Precedenti capitoli:
Prosegue con...:
& i consumatori di libertà (vigilata) (16)
Credo insomma che questa volontà di verità, così
sorretta da un supporto e da una distribuzione istituzionali, tenda ad
esercitare sugli altri discorsi – parlo sempre della nostra società – una sorta
di pressione e quasi un potere di costrizione.
Penso anche al modo in cui la letteratura
occidentale ha dovuto da secoli cercar sostegno sul naturale, sul verosimile,
sulla sincerità, persino sulla scienza, in breve sul discorso vero.
Penso inoltre al modo in cui le pratiche economiche,
codificate come precetti o ricette, al caso come morale, hanno dal XVI secolo cercato
di fondarsi, di razionalizzarsi e di giustificarsi
su una teoria delle ricchezze e della produzione…
Il commento scongiura
il caso del discorso assegnandogli la sua parte: esso consente certo di dire qualcosa
di diverso dal testo stesso, ma a condizione che sia questo testo stesso ad
esser detto e in qualche modo compiuto.
L’aperta molteplicità, l’alea, sono trasferite,
dal principio del commento, da ciò che rischierebbe di essere detto, al numero,
alla forma, alla maschera, alla circostanza della ripetizione. Il nuovo non è
in ciò che è detto, ma nell’evento del suo ritorno.
Esso è, sino a un certo punto, complementare al
primo.
Si tratta dell’autore.
L’autore considerato, naturalmente, non come
l’individuo parlante che ha pronunciato o scritto un testo, ma l’autore come principio
di raggruppamento dei discorsi, come unità ed origine dei loro significati,
come fulcro della loro coerenza.
Questo principio non opera ovunque, né in modo costante: esistono, tutt’intorno a noi, non pochi discorsi che circolano, senza che detengano il loro senso o la loro efficacia da un autore cui sarebbero attribuiti…
‘Tu
devi restare’
…disse
Trump a Bannon.
‘La
situazione è disastrosa, la Campagna è fuori controllo e quel tizio è uno
sfigato. In realtà non gestisce un tubo. Lo avevo assunto solo per arrivare
alla convention, non per le presidenziali’.
‘Non
deve preoccuparsi dei sondaggi’
…gli
disse Bannon.
‘Quei
dodici o sedici punti non significano niente. E smetta di pensare ai cosiddetti
Stati decisivi. Quel che conta è il quadro più ampio’.
Secondo
la sua analisi, due terzi della popolazione erano convinti che l’America avesse
imboccato la strada sbagliata, e il 75 per cento che fosse in declino. Il Paese
era pronto per un agente di cambiamento. E Hillary rappresentava il passato.
Il segreto era tutto lì.
‘Perciò
ecco come faremo la differenza’
spiegò.
‘Basterà
confrontarci con la Clinton e passare all’offensiva: confronto e contrasto.
Perché è questa la cosa da tenere a mente’
aggiunse,
recitando uno dei suoi mantra:
‘Alle
élite del Paese fa comodo gestire il declino, giusto?’.
Trump
annuì.
‘I lavoratori invece non la vedono così. Loro rivogliono la grande America di un tempo. Perciò basterà semplificare il messaggio della campagna. La Clinton è il tribuno dello status quo, delle élite corrotte e incompetenti che non si fanno scrupolo di lasciare che la nazione vada a rotoli. Lei sarà il tribuno del cittadino ignorato, l’uomo che vuole restituire all’America la sua grandezza. E per semplificare oltre, ci concentreremo su pochi temi specifici.
Primo,
metteremo fine all’immigrazione illegale di massa e inizieremo a limitare
quella legale per riappropriarci della nostra sovranità.
Secondo,
riporteremo in America i posti di lavoro dell’industria manifatturiera.
Terzo,
ci chiameremo fuori da queste inutili guerre all’estero’.
‘Okay’
…tagliò
corto Trump.
‘Ti
nomino coordinatore della campagna’.
‘Non
voglio che l’avvicendamento appaia come il risultato di un intrigo di palazzo’
…precisò
Bannon.
‘Teniamo
Manafort nel direttivo, ma senza potere decisionale. All’operatività penserò io’.
L’autore è ciò che dà all’inquietante linguaggio
della finzione le unità, i nodi di coerenza, l’inserzione nel reale. So bene
che mi si dirà:
‘Ma lei sta parlando dell’autore, come la critica
lo reinventa a cose fatte, quando la morte è venuta e non rimane che una massa
ingarbugliata di scartafacci….
Trump
ribadì il concetto molto spesso, senza palesare nessun allarme, nemmeno la
dovuta necessaria prevenzione, qualcuno fra gli scienziati e virologi gli fece
presente dell’imminente catastrofe, come alcuni anni prima, si ignorò un concreto
‘segnale di allarme’ per un imminente disastro o attentato…
‘Il
caldo farà la sua parte, e porterà via ciò che rimane di questa peste
medievale’…
Sentenziò
il Primo uomo incaricato di proteggere il Grande Paese…
Sapremo noi
tutti richiederle a gran voce?
Finora, la
tendenza media degli adulti, governanti e non, è stata quella di minimizzare o
di rimuovere la questione green, forse perché si percepivano le conseguenze
come lontane nel tempo. Ma la lezione della pandemia è che la natura si rivolta
e che può farlo ancora.
Qualche
passo in avanti si è avuto a cominciare dal protocollo di Kyoto, nel 1997.
Durante le cosiddette COP (Conferenze delle parti), si riuniscono i rappresentanti dei vari paesi sotto l’ombrello dell’ONU. È in particolare con l’accordo di Parigi, sottoscritto nel 2015 da 195 governi, che per la prima volta è stato definito un piano d’azione globale per ridurre il rilascio di gas serra: dimezzare le emissioni entro il 2030 per contenere la crescita della temperatura media entro un grado e mezzo al di sopra dei livelli preindustriali.
Va tutto
bene?
No.
L’accordo
di Parigi si basa su adesioni volontarie.
Era il 4
novembre del 2019 quando gli Stati Uniti guidati da Donald Trump presentavano
alle Nazioni Unite i documenti per sfilarsi.
Dalle prime
settimane di pandemia, gli esperti si sono chiesti se ci fosse una correlazione
tra lo smog e la letalità dell’infezione. Guarda caso, le metropoli cinesi e le
città lombarde, colpite duramente, sono tra le aree più inquinate del mondo. C’entra
qualcosa con la diffusione e la mortalità del coronavirus la concentrazione del
particolato, l’insieme di particelle piccolissime sospese nell’aria?
L’ipotesi,
che ogni giorno di più somiglia a una certezza, è che le polveri sottili
rendano il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle
complicanze della patologia da coronavirus. In altre parole, SARS-COV-2 avrebbe
trovato terreno fertile in zone nelle quali i polmoni e i vasi sanguigni delle
persone erano già danneggiati dallo smog…
Può ben sconvolgere, infatti, l’immagine
tradizionale che ci si fa dell’autore; ma è pur sempre a partire da una nuova
posizione dell’autore che ritaglierà, in tutto ciò che avrebbe potuto dire, in
tutto ciò che dice ogni giorno, ogni istante, il profilo ancora tremolante
della sua opera. Il commento limitava il caso del discorso col gioco di un’identità
che ha la forma della ripetizione e dello stesso. Il principio dell’autore limita
questo medesimo caso col gioco d’una identità che ha la forma dell’individualità
e dell’io.
Bisognerebbe anche riconoscere in quelle che
vengono chiamate non le scienze, ma le ‘discipline’, un altro principio di
limitazione.
Principio pur esso relativo e mobile.
Principio che consente di costruire, ma secondo
un gioco angusto.
Ma il principio della disciplina si oppone anche
a quello del commento: in una disciplina, a differenza dal commento, ciò che si
suppone in partenza non è un senso che deve essere riscoperto, né un’identità
che deve essere ripetuta; bensì ciò che è richiesto per la costruzione di nuovi
enunciati. Perché ci sia disciplina, occorre dunque che vi sia possibilità di
formulare, e di formulare indefinitamente, nuove proposizioni….
La politica
dell’inevitabilità è l’idea che non ci siano Idee. I suoi sostenitori negano
l’importanza delle Idee, dimostrando soltanto di essere sotto l’influsso di
un’idea potente.
La
Disciplina è l’Idea potente…
(Continua con il Capitolo completo...)
Nessun commento:
Posta un commento