giuliano

lunedì 17 marzo 2014

L'ASSEDIO DI NAMUR (2)


















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L'assedio di Namur













Zio Tobia ricambiava codeste dimostrazioni di affetto, in quanto se lo sentiva vicino per affinità di gusti: il caporale Trim – lo chiamerò sempre così – nei quattro anni di assistenza al suo padrone era venuto necessariamente a contatto con le sue teorie sulle città fortificate, curiosando e ficcando il naso nelle sue scartoffie; e subito si appassionò ad esse, non tanto perché gli interessassero personalmente, quanto piuttosto per sentirsi più vicino al suo signore. Insomma si impratichì talmente di questa scienza che la cuoca e la cameriera pensavano si intendesse di fortificazioni assai più dello stesso zio Tobia.
Mancherebbe solo una pennellata per completare il quadro del carattere di Trim, ed è proprio quella che guasta un poco il ritratto del nostro uomo. Gli piaceva immensamente dare consigli. O piuttosto, ascoltarsi parlare; però il suo contegno era sempre così rispettoso che non costava fatica farlo tacere, quando lo si desiderasse, o rimettergli di nuovo in moto la lingua.




Trim non aveva una conversazione impegnativa: era soltanto loquace, ecco tutto; e la sua abitudine di intercalare nel discorso le parole ‘Vostro Onore’, indice secondo lui di massimo rispetto, anche se annoiava un poco, non poteva certamente indisporre. Infatti zio Tobia ben di rado aveva mostrato di seccarsene o, per lo meno, questo difetto di Trim non aveva mai portato alla rottura degli ottimi rapporti che intercorrevano fra i due.
Già vi dissi che zio Tobia voleva davvero bene al suo servitore e, siccome lo aveva sempre al suo fianco, fedele e umile amico, non se la sentiva di tappargli la bocca.
Così era il caporale Trim….
‘Se io osassi’, continuò Trim, ‘dare un consiglio a vostro Onore e dire la mia opinione in proposito…’ ‘Le tue opinioni, Trim, mi sono più che gradite’, lo interruppe zio Tobia; ‘dimmi, dimmi dunque il tuo parere sull’argomento, senza troppa paura’. ‘Ecco’, riprese Trim, ‘io penso’, disse Trim, sistemando un po’ in avanti la gamba sinistra, che era poi quella malata, e additando con la mano destra una mappa di Dunkerque, attaccata alla parete con degli spilli, ‘io penso’, ripeté, ‘con tutto il rispetto e la dovuta sottomissione al parere di Vostro Onore, che questi progetti di pivellini, bastioni, cortine e opere a corno vengono realizzati in maniera meschina e spregevole qui sulla carta, mentre se Vostro Onore riflettesse alla mole di lavoro che potremmo svolgere in campagna con uno iugero o magari uno iugero e mezzo di terra a nostra disposizione, non esiterebbe certo nella scelta… L’estate sta arrivando; Vostro Onore potrebbe starsene seduto sull’uscio di casa e darmi la… nografia….’.




‘… Iconografia’, corresse mio zio, ‘iconografia si dice’, ‘della città e della cittadella; e possa io venire impallinato da Vostro Onore in mezzo alle mie fortificazioni se non le costruirò secondo il volere e i desideri di Vostro Onore. ‘Non dubito affatto delle tue capacità, Trim’, rispose mio zio. E il caporale, incalzando: ‘Perché se Vostro Onore mi insegnerà il perimetro, con tutte le righe e gli angoli esatti… tutte cose che potrò fare benissimo… Allora potrei iniziare con il fossato e se Vostro Onore vorrà indicarmi la profondità e la larghezza…’. ‘Me certo, Trim! Ti farò avere le misure precise!’; ‘… e potrei scavare la terra da questo lato, verso la città, per costruire la scarpa e da quest’altro lato verso gli accampamenti d’Inverno per la controscarpa….’; ‘Ottimamente Trim’, fece zio Tobia.
‘Quando avremo sgomberato la mente da questi primi desideri, procederemo, se così piacerà a Vostro Onore, alla costruzione delle trincee come se ne trovano di migliori nelle Fiandre, con le zolle erbose; e quando vostro Onore troverà che anche tutti questi progetti sono stati eseguiti a dovere costruiremo sempre con zolle erbose, valli e parapetti…’. ‘I migliori ingegneri, Trim, li chiamano  gazons’ , suggerì zio Tobia. ‘Che si chiamino gazons o zolle erbose, non ha poi grande importanza’, replicò Trim. ‘Vostro Onore sa che offrono risultati dieci volte migliori di un muro di pietre o mattoni’.




‘E’ vero Trim, riconosco che in alcuni casi possono offrire dei vantaggi’, assentì zio Tobia con un cenno del capo, ‘perché una palla di cannone può penetrare in un terrapieno in linea retta senza trascinare giù macerie che potrebbero riempire il fossato e facilitare così il passaggio ai nemici’. ‘Giacchè Vostro Onore comprende perfettamente tutti i vantaggi’, incalzò entusiasta il caporale Trim, ‘meglio di un ufficiale al servizio di Sua Maestà, perché non revocare l’ordine di acquisto della tavola e andare invece in campagna, dove io potrei lavorare come un cavallo sotto la direzione di Vostro Onore e costruire fortificazioni più robuste di una pianta di tanaceto, con annesse batterie, trincee e palizzate tali che varrebbe la pena di percorrere venti miglia per venire ad ammirarle?’.
Come Trim proseguiva nella descrizione dei lavori, zio Tobia diveniva ora pallido ora rosso; e non era un arrossire per colpa o modestia o per rabbia, era un  arrossire di gioia, era come se il progetto e la descrizione del caporale Trim gli avessero messo il fuoco in corpo. ‘Fermati, Trim’, gridò zio Tobia. ‘Fermati, hai detto abbastanza!...’. E quell’altro di rimando: ‘Potremmo riprendere la storia della campagna militare dal giorno stesso in cui Sua Maestà e gli alleati scesero in campo e demolirono le fortificazioni, città per città, con una velocità tale…’.




‘Trim, Trim, non dire di più!...’, esclamò lo zio Tobia.
E Trim imperterrito: ‘Vostro Onore potrebbe starsene seduto alla sua poltrona, all’aperto se il tempo sarà bello, e impartirmi ordini; io potrei così….’.
‘Non dir di più, Trim!’, ripeté mio zio….
E quello, ormai lanciatissimo nella sua narrazione: ‘Inoltre Vostro Onore non potrebbe trovare passatempo migliore e più piacevole: aria buona, ginnastica e tanta salute! Son certo che la ferita di Vostro Onore guarirebbe in un mese…’.
‘Hai parlato abbastanza, Trim’, insisté zio Tobia, infilando con forza le mani nelle tasche dei pantaloni, ‘questo progetto mi piace alla…. Follia…’.

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