoli antichi immaginano dio come un grande urlatore. Il canto del creatore è identificato molto spesso nel tuono, come vediamo tra i Samojedi e i Coriaki dell’Asia settentrionale. Il dio indù Siva danza, suona il tamburo, il flauto, la conchiglia, per far continuare l’esistenza del mondo. Il mondo creato da un essere che è canto sarà necessariamente un mondo acustico… anche la tradizione dravidica fa risalire il mondo ad un suono di tamburo, e certamente la vacca (nube) del Rgveda è il medesimo strumento…
(M. Schneider)
[PROSEGUE CON IL CAPITOLO COMPLETO]
Nessun commento:
Posta un commento