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Dal mar Baltico.... (1/11)
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Dal mar Baltico alla Luna ovvero: delle scoperte fatte del dott. G. Herschel (13)
Furono decine di migliaia le copie vendute dal New York Sun prima che
qualcuno si rendesse conto che era … fantascienza, non scienza.
Tanto per capire la proporzione, considerate che già l’edizione
con la seconda puntata vendette la bellezza di diciannovemila copie, ottenendo
la diffusione più ampia di qualsiasi altro quotidiano su tutto il pianeta. La
bufala si estese in maniera virale, anche (dettaglio non trascurabile) tra
gli scienziati, prima che qualcuno capisse che si trattava di una completa
invenzione. Del resto, la scienza ufficiale non viaggiava molto lontano da
quanto l’articolista (forse tal Richard Adams Locke, nella realtà) aveva osato
immaginare.
A ulteriore conferma del fatto che la scienza non è mai avulsa dal suo
tempo e – lungi dal costituire una sorta di indagine asettica del reale –
incarna e fa propri gli aneliti e i desideri più
propriamente umani caratteristici di ogni epoca. Come pensare
altrimenti, se consideriamo infatti che un docente di astronomia presso
l’Università di Monaco, Franz Von
Paula Gruithuisen, aveva pubblicato nel 1824 un documento che si intitolava
“La scoperta di molte distinte tracce di abitanti lunari, in particolare di uno
dei suoi edifici colossali” (già il titolo farebbe sobbalzare sulla sedia
qualsiasi scienziato odierno) nel quale sosteneva di aver osservato diverse
tonalità di colori sulla superficie del nostro satellite, che lui correlava –
disinvoltamente, diremmo oggi – con diversi climi e differenti zone di
vegetazione?
Arrivando perfino a correlare linee e forme geometriche da lui
osservate con la probabile esistenza di muri, strade, città e fortificazioni?
Va detto che un margine di eccentricità doveva comunque essere
percepibile anche allora, perché probabilmente – al di là dell’aumento di
tiratura – teorie come quella di Gruithuisen erano proprio il bersaglio
dell’operazione satirica. Consideriamo comunque che queste teorie – per
quanto eccentriche ci sembrino oggi – erano il prodotto accademico di
scienziati professionisti. Certo non tutti erano così fantasiosi, non tutti
azzardavano ipotesi così rischiose, ma tant’è. Sorprende, forse. Ma solo a
chi non comprenda come la scienza sia molto, molto più umana (e
dunque molto, molto più interessante) di come tanta cattiva cultura,
ancora permeata di influssi crociani, ci porta a pensare. Quella “cultura” che
vede la scienza appena come misuratrice della realtà.
No, la scienza ECOLOGICA ed UMANA è molto di più.
E anche questi episodi “minori” ce lo insegnano.
La scienza è legata intimamente alle altre attività culturali dell’uomo
(ove l’uomo ricerca la natura e il senso di sé nel mondo), è iscritta a pieno
titolo nel suo tragitto culturale e di scoperta.
E’ insomma parte integrante dell’avventura umana…
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