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L'homunculus (5/1)
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Dalla terra alla culla (ovvero due facce della stessa medaglia) (7)
E queste digressioni inaspettate all’occhio vigile della nutrice poste
la quale giammai si nutre dei propri ed altrui ‘putti’ aumenteranno piuttosto
che diminuire, come quei vagiti dell’Universo a cui, la ‘nutrice’ detta, regola
la ‘pentola’ nella miseranda Genesi della disgraziata e malferma sua venuta…
…Così si tratta di andare avanti senza fretta, facendo il proprio
comodo, scrivendo giacché proprio questo la tormenta: la verità in questa sua
favola è cosa poco gradita…
…Ma anche questa è una Storia…. già detta…
….Vorrei che mio padre e mia madre, o meglio, tutti e due, come era
loro dovere, avessero pensato a quello che facevano, allorché mi misero al
mondo…
DIAMINE!
Avrebbero dovuto considerare le conseguenze di certi loro atti!
Poiché non si trattava soltanto di produrre un Essere pensante, ma di
occuparsi della buona formazione del suo corpo, forse, e fors’anche della sua
intelligenza e del suo carattere; e per quanto essi ne sapevano, fino a prova
contraria, il destino stesso di tutta la sua famiglia poteva dipendere dalle
condizioni di spirito in cui si trovavano nel MOMENTO CULMINANTE.
Se i miei genitori avessero opportunamente valutato e ponderato tutto
ciò e avessero agito in conseguenza, io ho la certezza che avrei fatto nel
mondo ben altra figura di quella che probabilmente il lettore mi vedrà fare.
Credetemi, buona gente, questo punto non ha così poca importanza, come molti di
voi potrebbero supporre.
Penso che voi tutti abbiate udito parlare delle ‘essenze vitali’, di
come si trasmettono dal padre al figlio, eccetera, eccetera… e di molte altre
cose inerenti a ciò; ebbene, credetemi, nove volte su dieci il buon senso o la
stupidità di un uomo, i suoi successi o le sue disgrazie in questo mondo
dipendono dal dinamismo e dagli impulsi di queste essenze vitali, nonché dai
vari indirizzi che voi imprimete loro in quel determinato momento culminante.
E quando avete dato loro l’avvio, giusto o sbagliato che sia, ecco che
se ne vanno confusamente, come pazze frenetiche, e, calcando più volte le
stesse orme, ne fanno una strada levigata e agevole come il viale di un
giardino, dalla quale, una volta addestrate, neppure il diavolo le potrà più
dirottare.
‘SCUSAMI CARO’, chiese mia madre… ‘NON TI SEI PER CASO DIMENTICATO DI RICARICARE
LA PENDOLA?’.
‘PER…!’ strillò mio padre, pur sforzandosi nel contempo di moderare il
tono della voce… ‘E’ MAI CAPITATO, DALLA CREAZIONE DEL MONDO, CHE UNA DONNA
INTERROMPESSE UN UOMO CON UNA DOMANDA COSI’ STUPIDA?’.
Però, se ci ripenso non vedo assolutamente nulla di strano in quella
domanda di mia madre. Vi dirò soltanto, signore, che era forse un poco
inopportuna, poiché disperdeva quelle essenze vitali, la cui missione era di
scortare l’HOMUNCULUS e di condurlo sano e salvo al luogo destinato a
riceverlo.
L’HOMUNCULUS, signore, per quanto sembri vivere una vita bassa e
ridicola agli occhi di quest’epoca frivola e stravagante o piena di pregiudizi,
viene però riconosciuto da chi ragiona scientificamente come un ESSERE che deve
venir tutelato nei suoi diritti.
I filosofi dalle vedute aperte, che, tra parentesi, sono anche quelli
dotati della maggior comprensione ci dimostrano in maniera inconfutabile che
l’HOMUNCULUS è creato dalla sua mano divina, generato secondo il medesimo
processo naturale, e dotato delle identiche facoltà dinamiche nostre:
asseriscono che egli è fatto, come noi, di pelle, capelli, grasso, carne, vene,
arterie, legamenti, nervi, cartilagine, ossa, midollo, cervello, ghiandole,
organi genitali, umori e articolazioni. E’ un essere altrettanto attivo quanto
il Lord Cancelliere d’Inghilterra, ed è, nel vero e più sincero senso della
parola, un nostro simile. E’ una creatura cui si può fare del bene, oppure
nuocere, cui si può porgere aiuto; che, in una sola parola, può rivendicare
tutti quei diritti umani che Marco Tullio Cicerone ed i migliori moralisti
riconoscono ai propri simili.
Ora, caro signore, che direste se qualcosa fosse accaduto a quel povero
essere durante il suo Viaggio solitario?
O se, preso dal panico, fenomeno del resto naturale per un viaggiatore
giovane come lui, il mio ometto avesse terminato l’ultima tappa miseramente
sfinito? con forza fisica e virilità ridotte al minimo, con le stesse sue
essenze vitali turbate in modo indescrivibile?
E che direste poi se, in questa miseranda nonché triste condizione di
disordine nervoso, egli fosse rimasto preda di improvvisi spaventi o di una
serie di fantasie o sogni malinconici, durante nove lunghi, lunghissimi mesi?
Io tremo al pensiero che tale possa essere la causa delle mie mille e
mille debolezze del corpo non meno dello spirito, debolezze cui neppure
l’abilità di un medico o di un filosofo o ancora di un teologo, poté in seguito
porre completo rimedio…
(L. Sterne, Vita e Opinioni di Tristram Shandy)
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