giuliano

martedì 12 maggio 2015

IL TEMPO E LA MEMORIA (19)















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... Per celare il mistero
della sua violenza,
nella nostra umile dimora.
Natura che mai comprende
motivo che la vuol sovrintendere,  
con l’armatura che ci da morte sicura
per una guerra da noi mai voluta. (4)

In una fossa di foglie
ora nostro letto, 
abbiamo coperto il triste destino.
Siam diventati d’improvviso
più freddi della neve,
parlando con il ghiaccio
e l’erba che la insegue,
per ugual sacrificio
che ora ci vuole uniti,
come due amanti
…..appena traditi.
Guardo il torrente
che corre più lieve,
perché anche ghiaccio
…..tradisce la neve.
Mentre l’animale ora
ci guarda e annusa:
sente odore di morte
in quella fossa nascosta.
E con essa un ultimo rantolo
prima che un altro sogno
ci avvolga per sempre.
Parlo con una foglia
che mi detta preghiera,
nella certezza che la triste ora
che ci colse per consegnarci
alla morte,
è solo un’altra vita
che ci accoglie in un tempo,
….dove non regna la morte. (5)

Con la certezza ora,
che l’occhio si spegne,
perché quel mondo che scorre…,
non l’hanno mai colto
neppure mai letto.
Nell’ugual sogno di un sol uomo
….che muore,
(con cui condivido stessa visione)
hanno costruito tanto….
troppo…dolore. (6)

Nella certezza
di un ugual preghiera
dell’intera memoria, 
hanno scolpito la via,
che non guarda la foglia
non spiega la vita.
Solo odio che chiamano amore,
solo ricchezza che porta dolore.
Solo oro cercano per ornare
il sacro convento,
e l’abito di chi celebra sacramento.
Solo oro cinge corona e vestito,
di chi non è mai partito
da questa terra,
ma la sua anima inchioda
all’eterna ricchezza.
Solo oro cinge la testa
e scolpisce il profilo,
in muto dipinto
di un bianco profilo.
Solo l’oro cinge la magnificenza
di un uomo barbuto,
nominato sacerdote
e profeta,
di una nuova pena.
Lo chiamano messia
di una nuova vita,
lo chiamano profeta
di un’avventura,
ma è solo oro in fondo
alla grotta. (7)

Oro che sgorga dalla mia
e sua bocca,
prima che la stessa grotta
ci sepolga,
nello stesso ventre di una Terra,
divenuta fossa segreta.
Ora ci ascolta e trema di paura,
per quell’uomo
e la sua strana preghiera.
Vorrebbe spiegare la nostra natura,
divino Universo senza tempo,
ora cede il passo ad un uomo…
….e la sua strana armatura.
In questa morte prematura. (8)

Oscura profezia,
forse una nuova malattia,
peste che coglie,
piaga che segna,
crosta che muore,
sangue che sgorga…
…dalla ferita profonda.
Pelle scura,
donna che aspetta
la sua nera ora,
per solo quella vergogna.
Perché mai l’istinto riposa…,
nella fossa profonda.
Nuda senza ritegno,
strega senza contegno,
vittima di un cavaliere
e il suo fido scudiero.
Uomo armato fin sulla testa
per concedere solo vendetta
ad una strana profezia:
sibilla di giustizia
che il potere agonizza.
Vacilla nella forma contorta
di una scura visione.
Hanno ucciso il suo sogno
d’amore:
lupo di notte ora,
azzanna,
porta morte e dolore.
Ricordo di giorno,
quando il suo sangue si scioglie
alla neve,
con solo nella memoria
la sua bella sposa.
E una terra….
appena scoperta.  
Alla strega s’accompagna
ora la bestia cercata,
nella nuova sorte trovata,
per l’eterno loro
…..sogno d’amore. (9)  

Così la chiamarono poveretta,
prima di cuocerla,
dopo averla braccata
come una bestia strana,
nel folto di una foresta….,
…che sia per sempre maledetta!
Senza più un nome urlarono
solo quello del loro Dio,
per vederla correre come una bestia….
… strega maledetta!  
Dopo bruciarono l’intero bosco
per salvare un solo legno.
Del legno ne fecero una croce,
per dipingere il nome
chi uccise con troppo rancore.
Ebbero persino la confessione
della strega che muore,
cotta a fuoco lento
con un grido che diventa…,
…nostro eterno tormento. (10)

Quando dalla caccia ritornammo
trionfanti,
all’oste affidammo il nostro ultimo
e primo svago.
Bevemmo il sangue e mangiammo
la carne,
chiedendo ogni nuova portata
ben cotta,
allo spiedo della sua e nostra
memoria risorta.
Così raccontammo la nera visione
di quella bestia feroce,
e della sua donna
finalmente morta nella nuova unione.
Correvano veloci più del vento
per il lento tormento offerto. 
Noi ridevamo senza far rumore,
confondendo il riso
con un po’ di rancore,
così come si è soliti
….con una bestia feroce. (11)

Dopo averla bruciata sul rogo,
le aprimmo il torace fino al ventre,
per mostrare ad ogni cliente
di quella taverna,
che il frutto di quel lupo
non fosse caduto
in una caverna profonda.
Mangiammo sazi
e gravidi di piacere,
per il giusto dovere,
certi di aver posto confine…,
fra la bestia e l’uomo in
questo dire. (12)

Poi provammo
il suo strano intruglio:
formula segreta
di una strega…,
per sempre maledetta! (13) 
 
Bevemmo l’intruglio
udendo un lontano lamento,
ma è solo una foglia nel vento.
Bevemmo piano l’amaro calice,
mentre lontano si ode ululare.
Ma è solo una bufera di neve,
e una primavera…,
che ancora non bussa. 
Portata dal vento
che brucia e ghiaccia ogni ricordo, 
in quel bosco
ora per sempre morto. (14) 

Dormimmo confusi sogni e dolori
di antichi tremori,
ghiaccio e fuoco che incide la terra
dove la foglia ci spiega la vita,
la spina mai colta di un’erba già morta…,
sul fuoco che lieve ora spegne la neve. (15)

Al calice della rosa tagliarono
il gambo,
convinti di sacrificare
la sua poesia.
Il petalo della rosa mutilarono,
per la sua strana dottrina,
convinti così di maggior potere,
nel giardino del regno.
A  loro rimase solo
la spina e il tormento,
chi vuol cogliere solo l’ornamento.
La spina della rosa sacrificarono,
convinti di restituire bellezza
al creato,
per barattarla in un sol coro
ed in sol momento,
al grido di una donna che spira
….come cenere al vento. (16)

(G. Lazzari, Frammenti in Rima; Secondo Dialogo con la morte, Fr. 1/16;) 












         

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