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Litigano in pubblico.... (15)
Prosegue in:
Il volo di Jonathan: dialogo con l'eremita (17)
.... Del litigio. Quello che è successo tra Nikkie ed Hennie si verifica
molto spesso… All’inizio del gruppo, le liti e le aggressioni hanno un epilogo
quantomeno insolito nel regno (umano quanto) animale: i due individui non solo
fanno la pace (agli occhi degli spettatori increduli), ma si abbandonano a
contatti amichevoli.
Qual è lo scopo di tutto questo?
I vantaggi della aggressività?
Molti, quando gli animali territoriali combattono per difendere il
proprio spazio vitale, oppure quando le specie che amano vivere solitarie
devono fare i conti con un intruso; pochi, quando si vive all’interno di un
gruppo e il farsi male l’un l’altro potrebbe portare alla fine di tutti. E’ un
po’ il caso, per l’animale-uomo, della guerra civile. Ed ecco allora che gli
animali sociali appartenenti ad alcune specie, i primati in particolare, stanno
molto attenti ai rischi dei litigi in famiglia. E, quando capitano, fanno di
tutto per limitarne gli effetti. Proprio come ha fatto Nikkie con Hennie.
Che cosa occorre ad un animale per ‘saper far pace’?
Due qualità, innanzitutto: una buona memoria (purtroppo non scritta
nella monolitica ortodossia di intenti e luoghi ed interessi…) – almeno a breve
termine, per poter ricordare con chi ha appena litigato – e la capacità di
distinguere a prima vista un individuo da un altro. Varie specie di mammiferi
possiedono queste doti e non è quindi il caso di affermare che il comportamento
riconciliatorio sia una prerogativa soltanto dei primati; è sulle scimmie,
tuttavia, che sono state fatte le maggiori osservazioni…. In base a queste, si
è arrivati ad una constatazione: perché l’atteggiamento di riconciliazione
possa dirsi tale, è necessario che si verifichino alcune condizioni.
Se Lorenz chiama l’aggressività ‘il cosiddetto male’ (ed in merito a
ciò, istinto animale quanto umano, sappiamo che veicolare l’aggressività, cioè
distribuirla equamente nel concetto del
‘capro-espiatorio’ quanto in altri più o meno validi espedienti sociali e
psicologici tradotti in intenti ‘economici e bellici’, essere prerogativa
‘umana’. In quanto sappiamo l’umanità non immune, ma eterna portatrice di
questo naturale istinto giammai morto ma ben
cresciuto e saggiamente seminato in quel terreno ove poggia le radici
della sua evoluzione. Osserviamo e formuliamo alcune cifre e statistiche
affinché la disquisizione assuma spessore stratigrafico,
affinché il creazionista che inneggia a Dio e nemico della comune via, possa
guardarsi allo specchio nel ragionamento che vorrebbe contraddistinguerlo dal
regno animale inferiore di cui fra l’altro, le scritture del suo ‘creatore’, lo
danno padrone e custode…. Enumeriamo alcune cifre: Istat gennaio-settembre 2000
(l’1.. manca perché in viaggio verso Giove…gli altri ci sono alla base del
monolito…) rispetto allo stesso periodo dell’anno prima: numero degli omicidi
volontari è passato da 661 a 941 (più 42,4%); in aumento i sequestri di persona
a scopo di rapina o estorsione (da 98 a 120). Le rapine sono passate da 30.013
a 32.006. Nei primi mesi del 2000, Sicilia, Campania e Calabria sono in testa
alla classifica di omicidi volontari in rapporto alla popolazione. La città con
il maggior numero di omicidi volontari è Napoli, seguita da Reggio Calabria e
Catania. Al capoluogo partenopeo spetta anche il record delle rapine aggravate
e intimidazioni, davanti a Palermo e Catania. In 16 anni gli omicidi in Italia,
dal 1971 al 1987, sono aumentati del
51,7%, i tentati omicidi del 53,5%. L’esplosione della violenza si accompagna
alla diffusa volontà di appropriarsi delle ricchezze (ma non solo, bisogna
vedere anche cosa si intende per ricchezza…) altrui: i reati contro il
patrimonio sono saliti dell’87%. Inoltre un mondo di violenze e massacri emerge
dall’ultimo rapporto annuale di Amnesty International. Il potere nocivo delle
armi è in vertiginoso aumento distruttivo e produttivo (di guerre con eventi ed
interessi direttamente e indirettamente ad esse riconducibili…) basti pensare che
dal 1945 ai primi anni Ottanta ci sono stati sul pianeta Terra 130 conflitti
armati in 100 paesi, per un totale di 35.000.000 di morti.)….
Una ragione più che valida c’è.
Ed è che i combattimenti fra gli animali della stessa specie hanno
spesso una finalità biologica. Le motivazioni che portano due (o più…)
individui a lottare possono essere tante.
Il motivo più frequente è la difesa del territorio (ma questo per gli
umani più evoluti spesso può divenire un’ottima scusante o giustificazione per
altri intenti predatori…, intenti tra l’altro affini a diversi comportamenti o
istinti sociali… Un esempio storicamente valido anche se in apparentemente
fuori luogo: ‘la scusante per taluni ortodossi
contro presunti Eretici nel risultato
ottenuto e conseguito, la confisca dei beni…oltre la perdita della dignità
sociale ancor più preziosa per l’onesta parola… della verità detta…’. Ma
abbiamo anche disquisito circa la ‘necessità’ e prerogativa su taluni terreni
seminata per l’interesse comune, per il bene comune, inteso come economia
confacente. Orbene, questo comporta una semina non corrispondente alla verità
confusa barattata e spacciata…, nella grande Notizia diffusa… Ed il raccolto è
una pianta o ancor peggio un frutto, che sì, può appagare la fame, togliere la
sete, ma nella stratigrafia geologica e sociale di un mondo che solo in
apparenza si dice moderno ed evoluto. In verità, antico intollerante e violento
ancor più di prima… Lo dicono i numeri e le cifre non certo Giamblico… E lo
dice anche l’infante sul ramo cresciuto: ‘non mangiare questa mela nel sapere
evoluta perché l’intento a noi non gradito e la verità giammai coltivata dal
Gorilla che disciplina ed insegna il tomo della vita… preghiera di ugual
via…’).
Chi è riuscito ad accaparrarsi il ‘territorio’ (come la presunta
verità, giammai è disposto a mettere in discussione una diversa Via una diversa
Rima un diversa Parola in questa immutata geografia, lo sappiamo bene noi
Eretici della Memoria così infruttuosamente custodita ma saporita al soldo di
una diversa poesia…), non è disposto a mollarlo e lotta con le unghie e con i
denti contro qualunque individuo osi accedervi penetrarvi e palesare diversa
Parola…
In codesto modo gli esemplari di una specie sono costretti ad
‘esiliarsi’ o tecnicamente ‘distanziarsi’ (ma comunque sempre oggetto della
persecuzione… monolitica e secolare persecuzione… in altri contesti e casi…)
l’uno dall’altro. Però è bene dire, che l’aggressività (comune e aggregativa
negli umani…) è l’‘extrema ratio’, cui gli animali ricorrono soltanto dopo
avere segnalato in vario modo ai compagni la notizia di essersi impossessati di
un territorio (negli esseri (umani) più evoluti questa caratteristica comporta
un comportamento paradossale scritto
appunto nei geni della evoluzione stessa e non dettata dalle leggi di
Natura, in quanto diviene strumento
proficuo per innescare ragione di presunta ricchezza legata ad altri intenti e
finalità di cui a ben dire, l’aggressività e l’istinto di terra con la
ricchezza ad essa riconducibile, può portare a quella economia, se
‘intelligentemente’ convogliata, proficua per lo stato più tecnologicamente
evoluto… In ragione di questa sua evoluzione intesa come capacità di
controllare (più o meno lecitamente) possedere prevedere e creare eventi, se
non addirittura modificarne il naturale corso, sono scritte le maggiori
differenze e contrasti fra due tipi di Società che si stanno confrontando e
misurando con le opposte logiche che le contraddistinguono e governano. Il
paradosso riscontrato è l’istinto principio primo associativo degli animali
quanto degli umani, nei secondi è ‘coltivato’ e ‘nutrito’ per fini contrari
all’evoluzione. Logicamente, qualunque soggetto inteso come singolo e popolo
difende i propri interessi e beni, questo è naturale, ma quando le risorse non
equamente distribuite da Madre Natura, questo motivo può divenire contrasto e
principio di laceranti differenze oggettive che si soggettivano (oltre con
l’aumento statisticamente accertato di violenza..) non nei motivi di
superamento ed analisi di tal problema, di cui la società evoluta è in grado di
risolvere e mai arginare la paura che tali contesti prefigurano; ma motivo di
altri ‘eventi’ sociali più affini alla guerra o peggio all’odio… che accomunano
e convogliano proficuamente le risorse della violenza non arginata, o peggio,
dell’istinto non superato. Quella violenza che il nostro antenato di poche
pagine sopra, ha superato e forse anche studiato. La pace è condizione di
benessere, la guerra e la violenza sono economicamente e paradossalmente più
confacenti con il parente suo stretto al di là della gabbia che lo sta
studiando.
Chi il gorilla o l’orango dell’Eretica Rima?
Chi (dovrebbe) in gabbia in questa geografia?
Chi l’animale evoluto?
L’ho detto all’inizio della presente: è certo cosa non gradita dalla
loro strana ed evoluta economia… in quanto non si predica l’in-voluzione di
ugual via, ma la certezza scritta in una diversa Vita…).
Ogni specie fa la segnalazione a modo suo, gli animali non usano
l’istinto per altri fini, ma, segnali olfattivi e non di varia natura per
invitare i compagni e consimili o altri a tenersi lontani dai loro territori.
E’ come se dicessero: ‘Io ti ho avvistato. Se vuoi capire, bene. Se no, peggio
per te’. (Nel paradosso appena detto sovente l’uomo esercita questo stesso
principio, ma scopriamo sempre più spesso le ragioni scritte nei ‘geni’
portatori dell’odio o altri istinti e principi affini, avvalersi di una diversa
scelta e finalità per renderla economicamente compatibile con le sue esigenze.
Da qui una economia dubbia, quanto per il ‘tribale talebano’ quanto per
l’‘evoluto occidentale’ portatori di miti e valori al comune mercato
dell’evoluzione considerandoli erroneamente unici ed insostituibili. Spesso la
moneta di chi compra l’altrui motivo coniata nella paura di quella libertà e
territorio violato è principio e motore di una paradossale economia sintomo
evoluzione e divario di terremoti
frequenti come le statistiche riportate. Le quali, se aggiornate, superano nei
valori accertati di molto la (presunta) soglia di evoluzione sulla quale
misuriamo le nostre ed altrui differenze, sia nel regno animale (di cui siamo
i padroni), sia di quelle civiltà che
dobbiamo livellare a comuni valori economici e sociali e delle quali siamo esempi e custodi.
In ragione di una economia globale vera… e non corrotta…
(Airone, maggio 1990; Fra le parentesi commenti del curatore del blog)
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