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Ruscelli d'Autunno (37)
Prosegue in:
Secondo Passeggero (a bordo... insomma si fa per dire...) (39) &
...Noi da Mattera andiamo a Folligno... (40)
….Due mesi dopo l’assassinio di John
Kennedy, Robert compì un viaggio in Asia
seguendo un itinerario che in origine era stata programmato per JFK. Nel corso
di esso fece visita ad una scuola femminile nelle Filippine dove le studentesse
cantarono una canzone che avevano composto in onore del fratello…
…Ho già letto una decina di pagine del dramma
di quest’uomo e dell’intera sua famiglia e certo mi sto appassionando alla
vicenda, ad un certo punto il passeggero qui assistito osserva: ‘Però
questa frase non mi suona nuova. Tutto questo paesaggio, anzi, mi sembra di
averlo già letto’….
E’ chiaro: sono motivi che ritornano, il
testo è intessuto di questi andirivieni che servono ad esprimere il fluttuare
del Tempo. Se un lettore e/o un controllore addetto alla linea sensibile a
queste finezze, tu, pronto a captare le intenzioni del macchinista, e nulla ti
sfugge. Però, allo stesso tempo, provi un senso di rabbia mista a disappunto;
proprio ora che cominciavi a interessarti al paesaggio scorto dal finestrino,
ecco che l’autore si crede in dovere di sfoggiare uno dei soliti virtuosismi
letterari introdotti nel testo cosa fra l’altro poco gradita, questo okie che
si infila come un pirata dentro un vagone merci, oppure, addirittura, entro
strane celle frigorifere ove il clima ben regolato con il rischio di verificare
quegli sbalzi termici dovuti alla linea così asservita e ben monitorata.
Allora dicevamo, l’autore si crede in dovere di sfoggiare uno dei suoi
soliti virtuosismi acrobatici nonché letterari, rimane solo il dubbio amletico
qual autore e qual Tempo! Ripete un capoverso, ci sono anche degli errori,
talvolta sembra un bambino perso un mondo astratto poetico.
Un capoverso?
Ma è una pagina intera, puoi fare il
confronto fra ciò che autorizzato esporre in evidenza il classico codice a
barre come un treno incrociato poco fa’ ove ogni passeggero ben inciso nel
proprio tatuaggio, ma anche questa è una storia già detta; e fra ciò di cui uno
strano Spirito fuggito suggerire e andando avanti di questo passo cosa succede?
Nulla, la narrazione si ripete identica e
fedele al marchio di fabbrica!
Un momento guarda il numero della pagina del
testo citato…
Accidenti!
Da pagina 32 è tornato a pagina 17.
Quella che credevi una ricercatezza
stilistica dell’autore non è altro che un errore di grammatica o peggio della
tipografia o addirittura del copista: hanno ripetuto due volte le stesse pagine,
sbagliano ponti incroci e riferimenti. E’ nel rilegare il volume che è successo
l’errore: un libro è fatto di ‘sedicesimi’; ogni sedicesimo è un grande foglio
su cui vengono stampate 16 pagine e viene ripiegato in 8; quando si rilegano
insieme i sedicesimi può capitare che una copia vadano a finire due sedicesimi
uguali; è un incidente che ogni tanto succede.
…Comunque sia, tu vuoi riprendere il filo logico della lettura, non
t’importa null’altro, eri arrivato ad un punto su questo binario morto in cui
non puoi saltare neanche una pagina.
Ecco di nuovo pagina 31, 32… E poi cosa
viene? Ancora pagina 17, una terza volta, ma insomma cosa fa’ il controllore,
ma che razza di libro t’hanno promesso, anch’io debbo fare il mio viaggio
retribuito e ben pagato, su questo libro o scusate su questa linea non si può
fare affidamento.
Scagli il libro e pugni contro il finestrino
urli e imprechi, lo lanceresti assieme all’intero convoglio fuori dalla
finestra ammirata, che triturino i suoi incongrui quinterni, le frasi le parole
i morfemi i fenomeni zampillino senza potersi più ricomporre in discorso e io
debbo pur scriverci il mio comizio in questa campagna innevata….; attraverso i
windows, se sono infrangibili meglio ancora noi siamo una razza speciale casta
servo assistita dalla immancabile Compagnia, scaraventare il libro ridotto a
fotoni (guardo solo quelli… le parole non riesco più a leggerle dalla rabbia si
è alzata una nebbia strana…), vibrazioni ondulatorie, spettri polarizzati;
attraverso il muro, che questo treno con il suo libro si sbricioli in molecole,
diventi peggio di Oswald ed i suoi compari.
Vorresti gettarlo fuori dalla casa, fuori
dall’isolato, fuori del quartiere, fuori del comprensorio, fuori dall’assetto
territoriale, fuori dall’amministrazione regionale, fuori dalla comunità
nazionale, fuori del mercato comune, fuori dalla cultura occidentale ed
orientale, fuori dalla placca continentale, dall’atmosfera, dalla biosfera,
dalla stratosfera, dal campo gravitazionale, dal sistema solare, dalla
galassia, dal cumulo di galassie….
…Poi magari ci scrivo un bell’articolo sulla
disuguaglianza sociale sul razzismo sulla differenza in sedicesimo fra il mio e
il suo strano libro in questa linea morta….
Raccogli il tutto, fai finta di nulla e corri
dal libraio dal bibliotecario dal portiere di questa grande libreria della
Storia. Ti lamenti e imprechi, mentre alla fermata il fischio annuncia e conta
il Tempo senza Tempo dell’attesa del gesto calcolato….
Insomma in questi scaffali ben ordinati e
composti in questo edificio ben solido cosa questo strano (ri)piano cela e
vorrebbe pur dire senza nesso e ragione e il dovuto codice che fa della nostra
linea la super-veloce per ogni secolare accadimento. Non vedi l’ora di riavere
in mano un esemplare non difettoso del libro su questo vagone morto fermo in
una strana ed incomprensibile metafisica attesa.
Passi una notte agitata, il sonno dei giusti
è un flusso intermittente e ingorgato come la lettura o il viaggio più che
scontato del tuo romanzo, l’indomani, appena un momento di tempo in questo
tempo privato della freccia a distinguere il regolare flusso di vita e con essa
della ragione… corri in libreria; entri nel negozio nel vagone merci predestinato,
la vita è un flusso indeterminato di nascite partenze e soste senza tempo ed
urli, o forse il contrario, un Secondo misurato ed afflitto dallo Spazio della
materia calcolata che urla e vomita bava in nome dell’economia: ‘ma cosa mi ha
venduto… ma guardi… Proprio sul più bello, io debbo fare la mia campagna il mio
articolo il mio grande panorama il numero preferito dell’equilibrista sull’onda
del successo…’.
Il librario il portiere il custode
l’affidabile impiegato della Compagnia non si scompone.
‘Ah, anche lei? Già ho avuto diversi reclami
lungo quella linea super-veloce in verità più lenta di un accelerato. E proprio
stamane mi è arrivato un aggiornamento dai Messaggeri di Stato. Vede? Nella
distribuzione delle ultime novità del nostro listino, una parte della tiratura
del volume “Se una notte d’inverno un viaggiatore” risulta anch’essa difettosa.
Ci dia il dovuto e più che nominato tempo, verifichiamo questa linea, per un
errore di assemblaggio i fogli di stampa si sono mescolati con quelli di una
diversa linea, lei capisce…, qui abbiamo un’infinità di passeggeri e treni
in transito'.
Ed allora in quale romanzo, mi scusi in quale
tratta ci troviamo?
La direzione e partenza è verso il Commissariato
dell’Industria Pesante Robotizzata, lì potrà fare il dovuto reclamo.
Penso: andrò a trovare il mio amico, è
l’amico più caro che ho in città. A differenza di lui, dal suo finestrino non
si muove, ed anche il giorno che salgo a cercarlo lo trovo lì uno strano
tatuaggio sulla mano! E mi pare intento a mansioni di stato: sta pulendo una
rivoltella a tamburo, e mi apostrofa.
‘Allora, sei venuto a mettermi in trappola
anche tu….’.
‘O ad intrappolare gli altri’, rispondo.
Sembra voglia dirmi qualcosa.
Il palazzo in cui sono installati gli uffici
del Commissariato dell’Industria Robotizzata del Popolo confiscato dalla
rivoluzione è ingombro da cineserie e cinesi stipati dietro strani finestrini
minuscoli vagoni in attesa del domani.
‘E chi vorresti intrappolare in questa
pagoda? Una regina orientale?’.
Da dietro lo scompartimento esce una donna:
capelli corti, magra, bel profilo.
‘I sogni maschili non cambiano, con la
rivoluzione del popolo', ed è il sarcasmo aggressivo della sua voce.
'Vedi? Ci sono orecchi che ascoltano ogni nostra parola', mi dice il mio amico, ridendo.
'Vedi? Ci sono orecchi che ascoltano ogni nostra parola', mi dice il mio amico, ridendo.
‘La Rivoluzione non fa il processo ai sogni,
Irina’, le rispondo.
‘Né ci salva dagli incubi’, lei ribatte!
‘Ci siamo incontrati in un sogno’, dico io,
stavamo precipitando da un ponte ed io ti ho salvato.
Il Viaggio riprende il suo lento procedere, ora lo spazio che deve percorrere con il suo panorama
sovraccarico, denso, teso: correnti fuori e dentro lo scompartimento, occhi
incrociati di sbieco più nessuna intimità, diffidenza densa come fumo,
ammiccamenti e falsi compromessi condiscono il resto.
Fuori giganteggia come una grande insegna
appannare uno strano Olimpo il vero dramma di questo nostro groviglio essere e
divenire in questo sodalizio: il segreto che porto dentro il mio cuore
offeso macellato, e non posso svelare né al mio amico ne ad Irina, dèa di un lontano ricordo: scoprire chi è la spia robotizzata intrufolata nel Comitato
Rivoluzionario del popolo, i piani quinquennali agricoli prevedono diverso
panorama attraversato, aspettavo la morte, e scopro la condanna del Tribunale
del popolo per alto tradimento firmata e controfirmata
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