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... Per
celare il mistero
della sua
violenza,
nella
nostra umile dimora.
Natura
che mai comprende
motivo
che la vuol sovrintendere,
con
l’armatura che ci da morte sicura
per una
guerra da noi mai voluta. (4)
In una
fossa di foglie
ora
nostro letto,
abbiamo
coperto il triste destino.
Siam
diventati d’improvviso
più
freddi della neve,
parlando
con il ghiaccio
e l’erba
che la insegue,
per ugual
sacrificio
che ora
ci vuole uniti,
come due
amanti
…..appena
traditi.
Guardo il
torrente
che corre
più lieve,
perché
anche ghiaccio
…..tradisce
la neve.
Mentre
l’animale ora
ci guarda
e annusa:
sente
odore di morte
in quella
fossa nascosta.
E con
essa un ultimo rantolo
prima che
un altro sogno
ci
avvolga per sempre.
Parlo con
una foglia
che mi
detta preghiera,
nella
certezza che la triste ora
che ci
colse per consegnarci
alla
morte,
è solo
un’altra vita
che ci
accoglie in un tempo,
….dove
non regna la morte. (5)
Con la
certezza ora,
che
l’occhio si spegne,
perché
quel mondo che scorre…,
non l’hanno
mai colto
neppure
mai letto.
Nell’ugual
sogno di un sol uomo
….che
muore,
(con cui
condivido stessa visione)
hanno
costruito tanto….
troppo…dolore.
(6)
Nella
certezza
di un
ugual preghiera
dell’intera
memoria,
hanno
scolpito la via,
che non guarda
la foglia
non
spiega la vita.
Solo odio
che chiamano amore,
solo
ricchezza che porta dolore.
Solo oro
cercano per ornare
il sacro
convento,
e l’abito
di chi celebra sacramento.
Solo oro
cinge corona e vestito,
di chi
non è mai partito
da questa
terra,
ma la sua
anima inchioda
all’eterna
ricchezza.
Solo oro
cinge la testa
e
scolpisce il profilo,
in muto
dipinto
di un
bianco profilo.
Solo
l’oro cinge la magnificenza
di un
uomo barbuto,
nominato
sacerdote
e
profeta,
di una
nuova pena.
Lo
chiamano messia
di una
nuova vita,
lo
chiamano profeta
di
un’avventura,
ma è solo
oro in fondo
alla
grotta. (7)
Oro che
sgorga dalla mia
e sua
bocca,
prima che
la stessa grotta
ci
sepolga,
nello
stesso ventre di una Terra,
divenuta
fossa segreta.
Ora ci
ascolta e trema di paura,
per
quell’uomo
e la sua
strana preghiera.
Vorrebbe
spiegare la nostra natura,
divino
Universo senza tempo,
ora cede
il passo ad un uomo…
….e la
sua strana armatura.
In questa
morte prematura. (8)
Oscura
profezia,
forse una
nuova malattia,
peste che
coglie,
piaga che
segna,
crosta
che muore,
sangue
che sgorga…
…dalla
ferita profonda.
Pelle
scura,
donna che
aspetta
la sua
nera ora,
per solo
quella vergogna.
Perché
mai l’istinto riposa…,
nella
fossa profonda.
Nuda
senza ritegno,
strega
senza contegno,
vittima
di un cavaliere
e il suo
fido scudiero.
Uomo
armato fin sulla testa
per
concedere solo vendetta
ad una
strana profezia:
sibilla
di giustizia
che il
potere agonizza.
Vacilla
nella forma contorta
di una
scura visione.
Hanno
ucciso il suo sogno
d’amore:
lupo di
notte ora,
azzanna,
porta
morte e dolore.
Ricordo
di giorno,
quando il
suo sangue si scioglie
alla
neve,
con solo
nella memoria
la sua
bella sposa.
E una
terra….
appena
scoperta.
Alla
strega s’accompagna
ora la
bestia cercata,
nella
nuova sorte trovata,
per
l’eterno loro
…..sogno
d’amore. (9)
Così la
chiamarono poveretta,
prima di
cuocerla,
dopo
averla braccata
come una
bestia strana,
nel folto
di una foresta….,
…che sia
per sempre maledetta!
Senza più
un nome urlarono
solo
quello del loro Dio,
per
vederla correre come una bestia….
… strega
maledetta!
Dopo
bruciarono l’intero bosco
per
salvare un solo legno.
Del legno
ne fecero una croce,
per
dipingere il nome
chi
uccise con troppo rancore.
Ebbero
persino la confessione
della
strega che muore,
cotta a
fuoco lento
con un
grido che diventa…,
…nostro
eterno tormento. (10)
Quando
dalla caccia ritornammo
trionfanti,
all’oste
affidammo il nostro ultimo
e primo
svago.
Bevemmo
il sangue e mangiammo
la carne,
chiedendo
ogni nuova portata
ben
cotta,
allo
spiedo della sua e nostra
memoria
risorta.
Così
raccontammo la nera visione
di quella
bestia feroce,
e della
sua donna
finalmente
morta nella nuova unione.
Correvano
veloci più del vento
per il
lento tormento offerto.
Noi
ridevamo senza far rumore,
confondendo
il riso
con un
po’ di rancore,
così come
si è soliti
….con una
bestia feroce. (11)
Dopo
averla bruciata sul rogo,
le
aprimmo il torace fino al ventre,
per
mostrare ad ogni cliente
di quella
taverna,
che il
frutto di quel lupo
non fosse
caduto
in una
caverna profonda.
Mangiammo
sazi
e gravidi
di piacere,
per il
giusto dovere,
certi di
aver posto confine…,
fra la
bestia e l’uomo in
questo
dire. (12)
Poi
provammo
il suo
strano intruglio:
formula
segreta
di una
strega…,
per
sempre maledetta! (13)
Bevemmo
l’intruglio
udendo un
lontano lamento,
ma è solo
una foglia nel vento.
Bevemmo
piano l’amaro calice,
mentre
lontano si ode ululare.
Ma è solo
una bufera di neve,
e una
primavera…,
che
ancora non bussa.
Portata
dal vento
che
brucia e ghiaccia ogni ricordo,
in quel
bosco
ora per
sempre morto. (14)
Dormimmo
confusi sogni e dolori
di
antichi tremori,
ghiaccio
e fuoco che incide la terra
dove la
foglia ci spiega la vita,
la spina
mai colta di un’erba già morta…,
sul fuoco
che lieve ora spegne la neve. (15)
Al calice
della rosa tagliarono
il gambo,
convinti
di sacrificare
la sua
poesia.
Il petalo
della rosa mutilarono,
per la
sua strana dottrina,
convinti
così di maggior potere,
nel
giardino del regno.
A loro rimase solo
la spina
e il tormento,
chi vuol
cogliere solo l’ornamento.
La spina
della rosa sacrificarono,
convinti
di restituire bellezza
al creato,
per
barattarla in un sol coro
ed in sol
momento,
al grido
di una donna che spira
….come
cenere al vento. (16)
(G.
Lazzari, Frammenti in Rima; Secondo Dialogo con la morte, Fr. 1/16;)
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