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Lo sciamano Aua (31)
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... Con tale forza che tutte le ossa della foca si rompono uscendo
attraverso la pelle e il grasso’.
Aua stesso un giorno aveva visto un orso avvicinarsi di soppiatto a un
branco di trichechi addormentati. Teneva fra le zampe anteriori un massiccio
blocco di ghiaccio e si nascondeva continuamente dietro i lastroni d ghiaccio
accavallati, in modo che il suo corpo giallo non fosse mai visibile ai
trichechi. Se si muovevano rimaneva sdraiato immobile, tutt’uno con le lastre di
ghiaccio, ma non appena si calmavano cominciava di nuovo a strisciare avanti,
alto sulle zampe posteriori. Infine scelse con cura un tricheco molto giovane e
gli lanciò il blocco di ghiaccio con tale forza che quello rimase tramortito,
mentre tutti gli altri si gettavano in acqua…..
… Avevamo festeggiato la cattura del tricheco con un banchetto, poi io
ed Aua ci eravamo seduti sul giaciglio e rimanemmo lì a fumare la pipa. Gli altri
abitanti della casa stavano sdraiati intorno a noi, perché Aua mi aveva dato il
permesso di chiedere tutto ciò che volevo…. Ed io iniziai, impaziente: ‘Dove
vanno gli uomini quando muoiono?’.
‘Alcuni vanno in cielo e diventano ‘uvlormiut’, il popolo del giorno.
Il loro paese è nella direzione in cui nasce il giorno. Altri vanno sotto il
mare, dove c’è una terra sottile che ha il mare da entrambi i lati. Questi
vengono chiamati ‘qimiujarmuit’, il popolo della lingua stretta. Nel paese del
giorno risorgono solo le persone che perdono la vita per sventura, per
annegamento o omicidio. E’ un grande paese con molte renne. Si sta bene e c’è
molta gioia, si gioca quasi sempre a palla, con i piedi, in gruppi che ridono e
cantano, e giocano col cranio di un tricheco. Quando i morti giocano a palla in
cielo, sulla terra si vede una luminosa aurora boreale.
I grandi sciamani fanno spesso visita al popolo del giorno. Quando
devono fare un viaggio spirituale come quello, si siedono in fondo al
giaciglio, dove una tenda di pelle di renna li nasconde alle persone riunite
nell’abitazione. Devono avere le mani legate dietro e la testa legata alle
ginocchia. Non appena sono terminati tutti i preparativi, sulla punta di un
coltello viene presa una brace dalla lampada a grasso e viene portata sopra la
loro testa disegnando dei cerchi in aria, e tutti coloro che assistono al volo
devono dire forte in coro: ‘Venite a prendere colui che deve andare in
visita!’. Poi si spengono le lampade e tutti chiudono gli occhi. Così si rimane
a lungo in profondo silenzio, ma dopo un istante si cominciano a sentire dei
suoni strani, si sentono dei sibili che provengono dall’alto, ronzii e fischi,
e poi dopo lo sciamano interviene improvvisamente e grida con tutte le forze:
‘Halala-halalalé-halala-halalalé!’. E subito tutti devono
gridare:’Alé-alé-alé!’. Poi un sibilo attraversa l’igloo e tutti sanno che ora
si è creata un’apertura per l’anima dello sciamano, un’apertura che è rotonda e
stretta come il foro di respirazione di una foca, e attraverso quell'apertura
l’anima dello sciamano vola in cielo, aiutata da tutte le stelle che un tempo
erano persone.
Salgono e scendono attraverso l’apertura dell’anima per mantenerla
aperta per lo sciamano; alcune scendono, altre volano su, e tutta l’aria
risuona di fischi… sono le stelle che fischiano all’anima dello sciamano, e ora
la gente di casa deve provare a indovinare i loro nomi umani, il nome che
avevano quando vivevano sulla terra. Se ci riescono si sentono due brevi
fischi, e poi un sottile suono stridulo che si perde in cielo.
C’è sempre una grande gioia quando uno sciamano va in visita nel paese
del giorno. Subito tutte le anime escono dalle loro dimore. Ma le abitazioni
non hanno cunicolo, non hanno entrata o uscita, e perciò le anime escono
dovunque gli capiti, attraverso la parete, attraverso il tetto. Attraversano la
casa, e sebbene sia possibile vederle, non sono nulla, in loro non c’è materia
e perciò nemmeno buchi sulle case nel punto in cui escono. E corrono verso chi
arriva, contente di rendergli omaggio, contente di dargli il benvenuto, perché
credono che sia l’anima di un uomo morto come loro.
Solo quando lui dice: ‘Io sono in carne e ossa’ tornano indietro
deluse. Quando lo sciamano si è divertito un po’ fra tutti i defunti felici,
torna di nuovo a casa dai suoi compagni di insediamento, stanco e affamato, per
raccontare tutto ciò che gli è capitato. Nel paese della lingua di terra
stretta vanno tutte le persone che muoiono di morte naturale, di malattia, in
casa o nella tenda. E’ un grande paese sul mare aperto, dove si caccia ogni
tipo di animale marino. Anche qui lo sciamano può andare in visita, ma sono
solo viaggi di piacere. Dei viaggi con scopi particolari sono invece quelli che
portano giù dal grande spirito del mare, quando lo spirito custodisce con
troppa avarizia le proprie foche, al punto che gli esseri umani soffrono di
stenti. I preparativi di una discesa come quella sono più o meno gli stessi del
viaggio nel paese del giorno. Tutte le lampade di casa vengono spente, si
sentono solo ansimare e sospirare persone morte da tempo. Questi sospiri
risuonano come gli spiriti fossero nell’acqua, nel mare, come animali marini, e
si sente uno sguazzare e soffiare di
animali che respirano. ora tutti in casa intonano una canzone per gli spiriti e
continuano a ripeterla: ‘Protendiamo le mani per aiutarti a salire,/ siamo senza
cibo, senza prede!/ Protendiamo le mani…’.
Per i grandi sciamani si apre ora una strada attraverso la terra, quasi
come un tubo verso il fondo del mare. Così scendono nella dimora dello spirito
del mare, che è come la casa di una persona normale. Però non c’è il tetto e
davanti è completamente aperta affinché lo spirito, dal suo posto accanto alla
lampada, possa tenere d’occhio facilmente gli insediamenti degli uomini. Tutte
le prede del mondo – foche, foche barbate, trichechi e balene – sono riunite a
destra della sua lampada in un buco nel ghiaccio, dove stanno lì a respirare.
Di traverso sopra lo stretto ingresso c’è un grosso cane rabbioso che
dev’essere allontanato prima che lo sciamano possa entrare. Quando entra può
capitare che il grande spirito del mare, la madre degli animali marini, sieda –
come segno della sua ira – con le spalle alla lampada e a tutte le prede che
altrimenti manda dagli uomini.
Ha i capelli spettinati e arruffati, un aspetto terribile, ma lo
sciamano deve afferrarla subito per una spalla e girarle il volto verso la
lampada e le prede, poi deve carezzarle i capelli e lisciarli premurosamente
dicendo: ‘Quelli lassù non riescono a prendere foche’. A questo lo spirito del
mare risponde: ‘Sono le loro trasgressioni a sbarrare la strada’....
(K. Rasmussen, Il grande viaggio in slitta)
(K. Rasmussen, Il grande viaggio in slitta)
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