giuliano

domenica 5 ottobre 2014

MENTRE CRESCEVO (con Mammona...) (12)
















































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Mi sentivo il petto in fiamme. Anche il truciolo diventava inutile. Avevo le mascelle stanche: a che giovava quella sterile fatica? Perciò le lasciai in pace e mi arresi. Oltre a ciò mi aveva fatto male una buccia d’arancia che avevo raccolto per la strada. Ero ammalato. Le vene dei polsi erano tutte gonfie e azzurre.
Ma che cosa stavo aspettando?
Ero andato in giro tutto il santo giorno sperando di trovare una corona per poter prolungare di qualche ora la mia vita. In fin dei conti non era la stessa cosa se ciò che doveva avvenire comunque avveniva un giorno prima o dopo? 




Se fossi stato un uomo ragionevole, mi sarei chiuso in casa da un pezzo e mi sarei arreso. In quei momenti avevo la mente perfettamente limpida. Capivo che bisognava morire. Era l’autunno, ogni cosa era già immersa nel letargo invernale. Avevo tentato tutti i mezzi, avevo sfruttato tutte, tutte le risorse. Accarezzavo con commozione questo pensiero e ripudiavo ogni speranza di salvezza bisbigliando tra me: Non vedi, sciocco, che stai già morendo?
Si trattava di scrivere ancora un paio di lettere, di prepararmi al Viaggio, di tenermi pronto. Volevo lavarmi ancora una volta da capo a piedi e rifare il letto per benino. Avrei posato la testa su quel paio di fogli bianchi, la cosa più pulita che mi fosse rimasta. E con la coperta verde potevo….
… Mi sedetti di nuovo su una panchina, e mi appisolai un po’ col mento sul petto, affranto da quell’ultimo sforzo, malato ed estenuato dalla Fame. E il tempo scorreva. Volevo passare quell’ora all’aperto. Fuori era più chiaro che in casa. Inoltre mi pareva che con quell’aria fresca lo stomaco mi tormentasse meno. A casa sarei ritornato sempre abbastanza presto.
Dormicchiavo e pensavo e soffrivo orribilmente.




Avevo trovato un sassolino e, ripulito, me lo ero messo in bocca. Così avevo qualche cosa da mangiare. Del resto non mi muovevo, non giravo nemmeno gli occhi. La gente andava e veniva, un fragore di ruote di cavalli scalpitanti e di voci umane empiva l’aria. Ma non potevo fare almeno un tentativo coi bottoni? Certo sarebbe stata una cosa inutile e poi stavo molto male. Ma a pensarci bene, ritornando a casa dovevo pur passare dal Monte dei pegni, da quello vero. Infine mi alzai e mi trascinai faticosamente per le strade. Le palpebre incominciarono a bruciarmi. Si stava levando una burrasca di febbre.
Una commessa di un grande negozio di generi alimentari si mise a ridere, con un viso indemoniato… Cercai di evitarla e passai davanti alla vetrina di un fornaio che aveva del pane caldo in vetrina. Adesso però non mi fermo, dissi con finta energia. E se fossi entrato a chiedere un pezzo di pane? A noi Stranieri ci sarà concesso? Fu un pensiero rapido come un baleno.
‘Vergogna!’ mormorai e scossi il capo. E andai avanti facendo dell’ironia su me stesso. Sapevo benissimo che era inutile entrare da un fornaio a chiedere pane. Mammona non lo permette!




Lungo il viale vidi una coppia di innamorati ricchi e contenti, pasciuti e saputi, sussurravano frasi fra loro. Un po’ più in là una ragazza si sporse da una finestra. Io camminavo così lentamente e immerso nei miei pensieri che poteva sembrare avessi l’intenzione… e la ragazza scese nella strada.
‘Che c’è, vecchio mio? Come? Sei malato? Misericordia, che faccia avete!’ E corse via. Mi fermai che faccio avevo? Stavo già morendo? Mi passai le mani sul viso: era scarno. Si capisce che ero magro. Le mie guance erano come due scodelle concave. E con questo? Andai avanti barcollando. Ma poco dopo mi fermai di nuovo. Dovevo essere spaventosamente magro. E certo avevo gli occhi così infossati che pareva stessero per sparirmi nelle orbite da un momento all’altro.
Corpo del diavolo, occorreva proprio ce la fame mi deturpasse a quel modo mentre ero ancora vivo? ‘Misericordia, che faccia’.
Eppure avevo ed ho un cervello che non aveva l’eguale in tutto il paese mentre altri idioti… Giorno e notte avevo tirato la carretta come il ronzino di un prete di campagna. Mi ero cavato gli occhi a furia di studiare e spremuto il cervello a furia di digiuni. Con quale risultato?
Mammona guardava e rideva… lei certo ben conosce ogni inganno della vita, Mammona cassiera della nostra umile vita a te è dedicata questa breve rima io Straniero alla tua ingordigia…. 
















 

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