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La Storia che si... ripete... (7)
Si sentiva
sulle spalle il peso sempre più opprimente delle pratiche…
Non era che
al principio della sua carriera e ardeva dal desiderio di servire la Verità e
mai il potere precostituito privato della logica del Diritto imporre la propria
fallace dimensione. Non avrebbe mai asservito e tanto meno si sarebbe prestato al
facile inganno della dittatura, la quale pretende la cosiddetta Verità di Stato
per il ‘colpo’ finale offerto nell’offesa spacciata per difesa, in ogni luogo
nazione ed impero ove regna l’apparente democratica scelta comporre l’arbitrio
ingannato.
Questo
scempio lo avrebbe scoperto con orrore (pari alla vista di un dinosauro)
qualche mese più tardi, quando qualcuno cadrà per gli stessi principi a
conferma della morale corrotta, e lo Stato difendere, dal più basso al più alto
livello, la menzogna spacciata per accreditata comprovata inoppugnabile Verità
certa.
Nessun
detta…
Populismo e nazionalismo non meno della futura dittatura asservita da buffoni e ciarlatani sotto ugual tendone in ogni rurale città approdato, congiunti e legati da reciproci accordi e compromessi di sangue appestato ed ulcerato dal male antico dell’intolleranza, o peggio, dall’inganno e ricatto affini al presunto interesse del potere…
…Quindi
sapeva bene il meccanismo che muove e sfama l’inganno della Storia scritta nel
rischio senza più nessuna sicurezza, pur richiamando ogni motto a questa; ogni
inganno dalla storia dispensato in frammentati atti acrobatici da circo ben
recitato.
Sapeva
anche che erano e sono più pericolosi e al di sopra della ‘mafia’, quella con
la quale tali principi sovvertiti nei reali meccanismi del diritto trovano
fertile comune terreno e sodalizio, coltivato tutelato e preservato dall’humus
virale del batterio infettare la Terra natia.
La paradossale
non meno della dovuta interpretazione della ‘cura’ di cui ogni fertile terreno
giace alla morta condizione del tempo e della materia irrimediabilmente fermo
ed immune della Verità non solo del ‘sano’ progresso, accompagnata dalla
Memoria la quale dovrebbe evolverne la Storia; e l’appestato dal quotidiano
veleno ben coltivato morire lentamente tutte le morti della stessa identica
Storia in ugual fossa ove i morti non possono e debbono testimoniarne la Verità
rimossa dal bracciante di Stato…
Ogni zolla
di terreno su cui cresciutala la pianta malata e rimossa!
Ogni lapide
rovesciata!
Da quando
ogni Re incoronato!
Da quando
ogni presidente e dittatore mancato giura la propria (in)fedeltà nel motto coniato
in nome e per conto della futura moneta divenuta Verbo e Libro su cui scrivere
ogni guerra…
…Allevare nel
proprio altrui giardino il più truce serpente…
…La Verità
offerta d’ogni superiore Natura nel progressivo disfacimento ci confermano
l’odierna raccolto su codesto campo così coltivato…
Il giudice
sapeva bene che il potere mondiale regolato dall’insana corrotta economia, si
muove - a determinati livelli - su questo principio regolatore divenuto slogan
politico e poi enunciato.
Quarto
Quinto Sesto grado e simmetrico livello di mafia e potere coniugati ed
istituzionalizzati a beneficio della guerra preventiva, difendere l’offesa ‘coltivata’
spacciata per difesa.
Tutto ciò
non gli era estraneo!
Tutto ciò,
sapeva, costituisce i principi basilari non tanto della democrazia nell’Impero
fondata… per poi essere assassinata; semmai il meccanismo di come questo può e
debba governare con l’inganno l’altrui fallace intendimento attraverso la
distorta ed impropria immagine quotidianamente offerta… in similari gradi di
potere rappresentato…
…Riciclati
e comprati dal potere nel pieno del proprio esercizio, muoversi in questa
grande scacchiera ove la ‘massa’ assume grandezza ed ‘unico atto’ da
palcoscenico, ed ove ogni ‘pedina’ ogni ‘attore’ ogni ‘comparsa’ assume un
globale ‘ruolo’, racchiusa nel beneficio della metropoli fondata su un fertile
campo ben coltivato; costantemente disegnata e calcolata nell’improprio ‘piano
regolatore’ con il beneficio del quotidiano veleno offerto, e concimata dalla
moltitudine dalla platea dei morti senza più né vita né vista, privati del
senso, o ancor peggio, di tutta la messinscena che dietro le quinte tale regia,
regola celebra muove ed interpreta siffatta sceneggiatura, celata e scritta
nelle mute immobili pietrificate ossa del Tempo numerato…
Erigerne il
colonnato del grande Teatro dispensato…
Si confondono ed amalgamo fino ad un ‘humus’ invisibile di magma e materia ove ogni inganno pianificato e pietrificato quale ingresso adornato con pregiato marmo nell’immutabile scopo, varcato e marciato, nella difesa eretta, fin da quando cioè, le antiche ‘fondamenta’ solidificate e stratificate in ciò di cui la futura Terra formata nell’involuto palcoscenico della crosta per ogni Tempesta rappresentata…
Per riuscire nel suo compito doveva dar battaglia a piccole tappe, guadagnare terreno metro per metro, attaccando prima i punti più vulnerabili.
Ormai era
sicuro di una cosa: la città intera era implicata e complice nel delitto.
Qualunque
pietra sollevasse, a qualsiasi porta bussasse, era sicuro di trovarci sotto o
dietro un legame più o meno stretto con il caso. Non avrebbe mai potuto
immaginare che tanti individui, apparentemente senza rapporto gli uni con gli
altri, potessero convergere in un caso del genere e che sotto questa crosta di
legalità, esistesse un meccanismo illegale perfettamente organizzato che
obbediva alle leggi delle tenebre.
Ogni
uniforme nascondeva una vipera addormentata!
Era
possibile tanto marciume?
Senza voler
fare il teorico, era costretto a constatare che ci doveva essere qualcosa di
marcio in una società del genere, perché tanti suoi membri fossero coinvolti in
un assassinio che in fin dei conti avrebbe potuto fare a meno di tante
complicazioni.
Era estate.
Imperversava
un caldo insopportabile, appesantito in più dall’umidità del golfo di
Salonicco. Lui sarebbe dovuto andare in vacanza, domandò ai superiori di poter
cancellare le sue ferie per quell’anno: non poteva lasciare tante fila in
sospeso. Bisognava arrivare ad una conclusione. Perché dovevano pagare solo gli
analfabeti, i macachi e le larve e non certe eminenze e certi notabili della
razza dei pachidermi?
…Certo
rischiava il posto a forza di provocarli in quel modo, seppur invisibili ogni
tanto richiamati dalle divise facevano la loro comparsa, fugace comparsa
comandata per distillare l’intimidazione, per distillare la difesa in ragione
dell’aggressione quotidianamente offerta…
Quindi
staccava con grande attenzione la garza dalla piaga infetta, sapeva di avere
tutto a portata di mano, e quella mano aveva deciso di non esitare davanti a
niente e a nessuno, anche se avrebbero intimidito confuso calunniato ingannato
deriso…
Tutti si
aspettavano che cacciasse il serpente dal suo buco, ma il serpente è talmente
enorme che una volta tirato fuori di là, c’era il rischio che il buco
inghiottisse tutta la terra. Si ricordava la sua gioia quando era stato
nominato, s’immaginava che fosse una grande città, oggi gli sembrava la
peggiore delle province.
Le persone
non lo salutavano più, gli parlavano freddamente, vedevano un difensore, in
lui, non un accusatore, non potevano ammettere che i membri eminenti della
società, pilastri del regime, fossero sospettati da un giovane giudice
istruttore senza importanza.
(v. v. Z l'orgia del potere)
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