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Tu che fai
spiriti gli angeli tuoi e fuoco ardente i tuoi ministri…
I
platonici
dicono che tutte le cose terrene ricevono le loro idee dalle idee superiori e
definiscono l’idea una forma unica, semplice, pura, immutabile, indivisibile,
incorporea, eterna, che è superiore alle anime e alle intelligenze.
La
natura di tutte le idee è unica e tutte le idee derivano dal bene istesso, vale
a dire da Dio,
e solo differiscono tra loro per certe ragioni relative. Tutto quanto v’ha al
mondo è immutabile e unico e tutte le cose si accordano tra loro perché Dio non
sia una sostanza differente, così che in Dio tutte le idee sono una forma, e
perché l’intelligenza, ossia l’anima del mondo, sia imbevuta di esse e perché
la natura riceva dalle forme infuse per le idee come una specie di germi
inferiori.
Infine esse
mettono come ombre nella materia.
Si può aggiungere
che nell’anima del mondo v’hanno
tante fogge seminali delle cose, quante idee v’hanno nello spirito divino, per
le quali questo ha impresso nei cieli negli astri e nelle immagini le loro
proprietà.
Tutti i poteri e
le proprietà delle specie inferiori dipendono dunque dagli astri, dalle
immagini e dalle proprietà, in modo che ciascuna specie dipende da una data
immagine celeste da cui trae il potere per agire, qualità che le è propria e
che riceve dalla sua idea mercé le fogge seminali dell’anima del mondo.
Perché le idee non solo sono la causa
dell’essere, ma anche la causale delle diverse virtù che s’incontrano in una
data specie e i filosofi dicono che le virtù che esistono nella natura delle
cose agiscono sotto l’imperio di altre virtù più stabili, che non sono fortuite,
ma efficaci, poderose, infallibili e che non producono nulla d’inutile o di
vano.
Queste virtù sono
operazioni delle idee e non errano che accidentalmente e solo per impurità o
ineguaglianza della materia e in tal modo le cose della stessa specie sono
dotate di virtù maggiore o minore secondo la purezza o l’impurità della
materia. Così che i platonici hanno potuto enunciare che le virtù celesti sono
infuse secondo i meriti della materia, perciò le cose che ricevettero in grado
minore l’idea della materia, vale a dire quelle che ricevettero a preferenza la
rassomiglianza dei corpi separanti, possiedono virtù maggiori e più efficaci,
simili all’operazione delle idee separate.
Dunque ora noi
sappiano che la situazione e la figura dei corpi celesti sono la causa d’ogni
virtù attiva che si riscontra nelle specie inferiori.
Ciò
che noi pensiamo tradotto in questo cielo ora osservato in anamorfico ingegno…
ossia la scienza non è che errore e falsità….
Gli
Aritmetici e i Geometri numerano misurano e spiano tutte le cose, ma ai loro
occhi l’Anima non ha mai numero né misura…
I
Musici trattano di suoni e canti, e tuttavia non odono le dissonanze che
esistono nel loro Spirito…
Gli
Atrologi ricercano gli astri e vagano per i cieli e presumono di indovinare
quello che nel mondo accade agli altri, ma non si danno pensiero di ciò che è
vicinissimo a loro e che hanno sempre sott’occhi.
I
Cosmometri possiedono la conoscenza della Terra e dei mari, insegnano i confini
di ogni paese, e tuttavia non per questo rendono l’uomo migliore o più saggio…
(J.
Baltrusaitis, Anamorfosi)
L’aumento della frequenza dei fenomeni meteorologici estremi - come i
lunghi periodi di siccità in alcune regioni del globo e le devastanti alluvioni
in altre - ha un preciso responsabile: le emissioni di gas serra prodotte dalle
attività umane che, attraverso il riscaldamento globale, alterano il movimento
delle masse d’aria fra i poli e le regioni tropicali. Responsabili dell’incremento
del numero e dell’intensità di condizioni meteorologiche estreme sono le
attività umane.
Il ripetersi di lunghi periodi di siccità e/o di piogge che si
trasformano in alluvioni dipende infatti in modo diretto dal riscaldamento
globale legato ai gas serra: la ‘febbre’ del pianeta determina infatti un
blocco delle gigantesche correnti atmosferiche che permettono uno scambio fra
le masse d’aria ai poli e quelle tropicali.
Ad affermarlo è un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Potsdam per
la ricerca sull’impatto climatico (PIK) in Germania, della VU University
di Amsterdam nei Paesi Bassi e della Pennsylvania State University negli
Stati Uniti, che firmano un
articolo su “Nature Scientific Reports”.
L’incidenza di eventi meteorologici estremi e particolarmente
devastanti – come la siccità senza precedenti verificatasi in California nel
2016, l’ondata di caldo del 2011 negli Stati Uniti, le inondazioni in Pakistan
del 2010 e l’ondata di caldo in Europa del 2003 - è superiore a quello che ci
si aspetterebbe in base agli effetti diretti del solo riscaldamento globale.
Le simulazioni al computer e le osservazioni indicano che i cambiamenti
climatici in corso favoriscono un’insolita persistenza delle correnti a getto
all’origine degli eventi estremi.
‘Se lo stesso tempo meteorologico persiste per settimane in una
regione, le giornate di sole possono trasformarsi in un grave ondata di caldo e
di siccità, o le piogge possono provocare inondazioni’, spiega Stefan
Rahmstorf coautore dello studio.
Gli spostamenti delle grandi masse d’aria sono guidati in gran parte
dalle differenze di temperatura tra l’equatore e i poli. Poiché la regione
artica si sta riscaldando più rapidamente rispetto ad altre, questa
differenza di temperatura è in diminuzione. Inoltre, le masse continentali si
stanno riscaldando più rapidamente degli oceani, soprattutto in estate.
Le simulazioni hanno mostrato che l’effetto combinato di questi
fenomeni fa sì che le correnti d’aria che spostano le aree cicloniche e
anticicloniche (le aree di alta e bassa pressione) finiscano in stallo.
Questa conclusione è confermata anche dalle rilevazioni da satellite,
anche se – osservano prudentemente Rahmstorf e colleghi – i dati satellitari di
cui si dispone coprono un arco di anni insufficiente per offrire una controprova
assolutamente conclusiva. Tuttavia, proseguono i ricercatori, la maggior parte
degli effetti legati a questo stallo delle correnti a getto è avvenuta negli
ultimi quattro decenni, suggerendo che il fenomeno sia relativamente recente,
il che ‘lo rende ancora più rilevante’.
Dal 2000 al 2014 ben 13 anni hanno segnato una temperatura globale da
record. La possibilità che una simile successione di anni caldi sia dovuta a
fluttuazioni naturali ha una plausibilità statistica bassissima, che diminuisce
ancor più se si considera che il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato
da quando sono iniziate le rilevazioni sistematiche del clima.
Le probabilità che una successione record di anni caldi come quella che
ha caratterizzato l’inizio del millennio sia dovuta solo alle oscillazioni
climatiche naturali sono così basse che è del tutto irragionevole escludere il
contributo determinante delle emissioni di gas serra dovute alle attività
umane.
E’ questa la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricercatori del
Potsdam Institut per la ricerca climatica, della Pennsylvania State
University e di altre istituzioni internazionali che firmano un articolo pubblicato su
“Nature Scientific Reports”.
Anche senza considerare l’anno più caldo mai registrato da quando sono
iniziate rilevazioni sistematiche, il 2015 (i dati relativi al 2015 sono
arrivati troppo tardi per essere inclusi nello studio), le probabilità che una
simile successione di anni caldi – 13 su 15 dal 2000 al 2014 – sia dovuta alla
variabilità naturale sono infatti comprese fra 1 su 5000 e 1 su 170.000. Se si
includesse anche il 2015, ha detto Stefan Rahmstorf, coautore della
ricerca, le probabilità crollerebbero ulteriormente, e in modo drastico: ‘Il
2015 è stato, di nuovo, l’anno più caldo mai registrato, e questo non può
essere un caso’.
Per arrivare a questa conclusione, gli scienziati hanno eseguito
sofisticate analisi statistiche, combinando i dati osservativi con simulazioni
al computer del sistema climatico. Questo approccio ha permesso di distinguere
le caratteristiche statistiche della variabilità naturale del clima dai
cambiamenti climatici causati dall’uomo.
‘La variabilità climatica naturale fa sì che le temperature crescano e
calino nel corso di un periodo di diversi anni, e non in modo irregolare da un
anno all’altro’, spiega Michael Mann, primo autore dello studio.
Di fatto, dal punto di vista statistico la variabilità naturale non riesce a spiegare il fenomeno, che invece appare perfettamente in linea con quanto prevedibile se si ipotizza il contributo delle emissioni antropiche.
Inoltre, la variabilità naturale non riesce a dar conto della serie di ondate di calore locali senza precedenti che si sono verificate in tutto il mondo: ‘Come mostra chiaramente la nostra analisi dei dati, il rischio di fenomeni di calore estremi è stato moltiplicato a causa della nostra interferenza con il sistema Terra’, ha osservato Rahmstorf.
Di fatto, dal punto di vista statistico la variabilità naturale non riesce a spiegare il fenomeno, che invece appare perfettamente in linea con quanto prevedibile se si ipotizza il contributo delle emissioni antropiche.
Inoltre, la variabilità naturale non riesce a dar conto della serie di ondate di calore locali senza precedenti che si sono verificate in tutto il mondo: ‘Come mostra chiaramente la nostra analisi dei dati, il rischio di fenomeni di calore estremi è stato moltiplicato a causa della nostra interferenza con il sistema Terra’, ha osservato Rahmstorf.
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