Precedente capitolo:
Il Tempo & la Memoria (16)
Prosegue in:
Il Tempo & la Memoria (18)
... Sterminio mostrava al mondo intero nel modo più chiaro come si potevano
liquidare i problemi delle minoranze e degli apolidi.
(H. Arendt - Le origini del totalitarismo)
Eichmann non assisté mai a
fucilazioni in massa, non seguì mai il processo dell’asfissia né la selezione
degli idonei al lavoro che dal campo di concentramento precedeva l’uccisione.
Vide appena quel tanto che gli bastava per sapere con esattezza come funzionava
quel meccanismo di distruzione per sapere che c’erano due diversi metodi di esecuzione,
la fucilazione e l’asfissia; che la prima era effettuata dagli Einsatzgruppen e
la seconda era praticata nei campi o in camere o in camion a gas; e che nei
campi vigeva tutta una complicata procedura per ingannare le vittime fino
all’ultimo momento. No, lui non si era mai trovato in pericolo immediato di
morte, e poiché aveva sempre fatto il suo dovere e obbedito a tutti gli ordini
che gli venivano dati cosa di cui era ancora orgoglioso, aveva fatto del suo
meglio per aggravare, non per ridurre le conseguenze del torto. L’unica
attenuante che invocò era che aveva cercato di evitare il più possibile inutili
brutalità nell’eseguire il suo lavoro; ma questa era un’attenuante che contava
ben poco, anche perché, ammesso che egli dicesse la verità, evitare inutili
brutalità era una delle istruzioni che gli erano state date dai suoi superiori.
…Le azioni di stato che la giurisprudenza tedesca chiama con espressione più
eloquente non perseguibili ovvero atti di alto valore sociale, non punibili, si
fondano su un esercizio del potere sovrano, e restano quindi completamente al
di fuori del campo giuridico, mentre tutti gli ordini e comandi, almeno in
teoria, sono sempre sotto il controllo giudiziario. Se quelle che Eichmann
aveva commesso erano ‘azioni di stato’, allora nessuno dei superiori, e meno di
tutti Hitler, poteva essere giudicato da un tribunale. La teoria delle azioni
di Stato si accordava così bene con le concezioni generali del dottor
Servatius, che non c’è da stupirsi se questi ritenne di doverla nuovamente
invocare. …Un memoriale in cui gli si
diceva che nel prossimo inverno gli Ebrei non avrebbero più esser nutriti, e
gli si chiedeva se per caso non fosse più umano uccidere con qualche mezzo
sbrigativo gli ebrei incapaci di lavorare: questo sarebbe comunque più
opportuno che lasciarli morire di fame. In una lettera di accompagnamento,
indirizzata al Caro camerata Eichmann, l’autore del memoriale ammetteva: ‘queste
cose suoneranno forse fantastiche, ma sono perfettamente realizzabili’.
L’ammissione dimostra che il mittente non conosceva ancora il ben più
fantastico ordine del Fuhrer… …Era impossibile tener segreta l’uccisione di
tanta gente; la popolazione tedesca delle zone in cui sorgevano quegli istituti
se ne accorse e ci fu un’ondata di proteste, da parte di persone di ogni ceto
che ancora non si erano fatte un’idea oggettiva della natura della scienza
medica e dei compiti del medico. Nell’Europa orientale lo sterminio col gas, o,
per usare il linguaggio dei nazisti, il modo umanitario di concedere una morte
pietosa iniziò quasi il giorno stesso in cui in Germania fu sospesa l’uccisione
dei malati di mente. Gli uomini che avevano lavorato per il programma di
eutanasia furono ora inviati a oriente, a costruire gli impianti per
distruggere popoli interi e questi uomini erano scelti o dalla Cancelleria del
Fuhrer o del ministero della sanità del Reich, e solamente ora furono messi,
amministrativamente, sotto il controllo di Himmler. (H. Arendt - La banalità
del male)
Nostra
una nuova simmetria…
Più passano gli anni privi di
documenti scritti e più è difficile raccogliere le sparse testimonianze dei
superstiti. Essi ci dicono che processi fasulli furono intentati fin dai primi
anni dell’esistenza DELL’ISTRUTTORIA: Se agli intellettuali di Cechov, sempre
ansiosi di sapere cosa sarebbe avvenuto fra venti-quarant’anni, avessero
risposto che entro quarant’anni ci sarebbe stata in Russia un’istruttoria
accompagnata da torture, che avrebbero stretto il cranio con un cerchio di
ferro, immerso un uomo in un bagno di acidi, tormentato altri, nudi e legati,
con formiche e cimici, cacciato nell’ano una bacchetta metallica arroventata su
un fornello a petrolio, schiacciato lentamente i testicoli con uno stivale e,
con forma più blanda suppliziato per settimane con l’insonnia, la sete,
percosso fino a ridurre un uomo a polpa insanguinata, non uno dei drammi
cechoviani sarebbe giunto alla fine, tutti i protagonisti sarebbero finiti in
manicomio. E non soltanto i personaggi cechoviani, ma nessun russo normale dell’inizio
del secolo, ivi compresi i membri del Partito social-democratico dei
lavoratori, avrebbe potuto credere, avrebbe sopportato una tale calunnia contro
il luminoso futuro. …Non è giusto, non è esatto. Nei vari anni e decenni,
l’istruttoria basata sull’art. 58 non è QUASI MAI stata fatta per appurare la
verità, ma è consistita soltanto in una inevitabile sporca procedura: la
persona poco prima libera, a volte fiera, sempre impreparata, doveva essere
piegata, trascinata attraverso una stretta conduttura dove i ganci
dell’armatura le avrebbero dilaniato i fianchi, dove le sarebbe mancato il
respiro, tanto da costringerla a supplicare di uscirne all’altra estremità, e
questa l’avrebbe gettata fuori come indigeno bello e pronto dell’Arcipelago,
della terra promessa. (Lo sprovveduto si ostina immancabilmente, crede che
esista anche una via di ritorno dalla conduttura.) Più passano gli anni privi
di documenti scritti e più difficile raccogliere le sparse testimonianze dei
superstiti. Essi ci dicono che processi fasulli furono intentati dai primi anni
dell’esistenza degli organi, perché fosse sentita la loro insostituibile,
incessante opera salutare, altrimenti, con il calo dei nemici, gli Organi - non
sia mai detto! - si sarebbero atrofizzati.
…E. Dojarenko ricorda ancora l’anno 1921: deposito degli arresti della
Lubjanka. 40-50 tavolacci. Tutta la notte è un continuo affluire di donne.
Nessuna conosce la propria colpa: sono prese per nulla. …Nel Dizionario
ragionato di Dal’ è data la seguente distinzione: ‘L’indagine si distingue
dall’istruttoria in quanto la prima viene fatta per assicurarsi preventivamente
se esistono motivi per procedere alla seconda’.
Oh, sancta simplicitas!
Gli Organi non conobbero mai nessuna indagine. Elenchi mandati
dall’alto, il primo sospetto, la delazione d’un informatore o anche lettera
anonima portavano all’arresto e all’immancabile imputazione. …Il nesso è
semplicissimo: giacché occorre arrivare a qualunque costo a una imputazione,
sono inevitabili minacce, violenze e torture e più fantastica l’accusa, più
crudele dovrà essere l’istruttoria per estorcere la confessione. E, poiché le
cause fasulle sono sempre esistite, sono esistite sempre anche le violenze e le
torture; non è una particolarità dell’anno 1937, è una caratteristica costante,
generale. Ecco perché è strano leggere oggi in certe memorie di ex detenuti che
- le torture furono autorizzate dalla primavera del 1938.
(A. Solzenicyn - Arcipelago Gulag)
Due uomini vigorosi e robusti
portarono un cavalletto nel mezzo della camera. Quest’orribile strumento di
legno, fatto a forma di truogolo, largo abbastanza da contenere il corpo d’un
uomo, non aveva altro fondo che un bastone sul quale il corpo si curava per
effetto d’un meccanismo, dimanieraché il paziente aveva la testa più bassa dei
piedi. I tormentatori alzarono la povera donna mezza morta, poscia le legarono
le membra con corde di canape. La vittima li lasciò fare senza mettere un
grido. Ma l’inquisitore essendosi avvicinato ad essa per esortarla nuovamente a
confessare il delitto di cui veniva accusata, l’infelice protestò di nuovo la
sua innocenza.
(P. Tamburini - Storia generale della Inquisizione)
…Come i boia medioevali i nostri giudici istruttori, procuratori e
magistrati acconsentirono a vedere la prova decisiva di colpevolezza nella sua
ammissione da parte dell’accusato. Tuttavia quell’ingenuo Medioevo, per
estorcere la confessione voluta, ricorreva a drammatici e pittoreschi mezzi: la
fune, la ruota, il fuoco, la trebbia di ferro, l’impalamento. Nel secolo ventesimo
invece, ricorrendo all’evolutiva medicina e alla non poca esperienza carceraria
si è ritenuto tale concentrazione di mezzi vigorosi superflua e ingombrante nel
caso di applicazione in massa.
…I reali confini dell’equilibrio umano sono molto limitati e non
occorre affatto il cavalletto o il braciere per ridurre l’uomo medio a uno
stato d’irresponsabilità.
PROVIAMO A ENUMERARE ALCUNI DEI
PROCEDIMENTI PIÙ SEMPLICI CHE STRONCANO LA VOLONTÀ E LA PERSONALITÀ DEL
DETENUTO SENZA LASCIARE TRACCE SUL SUO CORPO.
Cominciamo dai metodi psicologici.
1) Iniziamo dalle notti stesse. Perché l’opera diretta a stroncare le
anime si svolge principalmente di notte? …Perché il detenuto non può più essere
equilibrato, strappato dal suo sonno abituale.
2) Persuadere della sincerità del tono.
‘… Lo vedi da te, una pena la dovrai scontare comunque. Ma se resisti,
perderai la salute qui, in prigione, ci lascerai la pelle. Se invece andrai in
un lager vedrai l’aria, la luce …Firma subito, dammi retta…’.
Molto logico. È ragionevole chi acconsente e firma, altrimenti…
3) Grossolano turpiloquio. Espediente semplicissimo, ma può agire assai
bene su persone educate, raffinate, di delicata costituzione.
4) Colpo del contrasto psicologico. Improvvisi voltafaccia. Essere
estremamente cortesi durante l’intero interrogatorio …Poi di punto in bianco
minacciarlo…
5) Umiliazione preventiva. Nei famosi sotterranei della GPU di Rostov
(nr. 33) sotto gli spessi vetri del marciapiede i detenuti in attesa di
interrogatorio erano costretti a sdraiarsi bocconi nel corridoio comune per
diverse ore col divieto di sollevare la testa o emettere qualsiasi suono.
6) Qualsiasi espediente atto a sgomentare il detenuto.
7) Intimidazione. Minacce di trasferimento in un'altra prigione
peggiore…
8) La menzogna. Noi, gli agnelli, non dobbiamo mentire, ma il giudice
istruttore mente di continuo e quegli articoli non si riferiscono a lui.
Abbiamo a tal punto perduto ogni criterio che non chiederemo: cosa sarà fatto a
lui se mente? …L’intimidazione con allettamenti e menzogne è il metodo
preferito per agire sui parenti dell’arrestato, chiamati a deporre quali
testimoni. ‘Se voi non farete queste
deposizioni (quelle che occorrono) ne soffrirà lui… Lei lo rovinerà. Solo
firmando questo documento (e subito lo si presenta) lo potete salvare (e rovinare!).
9) Gioco sull’affetto per i familiari. …: ‘Arresteremo (rovineremo)
vostra figlia e la metteremo in una cella con delle sifilitiche’. ‘…Ti
confischeremo la casa e butteremo per la strada le tue vecchie…’.
(A. Solzenicyn - Arcipelago Gulag)
‘Impenitente! impenitente!’ esclamò il grande inquisitore con sembiante
tristo e desolato. A tali parole, due uomini robusti girarono con forza un
randello di legno che, serrando le corde colle quali la vittima era legata, la
strinsero esse con tanta violenza che il sangue spruzzò fin sui carnefici. La
sventurata mandò un grido d’agonia, debole, ma lacerante; sarebbe si detto che
tutta la sua forza di soffrire fosse espressa in quel grido. I tormentatori
asciugarono freddamente col rovescio della loro larga manica il sangue di cui
era macchiata la loro cappa.
(P. Tamburini - Storia generale della Inquisizione)
…Ma voglio dire ancora questo…
Le torture, anche i procedimenti più blandi, non sono necessarie per
ottenere le deposizioni dei più, per azzannare con i denti di ferro gli agnelli
impreparati e ansiosi di tornare al focolare domestico. Troppo impari è il
rapporto delle forze e delle posizioni.
…MA L’ISTRUTTORE MACELLAIO NON
CERCA LA COERENZA, CERCA SOLTANTO DUE O TRE BREVI FRASI. LUI SA BENISSIMO COSA
VUOLE. NOI INVECE SIAMO TOTALMENTE IMPREPARATI.
Un altro principio della nostra istruttoria è quello di privare
l’imputato anche della conoscenza delle leggi. Viene presentata la conclusione
dell’accusa a proposito: ‘Ci metta la firma’. ‘Non sono d’accordo’. ‘Firmi’. ‘Ma
io non ho nessuna colpa!…’ ‘Lei è accusato secondo gli articoli 58-10 parte 2 e
58-11 del codice penale della rsfsr. ‘Firmi!’. ‘Che cosa dicono questi
articoli? mi faccia leggere il codice’. ‘Non l’ho qui’. ‘Se lo procuri dal capo
del reparto’. ‘Non lo ha neppure lui’. ‘Firmi’. ‘Ma io chiedo di vederlo!’. ‘Non
siamo tenuti a mostrarglielo, è scritto per noi, non per voialtri. Del resto
lei non né ha bisogno, glielo spiego io: questi articoli sono precisamente ciò
di cui è accusato. E anche adesso le chiediamo di firmare, non che è d’accordo
con quanto ha letto, ma che è stata notificata l’accusa’.
…La solitudine o meglio
l’emarginazione e l’isolamento della persona sottoposta a istruttoria! Ecco
un’altra condizione per il successo di un’istruttoria ingiusta. L’intero
apparato deve abbattersi su una volontà isolata e angustiata. Dal momento
dell’arresto e per tutto il primo periodo d’urto l’ideale sarebbe che il
detenuto fosse solo (uno solo…): nella cella, nei corridoi, sulle scale,
nell’ufficio, non deve mai incontrare un suo simile, non deve poter attingere
conforto, consiglio, sostegno, in nessun sorriso, nessun riguardo. Gli Organi
fanno di tutto per oscurargli il futuro e deformare il presente. …Esagerare le
possibilità di fare scempio di lui e dei suoi, i propri diritti di graziarlo.
…Abbiamo detto: ‘l’ideale sarebbe che il detenuto fosse solo’. Ma dato
che le prigioni traboccavano nel 37 (come pure nel 45), questo principio ideale
di solitudine del neoarresto non poteva essere osservato. Quasi dalle prime ore
egli si trovava in una cella comune stipata. Questo presentava certi vantaggi
che compensavano i difetti. L’affollamento eccessivo non solo sostituiva la
strettezza del box d’isolamento ma finiva per essere una tortura di
prim’ordine, senza alcuno sforzo da parte dei giudici istruttori, il detenuto
era torturato dagli stessi suoi compagni. …Il mio giudice istruttore non doveva
quindi inventare nulla, cercava solo di gettare il cappio su chiunque avesse
scritto a me o avesse ricevuto da me una lettera. Solevo esprimere con
insolenza, con sfida, i miei pensieri sovversivi in lettere ad amici e amiche,
e questi chissà perché, continuavano a scrivermi. Anche nelle loro lettere si
trovavano qua e là espressioni sospette. …E che soprattutto al mio pigro
giudice istruttore non venisse in mente di frugare nel maledetto carico che
avevo portato nella stramaledetta valigia, nei molti taccuini del mio Diario di guerra scritto a matita, con
una calligrafia minuscola, divenuta in certi punti illeggibile.
Quei diari rappresentavano la mia
pretesa di diventare scrittore.
…Ma pareri e racconti così naturali in prima linea apparivano invece
qui, nelle retrovie, sovversivi, promettevano il carcere e peggio ai miei
compagni del fronte. Purché il giudice istruttore non si decidesse a darsi un
po’ da fare con il mio Diario di guerra,
e non ne estraesse le fibre di quegli uomini liberi al fronte, io mi pentivo
quel tanto che occorreva, aprivo quel tanto che occorreva, gli occhi sulle mie
aberrazioni politiche. Mi estenuavano a forza di camminare sul filo di lama,
fino a quando capii che non avrebbero portato nessuno a un confronto con me, e
avvertii i primi segni evidenti della fine dell’istruttoria: fino a quando, al
quarto mese, tutti i taccuini del mio Diario
di guerra finirono nelle infernali fauci di una stufa della Lubjanka e ne
sprizzarono le faville rosse di un ennesimo romanzo perito in Russia: volarono,
divenuti fuliggine, farfalle nere, dalla ciminiera più alta.
(A. Solzenicyn -
Arcipelago Gulag)
Pietro si avvicinò nuovamente.
‘Confessate, sorella mia’, le disse con voce carezzante. La povera
donna che non aveva più forza di parlare, fece colla testa un segno negativo. Nella
posizione in cui era stata posta, essa poteva appena respirare. ‘Impenitente!’
ripeté l’inquisitore. I tormentatori posero allora sul volto della paziente un
finissimo pannolino inzuppato d’acqua, una parte della quale fu introdotta
nella sua gola; l’altra le copriva le narici, poscia le versarono lentamente
dell’acqua nella bocca e nel naso.
(P. Tamburini - Storia generale della Inquisizione)
…Per tracciare una retta basta segnare due soli punti…
Nel 1920, ricorda Erenburg, la CEKA gli formulò la domanda così: ‘Ci
dimostri che non è un agente di Vrangel’. Nel 1950, uno dei colonnelli più
eminenti del KGB Zelezov, dichiarò ai
detenuti: ‘Noi non faticheremo a dimostrare la vostra colpa. Dimostrateci voi
di non aver avuto intenzioni ostili’.
Su questa linea retta,
cannibalesca nella sua semplicità, s’inseriscono nei punti intermedi
innumerevoli ricordi di milioni.
Quale semplificazione e fretta nell’istruttoria, sconosciute fino ad
allora all’umanità. Gli Organi esenti del tutto dalla fatica di cercare le
prove. Il coniglio acciuffato, tremante e pallido, privato del diritto di
scrivere, telefonare, portare qualcosa con sé, privato del sonno, del cibo,
della carta, d’una matita e perfino dei bottoni, seduto su uno sgabello
nell’angolo di un ufficio doveva trovare DA SÉ ed esporre all’ozioso giudice
istruttore le prove di NON aver avuto intenzioni ostili! E se non le trovava
(come avrebbe potuto procurarsele?) offriva all’istruttoria le prove
approssimative della propria colpevolezza. …Io aprii il grosso incartamento e
già all’interno della copertina lessi nel testo stampato una cosa sconvolgente:
risultava che nel corso dell’istruttoria avevo il diritto di esporre lamentele
scritte su irregolarità nello svolgimento dell’istruttoria stessa, e il giudice
aveva il dovere di includere tali lamentele in ordine cronologico
nell’incartamento. Nel corso dell’istruttoria! Non al suo termine. Purtroppo
nessuno delle migliaia di detenuti con i quali mi sono trovato in seguito era
al corrente di tale diritto. Continuai a sfogliare. Vidi le fotocopie delle mie
lettere e l’interpretazione che ne falsava completamente il senso, fatta da
ignoti commentatori. Vidi anche l’iperbolica menzogna di cui il capitano aveva
rivestito le mie caute deposizioni. E infine l’assurdità che io, da solo, ero
accusato come gruppo. …Firmai… Firmai al
punto 11. Non ne conoscevo allora il peso, mi era stato detto soltanto che non
comportava un supplemento di pena. A causa dell’undicesimo punto capitai in un
lager di lavori forzati. Sempre a causa del punto 11dicesimo fui mandato, senza
alcun verdetto, in deportazione perpetua dopo la ‘liberazione. Meglio così,
forse. Senza l’uno e l’altro non avrei
scritto questo libro…
(A. Solzenicyn - Arcipelago Gulag)
‘Monsignore’ gli disse, ‘questa donna non può
soffrire ulteriormente senza morire’. ‘Si sciolga’ disse Pietro; ‘la tortura è
sospesa fino a nuovo ordine’. I tormentatori tolsero subito il pannolino che
copriva il viso della torturata; ma quando ebbero sciolti ad uno ad uno i
legami che circondavano le sue fragili membra, si avvidero che quelle membra
erano state tagliate fino all’osso, tanto le corde erano entrate innanzi nelle
carni. Giuseppe allora si avanzò colpito da inesprimibile orrore, e dopo aver
considerato il viso della vittima, ‘Monsignore’, disse ‘la tortura è finita;
questa donna è morta’.
(P. Tamburini - Storia generale della Inquisizione)
IL LORO MESTIERE NON ESIGE CHE SIANO PERSONE
ISTRUITE, DI CULTURA E VEDUTE LARGHE, E TALI NON SONO. IL MESTIERE NON ESIGE
CHE PENSINO LOGICAMENTE, E NON LO FANNO. IL MESTIERE ESIGE UNICAMENTE UNA
PRECISA ESECUZIONE DELLE DIRETTIVE E SIANO INSENSIBILI VERSO LE SOFFERENZE
ALTRUI, E QUESTO SI, LO FANNO. NOI CHE SIAMO PASSATI ATTRAVERSO LE LORO MANI LI
SENTIAMO, CON UN SENSO DI SOFFOCAMENTO, COME BLOCCO DI ESSERI TOTALMENTE PRIVO
DI CONCETTI UMANI. CHI ALTRI, SE NON I GIUDICI ISTRUTTORI VEDONO CHE UN’ACCUSA
È FASULLA? FUORI DALLE RIUNIONI, NON POTEVANO DIRE SERIAMENTE L’UNO ALL’ALTRO E
A SE STESSI CHE STAVANO SMASCHERANDO DEI DELINQUENTI. EPPURE VERGAVANO UN
FOGLIO DI VERBALE DIETRO L’ALTRO PERCHÉ FOSSIMO MANDATI A MARCIRE. E’ IL
PRINCIPIO DEI CRIMINALI COMUNI: ‘MUORI
TU OGGI E IO DOMANI’. CAPITAVANO CHE LE
ACCUSE ERANO FASULLE EPPURE LAVORAVANO ANNO DOPO ANNO. COME MAI? O SI
COSTRINGEVANO A NON PENSARE O, SEMPLICEMENTE SI DICEVANO: ‘COSÌ DEVE ESSERE.
CHI SCRIVE LE DIRETTIVE NON PUÒ SBAGLIARE’.
SE BEN RICORDO ANCHE I NAZISTI
RAGIONAVANO COSÌ.
(A. Solzenicyn - Arcipelago Gulag)
(Pietro Autier, Storia di un
Eretico)
Nessun commento:
Posta un commento