Precedente capitolo:
L'assedio di Namur
Zio Tobia ricambiava codeste dimostrazioni di affetto, in quanto se lo
sentiva vicino per affinità di gusti: il caporale Trim – lo chiamerò sempre
così – nei quattro anni di assistenza al suo padrone era venuto necessariamente
a contatto con le sue teorie sulle città fortificate, curiosando e ficcando il
naso nelle sue scartoffie; e subito si appassionò ad esse, non tanto perché gli
interessassero personalmente, quanto piuttosto per sentirsi più vicino al suo
signore. Insomma si impratichì talmente di questa scienza che la cuoca e la
cameriera pensavano si intendesse di fortificazioni assai più dello stesso zio
Tobia.
Mancherebbe solo una pennellata per completare il quadro del carattere
di Trim, ed è proprio quella che guasta un poco il ritratto del nostro uomo.
Gli piaceva immensamente dare consigli. O piuttosto, ascoltarsi parlare; però
il suo contegno era sempre così rispettoso che non costava fatica farlo
tacere, quando lo si desiderasse, o rimettergli di nuovo in moto la lingua.
Trim non aveva una conversazione impegnativa: era soltanto loquace,
ecco tutto; e la sua abitudine di intercalare nel discorso le parole ‘Vostro
Onore’, indice secondo lui di massimo rispetto, anche se annoiava un poco, non
poteva certamente indisporre. Infatti zio Tobia ben di rado aveva mostrato di
seccarsene o, per lo meno, questo difetto di Trim non aveva mai portato alla
rottura degli ottimi rapporti che intercorrevano fra i due.
Già vi dissi che zio Tobia voleva davvero bene al suo servitore e,
siccome lo aveva sempre al suo fianco, fedele e umile amico, non se la sentiva
di tappargli la bocca.
Così era il caporale Trim….
‘Se io osassi’, continuò Trim, ‘dare un consiglio a vostro Onore e dire
la mia opinione in proposito…’ ‘Le tue opinioni, Trim, mi sono più che
gradite’, lo interruppe zio Tobia; ‘dimmi, dimmi dunque il tuo parere
sull’argomento, senza troppa paura’. ‘Ecco’, riprese Trim, ‘io penso’, disse
Trim, sistemando un po’ in avanti la gamba sinistra, che era poi quella malata,
e additando con la mano destra una mappa di Dunkerque, attaccata alla parete
con degli spilli, ‘io penso’, ripeté, ‘con tutto il rispetto e la dovuta
sottomissione al parere di Vostro Onore, che questi progetti di pivellini,
bastioni, cortine e opere a corno vengono realizzati in maniera meschina e
spregevole qui sulla carta, mentre se Vostro Onore riflettesse alla mole di
lavoro che potremmo svolgere in campagna con uno iugero o magari uno iugero e
mezzo di terra a nostra disposizione, non esiterebbe certo nella scelta…
L’estate sta arrivando; Vostro Onore potrebbe starsene seduto sull’uscio di
casa e darmi la… nografia….’.
‘… Iconografia’, corresse mio zio, ‘iconografia si dice’, ‘della città
e della cittadella; e possa io venire impallinato da Vostro Onore in mezzo alle
mie fortificazioni se non le costruirò secondo il volere e i desideri di Vostro
Onore. ‘Non dubito affatto delle tue capacità, Trim’, rispose mio zio. E il
caporale, incalzando: ‘Perché se Vostro Onore mi insegnerà il perimetro, con
tutte le righe e gli angoli esatti… tutte cose che potrò fare benissimo… Allora
potrei iniziare con il fossato e se Vostro Onore vorrà indicarmi la profondità
e la larghezza…’. ‘Me certo, Trim! Ti farò avere le misure precise!’; ‘… e
potrei scavare la terra da questo lato, verso la città, per costruire la scarpa
e da quest’altro lato verso gli accampamenti d’Inverno per la controscarpa….’;
‘Ottimamente Trim’, fece zio Tobia.
‘Quando avremo sgomberato la mente da questi primi desideri,
procederemo, se così piacerà a Vostro Onore, alla costruzione delle trincee
come se ne trovano di migliori nelle Fiandre, con le zolle erbose; e quando
vostro Onore troverà che anche tutti questi progetti sono stati eseguiti a
dovere costruiremo sempre con zolle erbose, valli e parapetti…’. ‘I migliori
ingegneri, Trim, li chiamano gazons’ ,
suggerì zio Tobia. ‘Che si chiamino gazons o zolle erbose, non ha poi grande
importanza’, replicò Trim. ‘Vostro Onore sa che offrono risultati dieci volte
migliori di un muro di pietre o mattoni’.
‘E’ vero Trim, riconosco che in alcuni casi possono offrire dei
vantaggi’, assentì zio Tobia con un cenno del capo, ‘perché una palla di
cannone può penetrare in un terrapieno in linea retta senza trascinare giù
macerie che potrebbero riempire il fossato e facilitare così il passaggio ai
nemici’. ‘Giacchè Vostro Onore comprende perfettamente tutti i vantaggi’,
incalzò entusiasta il caporale Trim, ‘meglio di un ufficiale al servizio di Sua
Maestà, perché non revocare l’ordine di acquisto della tavola e andare invece
in campagna, dove io potrei lavorare come un cavallo sotto la direzione di
Vostro Onore e costruire fortificazioni più robuste di una pianta di tanaceto,
con annesse batterie, trincee e palizzate tali che varrebbe la pena di
percorrere venti miglia per venire ad ammirarle?’.
Come Trim proseguiva nella descrizione dei lavori, zio Tobia diveniva
ora pallido ora rosso; e non era un arrossire per colpa o modestia o per
rabbia, era un arrossire di gioia, era
come se il progetto e la descrizione del caporale Trim gli avessero messo il
fuoco in corpo. ‘Fermati, Trim’, gridò zio Tobia. ‘Fermati, hai detto
abbastanza!...’. E quell’altro di rimando: ‘Potremmo riprendere la storia della
campagna militare dal giorno stesso in cui Sua Maestà e gli alleati scesero in
campo e demolirono le fortificazioni, città per città, con una velocità tale…’.
‘Trim, Trim, non dire di più!...’, esclamò lo zio Tobia.
E Trim imperterrito: ‘Vostro Onore potrebbe starsene seduto alla sua
poltrona, all’aperto se il tempo sarà bello, e impartirmi ordini; io potrei
così….’.
‘Non dir di più, Trim!’, ripeté mio zio….
E quello, ormai lanciatissimo nella sua narrazione: ‘Inoltre Vostro
Onore non potrebbe trovare passatempo migliore e più piacevole: aria buona,
ginnastica e tanta salute! Son certo che la ferita di Vostro Onore guarirebbe
in un mese…’.
‘Hai parlato abbastanza, Trim’, insisté zio Tobia, infilando con forza
le mani nelle tasche dei pantaloni, ‘questo progetto mi piace alla…. Follia…’.
Nessun commento:
Posta un commento