giuliano

mercoledì 4 maggio 2022

LA PIANTA DELLA SAGGEZZA (Seconda parte)

 










Precedenti capitoli circa:


La pianta della saggezza 


& il capitolo completo 


Prosegue con la: 


Verde Cometa








All’età di quarantasette anni, dopo quattro anni nel Kashmir in qualità di residente britannico, si era dimesso da ogni incarico per dedicarsi a tempo pieno a quella che era diventata la sua vera passione, la religione. Se fosse rimasto nell’Indian Political Service avrebbe quasi certamente ottenuto le cariche e gli onori più alti. Ma la vena di misticismo emersa in lui sulle alture intorno a Lhasa non poteva essere ignorata. Nel 1936 fondò il World Congress of Faiths, che ambiva (e tuttora ambisce) a unire cristiani, buddhisti, musulmani, ebrei e indù. Ma è come uomo d’azione che Younghusband sarà ricordato…

 

Cosa possiamo imparare dalla ‘parabola’ di questo ufficiale posta in una delicata quanto odierna scacchiera geopolitica e strategica, rinnovata e costantemente ‘coltivata’ circa l’insicurezza d’ognuno da parte di ugual e più temuto nonché sanguinario Zar?

 

Certamente il vasto territorio indipendente del Tibet fu annesso negli anni 50 del Novecento da un più temuto (e simmetrico) nemico, e il conseguente processo o traguardo storico di conquista rinnovò ed estese - rimuovendo taluni fattori a me cari - i suoi ed altrui ‘termini disgregativi’ adottati nei Secoli di Storia maturati ‘dissociandoli’, e quindi,  sradicandoli dalla propria Terra d’origine i quali li aveva generati in un lento ed uguale processo evolutivo specchio della Natura (e i suoi Elementi, come abbiamo letto, sempre a lei connessi) posta e rivolta nelle proprie radici verso il basso, per volgere e congiungersi a più vaste ed elevate Vette (dell’Intelletto specchio della Natura così evoluta e successivamente posta ad una impropria innaturale ‘deriva’).

 

Tanto nella Terra in cui nato il seme e il frutto, quanto nella Pianta della socialità più o meno tribale, almeno come venne dedotta da taluni, in cui letta e interpretata una determinata Visione Sacra.  Ed in cui la ‘Sacralità’ da ciò, sia la Pianta intesa come un essere seppur vegetale quantunque vivo, viene attaccata dagli alterni patogeni ‘parassiti’ della Storia, nei termini materiali in cui una determinata prerogativa del tutto ‘umana’ (anche se derivata dal vasto regno animale dalla quale si differenzia o vorrebbe…) fonda e consolida la cosiddetta Legge del più forte qual insidia non solo della ‘singola’ specie ma dell’intero Sapere (di Madre Natura), e con essa il proprio istinto di interpretare l’Essere ed Appartenere al mondo, compresa, come stiamo assistendo in questi giorni, l’interpretazione storica priva della dovuta necessaria antica Saggezza.

 

Se solo questa Saggezza fosse colta ammirata e giammai rimossa dal Rinascimento dello Spirito come della sana e retta Coscienza che ne deriva (anche se articolata nei vasti Rami del Sapere circa il comune Albero o Pianta di appartenenza in seno alla corretta interpretazione evolutiva della Vita), rinnovato in un nuovo specchio di luce a noi riflessa, chiara e limpida come le acque d’un Fiume Sacro, e non certo distorta come un anamorfica fognatura priva della Natura a cui appartiene l’uomo da Lei per gradi evoluto, e non certo a forza scaricato; forse avremmo una corretta e più estesa definizione del concetto di Natura (e non certo limitata) compresa ogni sua cura, e con Lei l’uomo che ne deriva o dovrebbe nella dovuta purezza in ugual immagine e volontà ben interpretata specchio di ugual conquista per ogni ‘specie’ aggredita e precocemente estinta.

 

Anche la Pianta - ammirata e contemplata - muove i suoi passi meditando e (es)cogitando dottrina circa la propria strategia di crescita, costantemente e tenacemente riflessa in ugual Geografia, e il risultato che ne consegue e deriva e di cui l’uomo all’ultimo Secondo della propria comparsa ne raccoglie l’indebito Frutto, è certamente per ogni Fiore Arbusto e Selva un impareggiabile attributo al merito della ugual Conquista, in cui il vasto Regno cosiddetto umano non sembra minimamente esserne degno.  

 

In cui l’uomo con tutto l’ingegno, di cui dicono portatore sano, oltre non esserne all’altezza per coglierne e cantarne la Bellezza come l’Intelligenza, non ne comprende il Disegno, l’Architettura, in cui si muove l’intera impalcatura dello Spirito, e con lui l’intera conquista evolutiva. Quindi ci risulta ancor più chiaro cosa difetta e di cui l’uomo (portatore sano) e non più la Pianta sprovvisto, pur taluni affermando e ponendo differenza fra il cogitare e l’Essere Vegetale. Forse difettiamo proprio di quella magnifica comprensione negata al vasto regno della Natura e non solo vegetale, là ove sempre dispiega la propria e sempre più perfetta Conquista evolutiva.

 

Quindi la Pianta e la Natura e il vasto confine dell’uomo, riposto nella sua piccola dettagliata geografia di una più minuscola e picciolina cartina, a cui ogni formica così come ogni vespa che cammina vola e lavora, succhia il nettare prezioso alla Pianta della Natura. Questo vasto alveare o formicaio sicuramente privo di logica e elevato pensiero, così come della dovuta necessaria comprensione della retta Via, o meglio, dello smarrito Sentiero per una possibile conferma circa la propria bassa natura rivolta alla Cima come alla Vetta, violare costantemente con elevata somma (presunta) ‘intellighenzia’ la vasta Pianta e Conquista della Natura.

 

Dacché l’interpretazione sin hora adottata nei confronti del Vasto Regno sfruttato (dettato da comandamenti o genesi interpretativi di ugual o diverso Dio)   giammai né intuito né letto in ugual Legge posta nel beneficio dell’uomo, compreso il suo Dio, ci appare come un Confine Infinito posto (ed opposto) nella divisione nonché comprensione, oltre che della dedotta specie da cui l’umano, dato all’ultimo atto di ugual Storia classificatoria, e chi seppur sprovvisto, reca in Sé la dovuta mancata Intelligenza, rispetto a chi purtroppo pur avendola come una foglia (appesa al suo ramo), ne è del tutto assente nella successiva interpretazione evolutiva data dalla Coscienza quindi della Memoria; dell’Essere ed Appartenere ad ugual Pianta posta nel vasto Regno della Terra (dal cielo derivata per tramite dell’universale parabola…) procedendo (o regredendo) assieme per ugual Conquista.         

 

Credo che questo (sgradito incompreso e perseguitato) Frammento sia molto importante nell’odierno riflesso in ugual medesima scacchiera, in quanto la medaglia coniata e osservata in forza della materia, opposta o in assenza alla Natura del dovuto Spirito che avrebbe dovuto presenziare l’Atto della materia posta al Secondo e ultimo Regno del Tempo, e da cui il simmetrico motivo dedotto circa il potere d’acquisto o di conquista dato dall’oro della medesima Terra; presenta incisi e scolpiti i volti di due entità o divinità - seppur opposte - quantunque armate di medesimo fine circa la rimossa sacralità della Vita per ogni presunta conquista adottata... 


(l’esempio della fotografia precedentemente riportato in medesimo eretico Frammento conferma un Idea a me cara, ovvero la progressiva regressione evolutiva a cui l’uomo destinato nel merito e beneficio e a somiglianza del formicaio, sia questo un impero a misura passo e metro di uno Zar, che un opposto regno cibernetico fine ed inizio di ugual impero ugualmente dedotto quindi adottato nei fini evolutivi, delle rimosse radici genetiche abdicate e tradotte a beneficio o danno di una o più ‘artificiose’ presunte intellighenzie… costantemente vigilate controllate e prevenute della più sana e duratura forma di rimossa Saggezza data da Madre Natura! Poste nel retro del Fine di ugual moneta quale Mercato senza alcun Dio, ovvero a ciò per cui l’immortale Spirito abdicato, e seppur approvata nel pagamento circa la raggiunta presunta volontà della morta ricchezza, se cambiata e posta al rovescio della propria zecca nel vasto Tempio della Terra, confermerà ugual volontà della materia circa la nostra Idea della Pianta in merito alla sana Conquista del Principio della Vita…). 

(Giuliano)







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