giuliano

mercoledì 2 settembre 2015

COSA E' LA MEMORIA? (2)


















Precedente capitolo:

Cosa è la Memoria? (1)

Prosegue in:

Cosa è la Memoria (3)













...O forse chissà, solo ventre donde tenuto in grembo il principio… dove partorire la Natura evoluta…
Sicché l’Arte della Vita dalla Natura scolpita, tutta incisa nella Memoria dello Spazio numerato quale dettaglio di un Primo Frammento evoluto gravido da un piatto mare nato…
Lento ha risalito la riva per costruire piano l’Arte della Vita…
Lento nel Secondo misurato, dapprima ha strisciato, poi  è volato fino ad un ramo genitore e padre della sua venuta… Poi, dopo aver ammirato il panorama, è sceso sino ad un’antica vallata e di nuovo ad un ramo ha incorniciato l’Arte della sua Natura così evoluta…
Lento ora cammina felice della sua Rima…
…Esce dal museo ove celebrata la Vita soddisfatto dell’Opera compiuta… ove lo Spirito ha di nuovo incontrato il Principio…, ed anche se il ricordo vacilla confuso…, il passo certamente deciso… giacché l’evoluzione rinnova il Tempo della sua venuta ove l’uomo imparò a pregare e parlare con Dio… Se dapprima fu una Dèa all’Olimpo della saggezza smarrita… la scrittura con il tempo si è fatta più matura… ed ogni Spirito rimembra il Tempo della lenta venuta… Memoria confusa!
Il viale della Stagione della Vita rimembra il Tempo ove nutriamo e coltiviamo la Memoria… Il viale del fanciullo ora nutrito da una Natura più evoluta incide il ricordo senza il profumo accompagnato dalla saggezza dove la foglia caduta accarezza lo Spirito per accompagnarlo alla stagione dell’Autunno ove il primo freddo allieta l’Anima come un primo quadro perso in un Sogno troppo antico per essere dallo Spirito rimembrato o solo nominato nel Sé simmetrico al Tempo nato…




Ora il passo si è fatto più indeciso il fanciullo curvo con il nuovo strumento litico di una Natura (in)compiuta accompagna l’ultimo saluto ad un Albero morto crollato precipitato fino al fondo di un fangoso dirupo… Dell’antica ‘Parola’ rimane incisa ugual icona quale geroglifico della memoria smarrita. Una Parola scolpita forse solo un’immagine sbiadita e regredita dipinta come fosse una Paura antica… Ed il passo si fa’ smarrito ubriaco confuso con uguale paura di una Natura che urla la Stagione sconfitta… Al Museo della Vita.
…Dedico questa Ermetica Rima scritta… e il Frammento dopo… ad un uomo che tanto Tempo, pur nel Secondo di quanto udito, ha scavato nella Memoria. Ora in apparenza smarrita, giacché il suo sacrificio conoscerà la Natura e Verità del vero Dio… Giacché quanto da lui custodito nel sudario della Natura pregata e sofferente nell’Opera distrutta riconosce lo Spirito e la Parola di chi ha celebrato e creato la Dèa della Vita per ogni Stagione ora e per sempre smarrita…
Noi siamo la Vita e la Natura nel Tempo della Memoria scolpita e da un Dèmone braccata e perseguitata all’ombra di un falso principio pregato e comandato in questa Stagione di morte dall’Apocalisse predicata nel calvario di milioni di Anime che ornano il Bosco della via smarrita. In quanto il Tempo non più condivido nell’araldo di un diverso Paradiso… Nel girone ove confinata la morte barattata e confusa per Vita…




Le Anime e gli Spiriti sacrificati in nome dell’Ortodossa dottrina in cerca della Vita… Mute accompagnano l’Opera mia in ogni foglia al bosco dell’esule via… In quanto mano ed ingegno di Dio… L’Inferno del mondo condiviso e nella guerra rivenduto compie la nuova ed antica Stagione della Vita… Io prego Dio dal volto di una prima Dèa e scavo nella Memoria, la foglia di ogni Spirito sacrificato al calvario della Vita orna il Bosco perseguitato e braccato al Primo Frammento ove rimembrare Dio e l’Opera taciuta…
(curatore del blog)
  




















Pietro,
sono rimasto custode
dell’ultimo bagliore,
quando la verità era numero,
quando la poesia era la via.
Sono rimasto custode
di una preghiera,
perché è sostanza di vita,
interpretata nell’invisibile
saggezza,
di un’antica visione.
Poi,
mutevole materia,
nel numero costruisce
la sua danza,
nella geometria la sua disciplina,
nel pensiero la rima mai detta.
Vita non del tutto svelata,
ma solo intuita,
nel vago ricordo di una poesia. (1)

Geometria perfetta e coscienza,
non confonde prima sostanza,
atomo e chiesa.
Non uccide nessuna scienza,
non condanna nessun elemento,
di una natura non ancora rivelata, 
alla falsa coscienza della storia. (2)

Immacolata spiaggia
dove ogni granello
racconta mutata sostanza,
e la sabbia scrive la sua poesia. 
Il mare sopra una cima,
collina di una conchiglia,
crosta che avanza,
e la marea disegna
l’Universo che intona…
la sua segreta preghiera.
Antica forma che volteggia,
spirale che avanza,
da un grande cielo a passo
di danza.
Vortice che crea nuova materia,
spirale di una mare che s’alza,
in forma quasi perfetta,
e illumina la nostra coscienza.
Candela di luce di questa scienza,
figlia segreta di questa Terra
incompresa. (3)
(Giuliano Lazzari, Frammenti in Rima; l’Anima incarnata 1/3)










Come l’artista scavo la pietra,
animo la scultura della mia illusione
scolpita nel principio di una diversa
passione.
La pietra è più dura di ogni cuore
che incontra la mia penna,
la dura pena per ogni tortura
ombra del loro Dio.
Perché raccontano
che è la più bella visione,
Madonna che aspetta la sua offerta,
con il bambino gravido e senza rancore. (1)

Era la nostra Dèa nel principio,
prima del libro del profeta, 
le hanno rubato anche il sorriso,
acqua di torrente che sgorga
nella mente.
Mentre Cibele semina il campo
del mio paradiso,
dove coltivo con solo il sorriso,
il frutto proibito tributo
per un nero aguzzino.
Cui debbo anche il dolce vino,
dona l’ebbrezza e la comprensione,
una penna che incide la dura pietra
divenuta passione.
Rito nuovo come sangue che sgorga
da una ferita della nuda terra. (2)

Scavo nella memoria,   
scavo la zolla,
scrivo con l’aratro il sogno nascosto
confuso con il peccato.
La pietra assume visione
di un altro Dio,
per tanti è solo un caprone
mal scolpito.
La pietra mi racconta
un’altra visione,
coniato nel profilo di una moneta,
nella giara antica dove la tomba
l’ha restituita.
Racconta un diverso amore
e la terra di un altro colore.
Racconta la gloria di un altro peccato,
racconta la storia di un altro Dio,
forma la statua di un altro oracolo.
Racchiuso nella pergamena di un filosofo,
raccolto dalla parola di un’astronomo,
raccontato per bocca di uno storico,
intuito dalla mente di un matematico. (3)

La pietra incide il principio
di un diverso Dio pregato.
La mano,
fossile antico di questo Creato,
scolpisce la forma divina di un
corpo,
ma con la testa di antico animale,
non sacrificato sull’altare.
Adorato come principio del Creato,
mitologia antica, diversa creanza:
insegna l’istinto d’un sogno proibito,
striscia cammina e poi vola lontano.
Dona i colori di un diverso
miracolo,
pensiero di vita infinita creazione,
pian piano diventa la sola
ossessione. (4)

Ora la mano accarezza il profilo,
scultura con corpo divino.
Il ricordo muta in passione,
la lacrima scende sul viso,
la goccia segna la fronte.
Adoro la bestia chino vicino
alla fonte....











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