giuliano

martedì 5 giugno 2018

OVVERO: LA RASPHUIS (47)












































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Il lavoro gradito a Dio (46)

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Psicopannichia ovvero: il sonno delle Anime (48)














Queste dinamiche, prosegue il nostro Blom, ci appaiono più dure e spietate che mai nella città di Amsterdam, dove negli anni d’oro della potenza marittima e commerciale olandese, si era venuta a creare la massima concentrazione mondiale di esseri umani, mezzi economici, consapevolezza, possibilità di carriera e spirito di inventiva. Alla base di questa ascesa c’erano le strategie del mercantilismo: un modello di crescita economica fondata sullo sfruttamento (ed anche - possiamo aggiungere - sulla speculazione caratteristica quale vera genetica del mercato), e ciò, prosegue Blom, non significava che per i cittadini di Amsterdam, che pure beneficiavano in modo diretto o indiretto di quelle ricchezze strappate ad individui senza tutela (visto l’apporto della politica economica delle colonie ieri non meno di oggi), la vita fosse rose e fiori. I prezzi (ieri come oggi per altri fattori rilevati di cui talvolta o troppo spesso poco comprendiamo valori e termini innestati nel nostro quanto altrui vivere comunitario anche per il controllo degli stessi) crescevano in continuazione. Occorreva darsi da fare ogni giorno. Soltanto i rari esponenti dell’èlite godevano di un benessere sicuro.

Per chi invece, non era disposto a lavorare la città aveva in serbo un rimedio, la cosiddetta ‘rasphuis’, un istituto la cui storia ha molto da dire sulla mentalità legata alla genesi di un nuovo mondo urbano e dei relativi stili di vita. La ‘rasphuis’ era una sorta di prigione, un istituto correzionale sui generis nel quale i giovani disavvezzi al lavoro imparavano a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte. Era dotato di laboratori nei quali il legno tropicale veniva ridotto in polvere per servire da pigmento nella tinture delle stoffe. La manodopera veniva compensata a cottimo, ma soggiaceva ad un regime rigido e severo che non solo prevedeva pene corporali per chi disobbediva, ma consentiva ai visitatori paganti di osservare i reclusi al lavoro, come in una sorta di zoo.

Molti di quei visitatori hanno accennato ad una peculiarità della ‘rasphuis’, un dettaglio sul quale non abbiamo altri documenti: sembra che nelle cantine fosse allestita una speciale camera stagna destinata a chi si rifiutava di fornire lavoro. Il renitente veniva rinchiuso e la cella, a poco a poco, si riempiva d’acqua. Il detenuto aveva a disposizione una pompa idraulica per salvarsi dall’annegamento, in altri termini, era fisicamente costretto a lavorare.

Il lavoro era cosa gradita a Dio!

Già Calvino lo aveva insegnato, e nessuno più degli olandesi era sensibile a quelle dottrine. Anche nelle politiche sociali delle autorità comunali di Amsterdam, specialmente per quanto concerne i sussidi ai più poveri, erano improntate al concetto della predestinazione. La pretesa che un povero peccatore potesse costringere Dio a perdonarlo vivendo in modo retto, argomentava il teologo svizzero, era incompatibile con l’attributo dell’onnipotenza, perché comportava una limitazione della sovranità inerente al concetto divino. Dio sceglie di redimere o dannare in modo del tutto autonomo, e lo fa prima che l’anima si incarni. Il dono del benessere materiale non era che l’attributo esteriore accordato ai soggetti votati alla salvezza per distinguerli dagli altri. In altri termini, per i calvinisti (come per certi similari aspetti i protestanti) la ricchezza era segno di elezione, una prova della benevolenza divina. Accumulare denaro equivaleva a dimostrare il favore dell’Altissimo. I poveri (oppure nel nostro caso - i protestanti avversi ai protestanti…), in altri termini, erano colpevoli del proprio destino:

Dio li aveva giudicati indegni della vita eterna *.

Credo non ci sia bisogno di aggiungere commenti per quanto rivelato e rilevato, solo nell’arguzia che renderà i termini del comune Intelletto e cammino scritti nel libero arbitrio, mio e quello di Blom, nel comprenderne i principi discorsivi e regolatori per rapportarli ad un saggio intendimento a prescindere l’ ‘epoca glaciale’ influire sull’intero ecosistema non meno dell’odierno mercato asservito per ugual ghiaccio precipitato dall’Elemento offeso; così da non cadere o nuotare in medesimi abissi e cantine affogate… Giacché la cultura non meno del sapere e con essa il vero intendimento dello Spirito ‘della e nella’ Storia posto, possono far ben decifrare le paradossali condizioni cui ognun soggetto, ed, consapevole e inconsapevole oggetto…

(Il curato(re) del blog, accompagnato da P. Blom, il primo inverno) 













   

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