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Il culto dell'ignoranza (48)
...Vergini perite per mano dei feroci unni. Antoine de Lalaing, cortigiano e cronista del
viaggio di Filippo il Bello, scriveva che Colonia era una città ‘ricca,
potente, mercantile, densamente popolata, ben lastricata, ben assicurata da
spesse mura e da grandi e forti porte, con case molto belle in muratura
sfarzosamente ornate’, piena di sante reliquie le quali, includono le
menzionate martiri, arrivavano a ventitré o ventiquattromila.
‘La terra è talmente santa che non accetta più altri corpi, neppure
quelli dei bambini innocenti. Sostengo che, dopo Roma, non c’è luogo in tutta
la cristianità con tanti corpi di santi come a Colonia’.
Teodor Billewicz non rinuncia ad alcun particolare e di solito la
descrizione delle curiosità della città visitata inizia dalle reliquie. Eppure
siamo già nel 1677! E’ commovente questo pio interesse per il dettaglio. A
Praga, nella cattedrale di San Vito, vede, ‘tra le altre cose, i seni di
sant’Anna, interissimi, nel cristallo; la testa di santo Stefano, pro martire;
la testa di san Giovanni Battista e di molti altri’. In margine troviamo
aggiunto: ‘Nota bene’.
In seguito, nella chiesa di Santa Teresa, ‘le monache presentano dietro
la grata una monaca già di trent’anni morta, di vita molto pia, e ancora adesso
seduta viva’. Dai gesuiti, poi, ‘la testa di sant’Orsola, il cappello di san
Severio e il dito e parte dell’unghia’.
Ad Augusta, qualche giorno più tardi, Billewicz ha appena finito di
descrivere il solenne ingresso del principe che subito passa a parlare delle
locali reliquie. Presso i benedettini ci sono i corpi di sant’Udalrico e
sant’Afra, ‘in questa chiesa c’è tanta moltitudine di ss. Reliquie che il coro
e la terra sotto l’altare possono essere chiamate Sancta, per il fatto che
ovunque ss. corpi giacciono. Abbiamo visto colà anche una crocetta in forma di
croce di cavalieri, la quale fu offerta da un Angelo a sant’Udalrico in una
battaglia e con la quale si fece il segno della croce subito il nemico
sconfiggendo. La crocetta è a similitudine
di un legno, ma essa di legno non è e adesso ha queste dotes, che nubes dissipa, malattie molte col suo tocco si placano,
lo stesso valore hanno i vestiti di sant’Adalrico’.
Tuttavia, non tutte le cose sacre svolgono un ruolo esclusivamente
religioso. Nella chiesa di Netel, in Baviera, c’è una statua della Madonna di
alabastro o marmo, mandata dal cielo da un angelo, nella persona di san
Benedetto al principe Ludovico IV, futuro imperatore, al quale, come scrive
Billewicz, ‘dalle ribellioni di certe sue province scosso questo dono in
consolationem et subsidium prodigiose obtulit’
A Venezia, invece, una nuova emozione: ‘Tra le altre reliquie, abbiamo
baciato una testa nuda di San Giorgio martire. Poi, una meraviglia ancora più
grande: i ritratti di san Domenico e di san Francesco – dipinti ancor prima
della loro nascita -, dove san Francesco era rappresentato già con le
stimmate’.
Calvino non avrebbe elogiato quei viaggiatori protestanti che avessero
dimostrato interesse per le memorie e i ricordi della vita di Cristo. ‘Infatti, il primo errore, come radice del
male, è che invece di cercare Gesù Cristo, nella sua parola, nei suoi
sacramenti, nelle sue grazie spirituali, il mondo, come è suo costume, si
diletta con le sue vesti, le sue camicie e la sua biancheria’. Presto, però,
abbandona le considerazioni teologiche e con manifesto buonumore comincia ad
additare le contraddizioni e le vere assurdità del mondo delle reliquie
cattoliche. Esaminiamo con lui gli stessi oggetti che nei decenni successivi
alcuni viaggiatori guarderanno con venerazione.
Ebbene, Calvino, non sa nulla del palmo della mano di san Giovanni,
custodito dai Cavalieri di Malta, anche se menziona una parte del cranio; ha
sentito parlare di una mano a Siena e si scandalizza, perché le fonti antiche
parlano della distruzione del corpo del Battista. E infatti, le ceneri si custodiscono a Genova
e a Roma nella basilica lateranense.
Tuttavia, l’indice, ovviamente salvatosi dal rogo, con il quale Giovanni
indicò agli ebrei Gesù Cristo, dicendo: Ecce Agnus Dei!, esiste a Besancon, a
Tolosa, a Lione, a Bourges, a Saint-Jean-des-Aventures, vicino a Macon, e a
Firenze.
In seguito, il ‘Dictionnarie critique des reliques et des images
miraculeuses’ di Jean Collin de Plancy del 1821, elencherà otto mani del santo
e ben undici indici della mano destra, e, secondo questa fonte, un dito si
dovrebbe trovare anche a Malta…..
Son io che creo questo strano
e certo mercato,
chiede anche l’estrema unzione
prima della morte,
che lenta sul mare ci porta via.
Dopo questa strana vita
ancora non del tutto capita.
La preghiera è giusta moneta
a cui affido l’anima mia,
per un paradiso pagato a suon di
denari
(e custodito ora da un dotto
professore
perché i tempi sembran mutati
nella terra dei santi ed
illustri….
ciarlatani…),
e per la salvezza che mi vuole al
sicuro
dal patimento di un fuoco lento
nominato Inferno. (11)
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