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... Di quando la Storia si ripete... (7/1)
Era triste,
non depresso!
Il suo capo
gli era morto sotto i suoi occhi…
Ci pensava
continuamente, aveva vissuto gli ultimi istanti di Z, lo rivedeva pieno di
forza e di idealistica bellezza; bellezza ispirata dall’ideale, dalla Ragione,
dal Principio, dal Diritto, dalla Libertà, dall’Uguaglianza, dalla volontà di
vedere il suo come ogni Paese libero da ogni autoritario ricatto.
Da ogni
egemonia!
Se si deve
morire… ebbene si muoia tutte le morti d’ogni Secolo vissuto imporre la macabra
presenza da quando nati racchiuso nel fato così come nell’appestato destino del
Tempo invitto, ma non certo ulcerato da un diverso maleficio!
Ma tutto
ciò solo una illusione!
La morte ed
il Tempo compiono la macabra danza, l’uomo (e non certo la bestia) il proprio
maleficio scritto nella sua ed altrui evoluzione come un Sogno di morte!
Il
Pittogramma evolve muove la Scena che lenta avanza…
Il Film, i
fotogrammi della stessa sceneggiatura con medesima maestrale regia si
ripetevano con evidenza o celati all’occhio dello spettatore, con effetti
speciali, con scenari sempre più grandiosi per il kolossal finale proiettato
per le masse naufragate nel Sogno irreale di giustizia, condita nella illusoria
irrealtà di brevi fugaci momenti.
Si deve pagare l’ingresso, ed assistere comodamente seduti in poltrona alla prima come all’ultima sequenza magistralmente recitata come montata; gli attori e comparse sempre ben pagate, sempre più esperte nel ruolo interpretato ad uso di folle deliranti e sognanti, recitato ma non certo incarnato nelle cellule del Pensiero, dell’Azione, della Volontà, della Coscienza, dei Geni regolatori di battiti cardiaci di naturale appartenenza; la celluloide compie il proprio miracolo, attori calcolati negli Studios affiancati da ottimi produttori scalano la vetta del Potere.
Fino alla
magistrale interpretazione alla Bianca Casa ove ognuno si ispira.
Fino alla
Piazza Rossa ove medesimo burattinaio compie ugual miracolo.
Il passo
identico delirante…
Passo acclamato dall’oca di Stato…
Io sono il fratello minore di Varanaros, non siamo per niente di idee contrarie, come raccontano, io sono di sinistra, ma mio fratello non è nulla, e non riesco a vedere come potremmo opporci uno all’altro…
Io sono il cinese, è un soprannome che mi hanno dato
perché ho fatto la guerra in Corea e sono stato fatto prigioniero dai cinesi,
per ciò concernente la sera di cui mi state parlando, o del pomeriggio dopo
quando hanno fatto saltare la testa di quel tizio lungo la strada, non riesco a
ricordarmi neppure in quale bar ci trovavamo…
Io sono Apostolos, per mestiere faccio il macellaio al
mattatoio, non mi sono mai impicciato di quella organizzazione dell’Ittiosauro
perché il mio suocero mi aveva avvertito che tutta quella gente di sinistra e
pacifista sarebbe stata, ed è ancora, disastrosa per i nostri affari. Lei mi
capisce noi stiamo in commercio!
Io sono Lee Eunis, un ragazzo di 15 anni, studente della
nona classe, mi trovavo di fronte al Depository mentre la sfilata voltava
l’angolo tra Elm e Houston, stavo con il viso rivolto all’edificio, e lo guardavo, così come mi ha suggerito lo
sceriffo (questo non lo devo dire? Comunque l’ho detto!), la vidi quella cosa
come una canna che spuntava da una finestra, non ci feci molta attenzione,
anche perché dopo il primo colpo tutti iniziammo a guardarci intorno pensavamo
che si trattava di un petardo…
Io sono H. Jackson fotografo del Dallas Times Herald, udimmo chiaramente e distintamente dei colpi come petardi provenire dall’istituto, e notammo due negri ad una finestra che si sforzavano di vedere proprio sopra di loro, i miei occhi seguirono quella direzione fino alla finestra sovrastante, e lo vidi il fucile spuntare dalla stessa finestra…
Nell’automobile con Jackson erano James Underwood, della stazione televisiva KRLD-TV, T. Dillard fotografo capo del Dallas Morning News, e secondo la testimonianza di tutti loro, concordi nell’affermare che oltre i negri affacciati alla finestra videro distintamente spuntare da una finestra sopra di loro una canna di fucile…
…Hatzis seguiva il caso sui giornali, dalla televisione, anche per
Radio…
Le cose
andavano per le lunghe!
La
Giustizia quella la G maiuscola per intenderci non riusciva a trovare il filo
conduttore, lui lo avrebbe potuto indicare, ma ecco che la sua condizione
glielo impediva.
Z gli mancava terribilmente, lasciava un vuoto
spaventoso, e siccome amava pensare per immagini, Hatzis se lo figurava come la
chiusura ermetica di una bombola di Gas velenosi…
Il sistema
era saltato, il Paese asfissiava!
Il Giudice istruttore convocò tutti quelli che Dimas aveva nominato, passarono tutti davanti a lui: banda sinistra di uomini che vegetavano sul fondo limaccioso, veri ratti di fogna che non erano affatto disposti – e qui stava il peggio – ad uscirne, per la semplice ragione che non avevano ed hanno via d’uscita.
Secondo le
deposizioni raccolte, nessuno di loro era presente il giorno del delitto!
Secondo le
deposizioni - successivamente raccolte - molti di loro pur presenti sul luogo
dello stesso delitto affermarono di aver visto la stessa identica scena d’un Fotogramma
ben montato e frapposto nella sequenza di un Film piuttosto strano, e da un Libro
uscire una canna d’un misterioso fucile…
E tutti,
nessuno escluso, goderne l’inatteso spettacolo,
effetti speciali bombardati come dardi, piccioni viaggiatori salire fino
alle porte del paradiso, pochi ebbero la pretesa di osservare lo schermo giusto…
Il Film promette
molte repliche con il permesso sia della giunta che della commissione…
La folla
delirante ed esultante di paura assiste alla Seconda Scena dell’Atto!
Quando finalmente, andava a dormire, il Giudice istruttore rivedeva passare nell’oscurità tutti i lori visi, visi sconvolti dall’orrore fra due muri crepati, sotto un soffitto umido e gocciolante, vittime di una impresa infernale i cui veri responsabili ‘in alto loco’, rimanevano accuratamente invisibili…
Li
rivedeva, visi incastrati, loro malgrado in una tela d’acciaio, pesci presi in
una robusta rete di crini; se li faceva arrestare non era tanto per loro,
quanto per ritrovare, per mezzo loro, i responsabili in alto…
Ma ci sarebbe riuscito?!
Ci deve ben
essere da qualche parte, si diceva, un rifugio di montagna, un fuoco vicino al
quale scaldarmi… Era così sicuro che l’avrebbero cacciato e non più trasferito
sia dal domicilio come dall’incarico, giacché il far luce ove regnano le
tenebre lo conduce a quel Sogno ricorrente e ben ancorato alla Cima della
Roccia, ove la parete liscia lascia scorgere non più il panorama della valle
appena salita ma una fossa intera…
Se pur ben
illuminata negli intervalli che separano un Tramonto dall’Alba d’una platea
allietata per lo spettacolo offerto proiettato a cielo aperto…
Versare
sangue innocente ed immolare l’agnello sacrificale!
Come devono
essere marce le acque, pensava, affinché regni un tale caos!
Bastano
poche parole lanciate e scagliate come sassi nelle acque fangose – tale è la
Società che lui serviva – perché dal buco si sprigionasse un odore peggiore di
una carogna.
A volte o
troppo spesso è preso dalla Nausea!
La nave è
vecchia.
La nave è
di nuova ancorata in ugual porto.
La nave
marcia naviga pur con le vele al vento d’un mare appestato, il comandante come
un eterno Achab si affaccia ad annunziare una nuova alba abdicata ad una bufera
- premessa e promessa - del blindato acciaio armato.
Il Teatro
ora gira a tempo spalmato su uno schermo piatto a portata di palmare, la coda
della bestia non sazia li divora ancora, qualche lancia s’affaccia da una
Finestra in perenne burrasca…
L’intera
esultante platea nell’imminente disastro, colto e coronato da un fragoroso
applauso simile ad una boato forse un enorme petardo, si volta verso il Piano (pre)stabilito
pur non scorgendo la Scena intera…
(Z, l’orgia del potere)
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